Le Sezioni Unite sulla perenzione nel processo amministrativo, criteri identificativi delle pluralità di azioni e interruzione della prescrizione

Raffaele Tuccillo
13 Ottobre 2022

La perenzione nel processo amministrativo è assimilabile all'estinzione del giudizio civile, con la conseguenza che determina il venir meno dell'effetto interruttivo permanente della prescrizione, restando fermo il solo effetto interruttivo istantaneo determinato dalla proposizione della domanda.

Con riferimento alla prescrizione del diritto dei medici specializzandi a vedersi corrispondere dallo Stato italiano l'indennità per il periodo di specializzazione, gli atti diretti a far valere in via giurisdizionale un interesse legittimo pretensivo possono essere interruttivi della prescrizione di un determinato diritto soggettivo.

La perenzione nel processo amministrativo è assimilabile all'estinzione del giudizio civile, con la conseguenza che determina il venir meno dell'effetto interruttivo permanente della prescrizione ai sensi dell'art. 2945, terzo comma, c.c., restando fermo il solo effetto interruttivo istantaneo determinato dalla proposizione della domanda.

Per verificare la sussistenza di una o più domande nel giudizio amministrativo (Cons. Stato, ad. plen., 27 aprile 2015, n. 5), occorre fare riferimento esclusivamente all'effetto cassatorio avuto di mira, che è unico se si dispiega nei confronti di singoli e ben individuati atti, ovvero plurimo se aggredisce distinti provvedimenti.

Non possono quindi configurarsi domande distinte per il fatto della deduzione di plurimi motivi di illegittimità a fondamento della domanda di annullamento di un unico provvedimento impugnato.

L'istanza di prelievo non è un atto idoneo a interrompere il termine di prescrizione non presentando i requisiti previsti dall'art. 2943, quarto comma, c.c., essendo un atto endoprocessuale volto a provocare un'attività del giudice su impulso di parte.

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