Domanda di fissazione dell'udienza di discussione (art. 71)

Roberto Chieppa

Inquadramento

A differenza del processo civile, il processo amministrativo richiede, dopo il deposito del ricorso, un atto di impulso di parte, al fine di richiedere la fissazione dell'udienza di discussione, in cui il ricorso viene deciso. In caso di richieste istruttorie, il collegio può pronunciare una ordinanza istruttoria. A seguito della udienza, la causa è trattenuta in decisione e, definito il giudizio, è pubblicata la sentenza. La domanda di fissazione dell'udienza è dunque prodromica all'esame e alla definizione delle domande del ricorrente e il codice ne disciplina i termini prevedendo che la stessa debba essere depositata non oltre un anno dal deposito del ricorso, pena la perenzione. Se la parte propone regolamento di competenza, la stessa non preclude la fissazione dell'udienza di discussione né la decisione del ricorso.

Formula

AL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DEL ...

SEZIONE ... [1]

ISTANZA DI FISSAZIONE DELL'UDIENZA DI DISCUSSIONE

Nell'interesse di [PARTE RICORRENTE], elettivamente domiciliato/a in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. ..., che lo/la rappresenta e difende giusta procura speciale agli atti, in relazione al ricorso n. R.G. ..., proposto dal medesimo contro [PARTE RESISTENTE] e nei confronti di [CONTROINTERESSATO];

CHIEDE

alla S.V. che sia fissata l'udienza di discussione del ricorso.

Luogo e data ...

Firma Avv. ... [2]

DEPOSITO INFORMATICO

Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [3].

1. Ai sensi dell'art. 136, comma 2, c.p.a., i difensori sono tenuti a depositare tutti gli atti e i documenti con modalità telematiche. A tal fine, il deposito avviene mediante l'utilizzo del modulo disponibile sul sito www.giustizia-amministrativa.it, da inviare via PEC alla segreteria del tribunale adito (vedi le relative istruzioni disponibili sul sito www.giustizia-amministrativa.it).

2. Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di PDF nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dal d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il Modulo Deposito Atto; v. art. 6, all.to 2).

3. Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito istituzionale della Giustizia Amministrativa. È stato definitivamente abrogato l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020).

Commento

La norma disciplina la fissazione dell'udienza di discussione, che deve essere chiesta da una delle parti con apposita istanza, non revocabile, da presentare entro il termine massimo di un anno dal deposito del ricorso medesimo o dalla cancellazione della causa dal ruolo (termine soggetto alla sospensione feriale; v. Cons. St., 679/2010; T.A.R. Campania (Napoli), n. 1522/2016).

La cancellazione della causa dal ruolo ex art. 71 comma 1, deve essere sinteticamente motivata; può essere indifferentemente disposta dal Collegio, assumendo in tal caso la forma dell'ordinanza, ovvero dal Presidente, assumendo in questa seconda ipotesi la forma del decreto quale contrarius actus rispetto al decreto presidenziale di fissazione dell'udienza; non incide ex se, ove non reiterata, sulla sussistenza delle condizioni dell'azione, con particolare riguardo alla permanenza dell'interesse ad agire, presupponendo la persistenza della volontà, in capo all'interessato, di pervenire ad una, e sia pure futura, definizione della domanda giudiziale (Cons. St. V, n. 1652/2014).

In caso di urgenza della decisione del ricorso, il comma 2 dell'art. 70 consente di chiedere una fissazione dell'udienza con priorità (v. il commento alla formula “Istanza di prelievo”).

Ai sensi del combinato disposto degli art. 71 e 81 la presentazione dell'istanza di fissazione entro il primo anno di pendenza del ricorso è condizione indispensabile per evitare la perenzione, non essendo sufficiente a tale fine che nel corso dell'anno sia stato compiuto un qualunque atto del procedimento. Ciò vale anche per le controversie soggette a rito abbreviato ex art. 119 c.p.a.

Se presentata successivamente al termine di un anno dal deposito del ricorso, l'istanza di fissazione non è idonea ad evitare la perenzione del ricorso. L'intervenuta perenzione assume assoluta prevalenza, privando il Giudice della potestas decidendi et declarandi, anche di quella di dichiarare la mera improcedibilità dell'azione per asserita sopravvenuta carenza di interesse.

Va segnalato anche che, ai sensi dell'art. 8 disp. att. c.p.a., la fissazione del giorno dell'udienza per la trattazione dei ricorsi è effettuata secondo l'ordine di iscrizione delle istanze di fissazione d'udienza nell'apposito registro, salvi i casi di fissazione prioritaria previsti dal codice. Inoltre, il presidente può derogare al criterio cronologico per ragioni d'urgenza, anche tenendo conto delle istanze di prelievo, o per esigenze di funzionalità dell'ufficio, ovvero per connessione di materia, nonché in ogni caso in cui il Consiglio di Stato abbia annullato la sentenza o l'ordinanza e rinviato la causa al giudice di primo grado.

Modalità di presentazione dell'istanza di fissazione

L'istanza di fissazione si propone con atto distinto e autonomo dal ricorso (argomentando sulla base del termine “apposita istanza” che figura nel comma 1). La necessità di una istanza autonoma e separata è confermata da lungo tempo in giurisprudenza, che ha ritenuto che un'istanza di discussione formulata nel ricorso non sia idonea ad evitare la perenzione, richiedendosi una apposita e separata istanza, che va provata mediante l'annotazione della domanda stessa nell'apposito registro o con la dichiarazione della sua ricezione da parte dell'ufficio.

La rinnovazione dell'istanza di fissazione del ricorso, dopo l'esecuzione di un provvedimento istruttorio, è necessaria nell'ipotesi in cui la precedente istanza abbia esaurito i suoi effetti, il che avviene sia quando l'udienza sia stata tenuta e sia stata emessa una decisione interlocutoria sia quando la causa sia stata cancellata dal ruolo e sia stata disposta una istruttoria con ordinanza presidenziale; pertanto, nel caso di ordinanza presidenziale emessa fuori del l'udienza e senza che sia stata disposta la cancellazione dal ruolo del ricorso, non possono considerarsi esauriti gli effetti della precedente istanza di fissazione dell'udienza e non inizia a decorrere il termine per la perenzione (Cons. giust. amm. Sicilia, 28 febbraio 1995, n. 77; Cons. St. V, n. 1211/2006).

Ai fini della perenzione del ricorso, l'inerzia delle parti assume rilevanza soltanto nei casi in cui l'iniziativa processuale competa alle parti stesse e non anche quando il processo si trovi in una fase governata esclusivamente dall'impulso d'ufficio.

Fissazione dell'udienza

L'udienza è fissata con decreto presidenziale, comunicato alle parti almeno 60 giorni prima dell'udienza (termine ridotto a 45 giorni in caso di accordo delle pari e rinuncia alla domanda cautelare). È previsto inoltre un termine dilatorio, prima del quale il decreto non può essere adottato, che coincide con il decorso del termine di costituzione delle parti.

L'avviso dell'udienza di discussione va comunicato esclusivamente alle parti che abbiano provveduto a costituirsi in giudizio e non anche a quelle altre che, nonostante siano state ritualmente notificate, non abbiano provveduto a munirsi di un procuratore; di conseguenza, non costituisce motivo di illegittimità del processo amministrativo la mancata comunicazione della fissazione della data di udienza di discussione alla parte non costituita.

Il termine dilatorio non si applica alle definizione in forma semplificata a seguito di domanda cautelare; in tal caso il ricorso è deciso nella camera di consiglio fissata per l'esame dell'istanza cautelare, anche se l'amministrazione intimata e gli eventuali controinteressati non si siano costituiti in giudizio e sia ancora pendente il relativo termine processuale (o anche in assenza dei difensori delle parti costituite), equivalendo la detta assenza a disinteresse o rinunzia ad evidenziare ragioni ostative alla pronunzia (v. art. 60 c.p.a.). In tal caso l'avviso dell'udienza di discussione in camera di consiglio, quando anche intervenuta, non è adempimento obbligatorio e necessitato, onde le sue modalità non possono riverberare alcun effetto invalidante né sulla trattazione camerale né sul provvedimento emanato al suo esito (Cons. St. IV, n. 2969/2014).

Nel caso in cui il giudizio venga rinviato d'ufficio a data fissa con dichiarazione fatta in pubblica udienza dal presidente del collegio, non occorre dare alle parti comunicazione della nuova udienza, stante l'onere delle parti di essere presenti all'udienza medesima.

Il termine dilatorio è applicabile anche alla fase di impugnazione e, in caso di impugnazione incidentale notificata all'appellante principale, avrà l'effetto di far decorrere i termini per la fissazione dell'udienza da tale data (Cons. St. IV, n. 6358/2012).

In alcuni casi la fissazione avviene d'ufficio e non è necessaria la domanda di fissazione d'udienza. Si tratta dei casi relativi a: a) nel rito appalti ex art. 120 c.p.a., atteso che, ai sensi del comma 6, l'udienza di trattazione della causa deve essere fissata «d'ufficio» con assoluta priorità, anche se non è stata chiesta la sospensione cautelare del provvedimento impugnato; b) in tutte le cause che sono decise in camera di consiglio e non in pubblica udienza, con l'unica eccezione delle camere di consiglio per la decisione sulla domanda cautelare (ai sensi dell'art. 87, comma 3, c.p.a., la camera di consiglio deve essere fissata «d'ufficio» alla prima udienza utile successiva al trentesimo giorno decorrente dalla scadenza del termine di costituzione delle parti intimate). Si tratta delle cause in materia di silenzio, accesso ai documenti amministrativi; di ottemperanza; opposizione ai decreti che pronunciano l'estinzione o l'improcedibilità del giudizio.

Con riguardo alla cancellazione della causa dal ruolo, questa è prevista solo in relazione agli affari da trattare in pubblica udienza, implicitamente escludendo la sua applicazione per le cause da trattare in camera di consiglio, in considerazione del fatto che le cause da trattare in camera di consiglio sono fissate d'ufficio nel rispetto dei termini, sollecitatori o a tutela delle esigenze di difesa, stabiliti dal codice; comunque, spetta al presidente del collegio dirigere l'udienza ed egli non è vincolato dalle richieste di rinvio o cancellazione dal ruolo, che possono essere disposti solo per gravi motivi, ferma restando la competenza decisoria del collegio, una volta che la causa sia stata trattenuta per la decisione.

Il giudice relatore

La norma prevede, al comma 6, che il presidente designa il relatore, almeno trenta giorni prima della data di udienza. Tale potere di nomina non è pregiudicato dall'adozione di criteri per l'assegnazione, da parte dei presidenti di sezione dei Tribunali Amministrativi Regionali e del Consiglio di Stato, dei fascicoli di causa ai magistrati interni alle sezioni, ad opera del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa.

Il regolamento di competenza

La dimostrazione della proposizione del regolamento di competenza non preclude in assoluto la decisione, ma determina che il giudice possa differire la decisione fino alla decisione del regolamento di competenza (v. anche T.A.R. Lombardia (Brescia) I, 22 ottobre 2010, n. 411, per cui ai sensi dell'art. 71 comma 4, la circostanza che sia stato proposto regolamento di competenza non priva il tribunale del potere di decidere il merito del ricorso, ove si ritenga competente).

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