Istanza di accesso civico semplice (art. 5, comma 1, d.lgs. n. 33/2013)

Maurizio Santise

Inquadramento

Il giudizio in materia di accesso trova la sua disciplina sostanziale nella l. n. 241/1990 (artt. 22 e ss.), nel d.lgs. n. 33/2013 (cd. decreto trasparenza) e la sua disciplina processuale nell'art. 116, che è collocato nel libro IV, dedicato al giudizio di ottemperanza e ai riti speciali, nell'art. 133, comma 1, lett. a), n. 6), che prevede la giurisdizione esclusiva in tema di accesso, nonché nell'art. 87, che prevede lo svolgimento del giudizio in camera di consiglio.

Quest'ultimo richiamo comporta che tutti i termini processuali sono dimezzati, salvo quelli della notifica ricorso introduttivo in primo grado. La celerità del giudizio è dimostrata anche dall'atto che lo conclude che è rappresentato dalla sentenza in forma semplificata.

Tale tipo di giudizio, applicabile anche all'accesso documentale e a quello civico, rappresenta lo strumento per attuare il principio di trasparenza.

L'accesso civico (semplice e generalizzato), diversamente dall'accesso documentale, sottende situazioni giuridiche a titolarità diffuse non specificamente collegate ad un interesse diretto concreto e attuale; ciò comporta che il relativo giudizio tenda verso una connotazione di natura oggettiva, perché diretto ad accertare la legittimità del provvedimento rispetto delle regole di trasparenza, più che a tutelare il singolo.

Formula

AL COMUNE DI ....

OGGETTO: ISTANZA DI ACCESSO CIVICO “SEMPLICE”, AI SENSI DELL'ART. 5, COMMA 1, D.LGS. N. 33/2013.

Il sottoscritto ....,

Considerato che, ai sensi dell'art. 3, comma 1, d.lgs. n. 33/2013, “tutti i documenti, le informazioni e i dati oggetto di accesso civico, ivi compresi quelli oggetto di pubblicazione obbligatoria ai sensi della normativa vigente sono pubblici e chiunque ha diritto di conoscerli, di fruirne gratuitamente”;

Considerato che, ai sensi dell'art. 5, comma 1 del d.lgs. n. 33/2013, “l'obbligo previsto dalla normativa vigente in capo alle pubbliche amministrazioni di pubblicare documenti, informazioni o dati comporta il diritto di chiunque di richiedere i medesimi, nei casi in cui sia stata omessa la loro pubblicazione”.

Considerato che il Comune di .... non ha ottemperato agli obblighi di pubblicazione sul proprio sito internet delle informazioni previste dal d.lgs. n. 33/2013;

Considerato, in particolare, che il Comune è obbligato a pubblicare sul proprio sito internet i seguenti dati, informazioni e documenti:

1) ....

2) .....

Alla luce di quanto esposto

CHIEDE

al Comune di [ ....] di pubblicare tempestivamente a pubblicare sul sito i dati, le informazioni o i documenti richiesti e a comunicare al richiedente l'avvenuta pubblicazione dello stesso, indicandogli il relativo collegamento ipertestuale.

Distinti saluti

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

Commento

Nel corso degli ultimi anni il legislatore ha previsto una serie di obblighi per le p.a. di pubblicare determinati documenti, dati ed informazioni. Il d.lgs. n. 33/2013, oltre a riordinare tutti gli obblighi già esistenti, ne ha previsti di nuovi, predisponendo al contempo modalità omogenee di pubblicazione.

La forma prescelta dal legislatore per garantire la trasparenza è stata quella della pubblicazione sui siti internet istituzionali, ritenendo che sia l'unica, tra quelle praticabili, idonea a realizzare quelle esigenze di trasparenza e controllo diffuso che animano il Decreto-trasparenza.

A questo obbligo corrisponde il diritto, secondo l'art. 2, di “chiunque” di accedere ai siti internet contenenti le pubblicazioni, direttamente ed immediatamente, senza necessità cioè di autenticazione ed identificazione.

Le amministrazioni sono spinte nella direzione della trasparenza anche perché sottoposte alla possibilità di esercizio del diritto di accesso civico (art. 5): se infatti la p.a. non adempie agli obblighi legislativi (anche diversi da quelli previsti nel Decreto-trasparenza) di pubblicazione di documenti, dati ed informazioni, “chiunque” ha il “diritto” di richiederli. Dunque l'obiettivo della pubblicità può essere raggiunto o, in ipotesi fisiologica, mediante la pubblicazione o, in ipotesi patologica, mediante l'esercizio dell'accesso civico, cd. semplice (che a sua volta, come detto, sollecita la pubblicazione).

La richiesta di accesso non deve essere motivata. Inoltre essa è gratuita e va presentata al responsabile della trasparenza dell'amministrazione obbligata alla pubblicazione (che di norma coincide con il responsabile della prevenzione della corruzione), il quale si pronuncia sulla stessa.

L'amministrazione, entro trenta giorni dalla richiesta, deve rispondere con provvedimento espresso e motivato e procedere alla pubblicazione nel sito del documento, dell'informazione o del dato richiesto e lo trasmette contestualmente al richiedente, ovvero comunica al medesimo l'avvenuta pubblicazione, indicando il collegamento ipertestuale. Se il documento, l'informazione o il dato richiesti risultano già pubblicati nel rispetto della normativa vigente, l'amministrazione indica al richiedente il collegamento ipertestuale.

Nei casi di diniego totale o parziale dell'accesso o di mancata risposta entro il termine indicato al comma 6, il richiedente può presentare richiesta di riesame al responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza, di cui all'art. 43, che decide con provvedimento motivato, entro il termine di venti

L'art. 2-bis, come modificato dal d.lgs. n. 97/2016, individua le p.a. sottoposte all'obbligo, facendo un rinvio all'art. 1, comma 2, d.lgs. n. 165/2001 e prevede, inoltre, l'applicabilità del decreto trasparenza, in quanto compatibile:

a) agli enti pubblici economici e agli ordini professionali;

b) alle società in controllo pubblico come definite dal decreto legislativo emanato in attuazione dell'art. 18 della l. n. 124/2015. Sono escluse le società quotate come definite dallo stesso decreto legislativo emanato in attuazione dell'art. 18 della l. n. 124/2015;

c) alle associazioni, alle fondazioni e agli enti di diritto privato comunque denominati, anche privi di personalità giuridica, con bilancio superiore a cinquecentomila euro, la cui attività sia finanziata in modo maggioritario per almeno due esercizi finanziari consecutivi nell'ultimo triennio da pubbliche amministrazioni e in cui la totalità dei titolari o dei componenti dell'organo d'amministrazione o di indirizzo sia designata da pubbliche amministrazioni.

La norma prevede poi al terzo comma che la medesima disciplina prevista per le pubbliche amministrazioni di cui al comma 1 si applica, in quanto compatibile, limitatamente ai dati e ai documenti inerenti all'attività di pubblico interesse disciplinata dal diritto nazionale o dell'Unione europea, alle società in partecipazione pubblica come definite dal decreto legislativo emanato in attuazione dell'art. 18 della l. n. 124/2015, e alle associazioni, alle fondazioni e agli enti di diritto privato, anche privi di personalità giuridica, con bilancio superiore a cinquecentomila euro, che esercitano funzioni amministrative, attività di produzione di beni e servizi a favore delle amministrazioni pubbliche o di gestione di servizi pubblici.

Come evidenziato dall'Anac con la Determinazione n. 1134 del 8 novembre 2017 (Nuove linee guida per l'attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici economici), risulta confermata rispetto alla delibera n. 8/2015 la distinzione tra enti di diritto privato in controllo pubblico, nei confronti dei quali il decreto trasparenza si applica sia in relazione alla loro organizzazione sia in relazione all'attività di pubblico interesse svolta, ed enti di diritto privato non in controllo pubblico, nei cui confronti il decreto trasparenza si applica solo in relazione all'attività di pubblico interesse svolta.

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