Istanza per la declaratoria di cessazione della materia del contendere (art. 34)

Roberto Chieppa

Inquadramento

Le parti (non solo il ricorrente) possono, sia negli scritti difensivi, sia nel corso della camera di consiglio o dell'udienza, dare atto dell'avvenuta cessazione della materia del contendere, a seguito dell'intervenuta soddisfazione della pretesa dedotta in giudizio. In tal caso, il giudice ne prende atto e, con sentenza di merito meramente dichiarativa, dichiara cessata la materia del contendere. Con la medesima pronuncia, il giudice decide in ordine alle spese di giudizio.

Formula

AL TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DEL ...

SEZIONE ... [1]

GIUDIZIO R.G. N. [ ... ]

ISTANZA DI CESSAZIONE MATERIA DEL CONTENDERE

Nell'interesse di [PARTE RICORRENTE/RESISTENTE/CONTROINTERESSATO], elettivamente domiciliato/a in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avvocato ..., che lo/la rappresenta e difende giusta procura speciale, in relazione al ricorso n. r.g. ..., proposto da ... contro ... e nei confronti di ... ;

DICHIARA

l'avvenuta cessazione della materia del contendere, per avere la [PARTE] soddisfatto l'interesse dedotto dal ricorrente nel presente giudizio in quanto [descrivere gli atti o le circostanze sopravvenute che determinano la soddisfazione dell'interesse sostanziale]

CHIEDE

pertanto, che Codesto Ecc.mo Collegio voglia dichiarare cessata la materia del contendere, con sentenza ai sensi dell'art. 34, comma 5, c.p.a., con [condanna della parte resistente alle spese del giudizio]/[spese compensate].

Si depositano i seguenti documenti che dimostrano le circostanze sopra allegate

1) ... ;

2) ... ;

[ ... ].

Luogo e data ...

Firma Avv. ... [2]

DEPOSITO INFORMATICO E ATTESTAZIONE DI CONFORMITÀ

Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto e la documentazione ad esso allegata, conforme all'originale cartaceo, sono depositati con modalità telematiche [3].

1. Ai sensi dell'art. 136, comma 2, c.p.a., i difensori sono tenuti a depositare tutti gli atti e i documenti con modalità telematiche. A tal fine, il deposito avviene mediante l'utilizzo del modulo disponibile sul sito www.giustizia-amministrativa.it, da inviare via PEC alla segreteria del tribunale adito (vedi le relative istruzioni disponibili sul sito www.giustizia-amministrativa.it).

2. Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di PDF nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dal d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il Modulo Deposito Atto; v. art. 6, all.to 2).

3. Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di PDF nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dal d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il Modulo Deposito Atto; v. art. 6, all.to 2).

Commento

L'art. 34, comma 5, prevede tra le sentenze di merito, la pronuncia con cui il giudice dichiara cessata la materia del contendere, nel caso in cui, nel corso del giudizio, la pretesa del ricorrente risulti pienamente soddisfatta. Si tratta di una pronuncia dichiarativa, con effetti di mero accertamento.

Tale pronuncia si spiega in ragione del fatto che è mutata la situazione che aveva dato luogo all'originaria impugnativa, nel senso che è venuto meno l'interesse delle parti ad ottenere una pronuncia da parte del Collegio. Ciò può avvenire tanto nel giudizio di primo grado, tanto in appello.

La sopravvenienza che determina la soddisfazione della pretesa sostanziale può essere dedotta sia con memoria difensiva, sia con apposita istanza al giudice, anche nel corso della udienza di discussione. Ciò può accadere quando, ad esempio, l'amministrazione ha corrisposto, in pendenza di giudizio, le somme che si ritenevano dovute oggetto di ricorso (T.A.R. Lazio I-quater, 7 novembre 2017, n. 1110), ovvero nel caso di provvedimenti di autotutela intervenuti medio tempore (che determinano un difetto di interesse alla pronuncia, facendo venir meno l'oggetto dell'originario ricorso impugnatorio; T.A.R. Lazio I-quater, n. 10900/2014), ovvero, in giudizio avverso il diniego di accesso agli atti, l'aver consentito l'accesso del ricorrente ai documenti richiesti (che determina l'improcedibilità del ricorso per difetto interesse secondo T.A.R. Lazio II-bis, n. 5831/2015), ovvero ancora qualora una nuova delibera modifichi i precedenti atti impugnati nel senso voluto dalla parte, con conseguente soddisfazione della pretesa (T.A.R. Puglia, n. 318/2015).

Un'altra tipica situazione dell'ipotesi in commento si rinviene nell'aver completamente definito la controversia in via transattiva (Cons. giust. amm. reg. Sicilia, n. 1/2015), oppure, nei casi di giudizi instaurati per chiedere l'esecuzione del giudicato, nell'aver l'amministrazione ottemperato in corso di causa (T.A.R. Calabria I, n. 479/20017).

L'istanza con cui si rappresenta la cessazione della materia del contendere può essere anche congiunta, presentata da entrambe le parti al giudizio (T.A.R. Calabria (Catanzaro) II, 23 agosto, 2017), nonché di tipo parziale, ossia relativa a solo alcune delle pretese avanzate nel giudizio (ad es., nel caso in cui nelle more del giudizio di ottemperanza, interviene la richiesta nomina del commissario ad acta, rimanendo invece controversa la domanda di risarcimento danni per tardiva esecuzione del giudicato; cfr. Cons. St. III, n. 3845/2016).

La pronuncia di cessazione della materia del contendere non esime il giudice dal pronunciarsi sulle spese. Tale statuizione implica una valutazione di soccombenza anche in relazione a quelle fattispecie in cui, di fatto, vi sia stata la soddisfazione dell'interesse azionato, che abbia determinato la cessazione della materia del contendere (c.d. soccombenza virtuale). Nella prassi può avvenire sia che sussistano giusti motivi per compensare le spese, sia che le stesse siano poste a carico della parte resistente. Nello specifico si è affermato che, nel processo amministrativo, ai sensi degli artt. 26 c.p.a. e 92 comma 2, c.p.c. il giudice, qualora dichiari cessata la materia del contendere per l'intervenuta soddisfazione, nel corso del giudizio, dell'interesse azionato dal ricorrente, deve valutare, ove persista contrasto tra le parti in ordine alla sola regolamentazione delle spese giudiziali, quale sarebbe stato l'esito del giudizio, nell'ipotesi in cui tale interesse non fosse stato soddisfatto dall'Amministrazione, secondo il criterio della c.d. soccombenza virtuale (Cons. St. III, n. 640/2015).

A seguito dell'istanza il giudice può ritenere necessario, specie se la stessa proviene esclusivamente dalla parte resistente, verificare con la ricorrente se persiste l'interesse e concedere termini per il deposito di memorie. In tal senso, l'eventuale inerzia di parte ricorrente potrà essere valutata come comportamento concludente in ordine alla avvenuta soddisfazione del proprio interesse (T.A.R. Veneto II, ord. n. 524/2016).

Cessazione della materia del contendere e sopravvenuto difetto di interesse

Per la distinzione tra la declaratoria della cessazione della materia del contendere e l'improcedibilità per sopravvenuta carenza di interesse, vedi Cons. St. IV, n. 4165/2005. L'istituto della improcedibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse va distinto dalla cessazione della materia del contendere per la diversa soddisfazione dell'interesse leso, dato che la sopravvenuta carenza di interesse opera solo quando il nuovo provvedimento non soddisfa integralmente il ricorrente, determinando una nuova valutazione dell'assetto del rapporto tra la pubblica amministrazione e l'amministrato; al contrario, la cessazione della materia del contendere si determina quando l'operato successivo della parte pubblica si rivela integralmente satisfattivo dell'interesse azionato. Inoltre, proprio perché la valutazione dell'interesse alla prosecuzione dell'azione spetta unicamente al ricorrente, la sua carenza può essere conseguenza anche di una valutazione esclusiva dello stesso soggetto, in relazione a sopravvenienze anche indipendenti dal comportamento della controparte (Cons. St. IV, n. 9292/2009).

In questa prospettiva, dunque, il ricorrente può comunque dimostrare di ritenere soddisfatta la propria posizione giuridico-soggettiva entro ambiti ridotti rispetto all'originaria pretesa e, dunque, dichiarare di ritenere non più utile alla sua salvaguardia la decisione nel merito della controversia; in tal caso, il giudice dichiarerà l'improcedibilità del ricorso per sopravvenuta carenza d'interesse (Cons. St., IV, n. 2317/2015).

Il giudice provvederà a riqualificare l'istanza del soggetto sulla base del criterio appena esposto. Pertanto, anche in presenza di una istanza denominata “cessazione della materia del contendere”, il collegio potrà ritenere che la stessa sia configurabile, invece, come la richiesta di una pronuncia di improcedibilità per sopravvenuta carenza di interesse qualora, nelle more, non sia intervenuto alcun provvedimento satisfattivo della pretesa del ricorrente, ma è invece lo stesso ricorrente a non aver più interesse al bene della vita oggetto della domanda (T.A.R. Lazio I-bis, n. 7756/2014, per un caso in cui il ricorrente dichiarava di non aver più interesse all'arruolamento come volontario militare – e per tale motivo si è determinato a desistere dalla lite avente ad oggetto il diniego – posto che per motivi personali non può allontanarsi dal nucleo familiare).

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