Ricorso in appello al Consiglio di Stato (art. 101)

Roberto Chieppa

Inquadramento

L'istituzione dei T.A.R. avvenuta con la l. n. 1034/1971 ha creato un sistema di giustizia amministrativa caratterizzato dal doppio grado di giudizio con organi di giustizia amministrativa di primo grado e il Consiglio di Stato, già giudice in unico grado della legittimità degli atti amministrativi, con funzioni generali di giudice di appello (art. 28, comma 2, della l. n. 1034/1971 – l. T.A.R. il cui testo è oggi riprodotto nell'art. 100 c.p.a.).

Si è posto il problema di verificare se nella giustizia amministrativa il doppio grado di giudizio sia da considerarsi costituzionalizzato o se siano possibili deroghe.

La giurisprudenza costituzionale ha escluso che la Costituzione preveda la garanzia del doppio grado di giurisdizione e l'art. 125 Cost. nel generalizzare il doppio grado di giudizio nella giustizia amministrativa preclude certamente di attribuire competenze in unico grado ai T.A.R., ma non anche in specifici ed eccezionali casi di attribuire una cognizione in unico grado al Consiglio di Stato, come avviene in sede di ottemperanza e di domande nuove proponibili oggi in sede di ottemperanza.

Il ricorso in appello al Consiglio di Stato è un mezzo di impugnazione ordinario, che preclude il passaggio in giudicato sella sentenza di primo grado.

L'appello è caratterizzato dall'effetto devolutivo, che determina che il Consiglio di Stato riesamini l'intera controversia, ovviamente nei limiti di quanto devoluto (principio dispositivo) e del formarsi del giudicato interno (statuizione della sentenza di primo grado non oggetto di contenzioni in appello).

Pertanto, anche una omessa pronuncia del giudice di primo grado su un punto della controversia non ha effetti invalidanti sulla sentenza impugnata, ma comporta solo che la questione debba essere esaminata dal Consiglio di Stato.

Con il Codice è stato disciplinato il contenuto del ricorso in appello, stabilendo, in conformità all'art. 342 c.p.c., che esso deve contenere specifiche censure contro i capi della sentenza gravata.

Del resto, in assenza di tale onere il giudizio di primo grado del processo amministrativo diventerebbe una sorta di passaggio obbligato che il soggetto è costretto suo malgrado a percorrere pur di giungere dinanzi al giudice d'appello e ottenere da questi la decisione finale sulla fondatezza della pretesa; così non è e il giudizio di primo grado costituisce una fase essenziale del processo amministrativo, nel corso della quale il giudice adito confronta le opposte tesi e dichiara quale va ritenuta fondata con statuizioni che devono essere oggetto di specifiche critiche e censure in sede di appello.

Il ricorso in appello deve essere sostenuto da un interesse della parte ad ottenere la riforma anche parziale della sentenza di primo grado.

L'interesse al gravame deve sussistere non soltanto al momento della proposizione del ricorso in appello, ma anche a quello della decisione.

La legittimazione a proporre appello è attribuita alle sole parti formali del giudizio di primo grado e non è, quindi, più ammesso l'appello del terzo, il quale ha a disposizione il solo strumento dell'opposizione.

Formula

ECC.MO CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE

APPELLO

Nell'interesse di

- [PERSONA FISICA] [1], nato/a a .... il .... (C.F. ....), residente in ...., via/piazza .... n. ...., elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [2] ...., C.F. .... [3], PEC: .... [4], fax .... [5], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [6] .

- [PERSONA GIURIDICA] [7], con sede legale in ...., via/piazza ...., n. ...., iscritta nel registro delle imprese di ...., n. ...., P.I. ...., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [8] ...., C.F. .... [9], PEC: .... [10], fax .... [11], che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [12] .

[Per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di posta elettronica certificata .... ed il numero di fax .....] [13]

- appellante -

CONTRO

- [AMMINISTRAZIONE/ENTE/AUTORITÀ] [14], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato] [15],

- appellato -

E NEI CONFRONTI DI

- Sig./Sig.ra .... residente in ...., via/piazza .... n. ...., rappresentato e difeso nel giudizio di primo grado dall'Avv. .... ed elettivamente domiciliato presso ....

- controinteressato -

PER L'ANNULLAMENTO

- della sentenza del T.A.R. del ...., n. ...., pubblicata in data ...., notificata in data .... [16], con cui è stato accolto/respinto il ricorso .... [17] .

FATTO

[descrivere in maniera sintetica le vicende della precedente fase del giudizio, in particolare il provvedimento di cui è stato l'annullamento, i motivi di ricorso dedotti a sostegno della originaria domanda (o le ragioni dedotte per contrastare la domanda, in caso di appello della parte resistente in primo grado), nonché il contenuto della sentenza di cui si chiede l'annullamento]

L'odierno appellante / parte appellata proponeva ricorso al T.A.R. del .... avverso il provvedimento del .... adottato da .... ed avente ad oggetto ...., deducendo che:

....

Con sentenza del ...., notificata in data .... / pubblicata in data ...., il T.A.R. ha accolto/respinto il ricorso sulla base delle seguenti motivazioni:

....

DIRITTO

La sentenza indicata in epigrafe è meritevole di annullamento per i seguenti motivi:

[indicare i motivi per quali si ritiene errata la sentenza impugnata, distinguendo eventuali errori in procedendo e errori in iudicando]

[in caso di mancata pronuncia esplicita su alcuni motivi, riproporre le domande ed eccezioni a sostegno dei medesimi, ritenute assorbite o non esaminati dal T.A.R.]

[indicare eventuali istanze di remissione in via pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell'Unione europea o di legittimità costituzionale]

[indicare eventuali istanze istruttorie]

Sulla base delle precedenti considerazioni si chiede la riforma della sentenza appellata e, per l'effetto, la declaratoria di inammissibilità ovvero la reiezione del ricorso di primo grado (in caso di appello della parte resistente in primo grado) / l'accoglimento del ricorso di primo grado, e l'annullamento del/i provvedimento/i impugnato/i (in caso di appello del ricorrente in primo grado).

Con vittoria di spese, diritti e onorari del doppio grado di giudizio.

P.Q.M.

Si chiede a codesto Ecc.mo Giudice, respinta ogni contraria istanza, di accogliere il ricorso in appello indicato in epigrafe e, per l'effetto, in riforma della sentenza impugnata, di respingere il ricorso proposto in primo grado / di accogliere il ricorso di primo grado ed annullare i provvedimenti impugnati.

Con vittoria di spese e onorari del doppio grado di giudizio.

Si producono i seguenti documenti:

1) [copia della sentenza gravata]

2) [fascicolo del primo grado di giudizio]

3) [ ....] [18]

Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro ..... Il contributo unificato, già versato, dovrà, pertanto, applicarsi nella misura determinata in relazione allo scaglione di appartenenza, per un importo pari a Euro .... [rinvio a formula “Dichiarazione ai fini del contributo unificato”]

Luogo e data ....

Firma Avv. [19] ....

PROCURA

[V. formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate]

ISTANZA ABBREVIAZIONE DEI TERMINI (EVENTUALE)

[V. formula “Istanza abbreviazione dei termini”]

RELATA DI NOTIFICA

[V. formula “Relata di notifica a persona fisica” e formule correlate]

DEPOSITO INFORMATICO

Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [20] .

ISTANZA DI AUTORIZZAZIONE A DEROGARE AL LIMITE DIMENSIONALE DEL RICORSO (EVENTUALE)

[v. Formula “Istanza di autorizzazione al deposito di atti che superano i limiti del decreto sinteticità (art. 3 d.P.C.S. n. 167 del 22 dicembre 2016)”]

[1]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con mod., in l. n. 111/2011).

[2]In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc.).

[3]L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. Con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art. 40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del codice fiscale del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e Fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del modulo per il deposito telematico.

[4]Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”.

[5]L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 136, comma 1, c.p.a., e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Ai sensi di quest'ultima norma, gli importi dovuti a titolo di contributo unificato “sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'art. 136 [c.p.a.]».

[6]La procura, conferita ad avvocato abilitato al patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori, può essere apposta in calce o a margine dell'atto di appello o, comunque, nelle forme stabilite dall'art. 83 c.p.c.. Per i ricorsi depositati successivamente al 1° gennaio 2017, ai quali si applica il Processo Amministrativo Telematico (‘PAT'), il difensore procede al deposito della copia per immagine della procura conferita su supporto cartaceo e ne attesta la conformità all'originale, ai sensi dell'articolo 22 del d.lgs. n. 82/2005 (“Codice dell'Amministrazione Digitale”; CAD), mediante sottoscrizione con firma digitale (cfr. art. 8, comma 2, delle Regole tecnico-operative del PAT, all.to 1 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). V. Formula “Attestazione di conformità al fine del deposito di copia informatica della procura cartacea”.

[7]In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio.

[8]V. nt. 2.

[9]V. nt. 3.

[10]V. nt. 4.

[11]V. nt. 5.

[12]V. nt. 6.

[13]In caso di pluralità di difensori, può essere utile indicare l'indirizzo (di fax e/o PEC) al quale si desidera ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento.

[14]A titolo esemplificativo, il ricorso sarà proposto contro il Ministero “in persona del Ministro in carica”; in caso di Comune, “in persona del Sindaco in carica”, in caso di un'autorità indipendente o altro ente pubblico o concessionario di pubblici servizi, “in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore”.

[15]In caso di amministrazioni statali, si applicano le norme vigenti per la difesa in giudizio delle stesse, che prevedono il patrocinio da parte dell'Avvocatura dello Stato territorialmente competente (quella nel cui distretto ha sede il T.A.R. adito; v. artt. 1, l. n. 260/1958 e 10, comma 3, l. n. 103/1979). Le funzioni dell'Avvocatura dello Stato nei riguardi dell'amministrazione statale sono estese alle regioni a statuto ordinario che decidano di avvalersene con deliberazione del consiglio regionale da pubblicarsi per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e nel Bollettino ufficiale della regione (art. 10, comma 1, l. n. 103/1979).

[16]Indicare il numero e la data del provvedimento. In caso di mancata notifica o comunicazione, indicare il momento in cui lo stesso è stato conosciuto.

[17]Inserire il n. di RG del ricorso e una descrizione sintetica del suo oggetto.

[18]Copia di eventuale altra documentazione utile alla comprensione del contesto fattuale e/o alle ragioni dell'appello, nonché di eventuali istanze istruttorie, nei limiti consentiti dall'art. 104, comma 2, c.p.a. V. anche Formula [“Attestazione di conformità ai fini del deposito di copia informatica di atto, provvedimento o documento originale analogico”].

[19]Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di pdf nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dal dall'art. 6 delle Specifiche tecniche del PAT di cui all'all.to 2 del d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il modulo denominato “Modulo Deposito Ricorso”).

[20]Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito della Giustizia Amministrativa. È stato definitivamente abrogato (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020) l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi, v. la formula “Attestazione di conformità della copia autentica del ricorso e degli scritti difensivi depositati con modalità telematiche”.

Commento

I motivi di appello

In conformità all'art. 342 c.p.c., l'art. 101 prevede che il ricorso in appello deve contenere specifiche censure contro i capi della sentenza gravata.

Il giudizio d'appello nel processo amministrativo non è un judicium novum e la cognizione del giudice resta circoscritta alle questioni dedotte dall'appellante, attraverso l'enunciazione di specifici motivi, specificità che esige che, alle argomentazioni svolte nella sentenza impugnata, siano contrapposte quelle dell'appellante, volte ad incrinare il fondamento logico giuridico delle prime, non essendo le statuizioni di una sentenza logicamente separabili dall'argomentazione che la sorregge, onde alla parte volitiva dell'appello deve sempre accompagnarsi una parte argomentativa che confuti e contrasti le ragioni addotte dal giudice di prime cure.

Nel completare la formula in commento va, quindi, prestata particolare attenzione a non inserire una mera riproposizione dei motivi di primo grado, che rende l'appello inammissibile se non vengono svolte censure sulla sentenza appellata.

Altro profilo delicato è quelli di individuare tutti gli autonomi presupposti logico giuridici su cui si fonda l'impugnata sentenza e contestarli con specifiche e autonome censure in modo da evitare che resti non contestato un motivo idoneo da solo a sorreggere la sentenza di primo grado.

Va ricordato che la giurisprudenza ha interpretato in modo rigoroso l'obbligo di indicare specifiche censure contro i capi della sentenza gravati, ritenendo che il mancato assolvimento di tale onere implica l'inammissibilità dell'appello e che l'appellante non può limitarsi ad invocare la riforma della sentenza di primo grado, esponendo una propria ricostruzione giuridica, che non passi attraverso una critica puntuale della motivazione della pronuncia di prime cure (Cons. St. VI, n. 1589/2017; Cons. St. IV, n. 3766/2017).

Nel processo amministrativo l'inammissibilità dei motivi di appello non consegue solo al difetto di specificità di cui all'art. 101, comma 1, ma – come imposto dall'art. 40 c.p.a., applicabile a giudizi di impugnazione in forza del rinvio interno operato dall'art. 38 c.p.a. – anche alla loro mancata distinta indicazione in apposita parte del ricorso a loro dedicata (Cons. St. IV, n. 4636/2016; Cons. St. IV, n. 4659/2017).

Chiarezza e sinteticità dei motivi.

  Va segnalato che con la riforma del processo civile attuata con il d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (entrata in vigore il 28 febbraio 2023) è stato modificato l'art. 342 c.p.c., che ora prevede che “L'appello deve essere motivato, e per ciascuno dei motivi deve indicare a pena di inammissibilità, in modo chiaro, sintetico e specifico: 1) il capo della decisione di primo grado che viene impugnato; 2) le censure proposte alla ricostruzione dei fatti compiuta dal giudice di primo grado; 3) le violazioni di legge denunciate e la loro rilevanza ai fini della decisione impugnata. In questo modo viene eliminata la maggiore rigidità che caratterizzava il processo civile rispetto a quello amministrativo.

La riforma del processo civile ha invece allineato quest'ultimo al processo amministrativo con riferimento al principio di sinteticità degli atti; infatti, oltre all'appena menzionato richiamo contenuto nel nuovo art. 342 c.p.c., è stato modificato l'art. 121 c.p.c., rubricato «Libertà delle forme. Chiarezza e sinteticità degli atti» e che ora prevede anche che “Tutti gli atti del processo sono redatti in modo chiaro e sintetico”.

Si ricorda che il mancato rispetto del precetto di cui all'art. 3, comma 2, c.p.a., espone l'appellante alla declaratoria di inammissibilità dell'impugnazione, non già per l'irragionevole estensione del ricorso (la quale non è normativamente sanzionata), ma in quanto rischia di pregiudicare l'intellegibilità delle questioni, rendendo oscura l'esposizione dei fatti di causa e confuse le censure mosse alla sentenza gravata (Cons. St. IV, n. 280/2023; Cons. St. IV, n. 7622/2020;

L'art. 13-ter delle norme di attuazione del c.p.a. sanziona(va) in termini - non di nullità, bensì - di “inutilizzabilità” le difese sovrabbondanti, in quanto il giudice è autorizzato a presumere che la violazione dei limiti dimensionali (ove ingiustificata) sia tale da compromettere l'esame tempestivo e l'intellegibilità della domanda (Cons. St. VI, ord. n. 3006/2021).

Sull'originaria versione dell'art. 13-ter si era formata la seguente giurisprudenza.

La parte dell'appello eccedente i limiti dimensionali prescritti dal decreto del Presidente del Consiglio di Stato non può (poteva) essere esaminata dal giudice in assenza di autorizzazione preventiva al superamento di detti limiti (nel caso di specie, il limite era di 30 pagine, escluse intestazioni e riassunto dei motivi, a fronte di 124 pagine di ricorso in appello) Cons. St.V, n. 2852/2017.

Il mancato esame dei motivi assorbiti può (poteva) anche derivare dal superamento dei limiti dimensionali dell'atto in assenza di specifica istanza di autorizzazione (Cons. St., IV, n. 1686/2020).

Lo sforamento dei limiti dimensionali deve essere correlato prevalentemente al numero dei caratteri, il solo che abbia carattere vincolante, anziché al numero delle pagine (che ha natura orientativa), e deve essere comunque sempre valutato, secondo un canone di ragionevolezza che contemperi in modo equilibrato, e non esasperato, l'obbligo di sinteticità con la garanzia della tutela giurisdizionale, alla luce delle esigenze difensive che abbiano indotto la parte a superare il limite massimo delle pagine (Cons. St., III, n. 6043/2020, che ha anche evidenziato che non può essere penalizzato un esiguo sforamento non dipende da prolissità grafica del difensore, ma dall'esigenza, ragionevole e meritevole di tutela, di offrire una rappresentazione il più possibile chiara, e intellegibile, delle medesime censure tecniche non solo per verba, ma anche per imagines et signa in un contenzioso, come quello degli appalti, contraddistinto da un'elevata complessità tecnica e in un processo, come il presente, che richiede peculiari competenze specialistiche.; in questi casi la strategia difensiva non può ritenersi in sé, e comunque in modo automatico, irrispettosa del principio di sinteticità e dei ridetti limiti dimensionali perché, va qui ricordato, il dovere di sinteticità non è un valore in sé, un fine ultimo, ma è funzionale alla intelligibilità dell'atto, sul presupposto che ciò che è complesso, ridondante, superfluo nuoce alla comprensione delle censure e, di fatto, rende il processo amministrativo meno efficace).

Il quadro giuridico è mutato a seguito dell'entrata in vigore dell'art. 1, comma 813, della legge n. 207 del 2024 che ha sostituito il comma 5 dell'art. 13-ter , disponendo che: “Indipendentemente dall'esito del giudizio, la parte che in qualsiasi atto del processo superi, senza avere ottenuto una preventiva autorizzazione, i limiti dimensionali stabiliti ai sensi del presente articolo può essere tenuta al pagamento di una somma complessiva per l'intero grado del giudizio fino al doppio del contributo unificato previsto in relazione all'oggetto del giudizio medesimo e, ove occorra, in aggiunta al contributo già versato”.

La legge n. 207 del 2024, inoltre, ha aggiunto all'art. 13-ter i commi 5-bis e 5-ter, i quali, rispettivamente, dispongono: i) “Il giudice, con la decisione che definisce il giudizio, determina l'importo di cui al comma 5 tenendo conto dell'entità del superamento dei limiti dimensionali stabiliti ai sensi del presente articolo nonché della complessità ovvero della dimensione degli atti impugnati o della sentenza impugnata” (comma 5-bis). ii) “Si applica l'articolo 15” (comma 5-ter).

E' stato subito chiarito che la disposizione contenuta nell'articolo 13-ter, comma 5, delle norme di attuazione del codice del processo amministrativo, sostituita dalla legge 30 dicembre 2024, n. 207, entrata in vigore il 1° gennaio 2025, nel prevedere che nel caso di superamento dei limiti dimensionali per gli atti processuali, in assenza di preventiva autorizzazione, la parte può essere tenuta al pagamento di una somma commisurata al contributo unificato, ha natura processuale e, pertanto, in assenza di un'apposita disciplina transitoria, si applica anche ai ricorsi depositati antecedentemente al primo gennaio 2025 (Cons. Stato, Ad. Plen. 13 marzo 2025 n. 3).

Di conseguenza, a partire dal 1 gennaio 2025 il giudice amministrativo non può più non esaminare la parte del ricorso eccedenti i limiti senza autorizzazione, ma può imporre il pagamento di una somma fino al doppio del contributo unificato.

Resta ferma l'esigenza di rispettare i limiti dimensionali degli atti e in ogni caso di chiedere preventivamente l'autorizzazione al superamento dei limiti in quanto il superamento non autorizzato dei limiti può comportare comunque effetti negativi sulla regolazione delle spese o sulla nuova condanna a una somma commisurata al contributo unificato.

I termini del ricorso in appello

L'art. 92 disciplina i termini delle impugnazioni e stabilisce per la proposizione delle impugnazioni un termine breve di sessanta giorni decorrente dalla notificazione della sentenza in luogo di quello di trenta giorni previsto dal codice di procedura civile per appello, revocazione e opposizione di terzo revocatoria.

In assenza di notificazione della sentenza il termine lungo di impugnazione è stabilito in sei mesi decorrenti dalla pubblicazione della sentenza in conformità all'art. 327 c.p.c. come modificato dall'art. 46, comma 17, l. n. 69/2009.

Secondo un orientamento la notificazione dell'appello principale del ricorso per la revocazione di una sentenza di appello equivale alla notificazione della sentenza e fa decorrere il termine breve di sessanta giorni, anche in assenza di una rituale notificazione della sentenza (Cons. St. VI, n. 5782/2009, che richiama Cons. St. IV, n. 3818/2000, secondo cui la proposizione di un primo appello contro una sentenza non notificata, equivalendo alla conoscenza legale della sentenza stessa da parte dell'appellante, fa decorrere il termine breve per l'eventuale ulteriore impugnazione; Cass. S.U., n. 32114/2019).

In relazione al termine breve per impugnare, si segnala che con la riforma del processo civile attuata con il d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (entrata in vigore il 28 febbraio 2023) è stato modificato l'art. 326 c.p.c. con la previsione che la notificazione della sentenza ai fini dell'impugnazione si perfeziona, sia per il soggetto notificante che per il destinatario della notificazione, nel momento in cui il relativo procedimento si perfeziona per il destinatario, senza scindere soggettivamente quindi gli effetti della notificazione; tale disposizione deve ritenersi applicabile al processo amministrativo, non essendo da questi normata tale ipotesi e applicandosi quindi il rinvio di cui all'art. 39, comma 2, c.p.a..

In relazione al termine lungo per impugnare, la Adunanza plenaria ha ribadito che qualora il termine lungo di impugnazione abbia cominciato a decorrere prima del periodo feriale, al termine di impugnazione, calcolato a mesi, ai sensi degli articoli 155, secondo comma, c.p.c. e 2963, quarto comma, c.c. (per cui il decorso del tempo si ha, indipendentemente dall'effettivo numero dei giorni compresi nel rispettivo periodo, allo spirare del giorno corrispondente a quello del mese iniziale coincidente con la data di pubblicazione della sentenza), va alla fine aggiunto, realizzandosi così un prolungamento di tale termine nella misura corrispondente, il periodo di 31 giorni di sospensione previsto dalla l. n. 742 del 1969, come ribadito dall'art. 54, comma 2, del c.p.a., computato ex numeratione dierum ai sensi dell'art. 155, primo comma, c.p.c. (Cons. St., Ad. plen, n. 11/2022).

Esaminando un ulteriore aspetto della questione il Consiglio di Stato ha anche precisato che la differenza terminologica utilizzata dall'art. 327 c.p.c. (le impugnazioni ordinarie “non possono proporsi dopo decorsi sei mesi dalla pubblicazione della sentenza”) rispetto all'art. 92, comma 3, c.p.a. (“gli atti di impugnazione ordinaria “devono essere notificati entro sei mesi dalla pubblicazione della sentenza.”) non può condurre a diverse interpretazioni tra le due norme con la conseguenza che il termine va a scadere dopo l'intero decorso dei sei mesi (Cons. St. VII, n. 1119/2023).

Secondo Cons. giust. Amm. Reg. Sic. n. 692/2022, in applicazione dell'art. 328, commi 1 e 3, c.p.c., la morte della parte dopo la pubblicazione della sentenza e durante il termine per impugnarla: a) è causa di interruzione del solo termine breve di impugnazione di cui all'art. 325 c.p.c.; b) è causa di proroga di tre mesi del termine lungo di impugnazione, solo se la morte si verifica dopo il decorso della prima metà del termine lungo di impugnazione ossia dal quarto al sesto mese del termine lungo di sei mesi.

Il deposito della sentenza impugnata.

In relazione al deposito delle impugnazioni, il Codice dispone innovativamente che all'impugnante è sufficiente produrre una copia anche non autentica della sentenza impugnata, in considerazione della estrema facilità di reperirne il testo sul sito ufficiale della giustizia amministrativa, il che fa presumere con ragionevole certezza che il testo prodotto sia conforme a quello reale.

 In caso di mancato deposito della sentenza appellata l'appello era in passato ritenuto inammissibile (Cons. giust. Amm. Reg. Sic., n. 165/2022) e tale regola era stata considerata vigente anche nel regime del processo amministrativo telematico, trattandosi di previsione funzionale a garantire esigenze di ordine pubblico processuale, indisponibili per le parti private, strumentali al regolare svolgimento del giudizio (Cons. giust. Amm. Reg. Sic., n. 956/2022).

Una svolta sul punto si è avuta con la decisione della Adunanza plenaria, che ha invece affermato che un'irregolarità solo formale non può comportare alcuna decadenza, che risulterebbe irragionevole e sproporzionata, per il principio di strumentalità delle forme (art. 159 c.p.c.), nel vigore delle regole sul processo amministrativo telematico, improntate alla semplificazione delle forme processuali e all'informatizzazione dell'intero procedimento e, di conseguenza, l'art. 94, comma 1, c.p.a. deve essere interpretato nel senso che non dispone l'inammissibilità o l'improcedibilità dell'impugnazione, nel caso di mancato deposito della sentenza impugnata (Cons. Stato, Ad. Plen., 27 marzo 2025 n. 5).

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