Atto di costituzione con cui si eccepisce il difetto di giurisdizione

Maurizio Santise

Inquadramento

L'art. 9 c.p.a. prevede che il difetto di giurisdizione può essere rilevato d'ufficio dal giudice di primo grado che può emettere una sentenza di inammissibilità del ricorso, ai sensi dell'art. 35, comma 1, lett. a), senza che le parti del giudizio possano opporsi a tale esito. La valorizzazione del principio di ragionevole durata del processo, tuttavia, impedisce di rimettere in discussione la questione di giurisdizione che sia stata già esaminata, espressamente o implicitamente, in primo grado e che non sia stata stigmatizzata in appello. La formazione del giudicato interno, implicito o esplicito, preclude al giudice d'appello la rilevabilità d'ufficio della questione di giurisdizione che, quindi, può essere riesaminata solo se dedotta con specifico motivo avverso il capo della pronuncia impugnata, rendendo irrilevante la semplice eccezione formulata in memoria, come si desume dagli artt. 9 e 101, comma 2.

Formula

Tribunale amministrativo regionale, Sede di [ ... ]

Atto di costituzione con cui si eccepisce il difetto di giurisdizione

Nell'interesse di [PERSONA FISICA] [1], nato/a a ... il ... (C.F. ...), residente in ..., via/piazza ... n. ..., elettivamente domiciliato/a in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [2] ..., C.F. ... [3], PEC: ..., fax ..., che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti ... [4].

- [PERSONA GIURIDICA] [5] ​, con sede legale in ..., via/piazza ..., n. ..., iscritta nel registro delle imprese di ..., n. ..., P.I. ..., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. ​ ..., C.F. ..., PEC: ..., Fax ..., che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti ...

[Per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di posta elettronica certificata ... ed il numero di fax ... ]

- ricorrente-

CONTRO

- [AMMINISTRAZIONE/ENTE/AUTORITÀ], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato],

- resistente-

E NEI CONFRONTI DI

- Sig./La Sig.ra ... residente in ..., via/piazza ... n. ...

- controinteressato-

nel giudizio introdotto con ricorso rubricato al R.G. n. ... della Sez. ...

FATTO E DIRITTO

Si costituisce in giudizio ... al fine di contestare il difetto di giurisdizione del giudice adito.

In particolare, ... (riportare le ragioni che consentono di ritenere sussistente il difetto di giurisdizione).

..., pertanto, come in epigrafe rappresentato e difeso,

CHIEDE

che il ricorso introduttivo del presente giudizio sia dichiarato inammissibile per difetto di giurisdizione.

Con riserva di controdedurre, precisare, esibire documenti e formulare richieste istruttorie.

Luogo e data ...

Firma Avv. ... [6]

PROCURA

[V. formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate]

DEPOSITO INFORMATICO

Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [7].

1. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con mod., in l. n. 111/2011).

2. In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc...).

3. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010.

4. La procura, ove necessaria, può essere apposta in calce o a margine dell'atto o, comunque, nelle forme stabilite dall'art. art. 83 c.p.c.

5. In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio.

6. Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di PDF nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dal d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il Modulo deposito Atto).

7. Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito della Giustizia Amministrativa. È stato definitivamente abrogato l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020).

Commento

La giurisdizione rappresenta il presupposto processuale di esistenza del processo e, come tale, deve essere accertato per primo dal giudice.

La giurisdizione amministrativa presuppone la sussistenza dell'interesse legittimo (e del diritto soggettivo, in caso di giurisdizione esclusiva) in capo a chi introduce il giudizio. Sotto questo profilo non sussiste la giurisdizione del giudice amministrativo se si verte in materia di diritti soggettivi e la p.a. non agisce come autorità, secondo la visione della Corte cost., n. 204/2004. In tali casi le relative controversie restano devolute al giudice ordinario.

Sul versante interno la giurisdizione amministrativa si ripartisce in giurisdizione generale di legittimità, in giurisdizione esclusiva e in giurisdizione estesa al merito.

Il sistema giurisdizionale, quindi, può definirsi dualista, perché il legislatore ha creato il riparto di giurisdizione per fornire un quadro di tutela più ampio nei confronti del cittadino e non per renderlo più difficoltoso o complicato (Corte cost., n. 77/2007, in tema di translatio iudicii).

Un criterio di riparto sempre fondato sulla posizione giuridica sostanziale in concreto sussistente (criterio del petitum sostanziale o della causa petendi), ma che concede sempre più spazi a quello fondato sul potere autoritativo della p.a., accolto in relazione alle molteplici e rilevantissime ipotesi di giurisdizione esclusiva.

L'ordinamento, tuttavia, offre un sistema giurisdizionale di tutela del cittadino nei confronti della p.a. non sempre facile da decifrare.

È, tuttavia, in via di cambiamento anche il concetto stesso di giurisdizione.

Nella visione tradizionale della dottrina, la giurisdizione, in quanto espressione di attività giurisdizionale, è manifestazione di sovranità e, quindi, appartiene allo Stato, del quale costituisce l'unica attività coessenziale all'ordinamento giuridico (Caianiello, Diritto processuale amministrativo, 2003, 80). È applicazione della norma al caso concreto da parte di un soggetto terzo ed imparziale (Mandrioli, Diritto processuale civile, I, 21); rappresenta la parte di potere affidata ad un giudice nei rapporti con un giudice di ordine diverso.

La visione tradizionale della giurisdizione è oggetto di profonda rivisitazione ad opera della Corte di Cassazione la quale ha chiarito che l'evoluzione del quadro legislativo, ordinario e costituzionale, mostra l'affievolimento della centralità del principio di giurisdizione intesa come espressione della sovranità statale, accompagnata dalla simmetrica emersione della esigenza di sburocratizzare la giustizia, non più espressione esclusiva del potere statale, ma servizio per la collettività, che abbia come parametro di riferimento l'efficienza delle soluzioni e la tempestività del prodotto-sentenza, in un mutato contesto globale in cui anche la giustizia deve adeguarsi alle regole della concorrenza (si parla infatti di concorrenza degli ordinamenti giuridici).

Le numerose questioni di giurisdizione che tradizionalmente vengono trattate dalla giurisprudenza dipendono dalla contestata figura dell'interesse legittimo. Si tratta di una posizione giuridica soggettiva collegata ad un bene della vita la cui protezione (interesse legittimo oppositivo) o il cui ottenimento (interesse legittimo pretensivo) dipendono da un provvedimento amministrativo legittimo.

È una figura soggettiva, quindi, che, pur autonoma, perché preesiste al processo, dipende dal provvedimento amministrativo. In via speculare, può anche dirsi che come la posizione giuridica del privato dipenda dal provvedimento amministrativo, così l'autorità pubblica, per certi versi, dipenda dal privato, che può influenzare, con gli strumenti di tutela riconosciuti dal c.p.a., l'esercizio concreto del potere della p.a.

La circostanza che l'accertamento della giurisdizione cumula in sé una valutazione allo stesso tempo tipicamente processuale e sostanziale spiega il perché nel percorso di progressiva definizione dell'interesse legittimo la Corte di Cassazione, giudice regolatore dei conflitti di giurisdizione, abbia avuto un ruolo fondamentale.

La giurisprudenza ha evidenziato che l'interesse legittimo pretensivo, sebbene considerato come situazione strumentale secondo la tipica natura dell'interesse legittimo, lo è sempre nel senso che si tratta di situazione giuridica di vantaggio per il privato nella sua proiezione rivolta alla consecuzione del provvedimento e non certo in quella di situazione che sia indifferente a tale consecuzione ed abbia come oggetto e contenuto il provvedere della P.A. in modo legittimo e non il provvedere in modo positivo.

La crescita esponenziale delle ipotesi di giurisdizione esclusiva, rende, tuttavia, attuale il dibattito su quale sia la forma di giurisdizione prevalente. Nel disegno del legislatore, e per tradizione storica, la giurisdizione generale di legittimità è il modello principale di giurisdizione, cui si affiancano quella esclusiva e quella di merito. Non può, tuttavia, sfuggire, semplicemente osservando l'art. 133 c.p.a., che le ipotesi di giurisdizione esclusiva, oltre ad essere numerosissime e ad ampio spettro, riguardano le ipotesi più rilevanti delle controversie che interessano il diritto amministrativo. L'art. 7, comma 1, c.p.a. testimonia come, in realtà, oggi il tradizionale criterio di riparto fondato sulla distinzione tra diritti soggettivi ed interessi legittimi vada riletto ed integrato alla luce degli insegnamenti della giurisprudenza costituzionale cristallizzati nelle storiche sentenze Corte cost., n. 204/2004 e Corte cost., n. 121/2006, ed in particolare alla luce del principio – ivi affermato – della necessaria afferenza al potere autoritativo del contenzioso che il legislatore può legittimamente attribuire alla giurisdizione del g.a.

Il riparto di giurisdizione è stato, comunque, creato per garantire una tutela maggiore e più ampia e non deve, quindi, mai andare a danno del privato (Corte cost., n. 77/2007). Su questa scia, come è noto, è stato introdotto il principio della translatio iudicii, che trova espressa disciplina nell'art. 11 c.p.a., secondo cui quando la giurisdizione è declinata dal giudice amministrativo in favore di altro giudice nazionale o viceversa, ferme restando le preclusioni e le decadenze intervenute, sono fatti salvi gli effetti processuali e sostanziali della domanda se il processo è riproposto innanzi al giudice indicato nella pronuncia che declina la giurisdizione, entro il termine perentorio di tre mesi dal suo passaggio in giudicato.

Tale principio, quindi, avvicina le giurisdizioni, impedendo che l'errore della parte nell'individuazione del giudice avente giurisdizione possa pregiudicare la sua posizione processuale. Si veda sul punto l'art. 11 c.p.a.

Nella medesima prospettiva si è posto il principio dell'overruling processuale come temperamento della rigidità delle questioni di giurisdizione, secondo cui il cambio di orientamento della giurisprudenza su una questione di giurisdizione, in determinati casi, non può pregiudicare la domanda introdotto prima di tale momento.

La Corte di Cassazione, con sentenza Cass. S.U., n. 15144/2011, ha precisato che il fenomeno del c.d. overruling ricorre quando si registra una svolta inopinata e repentina rispetto ad un precedente diritto vivente consolidato che si risolve in una compromissione del diritto di azione e di difesa di una parte nei cui confronti potrebbe essere dichiarata inammissibile una domanda per difetto di giurisdizione ritualmente instaurato al momento della proposizione del ricorso, alla luce dell'orientamento giurisprudenziale allora vigente.

Il fenomeno dell'overruling processuale, quindi, impedisce che il cambio di giurisprudenza possa incidere sulla giurisdizione: il nuovo orientamento giurisprudenziale produce effetti solo ex nunc.

Perché ciò possa avvenire la giurisprudenza richiedere la contestuale ricorrenza dei seguenti elementi: l'orientamento giurisprudenziale deve avere ad oggetto una norma processuale, deve rappresentare un mutamento imprevedibile e deve determinare un effetto preclusivo del diritto di azione o difesa. In applicazione, quindi, del valore del giusto processo, deve essere esclusa l'operatività della preclusione derivante dall'overruling nei confronti della parte che abbia confidato nella consolidata precedente interpretazione della regola stessa. Per essa, quindi, la tempestività dell'atto e la sussistenza della giurisdizione deve essere valutata con riferimento alla giurisprudenza vigente al momento della proposizione dell'atto stesso.

Su questa scia ci si è interrogati se sia possibile derogare alla giurisdizione per motivi di connessione.

Attenendosi al dato letterale della norma, la soluzione non può che essere negativa, in quanto il Titolo I, Capo I, Sezione IV del codice di procedura civile disciplina, agli artt. 31-36, le modificazioni della competenza per ragione di connessione e non è prevista analoga norma in relazione alla giurisdizione che è disciplinata alla sezione successiva. Da qui si può ritenere che le modifiche della giurisdizione per ragioni di connessione non siano ammissibili. Soluzione che, peraltro, potrebbe risultare coerente con la nozione di giurisdizione che rappresenta un presupposto di esistenza del processo, che non può essere mai derogato, attenendo allo stesso potere del giudice di emettere la sentenza.

L'attenuazione della rigidità delle questioni di giurisdizione, unitamente all'emersione dei principi di concentrazione e di economia del processo, come corollari del principio di effettività, hanno indotto la Corte di Cassazione, in alcuni casi, a derogare alla giurisdizione per motivi di connessione.

Il criterio utilizzato per individuare il giudice avente giurisdizione è quello della prevalenza.

In due occasioni le sezioni unite della Cass., n. 14805/2009, e Cass., n. 24824/2015) hanno evidenziato che in ipotesi di promiscua ricorrenza in un unico rapporto di profili appartenenti alla giurisdizione del giudice ordinario e del giudice amministrativo, bisogna adottare il criterio della prevalenza e attribuire la giurisdizione al giudice che, nel caso specifico, ha la giurisdizione sulla parte prevalente delle controversie. Ne deriva che la giurisdizione, seguendo tale criterio, viene, almeno in parte, riconosciuta al giudice che per legge è privo di giurisdizione.

Cass. S.U., n. 4090/2017, ha evidenziato che la trattazione dinanzi a giudici diversi, in contrasto con il principio di economia processuale, di una medesima vicenda "esistenziale", sia pure connotata da aspetti in parte dissimili, incide negativamente sulla "giustizia" sostanziale della decisione (che può essere meglio assicurata veicolando nello stesso processo tutti i diversi aspetti e le possibili ricadute della stessa vicenda, evitando di fornire al giudice la conoscenza parziale di una realtà artificiosamente frammentata), sulla durata ragionevole dei processi (in relazione alla possibile duplicazione di attività istruttoria e decisionale) nonché, infine, sulla stabilità dei rapporti (in relazione al rischio di giudicati contrastanti).

Si fa, invece, portavoce dell'orientamento contrario il T.A.R. Campania (Salerno), che, con ordinanza n. 528 del 9 marzo 2016, ha rimesso gli atti alla Corte di Cassazione, sollevando conflitto di giurisdizione, ritenendo che la tendenza giurisprudenziale volta a legittimare il principio di derogabilità della giurisdizione debba lasciare il passo al tradizionale principio dell'inderogabilità della giurisdizione, evidenziato da Cass. S.U., n. 5914/2008. In particolare, laddove siano in gioco le competenze di ordini giurisdizionali diversi, solo al legislatore compete, in via di principio, di valutare discrezionalmente la necessità e le modalità con cui realizzare la concentrazione della tutela presso il giudice amministrativo; inoltre, la generalizzazione della regola dello spostamento della giurisdizione per ragioni di connessione potrebbe portare ad una implausibile deminutio della tutela giurisdizionale, sottraendo alle parti private l'esperibilità del ricorso per cassazione per far valere vizi di legittimità, non essendo impugnabili per tali motivi le sentenze del Consiglio di Stato.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato inammissibile il conflitto di giurisdizione.

Più di recente, però, il Cons. St., Ad. plen., n. 2/2017, ha evidenziato che, salvo deroghe espresse, nell'ordinamento processuale vige il principio generale dell'inderogabilità della giurisdizione per ragioni di connessione. In base a tale principio, l'Adunanza Plenaria ha dichiarato il difetto di giurisdizione sulla domanda che la parte privata danneggiata dall'impossibilità di ottenere l'esecuzione in forma specifica del giudicato propone nei confronti dell'altra parte privata.

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