Al giudice ordinario le controversie risarcitorie nei confronti della PA per danni conseguenti a comportamenti meramente omissivi
25 Ottobre 2022
Nel caso in esame la sezione distaccata del TAR di Reggio Calabria, nel sollevare un conflitto negativo di giurisdizione, in ordine alla originaria domanda presentata avanti il Tribunale civile, affronta la questione concernente i criteri di riparto di giurisdizione in materia di comportamenti della pubblica amministrazione, ai sensi dell'art 133, c. 1, lett. p), c.p.a.
L'oggetto della controversia è la domanda di risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali da lesione del diritto soggettivo “alla salute, alla residenza, alla dignità della persona” nei confronti del Comune, causata dal degrado della zona per i rifiuti abbandonati e per la mancata riqualificazione urbanistica dovuta ad una procedura espropriativa non completata.
Il giudice civile aveva declinato con sentenza la propria giurisdizione, ritenendo che la controversia rientrasse nella giurisdizione del giudice amministrativo, atteso che la gestione del ciclo di rifiuti urbani, quale materia riservata alla giurisdizione esclusiva, comprende anche la cognizione dei diritti soggettivi, ivi compreso quello al risarcimento dei danni, conseguente alla mala gestio o all'inottemperanza degli obblighi di natura pubblicistica, relativi alla gestione dei rifiuti, che si assumono violati dall'ente territoriale cui è demandata la gestione del servizio.
Invece, il Collegio afferma che la ritenuta giurisdizione del giudice amministrativo non è aderente alla fattispecie dedotta in giudizio, in quanto la domanda dei ricorrenti non si riferisce ad atti amministrativi da adottarsi ovvero non adottati o malamente adottati, ma ad un asserito comportamento materiale omissivo dell'ente locale, in violazione del dovere generale del neminem laedere, estranei all'esercizio di una attività autoritativa
Il Collegio, muove dalla prospettazione del consolidato orientamento costituzionale, a partire dalle note pronunce del 2004 n. 204 e del 2011 n. 167, sui limiti della giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, che può conoscere, nelle materie devolute, solo i comportamenti, posti in essere dalla pubblica amministrazione, riconducibili, anche mediatamente, all'esercizio del pubblico potere.
Quindi, in applicazione del generale criterio di riparto del petitum sostanziale, individuato sulla base della causa petendi, ossia della natura della posizione dedotta in giudizio, nelle materie riservate alla giurisdizione esclusiva, è decisiva la qualificazione del comportamento posto in essere dall'amministrazione da cui dipende l'individuazione del giudice con cognizione sulla controversia.
In tal senso, laddove la lesione del diritto sia dedotta come effetto di un comportamento illegittimo, espressione di poteri pubblici, le controversie risarcitorie, anche se se incidenti su diritti soggettivi, costituzionalmente tutelati, rientrano nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo. Viceversa, come nel caso in esame, sono devolute alla giurisdizione ordinaria, se la fonte del danno è individuata in comportamenti materiali omissivi in nessun modo riconducibili al potere pubblico.
Invero, ad avviso del Collegio, la controversia verte sui diritti soggettivi pieni e personali della salute e delle proprietà, che si assumono lesi da comportamenti materiali inerenti la situazione materiale di degrado ambientale, e dunque, avulsi dall'esercizio del potere, in quanto posti in essere in violazione del generale principio del neminem laedere, che impone alla pubblica amministrazione di far sì che il bene pubblico non sia fonte di danno.
Le ragioni sottostanti alla pretesa non attengono all'esercizio del pubblico servizio di smaltimento rifiuti, ovvero a carenze gestionali del servizio, riconducibili alle modalità di prestazione dello stesso e, dunque, a posizioni di diritto soggettivo congiunto ad interesse legittimo, perché non sono contestate scelte di tipo autoritativo e discrezionale dell'amministrazione comunale, tant'è che non è richiesta la condanna della stessa amministrazione a eliminare la causa dell'evento lesivo.
Diversamente, i ricorrenti lamentano il danno provocato dalla totale inerzia del Comune, preposto alla tutela della salute e dell'igiene pubblica, nell'adottare, non tanto uno specifico provvedimento amministrativo, quanto nell'aver omesso di approntare qualsiasi attività materiale e/o di vigilanza e di controllo sulla salubrità dell'area, necessarie a prevenire e a risolvere le criticità ripetutamente documentate e segnalate.
Pertanto, all'amministrazione comunale, sebbene si tratti di materia riservata alla giurisdizione esclusiva, è addebitata la violazione delle generali norme di prudenza e diligenza, a tutela dell'incolumità dei cittadini e dell'integrità del loro patrimonio, che sono state danneggiate a causa del materiale stato di abbandono dei rifiuti, la cui cognizione è devoluta al giudice ordinario. |