Decorrenza del termine per la proposizione del ricorso giurisdizionale avverso gli atti di gara
05 Ottobre 2022
Con la sentenza in commento, il Consiglio di Stato è tornato ad affrontare la questione relativa all'individuazione del momento iniziale di decorrenza del termine per la proposizione del ricorso giurisdizionale avverso gli atti di gara.
Nel caso di specie, il ricorso è stato proposto a seguito dell'istanza di accesso agli atti di gara, successiva al provvedimento di aggiudicazione.
L'aggiudicataria e la stazione appaltante avevano eccepito in primo grado l'irricevibilità del ricorso in quanto tardivo, poichè le relative doglianze, fondate sui vizi dell'offerta dell'aggiudicataria, erano riscontrabili all'interno dei verbali di gara e dei documenti a supporto, oggetto di pubblicazione sul sito internet dell'appaltante.
Il Giudice di secondo grado, disattendendo le motivazioni addotte dal T.A.R., ha ritenuto fondata l'eccezione di tardività del ricorso poiché una corretta interpretazione dell'art. 29 d.lgs. n. 50 del 2016 impone di individuare il dies a quo per l'impugnazione dell'aggiudicazione nella pubblicazione generalizzata degli atti di gara, tra i quali rientrano anche i verbali di gara.
Invero, si ha slittamento del suddetto termine solo qualora, a seguito di istanza di accesso, i motivi di ricorso siano fondati su documenti che completano l'offerta dell'aggiudicatario, ovvero sulle giustificazioni fornite nel procedimento di verifica dell'anomalia dell'offerta.
Tali principi risultano confermati dalla Corte Costituzionale, la quale, in relazione all'art. 120 c.p.a., ha ritenuto che il termine per la proposizione dei motivi aggiunti decorra, quanto ai vizi non percepibili previamente, dall'effettiva conoscenza degli atti della procedura e non dalla comunicazione dell'aggiudicazione. La Corte ha ritenuto di equiparare il momento in cui il ricorrente ha conoscenza della presunta lesività dell'atto a quello in cui ne avrebbe potuto avere contezza con l'uso dell'ordinaria diligenza.
Questa impostazione esegetica si pone in continuità con le pronunce della Corte di Giustizia, secondo cui, in materia di contratti pubblici, il termine per proporre ricorso deve decorrere dalla conoscenza, di fatto o imposta dal dovere di diligenza, del vizio oggetto di doglianza.
Ai fini della valutazione di tempestività del ricorso, di fondamentale importanza risulta quindi la verifica della possibilità per il ricorrente di conoscere i vizi di legittimità prima dell'ostensione degli atti a seguito di istanza di accesso. Nel caso di specie, le doglianze dedotte in primo grado poggiavano su evidenze riscontrabili all'interno dei verbali riguardanti sedute di gara cui l'appellata non aveva partecipato.
Difatti, nelle procedure ad evidenza pubblica è onere del ricorrente prendere parte alle sedute della gara d'appalto e consultare la documentazione depositata, pena la declaratoria di tardività del ricorso.
Ciò in quanto il generale dovere di solidarietà economica, desumibile dall'art. 2 Cost., grava su ogni consociato e quindi, nell'ambito delle procedure di affidamento, notoriamente connotate da esigenze di celerità, su ogni operatore economico che partecipi alla procedura.
Inoltre, il Consiglio di Stato ha precisato che i fatti riportati nel verbale delle sedute di gara sono coperti da pubblica fede, in quanto il verbale si qualifica come atto pubblico e soggiace alla disciplina dettata dagli artt. 2699 e 2700 c.c. |