Ricorso nel rito abbreviato comune (art. 119)

Raffaele Tuccillo

Inquadramento

Il ricorso rappresenta l'atto introduttivo del giudizio di primo grado. L'atto di ricorso deve essere notificato alla amministrazione resistente e ad almeno uno dei controinteressati nel termine di 60 giorni per l'azione di annullamento e in base ai termini e alla decorrenza previsti per l'esercizio delle singole azioni introdotte con il ricorso senza dimezzamento. L'art. 119 c.p.a. disciplina il rito abbreviato che si applica al contenzioso avente ad oggetto le materie tassativamente elencate al primo comma della disposizione. Tra le controversie indicate sono comprese quelle relative ai provvedimenti concernenti le procedure di affidamento di pubblici lavori, servizi e forniture, che trovano, tuttavia, la loro regolamentazione primaria negli artt. 120 ss. c.p.a., con la conseguenza che ad esse la normativa in esame si applica solo in quanto non diversamente previsto dalle norme ad essa dedicate. Si tratta di un rito diretto a garantire una rapida definizione della controversia e, quindi, caratterizzato da una rapida scansione dei termini processuali. Più in particolare: il secondo comma della disposizione prevede e disciplina il dimezzamento dei termini processuali e le relative deroghe. Le norme contenute nell'art. 119 c.p.a. trovano applicazione anche ai giudizi di appello, revocazione e opposizione di terzo.

Formula

TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE .... [19]

RICORSO AI SENSI DELL'ART. 119 C.P.A. [20]

Nell'interesse di

[PERSONA FISICA] [21], nato/a a .... il .... (C.F. ....), residente in ...., via/p.za .... n. ...., elettivamente domiciliato/a in ...., via/p.za ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [22]...., C.F. .... [23], PEC .... [24], fax .... [25], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [26].

- [PERSONA GIURIDICA] [27], con sede legale in ...., via/piazza ...., n. ...., iscritta nel registro delle imprese di ...., n. ...., P.I. ...., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [28]...., C.F. .... [29], PEC: .... [30], fax .... [31], che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [32].

[Per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di posta elettronica certificata .... ed il numero di fax ....] [33]

- ricorrente -

CONTRO

- [AMMINISTRAZIONE/ENTE/AUTORITÀ] [34], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato] [35],

- resistente -

E NEI CONFRONTI DI

- .... residente in ...., via/piazza .... n. .... [36]

- controinteressato -

PER L'ANNULLAMENTO (EVENTUALMENTE, PREVIA SOSPENSIONE)

- del provvedimento ...., prot. n. ...., notificato in data .... [37], avente ad oggetto .... [38] ;

- di ogni altro atto presupposto, connesso e consequenziale, ivi espressamente incluso .... [39].

FATTO

[descrivere in maniera sintetica le vicende fattuali che hanno condotto alla presentazione del ricorso, con particolare riferimento al provvedimento di cui si chiede l'annullamento, al procedimento che lo ha preceduto e a ogni altro elemento di fatto utile]

1. Il ricorrente è .... [indicare chi è il ricorrente quale è l'attività svolta, anche in relazione alla attività provvedimentale censurata]

2. In data [ ....], l'amministrazione adottava l'atto indicato in epigrafe, con cui [ ....]

3. A seguito di tale atto, l'odierno ricorrente [ ....]

4. Il provvedimento indicato in epigrafe è illegittimo per i seguenti motivi di

DIRITTO

- [indicare i motivi per i quali è applicabile il rito in esame, nonché i motivi per quali si ritiene illegittimo l'impugnato provvedimento, indicando nella loro descrizione una o più delle seguenti tipologie di vizi: incompetenza dell'autorità o organo che ha emanato l'atto, violazione di legge (con indicazione degli articoli della Costituzione, di legge o di altra normativa che si assume violata), eccesso di potere (indicando ove ricorra una delle figure sintomatiche, quali ad esempio: irragionevolezza, illogicità o contraddittorietà dell'atto, travisamento o erronea valutazione dei fatti, disparità di trattamento, ingiustizia manifesta, difetto di istruttoria, difetto di motivazione)]

I. Violazione e falsa applicazione di legge [indicare la norma e/o i principi violati, anche di diritto europeo]/Carenza di potere

Il provvedimento si palesa illegittimo e meritevole di annullamento in quanto assunto in violazione del ...., in quanto .... [rilevano al riguardo, non solo le norme attributive del potere, ma anche quelle che ne disciplinano l'esercizio; in caso di provvedimento attuativo di norma regolamentare, le censure potranno essere fatte valere anche nei riguardi della norma presupposta, della quale se ne chiederà la disapplicazione o l'annullamento]

II. Eccesso di potere; violazione del principio di proporzionalità; irragionevolezza; manifesta illogicità

Inoltre, il provvedimento contrasta con i principi di ragionevolezza e proporzionalità, in quanto .....

Il provvedimento è altresì irragionevole e affetto da illogicità manifesta, poiché .....

III. Difetto di istruttoria; travisamento dei fatti

Il provvedimento non tiene in considerazione decisive circostanze di fatto, in relazione alle quali non ha svolto una adeguata indagine istruttoria, in quanto ..... Tali circostanze, se correttamente valutate, avrebbero dovuto portare l'amministrazione a

....

IV. Difetto di motivazione

Il provvedimento è privo di motivazione, non fornendo elementi idonei a rappresentare le ragioni di fatto e di diritto alla base della determinazione. Infatti

....

V. Istanza di remissione alla Corte di Giustizia/Corte Costituzionale

[indicare eventuali istanze di remissione in via pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell'Unione europea o di legittimità costituzionale]

VI. Istanze istruttorie

[indicare eventuali istanze istruttorie]

ISTANZA CAUTELARE

I .... provvediment .... impugnat .... reca al ricorrente un pregiudizio di estrema gravità e urgenza, in quanto .... (precisare le motivazioni che danno luogo all'esistenza del periculum in mora, dal tempo necessario a giungere alla decisione sul ricorso). v. Formula “Ricorso con contestuale istanza cautelare”]

(eventuale) Istanza al Presidente del Tribunale di adozione di misure cautelari provvisorie: in relazione alla proposta domanda cautelare, sussiste una situazione di estrema gravità e urgenza tale da non consentire neppure la dilazione fino alla data della camera di consiglio, in quanto .... Si chiede, pertanto, che il Presidente del Tribunale voglia disporre, inaudita altera parte, le seguenti misure cautelari provvisorie: ....

P.Q.M.

Si chiede al Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza, previa adozione delle misure cautelari di cui in motivazione, di disporre l'annullamento de .... provvediment .... impugnat ...., come indicato in epigrafe, nonché di ogni altro atto antecedente, conseguente e comunque connesso.

Con riserva di dedurre ulteriormente nel corso di causa e di proporre eventualmente motivi aggiunti di impugnazione.

Con vittoria di spese e onorari.

Si producono i seguenti documenti:

1) [copia del provvedimento impugnato ove disponibile]

2) [copia di eventuali atti antecedenti, conseguenti e connessi]

3) [ ....] [40].

Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che si tratta di controversia soggetta al rito abbreviato comune di cui all'art. 119 c.p.a. per la quale il contributo dovuto è di Euro ..... Il contributo unificato, già versato, dovrà, pertanto, applicarsi nella misura determinata in relazione allo scaglione di appartenenza, per un importo pari a Euro .... [rinvio a Formula “Dichiarazione ai fini del contributo unificato”]

Luogo e data ....

Firma Avv. [41]....

PROCURA

[V. formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate]

ISTANZA ABBREVIAZIONE DEI TERMINI (EVENTUALE)

[V. formula “Istanza abbreviazione dei termini”]

RELATA DI NOTIFICA

[V. formula “Relata di notifica a persona fisica” e formule correlate] [42]

DEPOSITO INFORMATICO

Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [43].

[19]Il ricorso si deve proporre dinnanzi al T.A.R. nella cui circoscrizione territoriale ha sede l'amministrazione che ha emesso l'atto, ovvero nel cui ambito regionale sono limitati gli effetti diretti dell'atto (cfr. art. 13, comma 1 c.p.a.).

[20]Il contenuto del ricorso è disciplinato dall'art. 40 c.p.a. Va rammentato che, ai sensi dell'art. 44 c.p.a., lo stesso deve recare, a pena di nullità, la sottoscrizione del ricorrente (se sta in giudizio personalmente) o del difensore (con indicazione, in questo caso, della procura speciale).

[21]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con mod., in l. n. 111/2011).

[22]In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc.).

[23]L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, 8 comma, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. Con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art. 40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del codice fiscale del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e Fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del modulo per il deposito telematico.

[24]Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”.

[25]L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 136, comma 1, c.p.a., e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Ai sensi di quest'ultima norma, gli importi dovuti a titolo di contributo unificato “sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'articolo 136 [c.p.a.]».

[26]La procura, ove necessaria, può essere apposta in calce o a margine dell'atto di appello o, comunque, nelle forme stabilite dall'art. 83 c.p.c.. Per i ricorsi depositati successivamente al 1° gennaio 2017, ai quali si applica il Processo Amministrativo Telematico (‘PAT'), il difensore procede al deposito della copia per immagine della procura conferita su supporto cartaceo e ne attesta la conformità all'originale, ai sensi dell'art. 22 del d.lgs. n. 82/2005 (“Codice dell'Amministrazione Digitale”; CAD), mediante sottoscrizione con firma digitale (cfr. art. 8, comma 2, delle Regole tecnico-operative del PAT, all. 1 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). V. Formula “Attestazione di conformità ai fini del deposito della copia per immagine della procura rilasciata su supporto analogico”.

[27]In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio.

[28]V. nt. 4.

[29]V. nt. 5.

[30]V. nt. 6.

[31]V. nt. 7.

[32]V. nt. 8.

[33]In caso di pluralità di difensori, può essere utile indicare l'indirizzo (di fax e/o PEC) al quale si desidera ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento.

[34]A titolo esemplificativo, nel caso di Ministero, il ricorso sarà proposto contro il Ministero “in persona del Ministro in carica”; in caso di Comune, “in persona del Sindaco in carica”, in caso di un'autorità indipendente o altro ente pubblico o concessionario di pubblici servizi, “in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore”.

[35]In caso di amministrazioni statali, si applicano le norme vigenti per la difesa in giudizio delle stesse, che prevedono il patrocinio da parte dell'Avvocatura dello Stato territorialmente competente (quella nel cui distretto ha sede il T.A.R. adito; v. artt. 1, l. n. 260/1958 e 10, comma 3, l. n. 103/1979). Le funzioni dell'Avvocatura dello Stato nei riguardi dell'amministrazione statale sono estese alle regioni a statuto ordinario che decidano di avvalersene con deliberazione del consiglio regionale da pubblicarsi per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e nel Bollettino ufficiale della regione (art. 10, comma 1, l. n. 103/1979).

[36]Ai sensi dell'art. 41, comma 2, c.p.a., il ricorso va notificato ad almeno uno dei controinteressati individuati nell'atto stesso. In caso di impugnazione del provvedimento di aggiudicazione, il controinteressato è identificabile nell'aggiudicatario.

[37]Indicare numeri e date. In caso di mancata notifica o comunicazione, indicare il momento in cui lo stesso è stato conosciuto.

[38]Appare utile indicare altresì una breve descrizione dell'oggetto e del contenuto del provvedimento.

[39]Indicare eventuali atti prodromici, preparatori o consequenziali di cui si chiede l'annullamento.

[40]Copia di eventuale altra documentazione utile alla comprensione del contesto fattuale e/o alle ragioni del ricorso. V. anche Formula [“Attestazione di conformità ai fini del deposito di copia informatica di atto, provvedimento o documento originale analogico”].

[41]Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di PDF nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dall'art. 6 delle Specifiche tecniche del PAT di cui all'all.to 2 del d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il modulo denominato “Modulo Deposito Ricorso”).

[42]V. anche Formule “Attestazione di conformità della prova della notificazione effettuata con modalità cartacea” e “Attestazione di conformità al fine del deposito della prova della notifica a mezzo PEC che non possa essere fornita con modalità telematiche”.

[43]Gli allegati al ricorso sono depositati insieme a quest'ultimo utilizzando il “ModuloDepositoRicorso” (v. nt. 22), reperibile sul sito istituzionale (www.giustizia-amministrativa.it) seguendo le istruzioni ivi rese disponibili (art. 6, comma 1, delle Specifiche tecniche del PAT – all.to 2 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). Tale modalità si applica, ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a. (introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016) ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. È stato definitivamente abrogato l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020).

Commento

Ambito di applicazione

Il rito abbreviato comune si applica ai soli giudizi che si svolgono dinanzi al Consiglio di Stato e al T.A.R. (non trova applicazione non solo per quelle fasi del processo amministrativo che si svolgono davanti a giudici diversi da T.A.R. e Consiglio di Stato, ma anche ai giudizi che vedono la pubblica amministrazione come parte davanti al giudice ordinario o ad arbitri).

La giurisprudenza amministrativa ha chiarito che il rito abbreviato, pur essendo applicabile a un numero rilevante di materie, ha carattere eccezionale, con la conseguenza che l'elenco di cui all'art. 119, comma 1, c.p.a., è tassativo e non suscettibile di applicazione analogica (T.A.R. Veneto, n. 6/2016; Cons. St. IV, n. 4131/2013; Cons. St. IV, n. 6240/2019). Ai fini dell'applicabilità del rito è inoltre irrilevante la condotta delle parti e del giudice di primo grado, essendo doverosa l'applicazione delle disposizioni processuali (Cons. St., Ad. plen., n. 10/2011), salvo errore scusabile per la parte che abbia fatto affidamento sul comportamento del giudice, ove ne ricorrano i presupposti (Cons. St., Ad. plen., n. 32/2012).

L'ambito applicativo oggettivo della disciplina comprende non solo i provvedimenti, ma anche gli atti endoprocedimentali autonomamente lesivi e gli atti di secondo grado, quali gli atti di annullamento o di revoca dei provvedimenti indicati all'art. 119 c.p.a.

Ricorso con più domande connesse

Nel caso in cui il ricorso rechi una pluralità di domande connesse fra di loro e soggette a riti diversi, per la sua definizione si applica, ai sensi dell'art. 32 c.p.a., il rito ordinario, salvo che taluna delle domande connesse sia soggetta al rito previsto dall'art. 119 o 120 c.p.a. che si estende anche alle altre domande in astratto soggette ad altri riti (Cons. St. VI, n. 3999/2011; III, n. 5416/2020). L'estensione del rito abbreviato per connessione è prevista dal legislatore solo in caso di impugnazione dei provvedimenti connessi con unico ricorso.

In ogni caso il riferimento all'espressione provvedimenti compresa nella maggior parte delle lettere del primo comma dell'art. 119 c.p.a. e la stessa ratio sottesa alle esigenze acceleratorie comportano che il rito non sia applicabile alle controversie meramente risarcitorie proposte in relazione agli appalti pubblici o ad altra controversia indicata nell'elenco in esame (Cons. St. IV, n. 3514/2021). Il rito abbreviato si applica, invece, se la domanda di risarcimento del danno è proposta congiuntamente alla domanda di annullamento del provvedimento (T.A.R. Basilicata, n. 370/2014). Pertanto, la giurisprudenza ha evidenziato che la riconducibilità della domanda nell'esclusivo alveo dell'azione di condanna al risarcimento in forma specifica per danni verificatisi in un procedimento ablatorio, mediante restituzione del bene nelle originarie condizioni, e al ristoro del danno conseguente all'illegittima sottrazione all'ordinario utilizzo del bene a seguito dell'occupazione, comporta l'inapplicabilità al giudizio del rito abbreviato di cui all'art. 119, comma 1, lett. h), c.p.a., non venendo in rilievo l'impugnazione di alcuno dei provvedimenti in esso indicati (Cons. St. IV, n. 5551/2016).

Termine di impugnazione e decorrenza

La regola generale prevista dal legislatore è rappresentata dal dimezzamento dei termini processuali ordinari, come emerge dal primo inciso dell'art. 119, comma 2, c.p.a.

Le ipotesi in cui non opera il descritto dimezzamento sono, al fine di evitare dubbi ermeneutici, descritte dal legislatore stesso e sono rappresentate: nel giudizio di primo grado, dal termine di notifica del ricorso introduttivo, incidentale e motivi aggiunti, che resta di sessanta giorni; nel giudizio di appello, dai termini di notifica dell'appello avverso l'ordinanza cautelare che resta di trenta giorni dalla notificazione dell'ordinanza o di sessanta dalla sua pubblicazione.

Tutti gli altri termini sono, al contrario, dimezzati (Cons. St. IV, n. 3998/2015). Osserva difatti la giurisprudenza che nel rito in esame, secondo le previsioni del combinato disposto dei commi 2 e 7 di tale norma, tutti i termini processuali ordinari, compresi i termini di decadenza per la proposizione dei mezzi di impugnazione dell'appello, della revocazione e dell'opposizione, sono dimezzati, essendo, quanto agli atti introduttivi del giudizio, prevista una specifica eccezione per il solo termine della notificazione del ricorso introduttivo del giudizio di primo grado (C.g.a. Sicilia, n. 674/2021).

È quindi dimezzato il termine per il deposito del ricorso principale, incidentale e per motivi aggiunti, che si riduce a 15 giorni rispetto a quello previsto all'art. 45 c.p.a. Allo stesso modo sono soggetti alla dimidiazione gli ulteriori termini indicati nell'art. 45 c.p.a. (cfr. Cons. St. V, n. 3765/2019; T.A.R. Lombardia (Milano), n. 483/2021).

In questo senso si esprime la giurisprudenza (T.A.R. Campania (Napoli), n. 4152/2016; T.A.R. Campania (Napoli), n. 2025/2016), precisando che, tra i termini processuali soggetti a dimezzamento, c'è anche il termine di trenta giorni per il deposito del ricorso notificato, sicché tale termine – previsto a pena di decadenza – è ridotto a quindici giorni. Il tardivo deposito del ricorso dà quindi luogo ad una non valida instaurazione del rapporto processuale e, di conseguenza, all'inammissibilità del gravame, non essendosi costituito il rapporto processuale (Cons. St. V, n. 3521/2016; Cons. St. V, n. 5917/2014). Nello stesso senso è stato dichiarato irricevibile l'atto di intervento ad opponendum, proposto da una parte non necessaria del giudizio che sia stato depositato tardivamente oltre il termine dimidiato di 15 giorni dall'udienza di discussione previsto dal combinato disposto degli artt. 50, comma 3, e 119, comma 2, c.p.a.

L'istanza di fissazione dell'udienza di merito deve essere depositata entro sei mesi anziché un anno come previsto dall'art. 71 c.p.a. Il decreto presidenziale che fissa l'udienza deve essere comunicato alle parti entro trenta giorni prima dell'udienza, termine che può essere ridotto su accordo delle parti a ventitré giorni. Il presidente designa il relatore almeno quindici giorni prima dell'udienza. Le parti potranno depositare documenti fino a venti giorni liberi prima dell'udienza, memorie fino a quindici giorni prima e repliche fino a dieci giorni. La sentenza deve essere redatta entro ventitré giorni dalla data della decisione della causa e della sua pubblicazione il segretario dà comunicazione alle parti costituite entro tre giorni.

I termini nei giudizi di impugnazione

Per quanto riguarda l'appello, l'unico termine a non essere dimezzato è quello per la notificazione dell'appello su ordinanza cautelare. Tutti gli altri termini sono invece dimezzati, come emerge dall'art. 119, comma 7, c.p.a., in base al quale si prevede che le disposizioni di cui all'art. 119 c.p.a. si applicano anche nei giudizi di appello, revocazione e opposizione di terzo. Ne deriva che il termine breve decorrente dalla notificazione della sentenza è di trenta giorni, ai sensi dell'art. 92, comma 1, c.p.a. e il termine lungo è di tre mesi dalla pubblicazione della sentenza, ai sensi dell'art. 92, comma 2, c.p.a.

La dimidiazione coinvolge anche le impugnazioni incidentali, il termine di deposito delle impugnazioni, i termini per la costituzione delle altre parti.

I termini nel giudizio di ottemperanza

Il termine perentorio previsto dall'art. 73 c.p.a. già dimezzato nei giudizi di ottemperanza ai sensi dell'art. 87, comma 3, c.p.a. non può essere ulteriormente dimezzato dall'art. 119 c.p.a. giacché tale norma, laddove prevede il dimezzamento dei termini processuali ordinari, fa riferimento ai termini del rito ordinario e non a quelli previsti per i riti speciali, cui è riconducibile il giudizio di ottemperanza, con la conseguenza che non è ipotizzabile, per effetto del combinato disposto delle norme, un ulteriore dimezzamento dei termini dell'ottemperanza (Cons. St. III, n. 6638/2011).

Tutela cautelare

La camera di consiglio per la discussione dell'istanza cautelare deve essere fissata, in base all'art. 55 c.p.a., decorsi dieci giorni dal perfezionamento anche per il destinatario dell'ultima notificazione e cinque giorni dal deposito del ricorso presso la segreteria del T.A.R. I documenti e le memorie possono essere depositati fino a un giorno libero prima della camera di consiglio. Il collegio può, per gravi ed eccezionali ragioni, consentire il deposito di documenti, e non di memorie, in camera di consiglio, da consegnare alle altre parti prima dell'inizio della discussione. Le altre parti possono costituirsi anche in camera di consiglio, ma, in tal caso, senza poter produrre documenti né memorie. Ugualmente dimezzati sono i termini previsti per il procedimento cautelare davanti al presidente del tribunale in corso di causa e ante causam.

Per la notificazione dell'appello su ordinanza cautelare il termine non è dimezzato. Al contrario, non si sottrae al dimezzamento il termine di deposito dell'appello cautelare, che è quindi di quindici giorni.

Ferma l'applicazione della disciplina prevista nel rito ordinario e la possibilità di definire, alla camera di consiglio per la decisione dell'istanza di sospensiva, la causa nel merito con sentenza in forma semplificata ai sensi dell'art. 60 c.p.a., il collegio, se ritiene che sussistano profili di fondatezza del ricorso e di un pregiudizio grave e irreparabile, fissa con ordinanza la data di discussione del merito alla prima udienza successiva alla scadenza del termine di trenta giorni dalla data di deposito dell'ordinanza, disponendo altresì il deposito dei documenti necessari e l'acquisizione delle eventuali altre prove.

La misura può essere adottata previo accertamento della completezza del contraddittorio o previa integrazione dello stesso e purché siano trascorsi dieci giorni dall'ultima notificazione, termine dimidiato rispetto all'art. 60 c.p.a.

Nel caso in cui il giudice di appello riformi l'ordinanza di rigetto dell'istanza cautelare, il T.A.R. deve fissare l'udienza di merito entro trenta giorni decorrenti dalla data di ricevimento, da parte della segreteria, dell'ordinanza del Consiglio di Stato.

In presenza di una situazione di estrema gravità e urgenza, il giudice amministrativo di primo o di secondo grado può disporre le opportune misure cautelari, che si aggiungono, quindi, alla fissazione dell'udienza di merito nei termini previsti dalla disposizione.

Tutela cautelare e impugnazione del calendario venatorio

Con l'art. 1, comma 551, della l. n. 207/2024, il legislatore ha modificato la disciplina dell'impugnazione del calendario venatorio, intervenendo sull'art. 18 della l. n. 157 del 1992. Viene in particolare sostituito il quarto comma della disposizione, prevedendosi un termine di 30 giorni per l'impugnazione dei calendari venatori, termine decorrente dalla data della loro pubblicazione nel Bollettino ufficiale della regione.

In caso di impugnazione del calendario venatorio, le associazioni venatorie riconosciute sono parti necessarie del giudizio. Il legislatore ha inoltre previsto che in caso di proposizione della domanda cautelare, si applica il terzo comma dell'art. 119, in base al quale se il T.a.r. ritiene, a un primo sommario esame, la sussistenza di profili di fondatezza del ricorso e di un pregiudizio grave e irreparabile, fissa con ordinanza la data di discussione del merito alla prima udienza successiva alla scadenza del termine di trenta giorni dalla data di deposito dell'ordinanza, disponendo altresì il deposito dei documenti necessari e l'acquisizione delle eventuali altre prove occorrenti. In caso di rigetto dell'istanza cautelare da parte del tribunale amministrativo regionale, ove il Consiglio di Stato riformi l'ordinanza di primo grado, la pronuncia di appello è trasmessa al tribunale amministrativo regionale per la fissazione dell'udienza di merito. In tale ipotesi, il termine di trenta giorni decorre dalla data di ricevimento dell'ordinanza da parte della segreteria del tribunale amministrativo regionale, che ne dà avviso alle parti.

Inoltre, in caso di accoglimento della domanda cautelare, fino alla pubblicazione della sentenza che definisce il merito, l'attività venatoria è consentita nei termini di cui ai commi 1 e 1-bis l. n. 157 del 1992 e riacquistano efficacia i limiti di prelievo e gli orari giornalieri fissati da ciascuna regione con l'ultimo calendario venatorio legittimamente applicato.

La pubblicazione immediata del dispositivo e l'appello avverso il dispositivo

Il legislatore ha previsto che, su richiesta delle parti con dichiarazione di interesse attestata nel verbale d'udienza, può essere prevista la pubblicazione del dispositivo entro sette giorni dall'udienza di merito. L'istanza vincola il giudice a pubblicare il dispositivo entro il termine previsto dalla norma. Lo scopo della previsione è quello di cristallizzare la decisione e di consentire l'immediata formazione del titolo esecutivo.

Si tratta di una previsione applicabile ai soli provvedimenti a contenuto decisorio e non alle ordinanze istruttorie o ai decreti. L'anticipata pubblicazione interessa solo la sentenza che definisce il giudizio, almeno parzialmente, e non i provvedimenti interinali, quali ordinanze istruttorie o altro.

La pubblicazione del dispositivo costituisce un'opportunità che il legislatore offre alle parti a fini acceleratori e corrisponde all'esigenza di conoscere, sia pure in sintesi, la decisione del giudice in anticipo rispetto alla sentenza completa della motivazione, con l'evidente finalità di consentire alle parti di adottare le iniziative ritenute più opportune a fini organizzativi o economico finanziari (Cons. St. III, n. 713/2014).

La parte può proporre appello avverso il dispositivo al fine di ottenerne la sospensione prima della pubblicazione della motivazione della sentenza. L'appello è proponibile entro trenta giorni dalla pubblicazione, con riserva dei motivi da proporre entro trenta giorni dalla notificazione della sentenza o entro tre mesi dalla sua pubblicazione (Cons. St., Ad. plen., n. 8/2014).

La giurisprudenza ha inoltre definito il tema del rapporto tra appello contro il dispositivo e appello contro la sentenza traducendolo in una fattispecie a formazione progressiva. In particolare (Cons. St., Ad. plen., n. 8/2014), i due appelli costituiscono espressione del medesimo potere di impugnazione della parte, con la conseguenza che non incorrono nella sanzione di inammissibilità i motivi aggiunti che non contengono una compiuta e separata esposizione dei fatti su cui si innesta la controversia, ma rinviano alle considerazioni già espresse nell'atto di impugnazione del dispositivo. L'effetto devolutivo della controversia si produce in un primo tratto limitatamente all'emissione delle misure cautelari che l'impugnazione del dispositivo consente di anticipare in presenza della sola esecutività del dispositivo medesimo; nel secondo tratto con effetto di cognizione piena del merito della controversia in relazione ai motivi di appello che il ricorrente è posto in condizione di articolare dopo la pubblicazione della motivazione della sentenza. Correlativamente e per converso, è inammissibile l'appello rivolto contro il dispositivo, qualora sia privo dell'istanza cautelare (Cons. St. V, n. 5375/2013), ed è improcedibile qualora non venga seguito dall'impugnazione della intera sentenza (Cons. St. IV, n. 3842/2000; Cons. St. V, n. 3389/2018). Sul tema, la giurisprudenza amministrativa ha ritenuto che l'appello contro il dispositivo e l'appello contro la motivazione costituiscono distinti momenti di esercizio del medesimo potere di impugnazione della parte, che devolvono la controversia al Giudice di appello nel primo caso solo quanto all'emissione di misure cautelari, nel secondo caso quanto alla cognizione piena del merito della controversia in relazione ai motivi di impugnativa che il ricorrente è posto in condizione di articolare, con definitiva determinazione del thema decidendum, a seguito dell'esame compiuto della motivazione. Pertanto, la parte che, anticipando la tutela, ha presentato appello immediato contro il dispositivo è onerata, una volta pubblicata la motivazione, di dedurre in modo compiuto i motivi di appello al fine di non incorrere nell'improcedibilità dell'impugnazione proposta contro il dispositivo e nella perdita di efficacia di ogni misura cautelare eventualmente accordata. Ne segue per corollario che l'appello deve essere deciso esaminando l'atto presentato per secondo, nel quale sono, per l'appunto, dedotti i relativi motivi, salvo il caso in cui il secondo atto faccia espresso riferimento ai contenuti del primo (Cons. St. III, n. 2079/2019).

La mancata pubblicazione del dispositivo non comporta la nullità della pronuncia emessa nel testo integrale, perché a differenza del processo del lavoro, nel quale la lettura del dispositivo risponde ad esigenze di concentrazione del giudizio e di immutabilità della decisione, nel rito speciale in esame la pubblicazione del dispositivo ha finalità meramente acceleratorie del giudizio. Secondo la giurisprudenza prevalente, qualora si verifichino discrasie tra il dispositivo pubblicato e la pronuncia redatta per esteso, è ammessa la correzione del primo da parte della seconda (Cons. St. V, n. 4746/2003) e, comunque, l'errore è emendabile mediante il procedimento di correzione di errore materiale (Cons. St. III, n. 871/2016; Cons. St. IV, n. 4103/2015).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario