Richiesta di condanna di una somma equitativamente determinata in presenza di motivi manifestamente infondati (art. 26, comma 1)InquadramentoIn presenza di motivi manifestamente infondati, ai sensi dell'art. 26, comma 1, c.p.a., il giudice può condannare, anche d'ufficio, la parte soccombente al pagamento in favore dell'altra parte di una somma di denaro equitativamente determinata, comunque non superiore al doppio delle spese liquidate. Pur essendo previsto che tale condanna può avvenire anche d'ufficio, può essere utile chiedere espressamente al giudice di pronunciarsi in tal senso in modo da provocare in ogni caso una pronuncia sul punto. Tale condanna si differenzia da quella al pagamento di una sanzione in favore dell'erario, prevista dal comma 2 dello stesso art. 26 in presenza di una azione (o anche di una resistenza in giudizio) temeraria. FormulaTRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DEL .... [16] ATTO DI COSTITUZIONE E MEMORIA [17] Nell'interesse di - [PERSONA FISICA] [18], nato/a a .... il .... (C.F. ....), residente in ...., via/piazza .... n. ...., elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [19] ...., C.F. .... [20], PEC: .... [21], fax .... [22], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [23] . - [PERSONA GIURIDICA] [24], con sede legale in ...., via/piazza ...., n. ...., iscritta nel registro delle imprese di ...., n. ...., P.I. ...., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [25] ...., C.F. .... [26], PEC: .... [27], fax .... [28], che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [29]; - [AMMINISTRAZIONE/ENTE/AUTORITÀ] [30], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato] [31]; [per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di posta elettronica certificata .... ed il numero di fax ....] [32] [INDICARE SE IN QUALITÀ DI RESISTENTE O CONTROINTERESSATO] NEL RICORSO R.G. N. .... Proposto da [PERSONA FISICA/GIURIDICA], rappresentata e difesa da ...., presso il cui studio è elettivamente domiciliata in ....; PER L'ANNULLAMENTO - del provvedimento ...., prot. n. ...., notificato in data ...., avente ad oggetto ...., nonché di ogni altro atto presupposto, connesso e consequenziale, ivi espressamente incluso ..... FATTO [ripercorrere sinteticamente i fatti salienti che hanno dato origine alla presente controversia, eventualmente soffermandosi sui fatti allegati dal ricorrente che si ritengono rappresentati in maniera incompleta o erronea e specificando i fatti dai quali si desume la infondatezza del ricorso] DIRITTO [eccepire l'eventuale difetto di giurisdizione o competenza del giudice adito [33] ] [indicare i motivi per quali si ritiene irricevibile, inammissibile e infondato, il ricorso principale e gli eventuali motivi aggiunti] [indicare eventuali istanze di remissione in via pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell'Unione europea o di legittimità costituzionale] [indicare eventuali istanze istruttorie] Si chiede la condanna di controparte al pagamento delle spese di giudizio e anche al pagamento, ai sensi dell'art. 26, comma 1, c.p.a., di una somma equitativamente determinata pari ad un importo doppio delle spese liquidate. L'azione proposta [o la resistenza in giudizio] risulta, infatti, fondata su ragioni manifestamente infondate, come dimostra l'unanime giurisprudenza citata in precedenza. La presenza di un chiaro orientamento sfavorevole alla tesi di controparte avrebbe dovuto determinare una maggiore cautela nell'agire [o resistere] in giudizio e ciò determina l'insorgere dei presupposti per applicare la disposizione di cui all'art. 26, comma 1, c.p.a. P.Q.M. Si chiede al Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza, di .... - condannare controparte, ai sensi dell'art. 26, comma 1, c.p.a., al pagamento, oltre che delle spese di giudizio, di una somma pari ad un importo doppio delle spese liquidate. Si producono i seguenti documenti: 1) [copia del provvedimento impugnato [34] ] 2) [copia di eventuali atti antecedenti, conseguenti e connessi] 3) [ ....] [35] Luogo e data .... Firma Avv. [36] .... PROCURA [V. formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate] DEPOSITO INFORMATICO Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto, è depositato con modalità telematiche [37] . [16]L'atto è indirizzato al T.A.R. adito per il ricorso principale. [17]Ai sensi dell'art. 46 c.p.a., le parti intimate possono costituirsi in giudizio entro 60 giorni dalla notificazione del ricorso. In caso di costituzione tardiva, la parte incorre nelle decadenze di cui all'art. 73 c.p.a. in relazione alla facoltà di produrre scritti e memorie difensive, le quali possono essere depositate entro 30 giorni liberi prima della udienza di discussione (40 per i documenti e 20 per eventuali memorie di replica). Si tratta di termini, questi ultimi, perentori, e soggetti a dimidiazione nei casi previsti dalla legge. [18]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con mod., in l. n. 111/2011). [19]In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc ....). [20]L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. Con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art. 40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del codice fiscale del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e Fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del modulo per il deposito telematico. [21]Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”. [22]L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 136, comma 1, c.p.a., e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Ai sensi di quest'ultima norma, gli importi dovuti a titolo di contributo unificato “sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'articolo 136 [c.p.a.]». [23]La procura, ove necessaria, può essere apposta in calce o a margine dell'atto di appello o, comunque, nelle forme stabilite dall'art. 83 c.p.c. Per i ricorsi depositati successivamente al 1° gennaio 2017, ai quali si applica il Processo Amministrativo Telematico (‘PAT'), il difensore procede al deposito della copia per immagine della procura conferita su supporto cartaceo e ne attesta la conformità all'originale, ai sensi dell'art. 22 del d.lgs. n. 82/2005 (“Codice dell'Amministrazione Digitale”; CAD), mediante sottoscrizione con firma digitale (cfr. art. 8, comma 2, delle Regole tecnico-operative del PAT, all.to 1 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). V. Formula “Attestazione di conformità al fine del deposito di copia informatica della procura cartacea”. [24]In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio. [25]V. nt. 4. [26]V. nt. 5. [27]V. nt. 6. [28]V. nt. 7. [29]V. nt. 8. [30]A titolo esemplificativo, nel caso di Ministero, il ricorso sarà proposto contro il Ministero “in persona del Ministro in carica”; in caso di Comune, “in persona del Sindaco in carica”, in caso di un'autorità indipendente o altro ente pubblico o concessionario di pubblici servizi, “in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore”. [31]In caso di amministrazioni statali, si applicano le norme vigenti per la difesa in giudizio delle stesse, che prevedono il patrocinio da parte dell'Avvocatura dello Stato territorialmente competente (quella nel cui distretto ha sede il T.A.R. adito; v. artt. 1, l. n. 260/1958 e 10, comma 3, l. n. 103/1979). Le funzioni dell'Avvocatura dello Stato nei riguardi dell'amministrazione statale sono estese alle regioni a statuto ordinario che decidano di avvalersene con deliberazione del consiglio regionale da pubblicarsi per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e nel Bollettino ufficiale della regione (art. 10, comma 1, l. n. 103/1979). [32]In caso di pluralità di difensori, può essere utile indicare l'indirizzo (di fax e/o PEC) al quale si desidera ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento. [33]L'art. 15 c.p.a. prevede, allo stato, che il difetto di competenza è rilevato d'ufficio finché la causa non è decisa in primo grado, e che è altresì rilevabile anche dalla parte, ma se il ricorrente non ha proposto la domanda cautelare, il difetto di competenza può essere eccepito dalle parti intimate entro il termine previsto dall'art. 46 comma 1, c.p.a. per la costituzione in giudizio, e dunque entro i sessanta giorni dal perfezionamento nei rispettivi confronti della notificazione del ricorso, ridotti della metà per i riti abbreviati. [34]Ai sensi dell'art. 46, comma 2, l'amministrazione resistente ha l'obbligo di produrre tutti gli atti del procedimento; in difetto, potrà darsi adito alle attività istruttorie di cui agli artt. 63 e ss. [35]Copia di eventuale altra documentazione utile alla comprensione del contesto fattuale e/o alle ragioni avanzate dalla parte in relazione al ricorso. V. anche Formula [“Attestazione di conformità ai fini del deposito di copia informatica di atto, provvedimento o documento originale analogico”]. [36]Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di pdf nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dall'art. 6 delle Specifiche tecniche del PAT di cui all'all.to 2 del d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il modulo denominato “Modulo Deposito Atto”). [37]Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito: www.giustizia-amministrativa.it. È stato definitivamente abrogato (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020) l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi. CommentoLa condanna al pagamento di una somma equitativamente determinata La condanna al pagamento di una somma equitativamente determinata era stata prevista nella prima versione dell'art. 26 del Codice in presenza di una decisione fondata su ragioni manifeste o orientamenti giurisprudenziali consolidati (presupposto non previsto dall'analoga disposizione contenuta nell'art. 96, comma 3, c.p.c., che non tipizza i presupposti applicativi della condanna officiosa della parte soccombente al pagamento della somma equitativamente determinata). Tale possibilità di condanna è stata dapprima sostituita con la condanna al pagamento di una somma in favore dell'erario in caso di lite temeraria e poi reintrodotta, con il d.l. n. 90/2014 sulla base del presupposto della presenza di motivi manifestamente infondati e con il limite quantitativo della condanna ad un importo non superiore al doppio delle spese liquidate. Lo scopo immediato della norma è quello di approntare una soddisfazione in denaro alla parte risultata vincitrice in un processo, intentato non per ragioni temerarie ma comunque sulla base di ragioni manifestamente infondate. Indirettamente si coglie l'ulteriore intento della legge di arginare il proliferare di «cause superflue» che appesantiscono oggettivamente gli uffici giudiziari ostacolando la realizzazione del «giusto processo» attraverso il rispetto del valore (costituzionale ed internazionale) della ragionevole durata del processo. Si tratta nella sostanza di un indennizzo per il «danno lecito da processo», cioè il nocumento che la parte vittoriosa ha subito per l'esistenza e durata del processo, anche se la controparte non ha agito o resistito in mala fede o senza prudenza. Non trattandosi di sanzione, la condanna ad una somma equitativamente determinata in favore della controparte deve ritenersi applicabile anche ai giudizi pendenti alla data di entrata in vigore del codice e della successiva modifica. La manifesta infondatezza delle ragioni presuppone una soccombenza totale della parte, non risultando configurabile tale presupposto in presenza di una soccombenza solo parziale. La giurisprudenza ha ritenuto applicabile l'istituto anche a carico della parte resistente e anche quando questa non si è costituita in giudizio (Cons. St. IV, n. 1460/2016). La condanna della parte ricorrente, ai sensi dell'art. 26 rileva anche agli effetti di cui all'art. 2, comma 2-quinquies, lett. a) e d), della l. n. 89/2001, come da ultimo modificato dalla legge 28 dicembre 2015, n. 208, integrando i presupposti per l'esclusione dell'indennizzo per l'equa riparazione in caso di violazione del termine di ragionevole durata del processo (Cons. St. IV, n. 488/2017; ai sensi della norma citata, infatti, “[n]on è riconosciuto alcun indennizzo: a) in favore della parte che ha agito o resistito in giudizio consapevole della infondatezza originaria o sopravvenuta delle proprie domande o difese, anche fuori dai casi di cui all'articolo 96 del codice di procedura civile”). Con la riforma del processo civile attuata con il d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (entrata in vigore il 28 febbraio 2023) è stato aggiunto il seguente ultimo comma all'art. 96 c.p.c. (responsabilità aggravata): “Nei casi previsti dal primo, secondo e terzo comma, il giudice condanna altresì la parte al pagamento, in favore della cassa delle ammende, di una somma di denaro non inferiore ad euro 500 e non superiore ad euro 5.000”. Si pone allora il problema di verificare la sua applicabilità al processo amministrativo, visto che l'art. 26 richiama anche l'art. 96 c.p.c.. Al riguardo, è stato rilevato che l'art. 26 c.p.a., al comma secondo, già prevede che “il giudice condanna d'ufficio la parte soccombente al pagamento di una sanzione pecuniaria, in misura non inferiore al doppio e non superiore al quintuplo del contributo unificato dovuto per il ricorso introduttivo del giudizio, quando la parte soccombente ha agito o resistito temerariamente in giudizio” e che il concorso di norme debba essere risolto in favore dell'art. 26, comma 2 c.p.a., in base al principio di specialità con riferimento al giudizio amministrativo (Durante, Relazione sugli effetti diretti e sulle implicazioni sistematiche che la riforma del processo civile, apprestata dal D.Lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, reca al processo amministrativo – Ufficio Studi e formazione della Giustizia Amministrativa, in www.giustizia-amministrativa.it, 2022, 36). Azionabilità d'ufficio e domanda di parte Il potere di condannare ai sensi dell'art. 26, comma 1 può essere utilizzato anche d'ufficio dal giudice e non si tratta di un potere che deve essere preannunciato alle parti ai sensi dell'art. 73, comma 3, perché è un potere, come la condanna alle spese, insito nell'esercizio della funzione giurisdizionale, su cui non si deve necessariamente svolgere uno specifico contraddittorio prima del suo utilizzo. L'espressione “anche d'ufficio” ammette che la condanna possa essere oggetto di una espressa domanda di parte. Una espressa richiesta al giudice può essere utile sia al fine di stimolare l'esercizio di tale potere, sia perché, se fatta in primo grado e non accolta, può costituire motivo di appello, anche eventualmente incidentale. Se si ritiene di formulare una espressa richiesta di condanna ai sensi di tale disposizione, è opportuno che la stessa non venga inserita come una mera clausola di stile e che venga sinteticamente indicato perché le ragioni di controparte sono manifestamente infondate (ad es., pacifica giurisprudenza in senso contrario). Nella formula in commento l'istanza è stata inserita nella memoria di costituzione e risposta, ma la richiesta può essere presentata anche nella memoria finale o in caso di domanda proposta nei confronti della parte resistente nel ricorso introduttivo del giudizio se già in tale momento emerge che il ricorrente è stato costretto all'azione giudiziale, essendo le sue pretese state respinte sulla base di ragioni manifestamente infondate. |