Ricorso al Presidente del Tribunale per ricusazione di arbitro (artt. 12 c.p.a. e 815 c.p.c.)InquadramentoCon ricorso al presidente del Tribunale è possibile far dichiarare la ricusazione dell'arbitro ove sussista una delle cause di incompatibilità tassativamente descritte nell'art. 815 c.p.c. FormulaTRIBUNALE DI [1].... AL PRESIDENTE RICORSO PER RICUSAZIONE DI ARBITRO EX ART. 815 C.P.C. Nell'interesse di - [PERSONA FISICA] [2], nato/a a .... il .... (C.F. ....), residente in ...., via/p.za .... n. ...., elettivamente domiciliato/a in ...., via/p.za ...., n. ...., presso lo studio dell'Avvocato [3]...., C.F. .... [4], PEC .... [5], fax .... [6], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [7]. - [PERSONA GIURIDICA] [8], con sede legale in ...., via/p.za ...., n. ...., iscritta nel registro delle imprese di ...., n. ...., P.I. ...., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ...., via/p.za ...., n. ...., presso lo studio dell'Avvocato ...., C.F. ...., PEC .... fax ...., che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti ..... [Per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di] PREMESSO - che tra questo esponente .... e [AMMINISTRAZIONE/ENTE/AUTORITÀ] [9], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato] [10], è stato sottoscritto un contratto di [11].... (doc. 1); - che tra le parti è insorta controversia in relazione al suddetto contratto e precisamente riguardo a [12]....; - che all'articolo n. .... del detto contratto è stata pattuita clausola compromissoria, con cui le parti hanno devoluto ad un arbitro unico la risoluzione di qualsiasi controversia riguardante l'interpretazione e/o esecuzione dello stesso; - che, le parti hanno congiuntamente nominato quale arbitro unico il dott. ...., con studio in .... alla via .... ed al n. .... che ha accettato l'incarico in data .... (docc. 2 e 3); - che, successivamente alla nomina dell'arbitro, si è verificata una delle ipotesi di ricusazione previste dall'art. 815 c.p.c. e precisamente ....; - che l'odierno ricorrente ha invitato l'arbitro a rinunciare spontaneamente all'incarico, con lettera raccomandata ricevuta in data .... (doc. 4); - che la detta raccomandata è rimasta senza esito; - che sussiste la competenza dell'adito presidente del tribunale di ...., ai sensi dell'art. 810, comma 2, c.p.c. poiché la sede di arbitrato è stata fissata in quella di ....; CHIEDE la ricusazione del Dott. .... studio in .... alla via .... ed al n. .... con ogni conseguenza di legge. Si deposita: 1. contratto inter partes in data ....; 2. atto di nomina congiunta di arbitro in data ....; 3. atto di accettazione di incarico in data ....; 4. raccomandata in data .... Dichiara che il valore della causa è di Euro .... [13] Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA [V. formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate] RELATA DI NOTIFICA [V. Formula “Relata di notifica a persona fisica” e formule correlate”] [1]Il Tribunale competente è quello del luogo ove ha sede l'arbitrato, in caso di mancata determinazione della sede quello del luogo in cui la convenzione arbitrale è stata stipulata oppure se tale luogo è all'estero il presidente del tribunale di Roma. [2]Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv. in l. n. 111/2011, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio. [3]In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc.). [4]L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, 8 comma, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. [5]A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti da avvocati che introducono un giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere necessariamente l'indicazione dell'indirizzo PEC del difensore come si evince dal novellato testo dell'art. 125 c.p.c. L'indicazione dell'indirizzo PEC può risultare in ogni caso utile al fine di ottenere mediante tale strumento le comunicazioni di cancelleria. [6]L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv. con modif., nella l. n. 114/2014. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. cit., «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax .... ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [7]La procura può essere apposta in calce o a margine dell'atto o, comunque, nelle forme stabilite dall'art. 83 c.p.c. [8]In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio. Per le ulteriori indicazioni da riportare nell'atto si rinvia alle note nn. 1-7. [9]A titolo esemplificativo, nel caso di Ministero, il ricorso sarà proposto contro il “in persona del Ministro in carica”; in caso di Comune, “in persona del Sindaco in carica”, in caso di un'autorità indipendente o altro ente pubblico o concessionario di pubblici servizi, “in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore”. [10]In caso di amministrazioni statali, si applicano le norme vigenti per la difesa in giudizio delle stesse, che prevedono il patrocinio da parte dell'Avvocatura dello Stato territorialmente competente (quella nel cui distretto ha sede il T.A.R. adito; v. artt. 1, l. n. 260/1958 e 10, comma 3, l. n. 103/1979). Le funzioni dell'Avvocatura dello Stato nei riguardi dell'amministrazione statale sono estese alle regioni a statuto ordinario che decidano di avvalersene con deliberazione del consiglio regionale da pubblicarsi per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e nel Bollettino ufficiale della regione (art. 10, comma 1, l. n. 103/1979). [11]Indicare la tipologia di contratto concluso tra le parti, nonché data, numero e luogo di registrazione. [12]Descrivere l'oggetto della lite insorta tra le parti. [13]Il contributo unificato attualmente previsto per i procedimenti in materia di volontaria giurisdizione ammonta ad Euro 98,00. CommentoDefinizione Il previgente testo dell'art. 815 c.p.c. stabiliva che “la parte può ricusare l'arbitro, che essa non ha nominato per i motivi indicati nell'art. 51 c.p.c.”. La disposizione in luogo di disciplinare autonomamente la materia rinviava alla norma sulla ricusazione dei giudici, o meglio alle cause di astensione del giudice, dando così luogo a numerosi problemi di coordinamento. Queste perplessità sono state superate dalla nuova formulazione dell'art. 815 c.p.c. (così modificato dal d.lgs. n. 40/2006) che elenca in modo tassativo le ipotesi di ricusazione arbitrale, tenendo conto delle peculiarità del procedimento rispetto al giudizio ordinario. Le ipotesi sono pur sempre formulate sul modello della ricusazione dei magistrati, ma tengono conto delle specificità della figura dell'arbitro. La formulazione della norma per “casistica” ha fatto venir meno la possibilità di revocare l'arbitro per gravi ragioni di convenienza, ove sussistano dubbi sulla imparzialità dell'arbitro non riconducibili al tassativo elenco contenuto nel nuovo articolo (Panzarola, Intorno ai rimedi per denunziare la parzialità dell'arbitro, in Riv. arbitrato, 2010, 4, 671 e ss.). Le ipotesi di ricusazione Il primo motivo di ricusazione dell'arbitro previsto dall'art. 815 c.p.c. è tipico ed esclusivo della ricusazione arbitrale, non trovando riscontro nell'art. 51 c.p.c., e riguarda il caso in cui l'arbitro non possegga “le qualifiche espressamente convenute dalle parti”. Se ne ricava, quindi, che benché per rivestire la qualifica di arbitro è sufficiente avere la capacità legale di agire, ex art. 812 c.p.c., l'arbitro carente delle qualifiche richieste dalle parti può essere ricusato. Il secondo motivo riguarda la sussistenza di un interesse nella causa e, quindi, la sussistenza di un legame attuale dell'arbitro con una parte, tale da determinare una coincidenza di interessi in ordine all'esito della controversia. L'arbitro può essere ricusato anche in presenza di un legame di parentela o di convivenza o di commensalità abituale. La ricusazione può essere pronunciata anche in presenza di situazioni patologiche nei rapporti tra l'arbitro o il coniuge e una delle parti o quando sussistano tra parti e arbitri rapporti professionali, di tutela e curatela o di natura patrimoniale. Infine, è reputato motivo di ricusazione l'esistenza di un pregresso rapporto di consulenza, assistenza o difesa di una delle parti in una precedente fase della stessa vicenda, con esclusione di vicende diverse da quella controversa, per le quali il rapporto sia ormai esaurito. Il procedimento L'art. 815 c.p.c. disciplina, poi, il procedimento di ricusazione prevedendo che si propone con ricorso al Presidente del Tribunale del luogo ove ha sede l'arbitrato promanante dalla parte, che non lo ha nominato, entro dieci giorni dalla notificazione della nomina dell'arbitro, o dalla conoscenza della causa di ricusazione. Il termine deve considerarsi perentorio, in ogni caso, non deve cadere oltre la sottoscrizione del lodo, non potendo, le eventuali ragioni di ricusazione, essere fatte valere con l'impugnazione per nullità. Ove la notificazione dell'atto di nomina non abbia luogo, il termine di dieci giorni decorre dalla sopravvenuta conoscenza del nominativo dell'arbitro, caso che si verifica, ad esempio, quando la nomina dell'arbitro è affidata al presidente del tribunale, secondo quanto disposto dall'art. 810 c.p.c. La parte che ha nominato l'arbitro può richiederne la ricusazione soltanto nel caso in cui sia venuta a conoscenza di circostanze rilevanti in un momento successivo alla nomina. La proposizione dell'istanza di ricusazione non sospende il procedimento arbitrale, salva diversa determinazione degli arbitri, ma se l'istanza viene accolta, l'attività compiuta dall'arbitro ricusato è inefficace. Il Presidente del Tribunale adito decide con ordinanza, previa audizione dell'arbitro ricusato e delle parti ed, eventualmente, dopo aver assunto sommarie informazioni. L'ordinanza non è impugnabile, neppure con ricorso straordinario per cassazione ex art. 111 Cost. stante la natura meramente ordinatoria di tale provvedimento (Cass. n. 10359/2012). Il provvedimento, tuttavia, contiene anche la disposizione sulle spese e, su tale capo, avente natura decisoria, potrebbe ipotizzarsi la proponibilità del ricorso straordinario. Il Presidente del tribunale, infatti, ha il dovere di provvedere sulle spese del procedimento di ricusazione e la facoltà di sanzionare la manifesta infondatezza dell'istanza, con una condanna al pagamento di una somma determinata equitativamente, non superiore al triplo del massimo del compenso. Ne consegue, pertanto, che l'ordinanza pronunciata dal presidente del tribunale sull'istanza di ricusazione di un arbitro non è da lui impugnabile, neanche con ricorso straordinario per cassazione ex art. 111 Cost., atteso l'espresso disposto dell'art. 815, comma 3, c.p.c. e la sua natura di provvedimento a contenuto meramente ordinatorio, né essendo l'arbitro portatore di un interesse sostanziale inerente al detto procedimento, che è volto a garantire alle parti una pronuncia resa in posizione di terzietà (Cass. I, n. 20615/2017). |