Emotrasfusioni con sangue infetto: l'indennizzo deve essere scomputato dal risarcimento del danno

Redazione Scientifica
07 Settembre 2022

Nel giudizio promosso nei confronti del Ministero della Salute per il risarcimento del danno conseguente al contagio a seguito di emotrasfusioni con sangue infetto, «l'indennizzo di cui alla l. n. 210/1992 può essere scomputato dalle somme liquidabili a titolo di risarcimento del danno quando sia stato effettivamente versato o, comunque, sia determinato nel suo preciso ammontare o determinabile in base a specifici dati della cui prova è onerata la parte che eccepisce il lucrum».

Con l'ordinanza in esame, la Corte di Cassazione è stata chiamata a pronunciarsi sul ricorso presentato dal Ministero della Salute avverso la condanna al risarcimento dei danni a favore degli eredi di C.S., a causa della morte di quest'ultimo cagionata da infezione da HCV contratta in conseguenza di una trasfusione. Nello specifico, il Ministero deduce che la Corte di merito avrebbe dovuto rilevare d'ufficio la compensatio lucri cum damno con l'indennizzo una tantum già erogato ai familiari nella misura fissata ex lege dall'art. 2, comma 3, l. n. 210/1992, e quindi detrarre tale importo a quello complessivamente liquidato a titolo di risarcimento del danno iure proprio subito dagli eredi per il decesso del proprio familiare.

La doglianza è fondata. La Suprema Corte, infatti, evidenzia che quando, in conseguenza di un fatto illecito, la persona danneggiata ottenga anche un vantaggio patrimoniale, «quest'ultimo va defalcato dal risarcimento quando il medesimo soggetto sia tenuto sia al pagamento del risarcimento, sia al pagamento dell'ulteriore vantaggio economico a favore della vittima» (Cass. civ., sez. unite, n. 584/2008).

In ogni caso, nel giudizio promosso nei confronti del Ministero della Salute per il risarcimento del danno conseguente al contagio a seguito di emotrasfusioni con sangue infetto, «l'indennizzo di cui alla l. n. 210/1992 può essere scomputato dalle somme liquidabili a titolo di risarcimento del danno quando sia stato effettivamente versato o, comunque, sia determinato nel suo preciso ammontare o determinabile in base a specifici dati della cui prova è onerata la parte che eccepisce il lucrum»(Cass. civ., n. 2183/2019).

Da ciò si deduce che «anche le somme non ancora percepite, ma comunque riconosciute, e dunque liquidate e determinabili al momento della pronuncia, vanno comprese nel calcolo della compensazione» (ex multis, Cass. civ., n. 31543/2018).

Per questi motivi, la Corte accoglie il ricorso.

(Fonte: dirittoegiustizia.it)

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