L'opposizione a decreto ingiuntivo per canoni non corrisposti è valida anche se introdotta con atto di citazione

Katia Mascia
19 Settembre 2022

Con la sentenza in commento, il Tribunale di Massa si occupa del caso di un'opposizione a decreto ingiuntivo, avente ad oggetto canoni di locazione non corrisposti, introdotta con le forme dell'atto di citazione, anzichè del ricorso; l'opposizione introdotta in forma sbagliata è comunque valida, a condizione che il suo deposito sia tempestivo.
Massima

L'opposizione a decreto ingiuntivo concesso in materia di locazione è soggetta al rito del lavoro e deve essere proposta con ricorso; ove introdotta erroneamente con atto di citazione, può produrre gli effetti del ricorso solo se sia depositata in cancelleria entro il termine di cui all'art. 641 c.p.c., non essendo sufficiente che, entro tale data, sia stata comunque notificata alla controparte.

Il caso

Una Società adiva il Tribunale di Massa proponendo opposizione avverso un decreto ingiuntivo - con il quale le si intimava di corrispondere in favore della convenuta una somma per canoni di locazione non corrisposti - chiedendone la revoca. Qualora fosse stato accertato, nel corso del giudizio, un diritto di credito vantato dall'opposta, concludeva affinchè fosse condannata al pagamento di una minore somma rispetto a quella ingiunta.

Nel costituirsi in giudizio, la convenuta chiedeva, preliminarmente, che fosse dichiarata l'inammissibilità dell'opposizione al decreto ingiuntivo - in quanto proposta tardivamente - nonchè la sua irritualità, per essere la stessa stata introdotta con atto di citazione anzichè con ricorso; nel merito, che venisse confermato il decreto ingiuntivo opposto.

La questione

Si tratta di verificare cosa accade nell'ipotesi in cui l'opposizione a decreto ingiuntivo, avente ad oggetto canoni di locazione, venga proposta con atto di citazione anziché con ricorso. Se poi il deposito in Cancelleria avvenga nel termine di cui all'art. 641 c.p.c. l'atto può produrre gli effetti del ricorso, anche se proposto nella forma sbagliata?

Le soluzioni giuridiche

L'opposizione a decreto ingiuntivo in materia di canoni locatizi va proposta nelle forme del rito del lavoro, ossia mediante deposito del ricorso - entro quaranta giorni dalla notificazione del decreto - in cancelleria, il quale costituisce momento significativo agli effetti della tempestività dell'opposizione. Il Tribunale di Massa, ritenendo che questa sia stata proposta tardivamente, la dichiara inammissibile e condanna l'opponente alla refusione delle spese di lite in favore dell'opposta.

Osservazioni

Deve, innanzitutto, osservarsi che, allorché l'opposizione al decreto ingiuntivo - che tragga origine da un rapporto di locazione, soggetta al rito speciale di cui all'art. 447-bis c.p.c. - sia erroneamente proposta con atto di citazione (notificato alla controparte), anziché con ricorso (depositato in cancelleria), non opera la disciplina di mutamento del rito di cui all'art. 4, d.lgs. n. 150/2011, applicabile quando una controversia viene promossa in forme diverse da quelle previste dai modelli regolati dal medesimo decreto legislativo, producendo l'atto gli effetti del ricorso, in virtù del principio di conversione, se comunque venga depositato in cancelleria entro il termine di cui all'art. 641 c.p.c. Tanto ha affermato recentemente la Suprema Corte (Cass. civ., sez. un., 13 gennaio 2022, n. 927), per la quale emerge la necessità di procedere alla conversione dell'atto introduttivo, secondo il criterio di cui all'art. 156, comma 3, c.p.c., potendosi, cioè, ritenere tempestiva l'opposizione, nonostante l'errore sulla forma dell'atto, qualora - entro il termine stabilito dall'art. 641 c.p.c. (quaranta giorni dalla notifica del decreto ingiuntivo) - sia avvenuta l'iscrizione a ruolo mediante deposito in cancelleria della citazione, non essendo invece sufficiente che, entro tale data, la stessa sia stata notificata alla controparte.

Per i supremi giudici, deve dirsi stabilizzato nella giurisprudenza delle Sezioni Unite quanto già affermava la sentenza 7 luglio 1993, n. 7448, ossia che l'opposizione prevista dall'art. 645 c.p.c. non è un'azione di impugnativa nei confronti dell'emessa ingiunzione ma è un ordinario giudizio sulla domanda del creditore che si svolge in prosecuzione del procedimento monitorio, non quale giudizio autonomo, ma come fase ulteriore (anche se eventuale) del procedimento iniziato con il ricorso per ottenere il decreto ingiuntivo.

Come sostenuto altresì dal Tribunale di Massa nella pronuncia in esame, l'errore operato in merito alla forma dell'atto introduttivo (come citazione o come ricorso), ai fini del prodursi degli effetti sostanziali e processuali della domanda, pur non comportando ex se una nullità comminata dalla legge, va comunque valutato alla luce dei requisiti indispensabili che l'atto deve avere per raggiungere il proprio scopo. In altri termini, l'errore commesso comporta che, alla luce del principio della sanatoria degli atti erroneamente introdotti, si debba recuperare l'anomalia processuale, evitando la pronuncia di nullità, a condizione che, come si evince dal disposto degli artt. 121 e 156 c.p.c., non sussista una specifica norma di legge che ne imponga la nullità e sussistano tutti i requisiti formali necessari al raggiungimento dello scopo.

Dovendosi valutare la tempestività dell'atto introduttivo di un processo, la pendenza del giudizio, quale momento idoneo ad impedire una decadenza, finisce per correlarsi al compimento dell'atto che rappresenta ex ante il corretto esercizio del diritto di azione nella sua tipica forma legalmente precostituita, oppure al verificarsi del medesimo effetto altrimenti prodotto ex post dall'atto difforme dal modello legale, allorché la fattispecie possa dirsi successivamente integrata dagli elementi necessari alla sua funzione tipica.

Nel caso all'esame del Tribunale di Massa, la citazione era stata notificata tempestivamente, ma nel giorno rappresentante il termine ultimo per la proposizione dell'opposizione. L'iscrizione a ruolo, tuttavia, avveniva in data successiva. Pertanto, il perfezionamento della fattispecie complessa di cui al combinato disposto dagli artt. 645, 414 e 447-bis c.p.c. - alla luce del principio di diritto espresso dalle Sezioni Unite nella su citata pronuncia n. 927/22 - è avvenuto quando il decreto ingiuntivo aveva ormai acquisito definitività.

In definitiva, come ribadito in più occasioni dalla giurisprudenza, qualora l'opposizione ad un decreto ingiuntivo in materia di locazione venga proposta, anziché con ricorso, con citazione, il tardivo deposito della stessa citazione - o di una copia di esso, c.d. velina, purchè in quest'ultimo caso segua poi il deposito dell'originale dell'atto (Cass. civ., sez. VI, 19 settembre 2017 n.21671) successivo allo spirare del termine di 40 giorni previsto dall'art. 641 c.p.c. determina l'inammissibilità dell'opposizione, con conseguente passaggio in giudicato del decreto ingiuntivo opposto. In particolare, i Supremi giudici hanno affermato (Cass. civ., sez. III, 28 novembre 2017, n. 28318) che l'autorità del giudicato spiega i suoi effetti non solo sulla pronuncia esplicita della decisione, ma anche sulle ragioni che ne costituiscono, sia pure implicitamente, il presupposto logico-giuridico, e che trova applicazione anche in riferimento al decreto ingiuntivo di condanna al pagamento di una somma di denaro, il quale, ove non sia proposta opposizione, acquista efficacia di giudicato non solo in ordine al credito azionato, ma anche in relazione al titolo posto a fondamento dello stesso, precludendo in tal modo ogni ulteriore esame delle ragioni addotte a giustificazione della relativa domanda.

Secondo alcune pronunce di merito (Trib. Roma 16 gennaio 2007, n. 788; Trib. Lecce, 2 ottobre 2020, n. 2143), in materia locatizia il tardivo deposito del su citato atto di citazione comporta altresì l'inammissibilità della domanda riconvenzionale che l'opponente abbia eventualmente proposto con tale atto. L'opponente a decreto ingiuntivo deve, con l'atto di opposizione, compiere tutte le attività contemplate dall'art. 416 c.p.c., ivi compresa la proposizione delle domande riconvenzionali. Sicché, dal momento che la proposizione dell'opposizione oltre il termine perentorio fissato dall'art. 641 c.p.c. equivale ad una costituzione tardiva dell'opponente, convenuto in senso sostanziale, tali riconvenzionali devono essere senz'altro giudicate inammissibili. La domanda riconvenzionale eventualmente proposta dall'opponente con l'atto di opposizione a decreto ingiuntivo non potrà, dunque, essere esaminata nel merito per improcedibilità di detta opposizione. Il ricorrente però potrà proporre domanda riconvenzionale in un nuovo e autonomo processo così come stabilito anche dalla Corte di Cassazione (Cass. civ., sez. II, 2 agosto 2002, n. 11602), la quale ha espressamente affermato che la dichiarazione di improcedibilità dell'opposizione a decreto ingiuntivo preclude solo la possibilità di riproporre, in diverso giudizio, la domanda tendente a contrastare l'accertamento contenuto nel decreto ingiuntivo stesso, ma non la domanda riconvenzionale avanzata con il medesimo atto di opposizione, che può essere riproposta con atto successivo.

La Corte Costituzionale, con ordinanza n. 152 del 24 maggio 2000, chiamata a pronunciarsi sulla questione di legittimità costituzionale dell'art. 641 c.p.c., per asserito contrasto con i canoni costituzionali di garanzia del diritto di difesa e di buon andamento nell'amministrazione della giustizia, nella parte in cui non prevede che il decreto ingiuntivo pronunciato nelle materie di cui all'art. 447-bis c.p.c. debba indicare all'ingiunto quali siano le modalità attraverso le quali proporre opposizione, si è pronunciata per la sua manifesta infondatezza. La stessa Corte aveva affermato precedentemente che la diversa disciplina dell'opposizione a decreto ingiuntivo - nel rito ordinario e in quello di lavoro - è giustificata e non irragionevole, essendo finalizzata alla concentrazione della trattazione e all'immediatezza della pronuncia (Corte Cost. 28 luglio 1988, n. 936).

Riferimenti

Monegat, Il rito speciale locatizio trova applicazione anche nei giudizi di opposizione a decreto ingiuntivo per somme derivanti dal rapporto di locazione: l'opposizione va perciò proposta con ricorso e non con citazione, in Immob. & proprietà, 2022, fasc. 2,121;

Cascella, L'opposizione a decreto ingiuntivo, l'opposizione tardiva e la conclusione del giudizio di opposizione, in Natali, Decreto ingiuntivo. Procedura ed esecuzione, Rimini, 2013, 319;

Conte, Mancata tempestiva notifica dell'opposizione a decreto ingiuntivo: le Sezioni Unite ampliano la sfera di applicabilità dell'opposizione tardiva, in Giur. it., 2006, 1896;

Scarpa, La forma dell'opposizione a decreto ingiuntivo in materia di locazione, in Immob. & proprietà, 2011, 10, 652.

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