Appello contenente motivo di difetto di giurisdizione (art. 9)InquadramentoL'art. 9 c.p.a. prevede che il difetto di giurisdizione può essere rilevato d'ufficio dal giudice di primo grado che può emettere una sentenza di inammissibilità del ricorso, ai sensi dell'art. 35, comma 1, lett. a), senza che le parti del giudizio possano opporsi a tale esito. La valorizzazione del principio di ragionevole durata del processo, tuttavia, impedisce di rimettere in discussione la questione di giurisdizione che sia stata già esaminata, espressamente o implicitamente, in primo grado e che non sia stata stigmatizzata in appello. La formazione del giudicato interno, implicito o esplicito, preclude al giudice d'appello la rilevabilità d'ufficio della questione di giurisdizione che, quindi, può essere riesaminata solo se dedotta con specifico motivo avverso il capo della pronuncia impugnata, rendendo irrilevante la semplice eccezione formulata in memoria, come si desume dagli artt. 9 e 101, comma 2. FormulaECC.MO CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE APPELLO Nell'interesse di - [PERSONA FISICA] [1], nato/a a .... il .... (C.F. ....), residente in ...., via/piazza .... n. ...., elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [2] ...., C.F. .... [3], PEC: .... [4], fax .... [5], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [6] . - [PERSONA GIURIDICA] [7], con sede legale in ...., via/piazza ...., n. ...., iscritta nel registro delle imprese di ...., n. ...., P. I. ...., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [8] ...., C.F. .... [9], PEC: .... [10], fax .... [11], che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [12] . [Per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di posta elettronica certificata .... ed il numero di fax ....] [13] - appellante- CONTRO - [AMMINISTRAZIONE/ENTE/AUTORITÀ] [14], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato] [15], - appellato - E NEI CONFRONTI DI - Sig./Sig.ra .... residente in ...., via/piazza .... n. ...., rappresentato e difeso nel giudizio di primo grado dall'Avv.to .... ed elettivamente domiciliato presso .... - controinteressato - PER L'ANNULLAMENTO - della sentenza del T.A.R. del ...., n. ...., pubblicata in data ...., notificata in data .... [16], con cui è stato respinto il ricorso .... [17] . FATTO [Descrivere in maniera sintetica le vicende della precedente fase del giudizio, in particolare il provvedimento di cui si chiedeva l'annullamento, i motivi di ricorso dedotti a sostegno della originaria domanda, nonché il contenuto della sentenza di cui si chiede l'annullamento] La sentenza indicata in epigrafe è meritevole di annullamento in quanto emessa da giudice privo della giurisdizione per i seguenti motivi: DIRITTO [Indicare i motivi per quali si ritiene affetta da difetto di giurisdizione la sentenza impugnata] P.Q.M. Si chiede a codesto Ecc.mo Giudice, respinta ogni contraria istanza, di disporre l'annullamento della sentenza impugnata per difetto di giurisdizione e, per l'effetto, dichiarare il ricorso di primo grado inammissibile per difetto di giurisdizione, con remissione al giudice ordinario dotato di giurisdizione. Con vittoria di spese e onorari. Si producono i seguenti documenti: 1) [copia della sentenza gravata] 2) [fascicolo del primo grado di giudizio] 3) [ ....] [18] Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro ..... Il contributo unificato, già versato, dovrà, pertanto, applicarsi nella misura determinata in relazione allo scaglione di appartenenza, per un importo pari a Euro .... [rinvio a Formula “Dichiarazione ai fini del contributo unificato”] Luogo e data .... Firma Avv. [19] .... PROCURA [Rinvio a formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate] ISTANZA ABBREVIAZIONE DEI TERMINI (EVENTUALE) [Rinvio a formula “Istanza abbreviazione dei termini”] RELATA DI NOTIFICA [Rinvio a formula “Relata di notifica a persona fisica” e formule correlate] [20] DEPOSITO INFORMATICO Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [21][22]. [1]L'appello si propone con ricorso innanzi al Consiglio di Stato ai sensi dell'art. 101 c.p.a. [2]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con mod., in l. n. 111/2011). [3]In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc.). [4]L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. Con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art. 40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del codice fiscale del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del modulo per il deposito telematico. [5]Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”. [6]L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 136, comma 1, c.p.a., e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Ai sensi di quest'ultima norma, gli importi dovuti a titolo di contributo unificato “sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'art. 136 [c.p.a.]». [7]La procura, ove necessaria, può essere apposta in calce o a margine dell'atto di appello o, comunque, nelle forme stabilite dall'art. 83 c.p.c.. Per i ricorsi depositati successivamente al 1° gennaio 2017, ai quali si applica il Processo Amministrativo Telematico (‘PAT'), il difensore procede al deposito della copia per immagine della procura conferita su supporto cartaceo e ne attesta la conformità all'originale, ai sensi dell'articolo 22 del d.lgs. n. 82/2005 (“Codice dell'Amministrazione Digitale”; CAD), mediante sottoscrizione con firma digitale (cfr. art. 8, comma 2, delle Regole tecnico-operative del PAT, all.to 1 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). V. Formula “Attestazione di conformità ai fini del deposito della copia per immagine della procura rilasciata su supporto analogico”. [8]In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio. [9]Vedi nt. 3. [10]Vedi nt. 4. [11]Vedi nt. 5. [12]Vedi nt. 6. [13]Vedi nt. 7. [14]In caso di pluralità di difensori, può essere utile indicare l'indirizzo (di fax e/o PEC) al quale si desidera ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento. [15]A titolo esemplificativo, nel caso di Ministero, il ricorso sarà proposto contro il Ministero “in persona del Ministro in carica”; in caso di Comune, “in persona del Sindaco in carica”, in caso di un'autorità indipendente o altro ente pubblico o concessionario di pubblici servizi, “in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore”. [16]Indicare il numero e la data della sentenza e l'eventuale data in cui la stessa è stata notificata. [17]In caso di amministrazioni statali, si applicano le norme vigenti per la difesa in giudizio delle stesse, che prevedono il patrocinio da parte dell'Avvocatura dello Stato territorialmente competente (quella nel cui distretto ha sede il T.A.R. adito; v. artt. 1, l. n. 260/1958 e 10, comma 3, l. n. 103/1979). Le funzioni dell'Avvocatura dello Stato nei riguardi dell'amministrazione statale sono estese alle regioni a statuto ordinario che decidano di avvalersene con deliberazione del consiglio regionale da pubblicarsi per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e nel Bollettino ufficiale della regione (art. 10, comma 1, l. n. 103/1979). [18]Indicare il numero di registro generale per individuare il ricorso introduttivo nel giudizio di primo grado. [19]Copia di eventuale altra documentazione utile alla comprensione del contesto fattuale e/o alle ragioni del ricorso. V. anche Formula “Attestazione di conformità ai fini del deposito di copia informatica di atto, provvedimento o documento originale analogico”. [20]Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di pdf nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dall'art. 6 delle Specifiche tecniche del PAT di cui all'all.to 2 del d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il modulo denominato “Modulo Deposito Ricorso”). [21]V. anche Formule “Attestazione di conformità ai fini del deposito della copia per immagine della procura rilasciata su supporto analogico” e “Attestazione di conformità al fine del deposito della prova della notifica a mezzo PEC che non possa essere fornita con modalità telematiche”. [22]Gli allegati al ricorso sono depositati insieme a quest'ultimo utilizzando il “ModuloDepositoRicorso” (v. nt. 22), reperibile sul sito istituzionale (www.giustizia-amministrativa.it) seguendo le istruzioni ivi rese disponibili (art. 6, comma 1, delle Specifiche tecniche del PAT – all.to 2 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). Tale modalità si applica, ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a. (introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016) ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. È stato definitivamente abrogato l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020) CommentoLa giurisdizione rappresenta il presupposto processuale di esistenza del processo e, come tale, deve essere accertato per primo dal giudice. La giurisdizione amministrativa presuppone la sussistenza dell'interesse legittimo (e del diritto soggettivo, in caso di giurisdizione esclusiva) in capo a chi introduce il giudizio. Sotto questo profilo non sussiste la giurisdizione del giudice amministrativo se si verte in materia di diritti soggettivi e la p.a. non agisce come autorità, secondo la visione della Corte Costituzionale (Corte cost., n. 204/2004). In tali casi le relative controversie restano devolute al giudice ordinario. Sul versante interno la giurisdizione amministrativa si ripartisce in giurisdizione generale di legittimità, in giurisdizione esclusiva e in giurisdizione estesa al merito. Il sistema giurisdizionale, quindi, può definirsi dualista, perché il legislatore ha creato il riparto di giurisdizione per fornire un quadro di tutela più ampio nei confronti del cittadino e non per renderlo più difficoltoso o complicato (Corte cost., n. 77/2007, in tema di translatio iudicii). Un criterio di riparto sempre fondato sulla posizione giuridica sostanziale in concreto sussistente (criterio del petitum sostanziale o della causa petendi), ma che concede sempre più spazi a quello fondato sul potere autoritativo della p.a., accolto in relazione alle molteplici e rilevantissime ipotesi di giurisdizione esclusiva. L'ordinamento, tuttavia, offre un sistema giurisdizionale di tutela del cittadino nei confronti della p.a. non sempre facile da decifrare. È, tuttavia, in via di cambiamento anche il concetto stesso di giurisdizione. Nella visione tradizionale della dottrina, la giurisdizione, in quanto espressione di attività giurisdizionale, è manifestazione di sovranità e, quindi, appartiene allo Stato, del quale costituisce l'unica attività coessenziale all'ordinamento giuridico (Caianiello, Diritto processuale amministrativo, 2003, 80). È applicazione della norma al caso concreto da parte di un soggetto terzo ed imparziale (Mandrioli, Diritto processuale civile, I, 21); rappresenta la parte di potere affidata ad un giudice nei rapporti con un giudice di ordine diverso. La visione tradizionale della giurisdizione è oggetto di profonda rivisitazione ad opera della Corte di Cassazione la quale ha chiarito che l'evoluzione del quadro legislativo, ordinario e costituzionale, mostra l'affievolimento della centralità del principio di giurisdizione intesa come espressione della sovranità statale, accompagnata dalla simmetrica emersione della esigenza di sburocratizzare la giustizia, non più espressione esclusiva del potere statale, ma servizio per la collettività, che abbia come parametro di riferimento l'efficienza delle soluzioni e la tempestività del prodotto-sentenza, in un mutato contesto globale in cui anche la giustizia deve adeguarsi alle regole della concorrenza (si parla infatti di concorrenza degli ordinamenti giuridici). Le numerose questioni di giurisdizione che tradizionalmente vengono trattate dalla giurisprudenza dipendono dalla contestata figura dell'interesse legittimo. Si tratta di una posizione giuridica soggettiva collegata ad un bene della vita la cui protezione (interesse legittimo oppositivo) o il cui ottenimento (interesse legittimo pretensivo) dipendono da un provvedimento amministrativo legittimo. È una figura soggettiva, quindi, che, pur autonoma, perché preesiste al processo, dipende dal provvedimento amministrativo. In via speculare, può anche dirsi che come la posizione giuridica del privato dipenda dal provvedimento amministrativo, così l'autorità pubblica, per certi versi, dipenda dal privato, che può influenzare, con gli strumenti di tutela riconosciuti dal c.p.a., l'esercizio concreto del potere della p.a. La circostanza che l'accertamento della giurisdizione cumula in sé una valutazione allo stesso tempo tipicamente processuale e sostanziale spiega il perché nel percorso di progressiva definizione dell'interesse legittimo la Corte di Cassazione, giudice regolatore dei conflitti di giurisdizione, abbia avuto un ruolo fondamentale. La giurisprudenza ha evidenziato che l'interesse legittimo pretensivo, sebbene considerato come situazione strumentale secondo la tipica natura dell'interesse legittimo, lo è sempre nel senso che si tratta di situazione giuridica di vantaggio per il privato nella sua proiezione rivolta alla consecuzione del provvedimento e non certo in quella di situazione che sia indifferente a tale consecuzione ed abbia come oggetto e contenuto il provvedere della p.a. in modo legittimo e non il provvedere in modo positivo. La crescita esponenziale delle ipotesi di giurisdizione esclusiva, rende, tuttavia, attuale il dibattito su quale sia la forma di giurisdizione prevalente. Nel disegno del legislatore, e per tradizione storica, la giurisdizione generale di legittimità è il modello principale di giurisdizione, cui si affiancano quella esclusiva e quella di merito. Non può, tuttavia, sfuggire, semplicemente osservando l'art. 133 c.p.a., che le ipotesi di giurisdizione esclusiva, oltre ad essere numerosissime e ad ampio spettro, riguardano le ipotesi più rilevanti delle controversie che interessano il diritto amministrativo. L'art. 7, comma 1, c.p.a. testimonia come, in realtà, oggi il tradizionale criterio di riparto fondato sulla distinzione tra diritti soggettivi ed interessi legittimi vada riletto ed integrato alla luce degli insegnamenti della giurisprudenza costituzionale cristallizzati nelle storiche sentenze n. 204/2004 e n. 121/2006, ed in particolare alla luce del principio – ivi affermato – della necessaria afferenza al potere autoritativo del contenzioso che il legislatore può legittimamente attribuire alla giurisdizione del g.a. Il riparto di giurisdizione è stato, comunque, creato per garantire una tutela maggiore e più ampia e non deve, quindi, mai andare a danno del privato (Corte cost., n. 77/2007). Su questa scia, come è noto, è stato introdotto il principio della translatio iudicii, che trova espressa disciplina nell'art. 11 c.p.a., secondo cui quando la giurisdizione è declinata dal giudice amministrativo in favore di altro giudice nazionale o viceversa, ferme restando le preclusioni e le decadenze intervenute, sono fatti salvi gli effetti processuali e sostanziali della domanda se il processo è riproposto innanzi al giudice indicato nella pronuncia che declina la giurisdizione, entro il termine perentorio di tre mesi dal suo passaggio in giudicato. Tale principio, quindi, avvicina le giurisdizioni, impedendo che l'errore della parte nell'individuazione del giudice avente giurisdizione possa pregiudicare la sua posizione processuale. Si veda sul punto l'art. 11 c.p.a. Nella medesima prospettiva si è posto il principio dell'overruling processuale come temperamento della rigidità delle questioni di giurisdizione, secondo cui il cambio di orientamento della giurisprudenza su una questione di giurisdizione, in determinati casi, non può pregiudicare la domanda introdotto prima di tale momento. La Corte di Cassazione, con sentenza Cass. S.U., n. 15144/2011, ha precisato che il fenomeno del c.d. overruling ricorre quando si registra una svolta inopinata e repentina rispetto ad un precedente diritto vivente consolidato che si risolve in una compromissione del diritto di azione e di difesa di una parte nei cui confronti potrebbe essere dichiarata inammissibile una domanda per difetto di giurisdizione ritualmente instaurato al momento della proposizione del ricorso, alla luce dell'orientamento giurisprudenziale allora vigente. Il fenomeno dell'overruling processuale, quindi, impedisce che il cambio di giurisprudenza possa incidere sulla giurisdizione: il nuovo orientamento giurisprudenziale produce effetti solo ex nunc. Perché ciò possa avvenire la giurisprudenza richiedere la contestuale ricorrenza dei seguenti elementi: l'orientamento giurisprudenziale deve avere ad oggetto una norma processuale, deve rappresentare un mutamento imprevedibile e deve determinare un effetto preclusivo del diritto di azione o difesa. In applicazione, quindi, del valore del giusto processo, deve essere esclusa l'operatività della preclusione derivante dall'overruling nei confronti della parte che abbia confidato nella consolidata precedente interpretazione della regola stessa. Per essa, quindi, la tempestività dell'atto e la sussistenza della giurisdizione deve essere valutata con riferimento alla giurisprudenza vigente al momento della proposizione dell'atto stesso. Su questa scia ci si è interrogati se sia possibile derogare alla giurisdizione per motivi di connessione. Attenendosi al dato letterale della norma, la soluzione non può che essere negativa, in quanto il Titolo I, Capo I, Sezione IV del codice di procedura civile disciplina, agli artt. 31-36, le modificazioni della competenza per ragione di connessione e non è prevista analoga norma in relazione alla giurisdizione che è disciplinata alla sezione successiva. Da qui si può ritenere che le modifiche della giurisdizione per ragioni di connessione non siano ammissibili. Soluzione che, peraltro, potrebbe risultare coerente con la nozione di giurisdizione che rappresenta un presupposto di esistenza del processo, che non può essere mai derogato, attenendo allo stesso potere del giudice di emettere la sentenza. L'attenuazione della rigidità delle questioni di giurisdizione, unitamente all'emersione dei principi di concentrazione e di economia del processo, come corollari del principio di effettività, hanno indotto la Corte di Cassazione, in alcuni casi, a derogare alla giurisdizione per motivi di connessione. Il criterio utilizzato per individuare il giudice avente giurisdizione è quello della prevalenza. In due occasioni le sezioni unite della Corte di Cassazione (Cass. n. 14805/2009 e Cass. n. 24824/2015) hanno evidenziato che in ipotesi di promiscua ricorrenza in un unico rapporto di profili appartenenti alla giurisdizione del giudice ordinario e del giudice amministrativo, bisogna adottare il criterio della prevalenza e attribuire la giurisdizione al giudice che, nel caso specifico, ha la giurisdizione sulla parte prevalente delle controversie. Ne deriva che la giurisdizione, seguendo tale criterio, viene, almeno in parte, riconosciuta al giudice che per legge è privo di giurisdizione. Cass. S.U., n. 4090/2017 ha evidenziato che la trattazione dinanzi a giudici diversi, in contrasto con il principio di economia processuale, di una medesima vicenda “esistenziale”, sia pure connotata da aspetti in parte dissimili, incide negativamente sulla “giustizia” sostanziale della decisione (che può essere meglio assicurata veicolando nello stesso processo tutti i diversi aspetti e le possibili ricadute della stessa vicenda, evitando di fornire al giudice la conoscenza parziale di una realtà artificiosamente frammentata), sulla durata ragionevole dei processi (in relazione alla possibile duplicazione di attività istruttoria e decisionale) nonché, infine, sulla stabilità dei rapporti (in relazione al rischio di giudicati contrastanti). Successivamente il Cons. St., Ad. plen., con sentenza n. 2/2017, ha evidenziato che, salvo deroghe espresse, nell'ordinamento processuale vige il principio generale dell'inderogabilità della giurisdizione per ragioni di connessione. In base a tale principio, l'Adunanza Plenaria ha dichiarato il difetto di giurisdizione sulla domanda che la parte privata danneggiata dall'impossibilità di ottenere l'esecuzione in forma specifica del giudicato propone nei confronti dell'altra parte privata. |