Sulla sorte dell'appello proposto innanzi al Consiglio di Stato avverso una sentenza del TAR per la Sicilia

25 Settembre 2022

La questione affrontata dalla Terza Sezione del Consiglio di Stato e rimessa all'Adunanza Plenaria riguarda la proponibilità dell'appello innanzi al Consiglio di Stato avverso una sentenza del TAR per la Sicilia.

La questione affrontata dalla Terza Sezione del Consiglio di Stato e rimessa all'Adunanza Plenaria riguarda la proponibilità dell'appello innanzi al Consiglio di Stato avverso una sentenza del TAR per la Sicilia.

In particolare, ci si chiede se tale impugnazione risulti inammissibile per violazione dell'art. 100 c.p.a., determinando la formazione del giudicato sulla sentenza contestata e la consumazione del potere di impugnazione, o se questa possa essere oggetto di riassunzione ex art. 50 c.p.c. davanti al Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione siciliana, con conseguente regolare prosecuzione del giudizio

L'Adunanza Plenaria aveva in passato dato seguito all'orientamento prevalente della Corte di Cassazione, secondo cui l'individuazione del giudice dell'appello (i cui poteri hanno fondamento diverso da quelli del giudice di primo grado) non costituisce questione di competenza, e non potrebbe applicarsi analogicamente l'art. 50 c.p.c., trattandosi piuttosto di inammissibilità del gravame in base all'art. 341 c.p.c.

Secondo questa giurisprudenza, mentre in sede di giudizio di primo grado la complessità delle norme di riferimento giustificherebbe la conservazione degli effetti dell'atto introduttivo, nel giudizio di gravame un simile errore non potrebbe considerarsi scusabile.

Come osservato dal Giudice rimettente, tuttavia, l'esposto orientamento risulti ormai superato, in quanto recentemente le Sezioni Unite hanno ritenuto che il principio generale della translatio iudicii sia applicabile anche al giudizio di appello. Il vizio che ne deriva, infatti, non rientra tra le ipotesi di inammissibilità dell'impugnazione o di carenza del relativo potere, ma attiene al suo legittimo esercizio.

Infatti, l'art. 100 c.p.a. individua nel Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana il giudice competente a decidere le impugnazioni delle sentenze del T.a.r. per la Sicilia, ma nulla dice riguardo alle conseguenze di un'erronea proposizione dell'appello.

Si precisa che la conditio sine qua non per l'esplicazione degli effetti conservativi della translatio iudicii è rappresentata dalla scelta del mezzo d'impugnazione ammesso dalla legge processuale. Inoltre, come statuito dalla Corte di Cassazione, attraverso gli artt. 59, l. n. 69 del 2009 e 11 c.p.a., il principio della translatio iudicii è stato esteso anche all'errore nell'individuazione del giudice munito di giurisdizione.

La nozione di competenza funzionale, tipica del Giudice di secondo grado, è comprensiva tanto di una competenza “orizzontale” quanto di una “verticale”; pertanto, il meccanismo di cui all'art. 50 c.p.c. sarebbe applicabile, oltre che nell'ipotesi di scelta di un giudice incompetente territorialmente, anche in quella di erronea individuazione del giudice competente per grado.

In tal senso militano sia la natura delle due sezioni del Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione siciliana, le quali costituiscono, ai sensi dell'art. 1, comma 2, d.lgs. 24 dicembre 2003, n. 373, “Sezioni staccate del Consiglio di Stato”, sia un recentissimo parere del Consiglio di Stato, che riconosce all'organo in questione la facoltà di deferire l'affare consultivo all'Adunanza Generale del Consiglio di Stato, e con riguardo alle controversie in sede giurisdizionale, di investire della decisione l'Adunanza Plenaria.

Il quesito assume particolare rilevanza poichè investe i diritti di difesa, del giusto processo e dell'effettività della tutela, garantiti agli artt. 24 della Carta Costituzionale e all'art. 6, par. 1, della CEDU.

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