Ricorso in materia di operazioni elettorali (art. 130)

Ciro Daniele Piro

Inquadramento

L'art. 130 contiene la disciplina del rito generale in tema di impugnazione di atti delle operazioni elettorali di comuni, province, regioni e Parlamento europeo (non si estende al contenzioso elettorale politico).

La disposizione si applica a tutti gli atti del procedimento elettorale successivi all'emanazione del decreto di convocazione dei comizi elettorali, che possono essere impugnati alla conclusione del procedimento elettorale, unitamente all'impugnazione dell'atto di proclamazione degli eletti.

A differenza del rito speciale avverso le esclusioni di cui all'art. 129 (v. formula “Ricorso al T.A.R. avverso atti di esclusione di un candidato o una lista”), il ricorso proposto avverso l'esito delle operazioni elettorali deve essere prima depositato e poi notificato. La norma attribuisce al giudice una giurisdizione estesa al merito, prevedendo che in caso di accoglimento del ricorso, il giudice corregge il risultato delle elezioni e sostituisce ai candidati illegittimamente proclamati coloro che hanno diritto di esserlo. Nel caso di ricorso avverso le operazioni elettorali inerenti il Parlamento europeo, la norma dispone che i voti delle sezioni le cui operazioni sono state annullate non hanno effetto (v. formula “Ricorso in materia di elezione dei rappresentanti al Parlamento dell'UE”). L'appello deve essere proposto a pena di decadenza entro venti giorni dalla notifica o pubblicazione della sentenza (v. formula “Appello avverso sentenza del T.A.R. in materia di operazioni elettorali”).

L'art. 128 prevede l'inammissibilità, per tale tipo di controversie, del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica.

Formula

TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DEL [ ....] [18]

RICORSO EX ART. 130 C.P.A.

Nell'interesse di

- [PERSONA FISICA] [19], nato/a a .... il .... (C.F. ....), residente in ...., via/piazza .... n. ...., [eventuale: elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [20]...., C.F. .... [21], PEC: .... [22], fax .... [23], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [24] ].

[Per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di posta elettronica certificata .... ed il numero di fax ....] [25]

- ricorrente -

CONTRO

- [ ....] [indicare l'ente territoriale della cui elezione si tratta], in persona del legale rappresentante pro tempore,

- resistente -

E NEI CONFRONTI DI

- Sig./ Sig.ra .... residente in ...., via/piazza .... n. .... [26]

-controinteressato -

PER L'ANNULLAMENTO

- del verbale di proclamazione degli eletti del ...., pubblicato in data a ...., nonché degli atti preordinati, connessi, relativi al procedimento elettorale di ....;

E CONSEGUENTE CORREZIONE DEL RISULTATO ELETTORALE

- nella parte in cui .... [indicare la correzione che si chiede al giudice, ad esempio, la sostituzione del candidato .... /l'esclusione di una lista .... etc.]

FATTO

[descrivere in maniera sintetica le vicende fattuali che hanno condotto alla presentazione del ricorso, con particolare riferimento al provvedimento di cui si chiede l'annullamento, al procedimento che lo ha preceduto e a ogni altro elemento di fatto utile]

1. Il ricorrente è candidato/cittadino elettore .... [indicare chi è il ricorrente quale è la sua qualità in relazione alle operazioni elettorali censurate]

2. In data ...., si svolgevano le elezioni relative al ....;

3. Durante le operazioni elettorali si verificavano i seguenti fatti ....;

4. All'esito, con atto del ...., si proclamavano eletti i ....

5. Con il presente ricorso, si ritiene illegittimo e meritevole di annullamento l'atto di proclamazione indicato in ragione dei seguenti motivi di

DIRITTO

Sulla legittimazione e interesse del ricorrente

Il ricorrente propone il seguente ricorso, ai sensi dell'art. 130 c.p.a., nella sua qualità di ...., come si evince dalla documentazione che si allega (doc. ....).

L'interesse nasce dalla circostanza che durante le operazioni elettorali ..... Conseguentemente il ricorrente si è visto attribuire .... [indicare la lesione che si assume patita in relazione al vizio censurato]

Nel merito

L'atto di proclamazione è erroneo, nella misura in cui .... [indicare il vizio che affligge l'atto]

[indicare i motivi per quali si ritiene illegittimo l'impugnato atto di proclamazione degli eletti, come, ad esempio, la mancata attribuzione di voti, ovvero l'erronea attribuzione di voti ad altro candidato, l'illegittima ammissione di una lista concorrente o di un candidato].

Tali errori si sono verificati più in particolare quando .... [indicare in quale fase del procedimento si sono verificati gli errori di cui ci si duole].

A dimostrazione di quanto allegato si producono i seguenti documenti .... (allegati nn. ....), da cui si evince che .... [descrivere gli elementi probatori che si intende allegare al fine di dimostrare le proprie tesi].

Pertanto, si chiede a codesto Giudice, nell'esercizio dei poteri ad esso conferiti dall'art. 130, comma 9, di annullare l'atto di proclamazione, secondo quanto indicato in motivazione, e procedere alla correzione del risultato elettorale nel seguente modo .....

Istanze istruttorie

[indicare eventuali istanze istruttorie]

Si chiede che codesto Giudice voglia acquisire dalla amministrazione i seguenti documenti, siccome necessari alla valutazione delle censure qui sollevate ....

P.Q.M.

Si chiede al Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza, di disporre l'annullamento del provvedimento impugnato e, ai sensi dell'art. 130, comma 9, procedere alla correzione del risultato elettorale nel modo indicato in motivazione, [richiamare sinteticamente l'intervento di riforma che si chiede]

Con riserva di dedurre ulteriormente nel corso di causa e di proporre eventualmente motivi aggiunti di impugnazione.

Con vittoria di spese e onorari.

Si producono i seguenti documenti:

1) [copia dell'atto impugnato]

2) [copia di eventuale documentazione inerente la legittimazione ad agire]

3) [copia di documentazione a supporto delle proprie tesi, come ad esempio, dichiarazioni a verbale che danno atto delle irregolarità che si contestano]

Ai sensi dell'art. 10, comma 6, d.P.R. n. 115/2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia») e dell'art. 129 c.p.a., si dichiara che il presente procedimento è esente dal contributo unificato, trattandosi di contenzioso elettorale.

Luogo e data ....

Firma Ricorrente /Firma Avv. [27]....

PROCURA [28]

[V. formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate]

DEPOSITO INFORMATICO

Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [29].

RELATA DI NOTIFICA [30]

[V. formula “Relata di notifica a persona fisica” e formule correlate]

[18]Il ricorso si deve proporre dinnanzi al T.A.R. nella cui circoscrizione territoriale ha sede l'ente che delle cui elezioni si tratta (art. 130, comma 1, lett. a).

[19]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con mod., in l. n. 111/2011).

[20]In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc.).

[21]L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. Con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art. 40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del codice fiscale del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del modulo per il deposito telematico.

[22]Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”.

[23]L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 136, comma 1, c.p.a., e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Ai sensi di quest'ultima norma, gli importi dovuti a titolo di contributo unificato “sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'art. 136 [c.p.a.]».

[24]La procura, ove necessaria, può essere apposta in calce o a margine dell'atto o, comunque, nelle forme stabilite dall'art. 83 c.p.c.. Per i ricorsi depositati successivamente al 1° gennaio 2017, ai quali si applica il Processo Amministrativo Telematico, la procura alle liti è allegata al Modulo di deposito come documento informatico, ovvero copia informatica ottenuta dalla scansione della procura cartacea (e in tal caso il professionista dovrà attestarne la conformità nei modi previsti dall'art. 22, comma 2, del d.lgs. n. 82/2005 (‘Codice dell'Amministrazione Digitale'; cfr. art. 8, all.to 1, d.P.C.S. 28 luglio 2021).

[25]In caso di pluralità di difensori, può essere utile indicare l'indirizzo (di fax e/o PEC) al quale si desidera ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento.

[26]Ai sensi dell'art. 129, la notifica al contro interessato deve essere eseguita “ove possibile”. È anche possibile limitarsi ad indicare quali controinteressati, in maniera impersonale, i candidati delle liste ammesse, in quanto adeguata conoscenza del ricorso è effettuata mediante le forme di pubblicità legale definite dallo stesso art. 129, comma 3.

[27]Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di PDF nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dal dall'art. 6 delle Specifiche tecniche del PAT di cui all'all.to 2 del d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il modulo denominato “Modulo Deposito Ricorso”).

[28]Nei giudizi elettorali, il ricorrente può stare in giudizio personalmente, ai sensi dell'art. 23 c.p.a. In base alla circolare del Segretariato Generale della G.A. del 21 febbraio 2017 e dalla FAQ n. 16 Istr. oper. int., presso gli uffici giudiziari operano i c.d. «mini Urp», al fine di offrire assistenza ai ricorrenti che possono fare ricorso in proprio e non hanno le adeguate competenze informatiche.

[29]Gli allegati al ricorso sono depositati insieme a quest'ultimo utilizzando il “ModuloDepositoRicorso” (v. nt. 22), reperibile sul sito istituzionale (www.giustizia-amministrativa.it) seguendo le istruzioni ivi rese disponibili (art. 6, comma 1, delle Specifiche tecniche del PAT – all.to 2 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). Tale modalità si applica, ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. È stato abrogato l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020).

[30]Nel rito ex art. 130, la notificazione avviene successivamente al deposito e riguarda il ricorso unitamente al decreto con cui il presidente fissa, ai sensi dell'art. 130, comma 3, c.p.a., l'udienza per la discussione. Il ricorso è notificato nei dieci giorni successivi alla comunicazione del decreto e quindi depositato nei dieci giorni successivi alla ultima notificazione, con la prova della notifica e i documenti del giudizio.

Commento

La norma in commento reca la disciplina unitaria e speciale del rito in materia di operazioni elettorali relative alle elezioni amministrative e a quelle del Parlamento europeo, aventi ad oggetto gli atti del procedimento elettorale successivi alla convocazione dei comizi elettorali (elezioni amministrative che includono quelle disposte da comuni, province, regioni e, da ultimo, anche quelle delle città metropolitane, ai sensi dell'art. 7, comma 8-quater, d.l. n. 168/2016).

La proclamazione degli eletti rappresenta l'atto conclusivo del procedimento elettorale, ciò anche in coerenza col potere sostitutivo del G.A., previsto dal comma 9 del medesimo articolo in relazione al contenuto dell'atto di proclamazione. Gli atti endoprocedimentali eventualmente viziati andranno dunque impugnati unitamente ad esso (Cons. St. III, n. 3019/2016; Cons. St., Ad. plen., n. 16/1996; Cons. St. V, n. 1521/2001; Cons. St., n. 1618/1996). In particolare, le operazioni compiute dagli uffici centrali circoscrizionali costituiscono hanno valenza interna e rappresentano atti endoprocedimentali da impugnare unitamente al provvedimento finale lesivo (ossia quello di proclamazione degli eletti da aprte dell'Ufficio elettorale centrale (T.A.R. Catanzaro (Calabria) I, 23 settembre 2020, n. 1465). Se non impugnato nei rigorosi termini previsti dalla disposizione, l'esito diviene definitivo. Non incide su tale rilievo l'esistenza di eventuali atti successivi, quali, ad esempio, le delibere amministrative che dispongono la decadenza di un eletto, le quali non possono consentire la contestuale impugnazione dell'atto presupposto di proclamazione, pena l'elusione del termine perentorio per il ricorso (Cons. St. V, 3826/2013).

Proposizione del ricorso e soggetti legittimati

Il termine per proporre ricorso è pari a 30 giorni, che decorrono dalla proclamazione degli eletti, termine entro il quale deve procedersi al deposito dell'atto di ricorso presso la segreteria del tribunale adito. Il termine non può essere derogato in ragione della difficoltà di conoscere il vizio al momento della proclamazione degli eletti, dovendosi salvaguardare le esigenze di certezza del risultato elettorale, che non possono risultare condizionate dall'effettiva conoscibilità dei vizi eventualmente sussistenti (Cons. St., n. 623/2016). Il termine decorre dall'atto di proclamazione degli eletti e non è ancorato al criterio della lesività dell'atto impugnato, rilevando unicamente la data di conclusione del procedimento elettorale (Cons. St. V, n. 755/2014, che ritiene irricevibile il ricorso incidentale notificato solo dopo che il controinteressato aveva avuto notizia di indagini penali concernenti l'eventuale falsità delle sottoscrizioni per una lista collegata alla parte ricorrente).

Nei casi di procedimento elettorale regionale (che per sue peculiarità vede il susseguirsi di tre diversi atti di proclamazione degli eletti), si è ritenuto che il procedimento elettorale non può dirsi concluso fino a quando non sia pronunciato l'ultimo atto di proclamazione degli eletti, che definisce la composizione nominativa del consiglio regionale con l'assegnazione degli ultimi seggi in base al sistema dei resti (è da quest'ultimo, pronunciato dagli uffici centrali circoscrizionali, che va fatto decorrere il termine di impugnazione; T.A.R. Piemonte I, n. 352/2015).

In caso di proclamazione scritta, si dovrà avere riguardo all'atto scritto di proclamazione, forma del provvedimento che conclude le operazioni. È necessario che tutte le operazioni preparatorie, effettuate dall'Ufficio centrale, risultino documentate e possano essere sottoposte a un giudizio di legittimità che, per le modalità di svolgimento e per gli strumenti istruttori tipici del giudice amministrativo, presuppone un atto scritto (Cons. St., n. 2363/2015). Analogamente, è da ritenersi irricevibile il ricorso proposto avverso l'adozione della delibera consiliare di convalida dei consiglieri eletti e non avverso quella di proclamazione degli eletti, atteso che l'interesse all'azione sorge esclusivamente da tale ultimo atto, che definisce l'esatta posizione di ciascun candidato all'esito della consultazione, laddove la convalida – atto successivo e presupponente – attiene all'aspetto del concreto esercizio della carica elettiva (Cons. St. V, n. 4244/2014; T.A.R. Torino II, 9 febbraio 2022, n. 103).

Il ricorso è depositato con modalità telematiche che consentono, nel caso in cui la parte stia in giudizio personalmente, il deposito del ricorso e dei successivi atti avviene tramite PEC ovvero tramite upload (art. 9, all.to 1 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). Vi è la possibilità di farsi assistere dai c.d. “mini-URP” presenti nella segreteria dell'ufficio giudiziario ai fini del caricamento dei file (art. 5, all.to 3 al d.P.C.S. 28 luglio 2021; v. anche la circolare del Segretariato Generale della G.A. del 21 febbraio 2017 e la FAQ n. 16 Istr. oper. int.).

Legittimazione attiva

Legittimato alla proposizione del ricorso è, secondo la formulazione della norma, “qualsiasi candidato o elettore dell'ente della cui elezione si tratta” (Cons. St. III, n. 2428/2020; T.A.R. Napoli I, 1° agosto 2019, n. 4239).

Si può configurare quindi: l'ipotesi di un'azione popolare, proponibile da parte di qualsiasi cittadino elettore, a tutela del proprio diritto di elettorato attivo e finalizzata alla correzione di un determinato esito della competizione (azione popolare correttiva), ovvero l'ipotesi di un'azione individuale da parte del candidato, direttamente interessato alla verifica del risultato elettorale. Il ricorso può essere proposto dalla medesima persona fisica, sia in qualità di elettore, sia di candidato (Cons. giust. amm. Sicilia n. 350/2015; Cons. St., Ad. plen., n. 3/2010; Cons. St., n. 1838/2003). Si esclude la legittimazione al delegato di lista e ad associazioni di consumatori.

La proposizione dell'azione è facilitata dalle previsioni relative alla facoltà di difesa personale e dall'esenzione fiscale degli atti.

La giurisprudenza richiede al ricorrente di fornire una prova della propria qualità di elettore o candidato, allegando la documentazione inerente all'iscrizione nelle liste elettorali relative alle elezioni contestate, ovvero nelle liste di candidati partecipanti (Cons. St., n. 4157/2010; Cons. St., n. 2390/2008; T.A.R. Sicilia, n. 779/2018; T.A.R. Liguria, n. 2711/2009; Cons. giust. amm. Sicilia, n. 350/2015).

È stata ritenuta ammissibile l'azione giurisdizionale proposta collettivamente da candidati appartenenti a liste diverse facenti capo a coalizioni non omogenee nel caso in cui i ricorrenti chiedano la rinnovazione integrale delle operazioni elettorali e non, invece, la correzione dei risultati elettorali, mediante la verifica delle schede e degli atti del procedimento (T.A.R. Friuli Venezia Giulia (Trieste) I, n. 239/2018, che osserva come neppure un collegamento elettorale tra le liste di rispettiva appartenenza farebbe venir meno la situazione competitiva originaria in cui le medesime liste si trovano rispetto alla votazione).

Il giudice competente

È individuato ai sensi del comma 1 nel tribunale amministrativo regionale nella cui circoscrizione ha sede l'ente della cui elezione si tratta, secondo i criteri della competenza territoriale inderogabile.

Notifica del ricorso e discussione

La fase successiva al deposito, disciplinata dal comma 2 dell'art. 130, prevede che il presidente del tribunale, con decreto fissa l'udienza di discussione della causa in via di urgenza, designa il relatore, ordina le notifiche, autorizzando, ove necessario, qualunque mezzo idoneo, ordina il deposito di documenti e l'acquisizione di ogni altra prova necessaria, ordina che a cura della segreteria il decreto sia immediatamente comunicato, con ogni mezzo utile, al ricorrente.

Tra la documentazione utile da acquisire rilevano i verbali delle operazioni elettorali e le relative tabelle di scrutinio, la cui trasmissione può essere ordinata dal giudice (utilizzando le modalità stabilite dall'art. 9, allegato 1 del d.P.C.S. 28 luglio 2021 (Regole tecnico-operative per l'attuazione del processo amministrativo telematico) (T.A.R. Lazio (Latina), dec. 14 luglio 2017, n. 215).

Emesso il decreto di fissazione di udienza, questo è apposto in calce al ricorso o su foglio separato, e comunicato al ricorrente, su cui grava l'onere di provvedere alle notifiche, ai sensi del comma 3. La notifica del ricorso e del decreto di cui al comma 2, deve avvenire nei successivi 10 giorni, decorrenti dalla comunicazione della cancelleria del tribunale, e deve essere rivolta ai seguenti soggetti: all'ente della cui elezione si tratta, nel caso delle elezioni di comuni, province, regioni; all'Ufficio elettorale centrale nazionale, in caso dell'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia; alle altre parti che vi hanno interesse, e, in ogni caso, ad almeno un controinteressato.

In giurisprudenza si è ritenuto che nel giudizio avente ad oggetto l'atto di proclamazione degli eletti, sono parti necessarie unicamente l'ente al quale l'elezione si riferisce ed a cui vanno imputati i risultati elettorali, nonché, in qualità di controinteressati, i candidati della cui avvenuta elezione si discute e che, dunque, possono restare pregiudicati dalla chiesta modificazione del provvedimento impugnato (T.A.R. Catania II, 10 marzo 2021, n. 728). Non sono invece ritenuti legittimati passivi gli altri organi o le amministrazioni diverse dal predetto ente, come il Ministero dell'interno, il quale interviene nel procedimento elettorale esclusivamente ai fini organizzatori (Cons. St., n. 1982/2915; Cons. St., n. 4762/2013; Cons. St., n. 496/2008) o gli uffici elettorali, trattandosi di organi temporanei, non aventi interesse giuridicamente rilevante rispetto al mantenimento dei risultati derivanti dalle elezioni; T.A.R. Calabria (Catanzaro) I, 20 marzo 2015, n. 517; T.A.R. Sicilia (Catania), I, 29 febbraio 2024, n. 766).

Non sono qualificabili come controinteressati le liste che hanno partecipato alle elezioni (considerate come un insieme di determinati candidati, prive di soggettività giuridica), al contrario dei candidati eletti nelle liste contrapposte e, più precisamente, i candidati della cui avvenuta elezione si discute e che, dunque, possono restare pregiudicati dalla richiesta modificazione del provvedimento impugnato (T.A.R. Toscana II, 24 ottobre 2014, n. 1635). Nel caso del rinnovo dei consigli comunali, non può ritenersi controinteressato il sindaco, la cui elezione non sarebbe direttamente pregiudicato dall'esito del ricorso, ma che avrebbe piuttosto un interesse mediato e indiretto all'elezione di taluni consiglieri piuttosto che altri (T.A.R. Sicilia (Catania) II, 1° dicembre 2016, n. 3118).

Laddove il ricorrente abbia introdotto il giudizio con una notifica ordinaria del ricorso (privo del decreto presidenziale previsto dalla norma in esame), tale irregolarità è suscettibile di essere sanata, nel caso in cui il ricorrente effettui una nuova notifica secondo le modalità previste e purché il deposito del ricorso avvenga, in ogni caso, entro trenta giorni, dalla proclamazione degli eletti (Cons. St. V, n. 3771/2014).

Ultimo incombente per la corretta instaurazione del processo è costituito dalla necessità – prevista dal comma 4 della norma in commento – di depositare il ricorso e il decreto nella segreteria del tribunale adito entro dieci giorni dall'ultima notificazione di cui al comma 3. Il deposito deve comprendere anche la prova dell'avvenuta notificazione e gli atti e documenti del giudizio. Al deposito si applicano le norme relative al processo amministrativo telematico, con riguardo ai ricorsi proposti successivamente al 1° febbraio 2017. Il deposito del ricorso in segreteria «con la prova dell'avvenuta notificazione, insieme con gli atti e documenti del giudizio» (così il comma 4 dell'art. 130) ha una funzione essenziale ai fini dell'instaurazione del rapporto processuale, perché consente al giudice adito di verificare se il contraddittorio con le parti evocate in giudizio sia stato correttamente instaurato e tanto al primo quanto a queste ultime di prendere piena cognizione della controversia (Cons. St. V, n. 1190/2016).

Per ciò che riguarda l'impugnativa incidentale, secondo un indirizzo, la stessa deve avvenire entro i termini di costituzione delle parti (ossia, ai sensi del comma 5, in 15 giorni dalla notifica del ricorso principale; Cons. St., n. 755/2014); secondo altro indirizzo, il termine entro cui notificare il ricorso incidentale è di 30 giorni dal ricevimento del ricorso principale, da depositarsi nei quindici giorni successivi dovendo applicarsi l'art. 42, comma 2, c.p.a. per il ricorso incidentale nel rito ordinario, con termini ridotti alla metà in forza della previsione di cui all'art. 130, comma 10 (T.A.R. Puglia (Bari) I, 1° aprile 2015, n. 522).

Dimidiazione dei termini e motivi aggiunti

Per tutti i termini non espressamente previsti dalla norma in commento, il comma 10 prevede la dimidiazione di tutti i termini processuali, nell'intento di rendere ancora più celere lo svolgimento del giudizio.

Ciò è applicabile non solo al ricorso incidentale (come appena visto), ma anche ad altri istituti, quali, ad es., i termini per l'intervento in giudizio (da trenta a quindici giorni prima dell'udienza), per le memorie di udienza (fino a 10 giorni liberi prima dell'udienza) e per i motivi aggiunti (notificati entro 30 giorni dalla conoscenza degli atti e depositati entro 15 giorni).

Sono da ritenersi inammissibili i motivi aggiunti che non rappresentano uno sviluppo delle censure già proposte con il ricorso principale e con quelle incidentale, ma introducono censure nuove fondate sugli esiti della verificazione espletata nel corso del giudizio di primo grado. Nel processo elettorale, infatti, mentre sono ammissibili i motivi aggiunti che costituiscano svolgimento di censure tempestivamente proposte, non sono deducibili vizi inediti e cioè vizi che non trovano sufficiente e adeguato riscontro in quelli dedotti col ricorso introduttivo, come i nuovi motivi derivanti da verificazioni istruttorie, dovendosi conciliare i contrapposti interessi in gioco della effettività della tutela giurisdizionale e della celerità e speditezza che il giudizio elettorale deve in ogni caso assicurare (Cons. St. V, n. 1477/2016; Cons. giust. amm., n. 733/2012).

È possibile introdurre con il rito elettorale anche eventuali azioni di accertamento e condanna (Cons. St. V, n. 6002/2012).

Allegazioni probatorie

Anche se in base ad un più risalente e maggioritario orientamento, di cui ancora si registrano decisioni in senso conforme, nel contenzioso elettorale sussiste un'attenuazione dell'onere di specificazione dei motivi di ricorso (e quindi, purché specificati i motivi di gravame, le allegazioni di parte non necessitano di alcun supporto probatorio, neppure sotto il profilo del mero principio di prova), è opportuno che il ricorso non si limiti alla mera prospettazione specifica del vizio, ma contenga una puntuale allegazione di elementi di prova a sostegno dei motivi di impugnazione. Conseguentemente, non può ritenersi sufficiente la mera dichiarazione dell'elettore, non accompagnata da elementi oggettivi, quali riscontri nei verbali, atteso che la presenza dei rappresentanti di lista ha proprio lo scopo di garantire il corretto svolgimento delle operazioni elettorali e di far menzione e contestare nell'immediatezza eventuali irregolarità (Cons. St. V, n. 2197/2014; Cons. St., n. 3931/2014; Cons. St. V, n. 4241/2014; Cons. St. V, n. 4474/2013; Cons. St., n. 2541/2012; T.A.R. Lazio (Roma) II, 1° dicembre 2014, n. 12034). Debbono quindi essere indicati, con riferimento a circostanze concrete, la natura dei vizi denunziati (in senso conforme, Cons. St. V, n. 3280/2016), mentre si appalesano inammissibili azioni esplorative volte al mero riesame delle operazioni svolte (Cons. St. V, n. 1477/2016; Cons. St. V, 3142/2017). In caso risulti un'assoluta carenza di elementi atti a corroborare la censura, solo delineata nel ricorso, lo stesso è da ritenersi inammissibile, qualificabile come mero espediente per provocare un riesame delle operazioni dello scrutinio ai fini di una correzione dei risultati elettorali (T.A.R. Brescia (Lombardia) I, 26 settembre 2019, n. 845).

In tale contesto si è ritenuto che la dichiarazione sostitutiva dell'atto notorio, prodotta a sostegno di un ricorso elettorale, può validamente considerarsi principio di prova idoneo a legittimare la richiesta, rivolta al giudice, di disporre acquisizioni istruttorie. Ed infatti, la mancata verbalizzazione di osservazioni o contestazioni dei rappresentanti di lista, in dissenso dalle decisioni del seggio, non può rappresentare una sostanziale acquiescenza non più ritrattabile a mezzo della sostituzione dichiarativa dell'atto notorio, in quanto la rilevanza probatoria della dichiarazione sostitutiva dell'atto notorio, rilasciata dai rappresentanti di lista ai sensi del d.P.R. n. 445/2000, non può essere esclusa ipotizzando un onere con effetto decadenziale che non trova conforto in alcuna disposizione e risulta, anzi, incompatibile con la facoltatività sia della presenza del rappresentante di lista (art. 32, comma 9, n. 4, del d.P.R. n. 570/1960) sia della contestazione immediata di eventuali rilievi o dissensi (artt. 54 e 68 del medesimo d.P.R. n. 570/1960) (Cons. St., Ad. plen., n. 32/2014; Cons. St. V, n. 1821/2017; T.A.R. Reggio Calabria I, 14 aprile 2021, n. 267; T.A.R. Brescia I, 2 ottobre 2019, n. 860).

Anche le tabelle di scrutinio che di norma accompagnano i verbali rappresentano, secondo consolidata giurisprudenza, «un obiettivo elemento di riscontro» dei dati dei verbali stessi (cfr. ex multis, Cons. St. V, n. 401/2010; T.A.R. Umbria I, 23 luglio 2014, n. 408) e pertanto, qualora non sia possibile ricavare con certezza dagli stessi i voti di preferenza espressi, il giudice può disporre in via istruttoria una verificazione, di norma affidata alla prefettura e da svolgersi in contraddittorio con le altre parti, sui voti effettivamente espressi dagli elettori, in relazione alle sezioni in contestazione (T.A.R. Lazio (Roma), n. 2525/2017).

Decisione del ricorso

Dopo aver sentito le parti, se presenti, all'udienza di discussione, il collegio pronuncia la sentenza (comma 6). Ai sensi del successivo comma 7, la sentenza è pubblicata entro il giorno successivo alla decisione della causa. Nel caso in cui la «complessità delle questioni» oggetto del giudizio non consente la pubblicazione della sentenza in un termine così ristretto, si prevede in ogni caso la pubblicazione del dispositivo (sempre entro il giorno successivo all'udienza) e la sentenza è pubblicata entro i dieci giorni successivi (alla pubblicazione del dispositivo).

A differenza del rito di cui all'art. 129, che dispone espressamente la forma semplificata per la sentenza che definisce il relativo giudizio, nel caso del rito in commento la sentenza è redatta nella forma ordinaria.

La sentenza è infine trasmessa immediatamente, a cura della segreteria del tribunale amministrativo, all'ente cui si riferisce l'elezione (ossia, al Sindaco, alla giunta provinciale, alla giunta regionale, o al presidente dell'ufficio elettorale nazionale). Questi, ricevuta la sentenza, ha l'obbligo di pubblicare entro ventiquattro ore il dispositivo della sentenza nell'albo o nel bollettino ufficiale dell'ente interessato a mezzo del segretario. La pubblicazione dovrà durare almeno 15 giorni. Nel caso di elezioni relative a comuni, province e regioni la sentenza è comunicata anche al Prefetto. Il medesimo onere di pubblicazione sussiste anche una volta sia passata in giudicato la sentenza; in tal caso si annota sulla copia già pubblicata, la sua definitività.

Ulteriore obbligo di trasmissione incombe sull'ente della cui elezione si tratta, il quale dovrà comunicare, ai sensi del comma 11, «agli interessati la correzione del risultato elettorale» (nel caso di elezioni europee, la comunicazione dovrà essere eseguita, oltre che agli interessati, anche alla segreteria del parlamento europeo).

La correzione del risultato elettorale

Con riguardo al contenuto della sentenza, il comma 9 attribuisce al giudice, in caso di accoglimento del ricorso, il potere di correzione diretto del risultato delle elezioni, sostituendo ai candidati illegittimamente proclamati coloro che hanno diritto di esserlo (Cons. St. III, n. 5053/2019). Si tratta di una ipotesi di giurisdizione di merito esercitabile ogniqualvolta sia necessario annullare il risultato elettorale in presenza di irregolarità sostanziali (non determinano annullamento delle operazioni i vizi di tipo formale o mere irregolarità, che non compromettono la libera espressione del diritto di voto) (cfr. Cons. St. III, n. 2159/2016; Cons. St. V, n. 3151/2014).

L'illegittimità accertata deve aver influito in concreto sui risultati elettorali, e quindi qualora l'eliminazione di tale illegittimità non determinerebbe in ogni caso la modifica dei risultati medesimi, il giudice non procederà all'annullamento (come nel caso di un evidente disordine nello svolgimento delle operazioni elettorali, attesa la non corrispondenza tra i numeri delle schede autenticate, votate e residuate, non appare suscettibile di condurre all'annullamento delle operazioni, se non viene altresì dimostrata la sua concreta incidenza sul risultato elettorale, non essendo sufficiente un mero dubbio; Cons. St. III, n. 275/2017; Cons. St., n. 2950/2016). Ciò salvo il caso di irregolarità diffuse e generali da comportare una lesione profonda al diritto di voto e alla stessa trasparenza del procedimento elettorale, ovvero tali da far emergere un quadro di assoluta incertezza in ordine al corretto formarsi della volontà elettorale (Cons. St. III, n. 1489/2017; Cons. St., n. 610/2016; Cons. St. V, n. 1059/2016; Cons. St. V, n. 4241/2014; Cons. giust. amm. Sicilia n. 46/2014; Cons. St. V, n. 5670/2011; T.A.R. Sardegna I, 28 aprile 2016, n. 374; T.A.R. Piemonte I, 25 febbraio 2015, n. 352).

Infine, in conformità al principio della domanda, il GA non può procedere ad un controllo generalizzato delle operazioni elettorali, potendo lo stesso pronunciarsi solo su vizi specifici, dovendo rimanere nei limiti della domanda. Sarebbe illegittimo l'esercizio di un potere correttivo riferito, ad esempio, a candidati diversi che non hanno impugnato l'atto di proclamazione (Cons. St., n. 610/2016; Cons. St. V, n. 3280/2016; Cons. St., Ad. plen., 32/2014; T.A.R. Lazio (Roma) II, 3468/2017; Cons. St., n. 12034/2014).

Oltre alla correzione del risultato elettorale, può essere altresì proposta per il risarcimento dei danni (patrimoniali e non) subiti per la lesione del proprio diritto di elettorato passivo. In tal caso si richiama la necessità di una puntuale allegazione delle voci di danno, posto che “al fine del riconoscimento del danno e della sua quantificazione è necessario che la parte danneggiata prospetti, di non avere impiegato tale tempo in altra attività remunerata o che l'interessato sia rimasto privo di occupazione o sia stato occupato, ma a condizioni deteriori” (T.A.R. Sicilia (Palermo), I, 29 febbraio 2024, n. 766).

Il vuoto di tutela sul contenzioso elettorale politico

Per il contenzioso relativo alle elezioni politiche del Senato e della Camera dei deputati, malgrado l'esplicito criterio della delega di cui all'art. 44 l. n. 69/2009 – non attuato – che prevedeva la giurisdizione esclusiva del G.A., non si è provveduto ad introdurre una normativa specifica, con la conseguenza di una situazione definibile in termini di “vuoto di tutela”, quantomeno con riferimento al procedimento elettorale preparatorio.

La fase preparatoria delle elezioni politiche è stata finora disciplinata dall'art. 87 del d.P.R. n. 361/1957, richiamato in tema di elezioni del Senato dall'art. 27 del d.lgs. n. 533 del 1993, che espressamente riservano all'assemblea elettiva la convalida dell'elezione dei propri componenti, nonché il giudizio definitivo su ogni contestazione, protesta o reclamo presentati ai singoli uffici elettorali ed all'ufficio centrale durante la loro attività o posteriormente.

Proprio facendo leva su questa disposizione, attuativa del principio di autodichia delle Camere, espresso dall'art. 66 Cost., le Sezioni Unite hanno affermato che ogni questione concernente le operazioni elettorali, ivi comprese quelle relative all'ammissione delle liste, compete in via esclusiva al giudizio di dette Camere, restando, così preclusa qualsivoglia possibilità di intervento in proposito di qualsiasi autorità giudiziaria (Cass. S.U., n. 9151/2008).

Avendo la Corte di cassazione indicato nello stesso organo parlamentare il giudice competente, la Corte costituzionale ha escluso l'esistenza di un vuoto di tutela (Corte cost., n. 259/2009).

Tuttavia, la stessa Corte rileva che a partire dalla XIII Legislatura, la Camera dei deputati ha negato la propria competenza a conoscere i ricorsi riguardanti atti del procedimento elettorale preparatorio, dichiarando gli stessi (tra cui quello del ricorrente nel processo principale, che ha dato origine alla questione decisa dalla Corte) inammissibili, sulla base della considerazione che «la verifica dei titoli di ammissione degli eletti esclude per definizione che nella stessa possa ritenersi ricompreso anche il controllo sulle posizioni giuridiche soggettive di coloro i quali (singoli o intere liste) non hanno affatto partecipato alla competizione elettorale» (Giunta elez. Camera, 13 dicembre 2006).

La Corte ha, al riguardo, rilevato che tale circostanza implica che sulla questione possa sorgere un conflitto di giurisdizione, che non spetta alla Corte risolvere (Corte cost., ord. n. 117/2006), oppure, qualora ricorrano i presupposti soggettivi ed oggettivi, un conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato.

La Corte costituzionale è stata da ultimo nuovamente sollecitata ad esprimersi su tale profilo (Corte cost., n. 48/2021), riconoscendo come l'art. 66 Cost. non sottrae affatto al giudice ordinario, quale giudice naturale dei diritti, la competenza a conoscere della violazione del diritto di elettorato passivo nella fase antecedente alle elezioni, quando non si ragiona né di componenti eletti di un'assemblea parlamentare né dei loro titoli di ammissione. Anzi, il giudice ordinario sarebbe l'unico in grado di assicurare tempestiva tutela a tale diritto, posto che la giurisdizione delle Giunte successiva all'elezione, rappresenta una risposta non soddisfacente (v., amplius, il commento sub art. 126, in Chieppa, Codice del processo amministrativo commentato, Milano, 2022).

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