Istanza di oscuramento dei provvedimenti pubblicati sul sito web contenenti dati personali relativi a minori (art.52, comma 5, d.lgs. n. 196/2003, come mod. dal d.lgs. n.101/2018)

Ines Pisano

Inquadramento

L'art.56, comma 2, del d.lgs. n.82/2005 (CAD), dispone che le sentenze e le altre decisioni del giudice amministrativo e contabile rese pubbliche mediante deposito in segreteria debbano essere contestualmente inserite nel sistema informativo interno e sul sito istituzionale, osservando le cautele previste dalla normativa in materia di tutela dei dati personali. Il comma 2- bis della stessa norma specifica, in proposito, che (...) le sentenze e le altre decisioni depositate in cancelleria o segreteria dell'autorità giudiziaria di ogni ordine e grado sono, comunque, rese accessibili ai sensi dell'articolo 51 del codice in materia di protezione dei dati personali approvato con decreto legislativo n. 196 del 2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali, c.d. “Codice Privacy”). Gli artt. 51 e 52 del d.lgs. 196/2003, in particolare, disciplinano la circolazione dei dati utili alla «informatica giuridica», contemperando questa esigenza con la tutela del diritto delle parti in causa alla riservatezza.

Una tutela particolare è assicurata dal d.lgs. n.196/2003 ai dati relativi ai minori (art.52, comma 5), dei quali il Giudice deve obbligatoriamente ordinare alla Segreteria l'oscuramento, per l'ipotesi – obbligatoria ex art. 56 d.lgs. n.82/2005- in cui il provvedimento medesimo venga pubblicato sul sito web. Nel caso in cui tale adempimento venga omesso, l'amministrazione è tenuta a procedere all'oscuramento anche successivamente alla pubblicazione.

Formula

AL SEGRETARIATO GENERALE DELLA GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA [1]

Roma- Piazza Capo di Ferro

ISTANZA DI OSCURAMENTO DEI PROVVEDIMENTI PUBBLICATI SUL SITO WEB CONTENENTI DATI PERSONALI RELATIVI A MINORI

(ART.52, COMMA 5, D.LGS. N. 196/2003)

Nell'interesse di:

- [PERSONA FISICA] [2], nato/a a ... il ... C.F. ..., residente in ...,via/piazza ... n. ..., elettivamente domiciliato/a in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [3] ..., C.F. ... [4], PEC ... [5], Fax ... [6], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti ... [7];

- [PERSONA GIURIDICA [8], con sede legale in ..., via/piazza ..., n. ... iscritta nel registro delle imprese di ..., n. ..., P.I. ..., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [9] ..., C.F. ... [10], PEC ... [11], Fax ... [12], che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti ... [13];

PREMESSO

che il sottoscritto difensore ha depositato in giudizio il ricorso iscritto con n. R.G./ è parte resistente/controinteressato etc. nel ricorso iscritto con n. R.G/ ...;

che nella sentenza/ordinanza/decreto n. ... pubblicata sul sito istituzionale della Giustizia Amministrativa in data ... sono indicate le generalità relative a soggetto minore e/o a terzi atti a consentire l'identificazione del minore medesimo ... [14];

che, trattandosi di dati di cui non è consentita la pubblicazione, è indispensabile che si proceda all'oscuramento delle generalità e di qualsiasi altro elemento atto a rendere identificabile il suindicato minore;

Per tali motivi, visto l'art.52, comma 5, d.lgs. n.196/2003;

CHIEDE

che il Segretariato Generale della G.A. voglia disporre l'oscuramento dei dati personali relativi al minore/idonei a consentire l'identificazione del minore sopra indicato riportati nella sentenza/ordinanza/decreto n. ... pubblicata sul sito istituzionale della Giustizia Amministrativa.

Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [15].

Firma [16] ...

1. L'art. 3 All. 1 del d.P.C.S. n. 134/2020 prevede che il S.I.G.A. è organizzato in conformità alle prescrizioni del CPA, alle disposizioni di legge speciali regolanti il processo amministrativo telematico, al d.lgs. n.82/2005 (CAD) e al Codice dei dati personali. Il comma 3 precisa che gli uffici giudiziari di primo e di secondo grado, il Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa e il Segretariato Generale della Giustizia Amministrativa sono titolari dei trattamenti di dati personali relativi alle rispettive attribuzioni conferite per legge o regolamento ai sensi dell'articolo 28 del Codice dei dati personali.

2. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011 n. 98, conv., con mod., in l. 15 luglio 2011 n. 111).

3. In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., PEC, fax, etc...).

4. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella legge 111/2011, dall'art. 125, c.p.c., come modificato dall'art. 4, 8° comma, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella legge 24/2010; con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art.40 c.p.a., lett.a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6 bis, d.P.R. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del CF del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e Fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del Modulo deposito.

5. Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”.

6. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art.136, comma 1 c.p.a. e dall'art. 13, comma 6 bis, d.P.R. 115/2002. Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis 1, d.P.R. cit., «Gli importi di cui alle lettere a), b), c), d) ed e) del comma 6-bis sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'articolo 136 del codice del processo amministrativo di cui al decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104, ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale nel ricorso. L'onere relativo al pagamento dei suddetti contributi è dovuto in ogni caso dalla parte soccombente, anche nel caso di compensazione giudiziale delle spese e anche se essa non si è costituita in giudizio. Ai fini predetti, la soccombenza si determina con il passaggio in giudicato della sentenza. Ai fini del presente comma, per ricorsi si intendono quello principale, quello incidentale e i motivi aggiunti che introducono domande nuove.

7. Per gli atti di parte redatti con modalità telematiche dopo il 1° gennaio 2017, quanto alla procura si deve tener conto di quanto stabilito dall'art. 83 c.p.c. in combinato disposto con l'art. 8 All. 1 del d.P.C.S. n. 134/2020.

8. In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio.

9. In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc...).

10. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella legge 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella legge 24/2010; con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art.40 c.p.a., lett.a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6 bis, d.P.R. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del CF del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e Fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del Modulo deposito.

11. Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”.

12. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato, per quanto riguarda il processo amministrativo, è prevista dall'art. 136, comma 1 c.p.a. e dall'art. 13, comma 6 bis, d.P.R. 115/2002. Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis 1, d.P.R. cit. « Gli importi di cui alle lettere a), b), c), d) ed e) del comma 6-bis sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell' articolo 136 del codice del processo amministrativo di cui al decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104, ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale nel ricorso. L'onere relativo al pagamento dei suddetti contributi è dovuto in ogni caso dalla parte soccombente, anche nel caso di compensazione giudiziale delle spese e anche se essa non si è costituita in giudizio. Ai fini predetti, la soccombenza si determina con il passaggio in giudicato della sentenza. Ai fini del presente comma, per ricorsi si intendono quello principale, quello incidentale e i motivi aggiunti che introducono domande nuove.».

13. Per quanto riguarda gli atti di parte redatti con modalità telematiche dopo il 1° gennaio 2017, ai fini della procura si deve tener conto di quanto stabilito dall'art. 83 c.p.c. in combinato disposto con l'art.8 del d.P.C.M. n.40/2016.

14. Poiché l‘istanza di oscuramento può essere proposta solo dal difensore costituito, solo le parti di causa ricevono adeguata tutela. Tuttavia, non è escluso che il difensore (che abbia citato nei propri atti di causa circostanze dettagliate idonee a ledere la riservatezza o altri diritti di terzi), possa chiedere l'oscuramento proprio al fine di porsi al riparo da eventuali azioni di responsabilità ex art. 15 d.lgs. n.196/2003.

15. Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte deve essere redatto in forma di PDF nativo digitale sottoscritto con firma PAdES. Va peraltro osservato che, di recente, Cons. St., III, n.744/2018 ha ribadito che l'evoluzione tecnologica non può risolversi in un ostacolo alla tutela giurisdizionale (soprattutto nei procedimenti elettorali che prevedono tempi molto brevi) e che pertanto non può ritenersi nullo l'atto sottoscritto con firma PADES – BASIC e non PADES – BES, richiesta dalle norme tecniche, in virtù del principio del raggiungimento dello scopo ex art. 156, comma 3, c.p.c.

L'istanza va quindi depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dal d.P.C.S. n. 134/2020. Nel caso in esame va utilizzato il Modulo deposito richieste alla Segreteria, rinvenibile nel portale istituzionale della G.A., voce “Processo amministrativo telematico”, sezione “Modulistica”, e scorrere dalla tendina la voce “Oscuramento dati personali su giudizio definito”.

16. Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di PDF nativo digitale sottoscritto con firma PAdES.

Commento

L'art. 51, comma 2, del d.lgs. n. 196/2003 (c.d. Codice Privacy), che non ha subito modifiche per effetto del d.lgs. n. 101/2018, stabilisce che l'accesso alle sentenze e alle altre decisioni dell'autorità giudiziaria debba avvenire «anche attraverso il sistema informativo» e il sito web della stessa autorità emanante, così sancendo il “diritto” di qualsiasi utente a prendere visione delle decisioni del Giudice amministrativo attraverso il sito web istituzionale.

L'art. 52 del medesimo d.lgs. n. 196/2003, come mod. dal d.lgs. n.101/2018, consente, tuttavia, «all'interessato» di chiedere che, nelle riproduzioni del provvedimento per finalità di informazione giuridica, siano omesse le sue generalità e qualsiasi altro idoneo a consentirne l'identificazione.

Precisamente, l'art.52 del d.lgs. n. 196/2003 prevede che fermo restando quanto previsto dalle disposizioni concernenti la redazione e il contenuto di sentenze e di altri provvedimenti giurisdizionali dell'autorità giudiziaria di ogni ordine e grado, l'interessato può chiedere “per motivi legittimi”, con richiesta depositata nella cancelleria o segreteria dell'ufficio che procede prima che sia definito il relativo grado di giudizio, che sia apposta a cura della medesima cancelleria o segreteria, sull'originale della sentenza o del provvedimento, un'annotazione volta a precludere, in caso di riproduzione della sentenza o provvedimento in qualsiasi forma, per finalità di informazione giuridica su riviste giuridiche, supporti elettronici o mediante reti di comunicazione elettronica, l'indicazione delle generalità e di altri dati identificativi del medesimo interessato riportati sulla sentenza o provvedimento.

La giurisprudenza ha interpretato tale formula nel senso che i motivi sono legittimi quando si riferiscano alla natura particolare (sensibile) dei dati stessi ovvero alla delicatezza della vicenda oggetto del giudizio (Cass. pen. sez. VI, n. 11959/2017).

Su tale richiesta provvede in calce con decreto, senza ulteriori formalità, l'autorità che pronuncia la sentenza o adotta il provvedimento. In particolare, per quanto riguarda il processo amministrativo, il Giudice dispone di strumenti informatici atti a disporre l'oscuramento già in fase di redazione del provvedimento.

La medesima autorità può disporre (anche) d'ufficio, che sia apposta la medesima annotazione, a tutela dei diritti o della dignità degli interessati.

In tali casi all'atto del deposito della sentenza o del provvedimento la cancelleria o segreteria vi appone e sottoscrive anche con timbro la seguente annotazione, recante l'indicazione degli estremi del presente articolo: "In caso di diffusione omettere le generalità e gli altri dati identificativi di ... ".

In caso di diffusione, anche da parte di terzi (ad esempio, banche dati giuridiche etc.) di sentenze o di altri provvedimenti (ma anche delle relative massime giuridiche), recanti detta annotazione, è omessa l'indicazione delle generalità e degli altri dati identificativi dell'interessato.

Anche in mancanza di tale annotazione, ai sensi dell'art.52, comma 5, del d.lgs. 196/2003, è comunque obbligatorio:

l'oscuramento delle generalità, degli altri dati identificativi o altri dati anche relativi a terzi dai quali può desumersi anche indirettamente l'identità di minori oppure delle parti nei procedimenti in materia di rapporti di famiglia e di stato delle persone.

l'oscuramento delle generalità, degli altri dati identificativi o altri dati anche relativi a terzi quando nei confronti di tali soggetti siano trattati dati idonei a rivelare lo stato di salute (art.22, comma 8, d.lgs. n.196/2003).

Fuori di tali casi è ammessa la diffusione in ogni forma del contenuto anche integrale di sentenze e di altri provvedimenti giurisdizionali.

Le due disposizioni pongono problemi di interpretazione sia in ordine al loro specifico contenuto, sia nel loro reciproco coordinamento. In particolare, sussiste una tensione tra, da un lato, l'interesse degli utenti alla pubblicazione delle sentenze sul sito web - non più soltanto a fini di divulgazione giuridica ma di “trasparenza” - e, dall'altro, la tutela della riservatezza di qualsiasi soggetto coinvolto dalle decisioni processuali (che, è bene precisarlo, non coincide né si esaurisce nelle parti processuali in senso tecnico). Tale tensione costituisce oggetto di vivaci dibattiti dottrinali e giurisprudenziali, e coinvolge direttamente avvocati, magistrati, e segreterie degli uffici giudiziari con riguardo l'obbligatorietà o meno dell'oscuramento delle generalità e, più in generale, dei dati identificativi delle parti (ma anche dei terzi) delle sentenze pubblicate sui siti istituzionali della giustizia amministrativa e contabile.

Sul punto, occorre rilevare che il concetto tradizionale di “pubblicità” della sentenza, legato alla possibilità che chiunque potesse prendere “materialmente” visione del contenuto integrale della sentenza depositata in cancelleria, non potrà che risentire dell'evoluzione tecnologica - che con l'entrata in vigore del PAT, ha determinato che la sentenza redatta in forma di provvedimento digitale venga pubblicata in versione integrale nel fascicolo informatico - oltre che del nuovo obbligo di pubblicare i provvedimenti giurisdizionali (anche) sul sito web istituzionale delle Autorità emananti (ancora non espressamente sancito per la Giustizia Civile).

In proposito, l'art. 7, comma 5,  All. 1 del d.P.C.S. n. 134/2020 prevede che, una volta redatti dai magistrati, il Segretario di sezione sottoscrive con la propria firma digitale i provvedimenti provvedendo in tal modo al loro deposito nel fascicolo informatico e alla contestuale pubblicazione, mediante inserimento, nel SIGA e sul sito INTERNET della giustizia amministrativa, con le cautele previste dalla normativa in materia di tutela dei dati personali, ed in particolare nel rispetto della disciplina dettata dagli artt. 51 e 52 del d.lgs. 196/2003, secondo le modalità stabilite dalle specifiche tecniche di cui all'articolo 19.

Più specificatamente, l'art. 5, comma 10, All. 2 ald.P.C.S. n. 134/2020precisa che “l'originale del provvedimento digitale o, nei casi di cui al comma 9, la copia informatica del provvedimento cartaceo sono pubblicati, in forma integrale, nel fascicolo informatico” mentre sul sito web della giustizia amministrativa viene pubblicata una mera “copia uso studio” dei provvedimenti, in formato aperto, osservando le cautele previste dalla normativa in materia di tutela dei dati personali e con modalità tali da precluderne la indicizzazione da parte di motori di ricerca esterni.

La preclusione della indicizzazione dei provvedimenti giurisdizionali da parte di motori di ricerca esterni, in particolare, risponde alla esigenza imposta dalla recente giurisprudenza nazionale e comunitaria che ritiene rispettata l'esigenza di protezione dei dati personali ponendo l'obbligo a carico, in questo caso, del titolare del Sito web - piuttosto che del gestore di detto motore di ricerca - di prevedere adeguate misure tecnologiche volte a neutralizzare l'indicizzazione da parte dei motori di ricerca dei provvedimenti medesimi (cfr. Cass. n. 5525/2012; sent. Google Spain SL e Google Inc. (Causa C-131/12) Corte di giustizia - Grande Sezione del 13 maggio 2014 - ECLI:EU:C:2014:317).

La prassi dell'evoluzione tecnologica dimostra, tuttavia, che malgrado gli accorgimenti tecnici predisposti al fine di impedire l'indicizzazione da parte dei motori di ricerca, gli stessi possano essere aggirati con conseguente acquisizione e divulgazione illecita delle sentenze pubblicate sul sito web della G.A. pubblicate in violazione delle Condizioni di utilizzo. Una volta verificatasi la predetta condizione, non è possibile inibire l'ulteriore diffusione del provvedimento se non attraverso l'intervento diretto del titolare dei dati, che potrà rivolgersi direttamente al gestore del motore di ricerca, richiedendo il c.d. de-listing, ovvero la preclusione della visualizzazione da parte degli utenti internet del provvedimento “oscurato” (Google, Yahoo, Bing e altri motori di ricerca hanno ad esempio predisposto appositi moduli in diverse lingue attraverso i quali inviare la relativa richiesta. Si evidenzia che detti gestori devono valutare la richiesta e decide se accoglierla o meno in base alla normativa europea sulla Privacy).

A prescindere dalla necessità che il sistema informativo adotti soluzioni tecnologiche sempre nuove al fine di impedire la c.d.”indicizzazione”, ci si chiede, tuttavia, se la previsione dell'art.52 del d.lgs. n. 196/2003, nella sua formulazione risalente, sia ancora adeguata a garantire la tutela dei dati personali e se in nome della pubblicità e trasparenza dei provvedimenti giurisdizionali possa essere sacrificata l'esigenza di riservatezza, specie di coloro che non sono parti in causa in senso tecnico e tuttavia vengono citati per esteso nei provvedimenti giurisdizionali, ormai diffusi a mezzo web.

Da un lato, si osserva che neppure l'art.17 del Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali n.679/2016 - il quale prevede il diritto all'oblio e alla cancellazione, approfondendo e precisando il diritto alla cancellazione di cui all'art. 12, lett. b), della direttiva 95/46/CE - nel sancire le condizioni del diritto all'oblio, prevede un obbligo generalizzato di oscuramento delle sentenze pubblicate sul web, ma un oscuramento pur sempre “a richiesta” e “per motivi legittimi”, salvi gli indicati obblighi di deindicizzazione dei motori di ricerca; dall'altro, si rileva che la formulazione dell'art.52 d.lgs. n. 196/2003 appare inadeguata a tutelare, oltre alle parti, i terzi che non sono parti processuali, specie se si considera che - in mancanza di istanza dell'interessato - i Giudici e l'amministrazione sono obbligati a disporre l'oscuramento dei dati personali esclusivamente nel caso in cui vengano trattati dati inerenti alla salute (art.22, comma 8, d.lgs. n.196/2003) o relativi a minori (art.52, comma 5, d.lgs. n. 196/2003). Sinora, infatti, l'art.52 cit. era stato interpretato nel senso di consentire la tutela dei dati dei terzi nella sola misura in cui rendevano possibile l'identificazione della parte (ad esempio, i genitori del minore ricorrente).

Inoltre, al di fuori dei richiamati casi in cui l'onere di oscuramento è posto a carico di chiunque proceda al trattamento (e, quindi, anche all'amministrazione responsabile della gestione del sito web istituzionale), si ritiene che l'unica Autorità competente a procedere all'oscuramento fosse quella giurisdizionale, secondo le modalità previste dallo stesso art. 52.

Pertanto, si è ritenuta preclusa al Segretariato Generale della Giustizia Amministrativa la possibilità di procedere al c.d. “oscuramento postumo” dei provvedimenti del Giudice – in quanto ciò implicherebbe una indebita ingerenza nelle valutazioni espressamente attribuite dalla legge al Giudice - se non nei casi di dati idonei a consentire l'identificazione di minori, allo stato di famiglia o alla salute in cui è assolutamente vietata, ai sensi di legge, la pubblicazione di dati personali dell'interessato.

Quindi, qualora l'oscuramento della sentenza non sia richiesto dalla parte oppure disposto d'ufficio dal Giudice “a tutela dei diritti o della dignità degli interessati” (art.52, comma 2, d.lgs. n.196/2003), l'amministrazione non potesse disporlo ex post, neppure in ipotesi gravissime di lesione della dignità personale delle persone citate: si pensi, ad esempio, al richiamo nella sentenza di circostanze riportate nelle informative antimafia ai sensi degli art. 84 comma 4 e 91 comma 6, d.lgs. n. 159 del 2011 etc. (per una applicazione in materia di informative antimafia: Cons. St. III, n. 3774/2017; T.A.R. Catanzaro I, n. 1190/2017; T.A.R. Roma I, n. 8737/2017).

Va peraltro specificato che la pubblicazione dei provvedimenti sul sito web, ai sensi dell'art.56 CAD, è effettuato per finalità di trasparenza e non per fini di giustizia, ed è quindi sottratto anche all'applicazione dell'art. 2-duodecies del d.lgs. n.101/2018 ((Limitazioni per ragioni di giustizia). - 1. In applicazione dell'articolo 23, paragrafo 1, lettera f), del Regolamento, in relazione ai trattamenti di dati personali effettuati per ragioni di giustizia nell'ambito di procedimenti dinanzi agli uffici giudiziari di ogni ordine e grado nonché dinanzi al Consiglio superiore della magistratura e agli altri organi di autogoverno delle magistrature speciali o presso il Ministero della giustizia, i diritti e gli obblighi di cui agli articoli da 12 a 22 e 34 del Regolamento sono disciplinati nei limiti e con le modalità previste dalle disposizioni di legge o di Regolamento che regolano tali procedimenti, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 23, paragrafo 2, del Regolamento).

Il Segretario Generale della G.A., che già con circolare prot. 12542/2013 aveva dato disposizioni a Segreterie e Magistrati in materia di Privacy e pubblicazione dei provvedimenti, dopo l'emanazione del GDPR e del d.lgs. di recepimento n.101/2018 è intervenuto con circolare prot.  n. 12743/2019, indirizzata al solo personale di Segreteria, anche sul tema del c.d. “oscuramento in via amministrativa delle sentenze ed altri provvedimenti giurisdizionali” da pubblicare sul sito web, anche qualora il Giudice, nella fase di redazione del provvedimento, non si sia avvalso dell'obbligo di oscuramento delle generalità o di altri dati identificativi dell'interessato, secondo quanto prescritto dall'art. 52, commi 1, 2 e 5, del d.lgs. n. 196/2003, come modificato dal d.lgs. n. 101/2018, evidenziando peraltro che peraltro, evidenziarsi che l'art. 166, comma 2, del d.lgs. n. 193/2003, come modificato dal d.lgs. n. 101/2018, sanziona espressamente la violazione dell'art. 52, commi 4 e 5, in materia di obblighi di oscuramento dei provvedimenti (nelle ipotesi pertanto di mancato oscuramento dei provvedimenti ai quali sia stata apposta la formula di oscuramento da parte del magistrato e delle ipotesi di oscuramento riferite alle persone offese da atti di violenza sessuale e ai dati da cui possa desumersi, anche indirettamente l'identità di minori, oppure delle parti in materia di rapporti di famiglia e di stato delle persone) con l'applicazione delle sanzioni pecuniarie di cui all'art. 83, paragrafo 5, del GDPR

Attenzione: per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte deve essere redatto in forma di PDF nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositato in giudizio con le modalità telematiche previste dal d.P.C.S. n. 134/2020. Nel caso in esame va utilizzato il Modulo deposito richieste alla Segreteria, rinvenibile nel portale istituzionale della G.A., voce “Processo amministrativo telematico”, sezione “Modulistica”, e scorrere dalla tendina la voce “Oscuramento dati personali su giudizio definito”.

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