Istanza di autorizzazione preventiva al deposito di atti che superano i limiti del decreto sinteticità (art. 6 d.P.C.S. n. 167/2016 e art. 13-ter All. 2 disp. att. c.p.a.)

Ines Pisano

Inquadramento

Con la l. n. 197/2016 il titolo della rubrica del titolo IV delle norme di attuazione, di cui all'all. 2 disp. att. c.p.a. è stato sostituito in “Processo amministrativo telematico e criteri di redazione degli atti processuali”: ciò denota come, nelle intenzioni del legislatore, all'avvio del PAT si accompagni una netta presa di posizione circa l'obbligo di redazione di qualsiasi tipologia di atto processuale – a prescindere dalla materia trattata – in forma sintetica, oltre che chiara. Tale esigenza risponde alla ratio di consentire lo spedito svolgimento del giudizio in coerenza con i princìpi di cui all'articolo 3, comma 2, del c.p.a.

Ai sensi dell'art. 13-ter all. 2 disp. att. c.p.a., i criteri e i limiti che le parti sono obbligate a rispettare sono stabiliti con d.P.C.S., sentiti il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, il Consiglio nazionale forense e l'Avvocato generale dello Stato, nonché le associazioni di categoria degli avvocati amministrativisti, recentemente adottato con provvedimento n. 167 del 22 dicembre 2016, entrato in vigore il 22 gennaio 2017. Per effetto della l. n. 197/2016 e del decreto attuativo n. 167/2016, quindi, il procedimento originariamente previsto dall'art. 120, comma 6, c.p.a. in materia di appalti pubblici viene ora esteso a qualsiasi materia e tipologia di controversia.

Da tali limiti l'art. 13-ter, comma 2, c.p.a. esclude espressamente sia le intestazioni che le altre indicazioni formali dell'atto. Poiché la norma fa esplicito riferimento agli atti di parte, da tali limiti sono esclusi i documenti allegati al ricorso. Con decreto n. 127 del 16 ottobre 2017 del Presidente del Consiglio di Stato sono state apportate alcune modifiche al decreto sulla sinteticità degli scritti difensivi del 22 dicembre 2016: in particolare, si estendono alle memorie di replica i limiti dimensionali previsti per l'atto introduttivo del ricorso e per altri scritti difensivi che non abbiano una disciplina particolare; è stato altresì consentito che l'istanza motivata di autorizzazione alla deroga dei limiti dimensionali venga presentata autonomamente (e non necessariamente formulata in calce allo schema di ricorso).

Va sottolineato che il d.lgs. n. 149 del 2022, in coerenza con quanto già previsto nel processo amministrativo, ha modificato l'art. 121 c.p.c., rubricato «Libertà delle forme» e recante il fondamentale principio secondo il quale gli atti del processo per i quali la legge non richiede forme determinate, possono essere compiuti nella forma più idonea al raggiungimento del loro scopo, integrandolo sia nella rubrica, (che ora vede aggiunte le parole «Chiarezza e sinteticità degli atti») sia nel testo, laddove è stabilito che «tutti gli atti del processo sono redatti in modo chiaro e sintetico».

Formula

AL SIG. PRESIDENTE DEL .... [1]

ISTANZA DI AUTORIZZAZIONE PREVENTIVA AL SUPERAMENTO DEI LIMITI DIMENSIONALI DI CUI AL D.P.C.S. N. 167/2016 [2] (ART. 13- TER ALL. 2 DISP. ATT. C.P.A.)

Nell'interesse di

- [PERSONA FISICA] [3], nato/a a .... il .... C.F. ...., residente in ...., via/piazza .... n. ...., elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [4] ...., C.F. .... [5], PEC .... [6], fax .... [7], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [8];

- [PERSONA GIURIDICA] [9], con sede legale in ...., via/piazza ...., n. .... iscritta nel registro delle imprese di ...., n. ...., P.I. ...., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [10] ...., C.F. .... [11], PEC .... [12], fax .... [13], che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [14]

PREMESSO

- che il sottoscritto difensore intende procedere con modalità telematiche al deposito del presente atto (ev. nel giudizio N.R.G. ....);

- che l'atto eccede i limiti dimensionali fissati dal d.P.C.S. n. 167/2016, in quanto la presente controversia:

[presenta questioni tecniche giuridiche/di fatto particolarmente complesse]/ [attiene a interessi sostanziali perseguiti di particolare rilievo anche economico/politico/sociale/] oppure [attiene alla tutela dei diritti civili, sociali e politici] tali da giustificare il superamento dei limiti dimensionali richiesti per l'atto processuale;

- ritenuto che l'esigenza di superare tali limiti dimensionali può essere favorevolmente valutata da Codesto Giudice, con riferimento al [15] :

[valore della causa o criteri relativi al contributo unificato] / [numero e ampiezza degli atti e dei provvedimenti impugnati] / [dimensione della sentenza gravata] / [esigenza di riproposizione di motivi dichiarati assorbiti ovvero di domande od eccezioni non esaminate] / [necessità di dedurre distintamente motivi rescindenti e motivi rescissori] / [l'avvenuto riconoscimento della presenza dei presupposti di cui al presente articolo nel precedente grado di giudizio] / [la rilevanza della controversia in relazione allo stato economico dell'impresa] / [l'attinenza della causa nel rito appalti a taluna delle opere di cui all'art. 125 c.p.a.];

- ritenuto che, operando un bilanciamento degli interessi tra l'esigenza di consentire lo spedito svolgimento del giudizio in coerenza con il principio di sinteticità e gli interessi della parte assistita così come suindicati, questi ultimi appaiono prevalere;

Visti gli artt. 13-ter, comma 3, all. 2 disp. att. c.p.a. e 6 d.P.C.S. n. 167/2016

CHIEDE

che l'Ill.mo Giudice adito, valutata la sussistenza dei presupposti indicati, voglia autorizzare il sottoscritto a procedere al deposito del presente schema [16] di .... [17] in deroga ai suindicati limiti dimensionali.

Luogo e data ....

Firma Avv. .... [18]

[1]L'istanza si propone al Presidente, rispettivamente, del Consiglio di Stato, del Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana, del Tribunale amministrativo regionale, del Tribunale regionale di giustizia amministrativa - sezione autonoma di Trento o di Bolzano adito, o dal magistrato a ciò delegato, dell'ufficio giudiziario nel quale deve essere effettuato il deposito dell'atto introduttivo o dell'atto successivo al primo, qualora il fascicolo informatico sia stato già incardinato, ai sensi dell'art. 5, All. 1, d.P.C.S. n. 134/2020, con attribuzione di un Numero di Registro generale. Tale ufficio giudiziario corrisponde a quello nella cui circoscrizione territoriale ha sede l'amministrazione che ha emesso l'atto, ovvero nel cui ambito regionale sono limitati gli effetti diretti dell'atto (cfr. art. 13, comma 1, c.p.a.). Nel caso di controversie relative al pubblico impiego, sussiste il foro speciale indicato dall'art. 13, comma 2, c.p.a. (ossia il T.A.R. nella cui circoscrizione è situata la sede di servizio). Diversamente da quanto previsto in passato per il rito appalti, quindi, l'istanza non va più proposta al Presidente di Sezione: ciò, evidentemente, al fine di assicurare l'uniformità dei criteri per tutto l'ufficio giudiziario di competenza, anche in tema di deroghe al principio di sinteticità. A tal fine il ricorrente, principale o incidentale, formula in calce allo schema di ricorso istanza motivata, sulla quale il Presidente o il magistrato delegato si pronuncia con decreto entro i tre giorni successivi. A seguito delle modifiche apportate con l'art. 6 del d.P.C.S. n. 127 del 16 ottobre 2017, l'istanza potrà essere proposta anche con atto separato (la disposizione prevede infatti che l'istanza sia allegata allo schema di ricorso soltanto “ove possibile”). Con l'entrata in vigore del PAT, il decreto di autorizzazione al superamento dei limiti dimensionali, redatto in formato digitale, è automaticamente indirizzato, dopo la firma elettronica del magistrato e del segretario, alla comunicazione inviata a mezzo PEC alla parte istante. In caso di mancanza o di tardività della pronuncia l'istanza si intende accolta. Il decreto favorevole ovvero l'attestazione di segreteria o l'autodichiarazione del difensore circa l'avvenuto decorso del termine in assenza dell'adozione del decreto sono notificati alle controparti unitamente al ricorso. Anche i successivi atti difensivi di tutte le parti sono tenuti a seguire, nel relativo grado di giudizio, il medesimo regime dimensionale. Analoga istanza può essere formulata da una parte diversa dal ricorrente principale, limitatamente alla memoria di costituzione, in calce allo schema di atto processuale. In tal caso il decreto favorevole, ovvero l'attestazione di segreteria o l'autodichiarazione del difensore circa l'avvenuto decorso del termine in assenza dell'adozione del decreto, sono depositati unitamente alla memoria di costituzione, e di essi si fa menzione espressa in calce alla memoria di costituzione; gli atti difensivi successivi alla memoria di costituzione, di tutte le parti, seguono il medesimo regime dimensionale nel relativo grado di giudizio.

[2]In data 21 luglio 2017 il Consiglio di Presidenza della Giustizia amministrativa ha espresso il proprio parere sullo schema di modifica del d.P.C.S. n. 167/2016, sulla base dell'istanza di riesame presentata dall'Unione Nazionale Avvocati Amministrativisti in data 17 marzo 2017. Le modifiche proposte attengono alle memorie di replica, le cui dimensioni sono rapportate, per par condicio tra le parti, a quelle degli atti introduttivi (art. 3) nonché alla modalità di presentazione dell'istanza, che contempla la possibilità di presentare l'istanza motivata anche non contestualmente allo schema del ricorso (art. 6). Tali modifiche sono state recepite dal d.P.C.S. n. 127/2017.

[3]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con mod., in l. n. 111/2011).

[4]In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc.).

[5]L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, c.p.c., come modificato dall'art. 4, 8° comma, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010; con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art. 40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del CF del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del Modulo deposito.

[6]Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”.

[7]L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 136, comma 1 c.p.a. e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. 115/2002. Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis 1, d.P.R. cit., «Gli importi di cui alle lettere a), b), c), d) ed e) del comma 6-bis sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'articolo 136 del codice del processo amministrativo di cui al decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104, ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale nel ricorso. L'onere relativo al pagamento dei suddetti contributi è dovuto in ogni caso dalla parte soccombente, anche nel caso di compensazione giudiziale delle spese e anche se essa non si è costituita in giudizio. Ai fini predetti, la soccombenza si determina con il passaggio in giudicato della sentenza. Ai fini del presente comma, per ricorsi si intendono quello principale, quello incidentale e i motivi aggiunti che introducono domande nuove».

[8]Per gli atti di parte redatti con modalità telematiche dopo il 1° gennaio 2017, quanto alla procura si deve tener conto di quanto stabilito dall'art. 83 c.p.c. in combinato disposto con l'art. 8, all. 1, d.P.C.S. n. 134/2020.

[9]In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio.

[10]In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc.).

[11]L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella legge n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella legge 24/2010; con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art. 40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del CF del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e Fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del Modulo deposito.

[12]Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”.

[13]L'indicazione del numero di fax dell'avvocato, per quanto riguarda il processo amministrativo, è prevista dall'art. 136, comma 1 c.p.a. e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis 1, d.P.R. cit. «Gli importi di cui alle lettere a), b), c), d) ed e) del comma 6-bis sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'articolo 136 del codice del processo amministrativo di cui al decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104, ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale nel ricorso. L'onere relativo al pagamento dei suddetti contributi è dovuto in ogni caso dalla parte soccombente, anche nel caso di compensazione giudiziale delle spese e anche se essa non si è costituita in giudizio. Ai fini predetti, la soccombenza si determina con il passaggio in giudicato della sentenza. Ai fini del presente comma, per ricorsi si intendono quello principale, quello incidentale e i motivi aggiunti che introducono domande nuove.».

[14]Per quanto riguarda gli atti di parte redatti con modalità telematiche dopo il 1° gennaio 2017, ai fini della procura si deve tener conto di quanto stabilito dall'art. 83 c.p.c. in combinato disposto con l'art. 8, all. 1, d.P.C.S. n. 134/2020.

[15]A differenza del previgente d.P.C.S. n. 40/2015, il d.P.C.S. n. 167/2016 non richiesto espressamente che si tratti di presupposti di “straordinario rilievo”, tale da non permettere una adeguata tutela nel rispetto dei limiti dimensionali.

[16]A seguito delle modifiche introdotte dall'art. 6 del d.P.C.S. n. 127 del 16 ottobre 2017 l'istanza può essere presentata anche autonomamente dallo schema dell'atto introduttivo, che dovrà essere allegato soltanto “ove possibile”.

[17]Va indicato l'atto che supera i limiti dimensionali.

[18]Trattandosi di istanza apposta in calce all'atto di parte, ne segue le medesime forme e deve essere quindi redatta in forma di PDF nativo digitale sottoscritta con firma PADES. Va rilevato che secondo la proposta di modifica del d.P.C.S. n. 167/2017 presentata dall'U.N.A.A. in data 17 marzo 2017 e approvata in data 21 luglio 2017 dal Consiglio di Presidenza della G.A. l'istanza potrà essere presentata anche autonomamente dallo schema dell'atto introduttivo, che dovrà essere quindi allegato soltanto “ove possibile”.

Commento

Il principio di sinteticità costituisce uno dei principali strumenti per garantire la speditezza e l'efficienza del processo amministrativo ed è cristallizzato, in via generale, dall'art. 3, comma 2, c.p.a., come di recente modificato dal d.l. n. 168/2016, conv. in l. n. 197/2016, che invita tanto il giudice quanto le parti a redigere gli atti in maniera chiara e sintetica, secondo quanto disposto dalle norme di attuazione.

Più che di una sollecitazione si tratta, quantomeno per le parti, di un vero e proprio obbligo, nella prospettiva – delineata dall'articolo 2, comma 2, del c.p.a. – che tutti gli attori del processo cooperino per la realizzazione della ragionevole durata del medesimo. Il principio di sinteticità è, inoltre, espressamente contemplato nell'art. 26, comma 1, c.p.a. – unitamente a quello della “chiarezza degli atti di parte” – quale criterio di determinazione delle spese del giudizio [19].

I limiti dimensionali, validi per qualsiasi tipologia di controversia, sono oggi statuiti nell'art. 3 del d.P.C.S. n. 167/2017 (Limiti dimensionali degli atti processuali di parte), come modificato dal d.P.C.S. n. 127/2017 che individua tali limiti non con riferimento al numero di pagine (come in passato avveniva per i limiti fissati dal decreto 25 maggio 2015 n. 40 per il rito appalti), bensì con riguardo al numero di caratteri [20]. A mente dell'art. 6, comma 2, del d.P.C.S. n. 167/2016, la parte che, per le esigenze difensive di cui all'art. 5, comma 1, necessiti di esporre le sue argomentazioni difensive debordando dai limiti dimensionali degli atti processuali scolpiti dall'art. 3, deve domandare un'apposita autorizzazione, formulando, a tale fine, istanza motivata “in calce allo schema di ricorso”. La medesima istanza, che, di regola, andrebbe proposta in via preventiva, può “per gravi e giustificati motivi”, essere presentata in via successiva, ossia a superamento dei suddetti limiti già avvenuta, ed essere decisa dal giudice della controversia (Cons. St., n. 1040/2022). Tuttavia, fermo il richiamo al limite massimo tassativo dei caratteri previsto dall'art. 3, comma 1, lett. b), del d.P.C.S. n. 167/2016, la scelta di illustrare e spiegare complesse censure nel corpo dell'atto può essere ricondotta a profili di non ridondanza e condurre ad accogliere la richiesta subordinata formulata in udienza di esaminare comunque i motivi eccedenti il limite (Cons. St., n. 2583/2022).

La richiesta di superamento dei limiti dimensionali deve corrispondere a esigenze effettive, e non può essere utilizzata come mezzo surrettizio per ottenere una rimessione in termini per la notifica delle impugnazioni e, comunque, deve essere chiesta in tempo utile affinché l'ufficio giudiziario vi possa provvedere entro il termine di scadenza dell'impugnazione, tenendo conto del termine stabilito per la pronuncia del giudice sull'istanza. Integra abuso del processo chiedere una deroga ai limiti dimensionali a poche ore di scadenza del termine lungo di impugnazione della sentenza, in un orario in cui l'ufficio giudiziario è chiuso, tanto più che lo stesso dispone di soli tre giorni per pronunciarsi sull'istanza (Cons. giust. amm. Sicilia Sez. giurisdiz. decr., n. 215/2021).

L'art. 5 del d.P.C.S. n. 167/2016, in attuazione dell'art. 13-ter, comma 2, All. 2 disp. att. c.p.a., individua i presupposti in presenza dei quali il Giudice può concedere l'autorizzazione al superamento dei limiti dimensionali prescritti in via generale dall'art. 3.

Tali presupposti – nel rispetto dei parametri indicati dalla norma di legge – sono individuati:

a) nella circostanza che la controversia presenti questioni tecniche, giuridiche o di fatto particolarmente complesse;

b) che la controversia attenga ad interessi sostanziali di particolare rilievo anche economico, politico e sociale, o alla tutela di diritti civili, sociali e politici.

A tal fine vengono valutati, esemplificativamente:

- il valore della causa (che, in considerazione di quanto indicato nell'art. 13-ter, comma 2, c.p.a. deve ritenersi quello “effettivo”, o comunque non inferiore a 50 milioni di euro nel rito appalti, determinato secondo i criteri relativi al contributo unificato);

- il numero e l'ampiezza degli atti e dei provvedimenti effettivamente impugnati;

- la dimensione della sentenza gravata;

- l'esigenza di riproposizione di motivi dichiarati assorbiti ovvero di domande od eccezioni non esaminate;

- la necessità di dedurre distintamente motivi rescindenti e motivi rescissori;

- l'avvenuto riconoscimento della presenza dei presupposti di cui al presente articolo nel precedente grado del giudizio;

- la rilevanza della controversia in relazione allo stato economico dell'impresa;

- l'attinenza della causa, nel rito appalti, a taluna delle opere di cui all'art. 125 del c.p.a.

La maggior parte di tali criteri tuttavia, oltre ad essere specificatamente riferiti al rito appalti, si presenta più utile con riguardo all'appello che nel primo grado di giudizio.

Secondo Cons. giust. amm. Sicilia, n. 122/2021, è da rigettare l'autorizzazione al superamento dei limiti dimensionali per proposizione di un appello su ordinanza cautelare, considerando che, sia alla luce della materia del contendere (edilizia), sia all'oggetto del contenzioso (fabbricato a due elevazioni fuori terra), il limite dimensionale di 70.000 caratteri (con esclusione di epigrafe, p.q.m. e riassunto introduttivo) è non solo sufficiente ma persino sovrabbondante, alla luce del fondamentale principio di doverosa sinteticità degli atti processuali. Meno di recente, il T.A.R. Emilia Romagna, decr. pres. n. 139/2017 ha ritenuto manifestamente inaccoglibile l'istanza di superamento dei limiti dimensionali motivata in relazione all'asserità novità delle questioni trattate e presentazione di richiesta cautelare in quanto parametri differenti e difformi rispetto ai motivi di deroga specificamente previsti dalla norma.

Quanto alle sanzioni conseguenti alla violazione del principio di sinteticità, il (nuovo) art. 13-ter, delle norme di attuazione del c.p.a. prevede esclusivamente che il giudice è tenuto a esaminare tutte le questioni trattate nelle pagine rientranti nei suddetti limiti e – con evidente riferimento al giudizio di primo grado- che l'omesso esame delle questioni contenute nelle pagine successive al limite massimo non è motivo di impugnazione. A seguito di tale disposizione, quindi, il Giudice potrebbe limitarsi a pronunciare la propria decisione sui motivi evidenziati nel numero di caratteri consentito, senza che ciò costituisca motivo di appello.

Recentemente, il Cons. St., ord. n. 3006/2021, ha chiarito che nell'ipotesi di superamento dei limiti dimensionali degli atti difensivi, l'art. 13-ter delle norme di attuazione del c.p.a. (introdotto dalla l. di conversione del d.l. n. 168/2016), in modo estremamente innovativo sul piano sistematico, sanziona in termini (non di nullità, bensì) di “inutilizzabilità” le difese sovrabbondanti, in quanto il giudice è autorizzato a presumere che la violazione dei limiti dimensionali (ove ingiustificata) sia tale da compromettere l'esame tempestivo e l'intellegibilità della domanda; peraltro, per non “sorprendere” le parti in una fase caratterizzata dall'assenza di una applicazione sistematica da parte della giurisprudenza delle suddette conseguenze delle condotte difformi, è opportuno, nel rispetto del principio di leale collaborazione ex art. 2, comma 2, c.p.a., invitare le parti a riformulare le difese nei limiti dimensionali previsti, con il divieto di introdurre fatti, motivi ed eccezioni nuovi rispetto a quelli già dedotti in definitiva, la sinteticità non è più un mero canone orientativo della condotta delle parti, bensì è oramai una regola del processo amministrativo (che coinvolge peraltro anche il giudice: art. 3 c.p.a.), strettamente funzionale alla realizzazione del giusto processo, sotto il profilo della sua ragionevole durata (art. 111 Cost.).

L'elaborazione giurisprudenziale si è, invece, spinta oltre, individuando sanzioni ulteriori con conseguenze, innanzitutto, in tema di condanna alle spese processuali, per violazione dell'art. 26, comma 1, c.p.a. (violazione dei doveri di sinteticità e chiarezza) e alla sanzione pecuniaria di cui all'art. 26, comma 2, c.p.a.

Secondo T.A.R. Lazio (Roma), n. 2808/2022 la parte dell'atto eccedentaria rispetto al superamento dei limiti dimensionali consente la degradazione di tale parte dell'atto “a contenuto che il giudice ha la mera facoltà di esaminare” in coerenza con il tenore del quinto comma dell'articolo 13-ter delle disposizioni di attuazione del codice del processo amministrativo, oltre che espresso parametro da valutare per provvedere sulle spese di giudizio. L'eventuale deroga ai limiti dimensionali, giustificata dalla presenza di questioni tecniche, giuridiche o di fatto particolarmente complesse, ovvero negli altri casi previsti dall'art. 5 del d.P.C.S. n. 167/2016, deve essere preventivamente autorizzata secondo le modalità di cui al successivo articolo 6 del richiamato decreto, tenuto conto che la sinteticità è funzionale, in via principale, a garantire una maggiore chiarezza dell'atto processuale e, conseguentemente, alla tutela stessa delle ragioni di parte oltre che a garantire il pieno contraddittorio sulle questioni sottoposte a giudizio.

Cons. St. V, n. 3372/2016 ritiene invece pacifica la natura sanzionatoria della misura pecuniaria in esame, che tipizza uno dei casi di temerarietà del giudizio e che prescinde da una specifica domanda nonché dalla prova del danno subito, ed il cui gettito, commisurato a predeterminati limiti edittali, è destinato al bilancio della giustizia amministrativa, atteso che lo scopo della norma è quello di tutelare la rarità della risorsa giudiziaria, un bene non suscettibile di usi sovralimentati o distorti, soprattutto a presidio dei casi in cui il suo uso è davvero necessario.

Più di recente, la giurisprudenza maggioritaria è giunta ad individuare più serie conseguenze in tema di inammissibilità dell'atto di appello non rispettoso dei canoni di chiarezza e di sinteticità: Cons. St. VI, n. 780/2017 ha evidenziato, tuttavia, che solo recentemente i principi di sinteticità e chiarezza hanno acquisito precettività processuale sì da prescrivere in caso di loro violazione la pronuncia di rito di inammissibilità (cfr., da ultimo, Cass. S.U., n. 964/2017, che evidenzia che il rispetto del canone della chiarezza e della sinteticità espositiva rappresenta l'adempimento di un preciso dovere processuale il cui mancato rispetto espone al rischio di una declaratoria di inammissibilità dell'impugnazione, principalmente in quanto esso collide con l'obiettivo di attribuire maggiore rilevanza allo scopo del processo costituito dalla tendente finalizzazione ad una decisione di merito, al duplice fine di assicurare un'effettiva tutela del diritto di difesa di cui all'art. 24 Cost., nell'ambito del rispetto dei principi del giusto processo di cui all'art. 111 Cost., comma 2, e in coerenza con l'art. 6 CEDU, nonché di evitare di gravare sia lo Stato sia le parti di oneri processuali superflui). Nel senso della inammissibilità si era già pronunciato, invece, Cons. St. IV, n. 2866/2016, che alla violazione dei principi di sinteticità e di chiarezza degli atti processuali ritiene di far conseguire – sulla scorta di consolidati principi giurisprudenziali e della normativa processuale di riferimento (cfr. da ultimo Cons. St. III, n. 1120/2016; Cons. St. V, n. 5459/2015; Cons. St., n. 5400/2015 e Cons. St., n. 1350/2014; Cons. St. IV, n. 363/2015; Cons. St., Ad. plen., n. 5/2015; Cons. St., Ad. plen., n. 9/2014 e Cons. St., Ad. plen., n. 1/2013) – l'inammissibilità del gravame. Di recente, T.A.R. Roma, III, n. 08113/2017 ha sanzionato con la compensazione delle spese di lite il ricorrente vittorioso per l'evidente violazione del principio di sinteticità del ricorso (nel caso specifico, di ben 62 pagine).

Il d.P.C.S. n. 167/2016 non si limita all'attuazione del principio di sinteticità, ma indica all'avvocato anche i “criteri di redazione” degli atti processuali, spingendosi fino ad indicare il carattere, la spaziatura, il margine e addirittura prevedere l'assoluto divieto di note a piè di pagine. In particolare, l'art. 2 del d.P.C.S. n. 167/2016 prevede che, fermo quanto disposto dagli artt. 40 e 101 del c.p.a., gli atti introduttivi del giudizio, in primo grado o in sede di impugnazione, i ricorsi e le impugnazioni incidentali, i motivi aggiunti, l'atto di intervento volontario dovranno:

a) recare distintamente l'esposizione dei fatti e dei motivi, in parti specificamente rubricate (Fatto/Diritto; Fatto/Motivi; Fatto e svolgimento dei pregressi gradi di giudizio/Motivi);

b) recare in distinti paragrafi, specificamente titolati, le eccezioni di rito e di merito, le richieste di rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia UE, le richieste di rinvio alla Corte costituzionale, le istanze istruttorie e processuali (es. di sospensione, interruzione, riunione);

c) recare i motivi e le specifiche domande formulate in paragrafi numerati e muniti di titolo;

d) evitare, se non è strettamente necessario, la riproduzione pedissequa di parti del provvedimento amministrativo o giurisdizionale impugnato, di documenti e di atti di precedenti gradi di giudizio mediante “copia e incolla”; in caso di riproduzione, riportare la parte riprodotta tra virgolette, e/o in corsivo, o con altra modalità atta ad evidenziarla e differenziarla dall'atto difensivo;

e) recare in modo chiaro, in calce alle conclusioni dell'atto processuale o in atto allegato evidenziato nell'indice della produzione documentale, l'eventuale istanza di oscuramento dei dati personali ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 196/2003 e altre istanze su cui il giudice sia tenuto a pronunciarsi;

f) recare, ove possibile, una impaginazione dell'atto che consenta di inserire la parte di atto rilevante ai fini dei limiti dimensionali in pagine distinte rispetto a quelle contenenti le parti non rilevanti;

g) se soggetti al regime del processo amministrativo telematico, quando menzionano documenti o altri atti processuali, possono contenere collegamenti ipertestuali a detti documenti e atti;

h) quando eccedono i limiti dimensionali ordinari di cui all'articolo 3, recare, dopo l'intestazione e l'epigrafe, una sintesi e, ove possibile, un sommario.

L'importanza della sintesi riepilogativa era stata già evidenziata dalla giurisprudenza. In particolare, Cons. giust. amm. Sicilia con ord. n. 536/2014, in presenza di un atto d'appello di 127 pagine palesemente non proporzionato al livello di complessità della causa e con evidente abuso della funzione c.d. «copia e incolla», alla luce del principio di chiarezza e sinteticità degli atti sancito dagli artt. 3 e 26 c.p.a. ha richiesto all'appellante di depositare una memoria riepilogativa orientativamente di non oltre 20 pagine per un massimo di 25 righi per pagina, su formato A4, facilmente leggibile e redatta solo su una faccia della pagina con testo scritto in caratteri di tipo corrente con interlinee e margini adeguati.

Anche gli atti di intervento per ordine del giudice, le memorie, le repliche, dovranno indicare il numero di ruolo del processo a cui si riferiscono, e recare in modo chiaro e separato gli argomenti giuridici, nonché, in appositi e distinti paragrafi, specificamente titolati, le eccezioni di rito e di merito, le richieste di rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia UE, le richieste di rinvio alla Corte costituzionale, le istanze di oscuramento dei dati personali e le altre richieste su cui il giudice debba pronunciarsi.

Le memorie uniche relative a più ricorsi e impugnazioni contro atti plurimi dovranno inoltre recare distintamente le questioni comuni e le questioni specifiche relative ai singoli ricorsi o impugnazione.

Inoltre, ai sensi dell'art. 8 d.P.C.S. n. 167/2016, dovranno essere rispettate anche alcune “specifiche tecniche” di redazione del ricorso sia con riferimento al formato (equivalente digitale di foglio A4) che quanto al carattere (ad es. Times New Roman, Courier, Garamond, preferibilmente di dimensioni di 14 pt) e all'interlinea (di 1,5 con margini orizzontali e verticali di cm. 2,5 in alto, in basso, a sinistra e a destra della pagina). Vige, infine, l'assoluto divieto di note a piè di pagina.

[19] A seguito delle modifiche intervenute con l'art. 40 del d.l. n. 90/2014, conv. in l. n. 114/2014, il principio di sinteticità degli atti di causa era stato introdotto con riferimento specifico al rito appalti, dall'art. 120, comma 10, c.p.a. Ad esso era stata data attuazione con d.P.C.S. n. 40/2015, recante Disciplina della dimensione dei ricorsi e degli altri atti difensivi nel rito appalti (in Gazz. Uff., 5 giugno 2015, n. 128).

[20] Le dimensioni dell'atto introduttivo del giudizio, del ricorso incidentale, dei motivi aggiunti, degli atti di impugnazione principale ed incidentale della pronuncia di primo grado, della revocazione e dell'opposizione di terzo proposti avverso la sentenza di secondo grado, dell'atto di costituzione, dell'atto di intervento, del regolamento di competenza, delle memorie e di ogni altro atto difensivo non espressamente disciplinato devono infatti essere contenute, per ciascuno di tali atti, in un numero massimo di caratteri (che devono, altresì, rispettare le specifiche tecniche di cui all'art. 8), corrispondenti: a) nei riti dell'accesso, del silenzio, del decreto ingiuntivo (sia ricorso che opposizione), nel rito elettorale di cui all'articolo 129 c.p.a., dell'ottemperanza per decisioni rese nell'ambito dei suddetti riti, dell'ottemperanza a decisioni del giudice ordinario, e in ogni altro rito speciale non espressamente menzionato nel presente comma, 30.000 caratteri (corrispondenti a circa 15 pag. nel formato di cui all'art. 8); b) nel rito ordinario, nel rito abbreviato comune di cui all'art. 119, nel rito appalti, nel rito elettorale di cui all'articolo 130 e ss. del c.p.a., e nei giudizi di ottemperanza a decisioni rese nell'ambito di tali riti, 70.000 caratteri (corrispondenti a circa 35 pag. nel formato di cui all'art. 8); c) la memoria di costituzione unica relativa a un numero di ricorsi o impugnazioni superiori a due, proposti contro un atto plurimo, non può eccedere le dimensioni della somma delle singole memorie diviso due. Viene inoltre stabilito che quanto alla domanda di misure cautelari autonomamente proposta successivamente al ricorso e a quella di cui all'articolo 111 del c.p.a., per ciascuno di tali atti il numero massimo di caratteri ammesso è 10.000 (corrispondenti a circa 5 pag. nel formato di cui all'art. 8) e 20.000 (corrispondenti a circa 10 pag. nel formato di cui all'art. 8), rispettivamente nei riti di cui al comma 1, lett. a) e b). Le memorie di replica sono invece contenute, ciascuna, nel numero massimo di caratteri 10.000 (corrispondenti a circa 5 pag.) e 20.000 (corrispondenti a circa 10 pag.), rispettivamente nei riti di cui al comma 1, lett. a) e b). In tale “conteggio”, ai sensi dell'art. 4 del decreto non sono computate le intestazioni e le altre indicazioni formali, così individuate: l'epigrafe dell'atto; l'indicazione delle parti e dei difensori e relative formalità; l'individuazione dell'atto impugnato; il riassunto preliminare, di lunghezza non eccedente 4.000 caratteri (corrispondenti a circa 2 pagine nel formato di cui all'articolo 8), che sintetizza i motivi dell'atto processuale; l'indice dei motivi e delle questioni; le ragioni, indicate in non oltre 4.000 caratteri (corrispondenti a circa 2 pagine nel formato di cui all'articolo 8), per le quali l'atto processuale rientri nelle ipotesi di cui all'articolo 5 e la relativa istanza ai fini di quanto previsto dall'articolo 6; le conclusioni dell'atto; le dichiarazioni concernenti il contributo unificato e le altre dichiarazioni richieste o consentite dalla legge, ivi compresa l'eventuale istanza di oscuramento dei dati personali ai sensi dell'articolo 52, d.lgs. n. 196/2003; la data e luogo e le sottoscrizioni delle parti e dei difensori; l'indice degli allegati; le procure a rappresentare le parti in giudizio; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni.

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