Compromesso per arbitrato rituale con arbitro unico (artt. 12 c.p.a. e 807 c.p.c.)

Rita Tuccillo

Inquadramento

Il compromesso è un contratto di diritto privato con il quale le parti sottraggono la controversia già insorta alla cognizione del giudice ordinario e deferiscono la decisione agli arbitri i quali emetteranno il lodo. Con il compromesso le parti possono deferire la risoluzione di controversie tra loro insorte ad un arbitro unico.

Formula

COMPROMESSO PER ARBITRATO RITUALE CON ARBITRO UNICO

TRA

Il Sig. [PERSONA FISICA] [1], nato/a a ... il ... (C.F. ... ), residente in ..., via/p.za ... n. ..., elettivamente domiciliato/a in ..., via/p.za ..., n. ...

[PERSONA GIURIDICA] [2], con sede legale in ..., via/p.za ..., n. ..., iscritta nel registro delle imprese di ..., n. ..., P.I. ..., in persona del legale rappresentante pro tempore,

E

- [AMMINISTRAZIONE/ENTE/AUTORITÀ] [3], in persona del legale rappresentante pro tempore,

PREMESSO CHE

le parti, in data ..., hanno concluso il contratto di [4] ... avente ad oggetto ...;

tra le parti è insorta una controversia in ordine all'interpretazione/esecuzione/risoluzione del predetto contratto;

la controversia in particolare riguarda la seguente questione [5] : ...;

le parti concordano nel deferire la risoluzione della predetta controversia alla competenza arbitrale, nelle forme e nei modi di seguito specificati;

Tutto quanto premesso, le parti stipulano il seguente

COMPROMESSO

Le premesse costituiscono parte integrante del presente compromesso.

Le parti convengono che la controversia tra loro insorta sarà decisa da un arbitro unico, da nominarsi di comune accordo.

Le parti concordano, inoltre, che laddove vi fosse disaccordo o, in ogni caso, nell'eventualità che si rendesse necessaria la sostituzione dell'arbitro unico nominato, il Presidente del Tribunale nel cui circondario ha sede l'arbitrato provvederà, su istanza di parte, a designare un nuovo arbitro.

Le parti prevedono che la sede dell'arbitrato sarà in ... [6].

L'arbitro dovrà pronunciarsi sulle seguenti questioni discusse [7] tra le parti:

...;

...;

... .

La pronuncia del lodo arbitrale dovrà avvenire nel termine di ... dall'accettazione dell'incarico da parte dell'arbitro unico.

L'arbitro dovrà decidere le questioni sottoposte secondo le norme di diritto [8].

Nell'esecuzione dell'incarico, l'arbitro potrà assumere tutti i mezzi di prova ritenuti necessari per la decisione della controversia. Salvo che le parti abbiano già stabilito diversamente, anteriormente all'inizio del giudizio arbitrale, l'arbitro potrà regolare lo svolgimento del giudizio nel modo che riterrà più opportuno.

L'arbitro potrà richiedere alle parti un congruo acconto sul compenso spettante, in base alle tariffe professionali, anche a titolo di anticipazione per le spese prevedibili, salvo poi determinare il saldo al momento della pronuncia del lodo.

Le parti espressamente convengono che il lodo così pronunciato sarà impugnabile per violazione delle norme di diritto [9].

Le parti precisano che per quanto non espressamente previsto, troveranno applicazione le norme del codice di procedura civile [10].

Luogo e data ...

Firme delle parti ...

1. L'atto di nomina dell'arbitro è un atto redatto dalla parte personalmente o da un procuratore speciale, sarà in ogni caso necessario che vengano identificati i soggetti con le generalità complete.

2. In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio.

3. A titolo esemplificativo, nel caso di Ministero, il ricorso sarà proposto contro il “in persona del Ministro in carica”; in caso di Comune, “in persona del Sindaco in carica”, in caso di un'autorità indipendente o altro ente pubblico o concessionario di pubblici servizi, “in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore”.

4. Risulta necessario indicare la tipologia di contratto, nonché data, luogo e numero di registrazione.

5. Descrivere in modo dettagliato l'oggetto della lite insorta tra le parti.

6. L'art. 816 c.p.c. consente alle parti, e in subordine agli arbitri, di scegliere e indicare la sede dell'arbitrato. Nel caso di inerzia di parti e arbitri, la sede dell'arbitrato è nel luogo in cui è stata stipulata la convenzione di arbitrato, ove tale luogo non si trovi nel territorio nazionale, la sede è a Roma.

7. Il compromesso deve contenere la chiara e precisa indicazione delle questioni sulle quali gli arbitri dovranno pronunciarsi.

8. L'art. 12 c.p.a. consente esclusivamente il ricorso all'arbitrato rituale di diritto, pertanto non è possibile incaricare gli arbitri di decidere la lite applicando l'equità.

9. Si ricorda che ai sensi del comma 3 dell'art. 829 c.p.c. l'impugnazione del lodo per violazione di una norma sostanziale è ammissibile solo se espressamente convenuta dalle parti.

10. Il rinvio alle norme del codice di procedura civile è espressamente contenuto nell'art. 12 c.p.a.

Commento

Definizione

L'accordo tramite il quale le parti deferiscono ad arbitri la decisione di una controversia viene denominato “convenzione arbitrale” e può assumere la forma del compromesso o della clausola compromissoria. La denominazione “convenzione di arbitrato” è stata utilizzata dalla Convenzione di Ginevra del 21 aprile 1961 relativa all'arbitrato commerciale internazionale ed è stata recepita dal d.lgs. n. 40/2006, divenendo la rubrica del capo I del titolo VIII del libro IV del codice di procedura civile.

Alla convenzione arbitrale è riconosciuta natura di negozio comune di diritto privato. Le peculiarità della funzione del negozio o della sua causa hanno però indotto autorevoli autori ad inquadrare la convenzione tra i contratti di natura speciale o tra i contratti processuali o ad effetti processuali. Il contratto di arbitrato spiega, infatti, la sua efficacia nel processo futuro o pendente, impedendo la costituzione di un rapporto processuale e sostituendo al processo la definizione delle controversie con un giudizio altrui (Chiovenda, Principii di Diritto Processuale Civile, Napoli, 1923, 106). In questa prospettiva il contratto di arbitrato ha una rilevanza processuale negativa, determinando l'interdizione del processo civile ordinario.

Tale accordo ha natura contrattuale ma non anche patrimoniale, assolvendo la funzione di dirimere controversie insorte o insorgende e non di costituire, modificare o regolare un rapporto giuridico patrimoniale tra le parti (StesuriGli arbitrati societari, Torino, 2007, 10).

Clausola compromissoria e compromesso

Il compromesso è un contratto stipulato tra le parti con il quale le stesse si obbligano affinché quanto oggetto del compromesso sia sottratto alla cognizione della giurisdizione ordinaria per rientrare nella cognizione del giudizio arbitrale. È un contratto di diritto privato con il quale le parti sottraggono la controversia già insorta alla cognizione del giudice ordinario e deferiscono la decisione agli arbitri i quali emetteranno il lodo.

La clausola compromissoria è un accordo, inserito in un contratto, con cui le parti, preventivamente, si impegnano affinché una probabile e futura controversia che possa tra loro insorgere venga decisa da arbitri. Pertanto mentre il compromesso si riferisce a controversie già insorte tra le parti, la controversia riguarda una lite non ancora insorta.

La convenzione arbitrale, sia nella forma del compromesso che nella forma della clausola compromissoria, può essere oggetto di rinuncia che può essere esplicita oppure implicita: quest'ultimo caso si verifica allorquando le parti, concordemente, si rivolgano al giudice ordinario.

Forma del compromesso

L'art. 807 c.p.c., richiamato dall'art. 12 c.p.a., prevede che il “compromesso deve, a pena di nullità, essere fatto per iscritto e determinare l'oggetto della controversia”. La validità del compromesso è subordinata alla sussistenza di due requisiti: (i) la forma scritta e (ii) la descrizione dell'oggetto.

Il requisito della forma scritta è reputato elemento di certezza e di responsabilizzazione delle parti stipulanti, anche se non necessariamente deve esserci contestualità nella predisposizione del documento (PunziDisegno sistematico dell'arbitrato, Padova, I, 2000, 199). Risulta, dunque, evidente che il requisito formale è previsto ad substantiam ed il mancato rispetto comporta l'inesorabile nullità dell'atto di compromesso.

Secondo il prevalente orientamento giurisprudenziale le parti possono stipulare un compromesso sottoscrivendo due documenti distinti aventi identico contenuto (Cass. I, n. 20504/2010). Il requisito della forma scritta ad substantiam richiesto per la validità della clausola compromissoria, exartt. 807 e 808 c.p.c., non postula, infatti, necessariamente, che la volontà contrattuale sia espressa in un unico documento.

Il comma 2 dell'art. 807 c.p.c. esplicita le forme scritte ritenute valide, con integrazione dei nuovi strumenti oggi a disposizione, in aggiunta al telegrafo e alla telescrivente, quali il fax ed i messaggi telematici, con espresso richiamo alla normativa, anche regolamentare, concernente la trasmissione e la ricezione dei documenti trasmessi in via telematica. Tale previsione costituisce il necessario adeguamento della normativa interna alle convenzioni internazionali in materia di arbitrato, in particolare alla Convenzione di New York del 1958 e alla Convenzione di Ginevra del 1961, nonché alla legge modello sull'arbitrato dell'UNCITRAL, che hanno riconosciuto la facoltà di ricorrere alla forma elettronica e la equipollenza di tale forma a quella scritta.

Oggetto

Ulteriore requisito richiesto ad substantiam è rappresentato dalla determinazione dell'oggetto del compromesso. L'oggetto consiste quindi nella indicazione delle controversie devolute alla cognizione degli arbitri e nella formulazione dei quesiti, contenenti gli elementi propri della domanda giudiziale e costituiscono il limite della competenza degli arbitri.

I quesiti possono essere indicati anche in modo sommario e non contestualmente al compromesso, ma non nel verbale di costituzione del collegio arbitrale, che non può né integrare, né sostituire il compromesso rituale, che deve precedere l'accettazione degli arbitri (Cass., n. 789/1981Cass., n. 4380/1979).

L'oggetto deve essere formulato in specifici quesiti che verranno sottoposti agli arbitri in questo modo definendo l'ambito di cognizione degli stessi. Secondo la dottrina tuttavia la formulazione specifica non è necessaria essendo sufficiente che le parti indichino nel compromesso l'oggetto del contendere, formulando in seguito specifici quesiti (RedentiIl compromesso, in NN.D.I., III, Torino, 1959, 799). Ciò che il compromesso deve necessariamente indicare è la prospettazione di parte del problema sottoposto al giudizio degli arbitri e la richiesta al collegio di risolverlo in un determinato senso.

Nomina degli arbitri

L'art. 809 c.p.c. prevede, inoltre, che “La convenzione d'arbitrato deve contenere la nomina degli arbitri oppure stabilire il numero di essi e il modo di nominarli”. Le parti devono, quindi, indicare gli arbitri chiamati a risolvere la controversia insorta o quanto meno stabilire le modalità di nomina ed il numero degli stessi. La determinazione di tali modalità non è però richiesta ad substantiam, infatti nel caso di mancata indicazione del numero degli arbitri è il legislatore a stabilire che “gli arbitri sono tre e, in mancanza di nomina, se le parti non hanno diversamente convenuto, provvede il presidente del tribunale nei modi previsti dall'articolo 810”.

Capacità di concludere la convenzione arbitrale

La legittimazione a compromettere in arbitri si riferisce unicamente al potere di disporre in relazione al rapporto controverso. Tale criterio è applicabile tanto ai compressi quanto alle clausole compromissorie, in applicazione del principio per cui il potere di stipulare il contratto comprende anche il potere di stipulare la clausola compromissoria (art. 808 c.p.c.).

Deve quindi reputarsi superata la concezione del compromesso alla stregua di un atto di straordinaria amministrazione, a prescindere dalle situazioni giuridiche coinvolte: il potere di stipulazione del compromesso e della clausola compromissoria deriva dalla capacità di disporre del rapporto controverso. Dalla natura giuridica del rapporto controverso dipende altresì la qualificazione del compromesso e della clausola compromissoria quale atto di straordinario o ordinaria amministrazione.

La capacità di essere parte del compromesso spetta quindi a tutte le persone fisiche e giuridiche, secondo le ordinarie regole dettate per la conclusione dei contratti (art. 2 c.c. e artt. 2384 e 2475-bis c.c.), attivamente o passivamente legittimate rispetto all'azione - pretesa che forma oggetto della controversia (ai sensi dell'art. 100 c.p.c.).

Con riguardo agli enti pubblici, si ritiene che il soggetto investito del potere di rappresentanza sostanziale è munito altresì del potere di stipulare patti compromissori. In relazione alle amministrazioni dello Stato si deve escludere che la legittimazione a stipulare compromessi competa alla Avvocatura dello Stato, che dell'amministrazione ha solo la rappresentanza processuale e non quella sostanziale.

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