Appello contenente motivo di difetto di competenza del Tar Lazio 

Maurizio Santise

Inquadramento

La competenza territoriale del Tar è sempre “inderogabile” ed è sottoposta ad una regolamentazione unitaria, anche nelle ipotesi di competenza “funzionale” contemplata dall'art. 14 del codice.

Il giudice può rilevare l'incompetenza d'ufficio, ma solo in primo grado.

Nei “giudizi di impugnazione”, l'incompetenza può essere esaminata solo se dedotta con uno specifico mezzo di gravame, diretto contro la decisione che, anche “implicitamente”, abbia affermato la competenza del giudice.

Le parti possono sollevare la questione di incompetenza secondo le rigide modalità e i ristretti termini previsti dall'art. 15, commi 2 e 3, del codice del processo.

L'ordinamento individua, quindi, un “doppio regime” della questione di incompetenza, a seconda che essa sia prospettata dalla parte o sia rilevata di ufficio dal giudice.

Qualora l'incompetenza sia stata tempestivamente eccepita dalle parti interessate, ai sensi dell'articolo 15, comma 3, si apre uno speciale incidente processuale, destinato a risolvere preliminarmente, in modo definitivo e secondo rapide cadenze, ogni questione attinente alla competenza territoriale. In tale eventualità, il giudice che pronuncia la sentenza di merito resta vincolato alla determinazione della competenza stabilita attraverso questo iter processuale e la questione di incompetenza non è più deducibile mediante l'impugnazione della decisione.

Una seconda ipotesi è quella in cui nessuna parte eccepisca il difetto di competenza e non siano proposte domande cautelari. In tal caso resta aperta, sino alla decisione di merito, il potere del giudice di rilevare l'incompetenza. In questo caso, la questione di incompetenza è rilevabile in appello solo se vi è una specifica deduzione con apposito mezzo di impugnazione diretto contro la statuizione, anche implicita, del T.A.R.

Una terza ipotesi riguarda i casi in cui, nel corso del giudizio di merito, sia proposta domanda cautelare, ma nessuna parte deduca l'incompetenza e questa non sia esaminata esplicitamente dal giudice.

Al riguardo, il comma 2 dell'art. 15 stabilisce che “In ogni caso il giudice decide sulla competenza prima di provvedere sulla domanda cautelare e, se non riconosce la propria competenza ai sensi degli artt. 13 e 14, non decide sulla stessa (domanda cautelare)”.

La formula della disposizione deve essere letta nel senso che la sede dell'incidente cautelare è quella in cui, tanto le parti, quanto il giudice, hanno, rispettivamente, l'onere di eccepire e il dovere di rilevare l'incompetenza territoriale.

Pur non essendo affermato in modo esplicito dalla disposizione, si deve ritenere, pertanto, che i termini previsti dal comma 2 prevalgono su quelli del successivo comma 3. Si deve ritenere, pertanto, che lo stesso potere officioso del giudice di esaminare la questione di competenza si esaurisca nell'ambito del giudizio cautelare.

La decisione sulla competenza, anche se implicita, non rileva solo nell'ambito dell'incidente cautelare, ma vincola anche la decisione del merito.

Formula

ECC.MO CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE

APPELLO

Nell'interesse di:

- [PERSONA FISICA] [1], nato/a a ... il ... (C.F. ...), residente in ..., via/piazza ... n. ..., elettivamente domiciliato/a in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [2] ..., C.F. ... [3], PEC: ... [4], fax ... [5], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti ... [6].

- [PERSONA GIURIDICA] [7], con sede legale in ..., via/piazza ..., n. ..., iscritta nel registro delle imprese di ..., n. ..., P.I. ..., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [8] ..., C.F. ... [9], PEC: ... [10], fax ... [11], che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti ... [12].

[Per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di posta elettronica certificata ... ed il numero di fax ... ] [13]

- appellante -

CONTRO

- [Amministrazione/Ente/Autorità] [14], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato] [15],

- appellato -

E NEI CONFRONTI DI

- Sig./ Sig.ra ... residente in ..., via/piazza ... n. ..., rappresentato e difeso nel giudizio di primo grado dall'Avv.to ... ed elettivamente domiciliato presso ...

- controinteressato -

PER L'ANNULLAMENTO

- della sentenza del T.A.R. Lazio, sede di Roma, del ..., n. ..., pubblicata in data ..., notificata in data ... [16], con cui è stato respinto il ricorso ... [17].

FATTO

Con ricorso n ... il ricorrente ha impugnato il provvedimento n. ...

Il T.A.R. Lazio, sede di Roma, ha accolto il ricorso con sentenza n. ...

Durante il giudizio di primo grado nessuna parte ha eccepito il difetto di competenza e non sono state proposte domande cautelari.

Poiché la giurisprudenza amministrativa ha chiarito che, in tali casi, resta aperta, sino alla decisione di merito, il potere del giudice di rilevare l'incompetenza e che la questione di incompetenza è rilevabile in appello solo se vi è una specifica deduzione con apposito mezzo di impugnazione diretto contro la statuizione, anche implicita, del T.A.R. (cfr., Cons. Giust. Amm. Sicilia 20 aprile 2015, n. 330).

L'odierno appellante ritiene che la sentenza di primo grado è illegittima perché emessa da un giudice incompetente per i seguenti motivi di

DIRITTO

[indicare i motivi per quali si ritiene illegittima la sentenza impugnata per difetto di competenza]

P.Q.M.

Si chiede a codesto Ecc.mo Giudice, respinta ogni contraria istanza, di disporre l'annullamento della sentenza impugnata per difetto di competenza del giudice adito e trasmettere gli atti al T.A.R. ritenuto competente.

Con vittoria di spese e onorari.

Si producono i seguenti documenti:

1) [copia della sentenza gravata]

2) [fascicolo del primo grado di giudizio]

3) [ ... ] [18]

Ai sensi dell'art. 13, comma 6 bis, d.P.R. n. 115/2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro ... . Il contributo unificato, già versato, dovrà, pertanto, applicarsi nella misura determinata in relazione allo scaglione di appartenenza, per un importo pari a Euro ... [Rinvio a Formula “Dichiarazione ai fini del contributo unificato”].

Luogo e data ...

Firma Avv. ... [19]

PROCURA

[V. formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate]

ISTANZA ABBREVIAZIONE DEI TERMINI (eventuale)

[V. formula “Istanza abbreviazione dei termini”]

RELATA DI NOTIFICA

[V. formula “Relata di notifica a persona fisica” e formule correlate]

DEPOSITO INFORMATICO

Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche. ​ [20]

1. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011).

2. In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc...).

3. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. Con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art.40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del codice fiscale del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del modulo per il deposito telematico.

4. Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”.

5. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 136, comma 1, c.p.a., e dall'art. 13, comma 6 bis, d.P.R. n. 115/2002. Ai sensi di quest'ultima norma, gli importi dovuti a titolo di contributo unificato “sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'articolo 136 [c.p.a.]».

6. La procura, conferita ad avvocato abilitato al patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori, può essere apposta in calce o a margine dell'atto di appello o, comunque, nelle forme stabilite dall'art. 83 c.p.c. Per i ricorsi depositati successivamente al 1° gennaio 2017, ai quali si applica il Processo Amministrativo Telematico, la procura alle liti è allegata al Modulo di deposito tramite copia informatica (ottenuta dalla scansione della procura cartacea) e il professionista dovrà attestarne la conformità nei modi previsti dall'art. 22, comma 2, del d.lgs. n. 82/2005 (‘Codice dell'Amministrazione Digitale'; cfr. art. 8, d.P.C.S. 28 luglio 2021).

7. In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio.

8. V. nt. 2.

9. V. nt. 3.

10. V. nt. 4.

11. V. nt. 5.

12. V. nt. 6.

13. In caso di pluralità di difensori, può essere utile indicare l'indirizzo (di fax e/o PEC) al quale si desidera ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento.

14. A titolo esemplificativo, il ricorso sarà proposto contro il Ministero “in persona del Ministro in carica”; in caso di Comune, “in persona del Sindaco in carica”, in caso di un'autorità indipendente o altro ente pubblico o concessionario di pubblici servizi, “in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore”.

15. In caso di amministrazioni statali, si applicano le norme vigenti per la difesa in giudizio delle stesse, che prevedono il patrocinio da parte dell'Avvocatura dello Stato territorialmente competente (quella nel cui distretto ha sede il T.A.R. adito; v. artt. 1, l. n. 260/1958 e 10, comma 3, l. n. 103/1979). Le funzioni dell'Avvocatura dello Stato nei riguardi dell'amministrazione statale sono estese alle regioni a statuto ordinario che decidano di avvalersene con deliberazione del consiglio regionale da pubblicarsi per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e nel Bollettino ufficiale della regione (art. 10, comma 1, l. n. 103/1979).

16. Indicare il numero e la data del provvedimento. In caso di mancata notifica o comunicazione, indicare il momento in cui lo stesso è stato conosciuto.

17. Inserire il n. di RG del ricorso e una descrizione sintetica del suo oggetto.

18. Copia di eventuale altra documentazione utile alla comprensione del contesto fattuale e/o alle ragioni dell'appello, nonché di eventuali istanze istruttorie, nei limiti consentiti dall'art. 104, comma 2, c.p.a.

19. Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di PDF nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dal d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il Modulo deposito Atto).

20. Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito della Giustizia Amministrativa.

È stato definitivamente abrogato l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020).

Commento

La competenza è la porzione di potere che ogni giudice esercita nei confronti dei giudici appartenenti alla stessa giurisdizione. Dovrebbe, quindi, rappresentare un presupposto meno rilevante della giurisdizione, che necessariamente presuppone. L'art. 13, tuttavia, ha introdotto il generale principio di inderogabilità della competenza, segnando così una netta differenza con la competenza territoriale del giudice civile che, in linea di massima, è derogabile, come emerge dall'art. 38 c.p.c. e avvicinando in modo evidente le questioni di competenza alle questioni di giurisdizione. Non rientrano nelle questioni di competenza la ripartizione delle controversie tra Tar con sede nel capoluogo e sezione staccata (art. 47), salvo i casi previsti dall'art. 14, che prevede una competenza funzionale inderogabile.

Come per la giurisdizione, la determinazione dell'ambito della competenza è coperta dalla riserva di legge di cui all'art. 113, comma 3, Cost.

Le norme sulla competenza stabiliscono la distribuzione delle controversie tra Consiglio di Stato, Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Sicilia e Tar che avviene sulla base dei seguenti criteri: il grado, il territorio e la materia.

In relazione al riparto di competenza tra Tar Lazio, sede di Roma, e le altre sedi dei Tar si veda la sentenza della Corte cost. n. 174/2014 con cui è stata dichiarata l'illegittimità costituzionale dell'art. 135, comma 1, lett. q-quater), del d.lgs. n. 104/2010 (Attuazione dell'articolo 44 della legge 18 giugno 2009, n. 69, recente delega al governo per il riordino del processo amministrativo), nella parte in cui prevede la devoluzione alla competenza inderogabile del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, sede di Roma, delle controversie aventi ad oggetto i provvedimenti emessi dall'autorità di polizia relativi al rilascio di autorizzazioni in materia di giochi pubblici con vincita in denaro.

Secondo la Corte la devoluzione delle controversie contemplate dall'art. 135 c.p.a. alla cognizione del T.A.R. del Lazio, sede di Roma, in quanto, in taluni casi, derogatorie rispetto agli ordinari criteri di riparto della competenza − fondati sull'efficacia territoriale dell'atto e sulla sede dell'autorità emanante – potrebbe comportare la violazione del principio di ragionevolezza, di cui all'art. 3 Cost., e del principio di decentramento della giustizia amministrativa, di cui all'art. 125 Cost.

Ne consegue la necessità di «accertare che ogni deroga al suddetto principio sia disposta in vista di uno scopo legittimo, giustificato da un idoneo interesse pubblico (che non si esaurisca nella sola esigenza di assicurare l'uniformità della giurisprudenza sin dal primo grado, astrattamente configurabile rispetto ad ogni categoria di controversie); che la medesima deroga sia contraddistinta da una connessione razionale rispetto al fine perseguito; e che, infine, essa risulti necessaria rispetto allo scopo, in modo da non imporre un irragionevole stravolgimento degli ordinari criteri di riparto della competenza in materia di giustizia amministrativa».

Secondo la Corte, la verifica della compatibilità costituzionale della disposizione impugnata, in applicazione dei criteri sopra esposti, conduce all'affermazione della sua illegittimità, per contrasto con il principio dell'articolazione territoriale della giustizia amministrativa, di cui all'art. 125 Cost.

Ciò in quanto le controversie previste dalla disposizione impugnata attengono, infatti, a provvedimenti emessi non già da un'autorità centrale, ma da un'autorità periferica, e segnatamente dalla questura, competente al rilascio di autorizzazioni ex art. 88 del r.d. n. 773/1931.

La possibile esistenza di profili di connessione con atti di autorità centrali (e in particolare con quelli emessi dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, previsti dalla prima parte della stessa lett. q-quater dell'art. 135, comma 1), non esclude, comunque, il carattere squisitamente locale degli interessi coinvolti nel provvedimento.

Né sussistono ragioni di «straordinarietà delle situazioni di emergenza (e nella eccezionalità dei poteri occorrenti per farvi fronte). Al contrario, l'attività oggetto delle autorizzazioni previste dall'art. 88 del r.d. n. 773/1931, e la natura degli accertamenti che le Questure sono chiamate a svolgere ai fini del rilascio di dette autorizzazioni, non sono qualificate dal carattere della straordinarietà, né dall'esigenza di fronteggiare situazioni di emergenza; va inoltre escluso che la disciplina derogatoria introdotta dalla disposizione censurata si giustifichi in funzione di un peculiare status dei destinatari dei provvedimenti, come tale meritevole di un diverso trattamento.

Quanto all'esigenza di uniformità della giurisprudenza sin dal primo grado di giudizio, va rilevato che la Corte ha recentemente escluso che tale esigenza sia da sola idonea a giustificare un regime processuale differenziato (sentenza n. 159/2014); in ogni caso, anche a prescindere da tale rilievo, si osserva che − in questa materia − la probabilità che si formino pronunce contrastanti tra i vari uffici giudiziari dislocati sul territorio non è superiore a quanto accade nella generalità delle controversie attribuite alla cognizione dei giudici amministrativi, rispetto alle quali l'uniformità della giurisprudenza viene garantita, in sede di gravame, dal Consiglio di Stato, ed in particolar modo dalla sua Adunanza Plenaria.

Su queste basi la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 135, comma 1, lett. q-quater), del d.lgs. n. 104/2010, nella parte in cui prevede la devoluzione alla competenza inderogabile del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, sede di Roma, delle controversie aventi ad oggetto i provvedimenti emessi dall'autorità di polizia relativi al rilascio di autorizzazioni in materia di giochi pubblici con vincita in denaro.

Altro contenzioso è scaturito dalla competenza in relazione al ricorso, con il quale alcuni civili appartenenti al Corpo Forestale dello Stato hanno impugnato il decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Corpo Forestale dello Stato – adottato in attuazione dell'art. 12, d.lgs. n. 177/2016 (che ha disposto la riorganizzazione delle Forze di polizia e l'assorbimento del Corpo Forestale dello Stato) – che li ha assegnati all'Arma dei Carabinieri.

Alcune pronunce della giustizia amministrativa hanno ritenuto sussistente la competenza del T.A.R. periferico e non del T.A.R. del Lazio, sede di Roma, in relazione a ad una controversia avente ad oggetto il decreto del Capo del Corpo Forestale dello Stato mediante il quale è stata individuata l'Amministrazione (e la sede) presso la quale il ricorrente dovrà “proseguire” il rapporto di impiego sinora intrattenuto dalla parte ricorrente di primo grado con il Corpo Forestale dello Stato, essendo in presenza di un atto plurimo, ossia di un provvedimento che, a dispetto dell'unitarietà formale, è funzionalmente scindibile in tante diverse decisioni quanti sono i destinatari perché individua la futura destinazione professionale degli appartenenti al Corpo traguardati uti singuli e non quali parti di un tutto inscindibile ed organicamente considerato (Cons. St. IV, ord., n. 2277/2017).

Alcuni Tribunali regionali (T.A.R. Marche, ord. coll., n. 13/2017; T.A.R. Lazio, II, ord. coll., n. 83/2017; T.A.R. Molise, ord. coll., n. 527/2016) hanno ritenuto la propria competenza in applicazione dell'art. 13, comma 2, c.p.a., secondo cui “Per le controversie riguardanti pubblici dipendenti è inderogabilmente competente il tribunale nella cui circoscrizione territoriale è situata la sede di servizio”.

Il T.A.R. Toscana (ord. coll., 27 gennaio 2017, n. 158) si è discostato motivatamente da tale orientamento, sul rilievo che anche nel caso di controversie riguardanti pubblici dipendenti, nell'ipotesi in cui siano impugnati anche atti aventi efficacia generale, prevale il criterio che individua la competenza del T.A.R. Lazio per gli atti di tale natura, atteso che, nel caso in cui siano contestualmente impugnati l'atto applicativo e i presupposti atti a valenza generale, esiste una relazione che può definirsi di presupposizione (ossia di condizionamento genetico, sia pur unilaterale), la quale logicamente impone una trattazione congiunta (Cons. St. IV, n. 1919/2014).

Secondo questa diversa impostazione ermeneutica l'atto impugnato è volto a produrre effetti generali su tutto il territorio nazionale, a prescindere dalla sede di servizio dei deducenti, e le censure da questi avanzate, ove accolte, determinerebbero la caducazione dell'intero provvedimento, senza distinzione rispetto alla sede di servizio degli interessati, i quali muovono censure di carattere ugualmente generale e radicale, che prescindono dalle singole sedi di servizio e di destinazione.

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