Ricorso autonomo per il risarcimento del danno (dopo giudicato su annullamento) (art. 30)

Roberto Chieppa

Inquadramento

Il ricorrente non ha la sola alternativa tra proporre l'azione di risarcimento nello stesso giudizio di annullamento (contestualmente al ricorso introduttivo o successivamente con motivi aggiunti) e proporre l'azione autonoma di risarcimento senza impugnare l'atto fonte del danno (art. 30, comma 3).

Altra e spesso praticata possibilità è quella di attendere l'esito del giudizio di annullamento per poi proporre una autonoma azione di risarcimento.

A tal fine, per consentire tale strategia processuale e evitare che l'introduzione dell'azione risarcitoria autonoma potesse limitare la difesa del cittadino nei casi in cui egli preferisca optare per l'immediato esercizio della sola azione di annullamento, per poi valutare se sussistono i presupposti per proporre l'azione di risarcimento, è stato previsto che, nel caso in cui sia stata proposta azione di annullamento, la domanda risarcitoria può essere formulata comunque sino a centoventi giorni dal passaggio in giudicato della relativa sentenza (art. 30, comma 5).

Formula

TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DEL .... [1]

RICORSO [2]

Nell'interesse di

- [PERSONA FISICA] [3], nato/a a .... il .... (C.F. ....), residente in ...., via/piazza .... n. ...., elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [4] ...., C.F. .... [5], PEC: .... [6], fax .... [7], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [8] .

- [PERSONA GIURIDICA] [9], con sede legale in ...., via/piazza ...., n. ...., iscritta nel registro delle imprese di ...., n. ...., P.I. ...., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [10] ...., C.F. .... [11], PEC: .... [12], fax .... [13], che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [14] .

[Per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di posta elettronica certificata .... ed il numero di fax .....] [15]

- ricorrente -

CONTRO

- [Amministrazione/Ente/Autorità] [16], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato] [17],

- resistente -

E NEI CONFRONTI DI

- Sig./ Sig.ra .... residente in ...., via/piazza .... n. .... [18]

- controinteressato -

PER IL RISARCIMENTO DEL DANNO

FATTO

[ ....] Descrivere il fatto processuale che ha condotto al giudicato di annullamento e gli eventi successivi

DIRITTO

1. Risarcimento del danno

L'illegittimità del provvedimento fonte dei danni chiesta in questa sede è stata accertata con sentenza del .... n. ...., (passata in giudicato).

Con tale sentenza è stato annullato il provvedimento del .... con cui l'amministrazione ha ....

Il provvedimento illegittimo ha causato e sta causando ingenti danni al ricorrente.

Tali danni consistono:

- nella ritardata attribuzione del provvedimento richiesto (in caso di interessi legittimi pretensivi) con conseguente impossibilità del ricorrente nel (iniziare l'attività ecc.);

- nella privazione del bene della vita già attribuito ed ora sottratto per effetto del provvedimento impugnato (in caso di interessi legittimi oppositivi);

- eventuali altri elementi (altre ipotesi, quali ad esempio l'interesse negativo in caso di responsabilità precontrattuale).

Sotto il profilo oggettivo è evidente l'ingiustizia del danno conseguito a seguito dell'adozione del provvedimento illegittimo e altrettanto evidente è il nesso di causalità tra danno e provvedimento, in quanto (spiegare).

Con riferimento all'elemento soggettivo, l'illegittimità del provvedimento costituisce indice presuntivo della colpa della parte resistente, che in alcun modo può nel caso di specie invocare alcun errore scusabile (non necessario nel contenzioso appalti), in quanto (descrivere circostanze di fatto e di diritto a sostegno della presunzione).

La quantificazione del danno pari ad Euro .... già emerge in questa fase dai seguenti elementi (indicare) che ci si riserva di meglio specificare nel corso del giudizio e in relazione ai quali, solo ove si ritenga necessario un approfondimento al fine di verificare la quantificazione della somma richiesta, si chiede in via subordinata di disporre una Consulenza tecnica di ufficio.

La somma spettante a titolo di risarcimento del danno va maggiorata a titolo di interessi e rivalutazione monetaria.

Si chiede, infine, la trasmissione della sentenza alla competente Procura della Corte dei Conti, derivando dall'eventuale sentenza di condanna al risarcimento del danno una danno erariale (eventuale).

[indicare eventuali altre istanze istruttorie]

P.Q.M.

Si chiede al Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza, di condannare la parte resistente al risarcimento dei danni nella misura di Euro .... o nella misura maggiore che sarà dimostrata in corso di causa, oltre interessi e rivalutazione monetaria con trasmissione della sentenza alla competente Procura della Corte dei Conti (eventuale).

Con riserva di dedurre ulteriormente nel corso di causa e di proporre eventualmente motivi aggiunti di impugnazione.

Con vittoria di spese e onorari.

Si producono i seguenti documenti:

1) .... [19]

Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro .... Il contributo unificato, già versato, dovrà, pertanto, applicarsi nella misura determinata in relazione allo scaglione di appartenenza, per un importo pari a Euro .... [rinvio a Formula “Dichiarazione ai fini del contributo unificato”].

Luogo e data ....

Firma Avv. [20] ....

PROCURA

[Rinvio a formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate]

ISTANZA ABBREVIAZIONE DEI TERMINI (EVENTUALE)

[Rinvio a formula “Istanza abbreviazione dei termini”]

RELATA DI NOTIFICA

[Rinvio a formula “Relata di notifica a persona fisica” e formule correlate]

DEPOSITO INFORMATICO

Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [21].

[1]Il ricorso si deve proporre dinnanzi al T.A.R. nella cui circoscrizione territoriale ha sede l'amministrazione che ha emesso l'atto, ovvero nel cui ambito regionale sono limitati gli effetti diretti dell'atto (cfr. art. 13, comma 1 c.p.a.). Nel caso di controversie relative al pubblico impiego, il T.A.R. competente sussiste il foro speciale indicato dall'art. 13, comma 2 (ossia il T.A.R. nella cui circoscrizione).

[2]Il contenuto del ricorso è disciplinato dall'art. 40 c.p.a. Va rammentato che, ai sensi dell'art. 44 c.p.a., lo stesso deve recare, a pena di nullità, la sottoscrizione del ricorrente (se sta in giudizio personalmente) o del difensore (con indicazione, in questo caso, della procura speciale).

[3]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con mod., in l. n. 111/2011).

[4]In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc.).

[5]L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. Con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art. 40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del codice fiscale del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e Fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del modulo per il deposito telematico.

[6]Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”.

[7]L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 136, comma 1, c.p.a., e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Ai sensi di quest'ultima norma, gli importi dovuti a titolo di contributo unificato “sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'art. 136 [c.p.a.]».

[8]La procura, ove necessaria, può essere apposta in calce o a margine dell'atto di appello o, comunque, nelle forme stabilite dall'art. 83 c.p.c.. Per i ricorsi depositati successivamente al 1° gennaio 2017, ai quali si applica il Processo Amministrativo Telematico (‘PAT'), il difensore procede al deposito della copia per immagine della procura conferita su supporto cartaceo e ne attesta la conformità all'originale, ai sensi dell'art. 22 del d.lgs. n. 82/2005 (“Codice dell'Amministrazione Digitale”; CAD), mediante sottoscrizione con firma digitale (cfr. art. 8, comma 2, delle Regole tecnico-operative del PAT, all.to 1 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). V. Formula “Attestazione di conformità ai fini del deposito della copia per immagine della procura rilasciata su supporto analogico”.

[9]In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio.

[10]Vedi nt. 4.

[11]Vedi nt. 5.

[12]Vedi nt. 6.

[13]Vedi nt. 7.

[14]Vedi nt. 8.

[15]In caso di pluralità di difensori, può essere utile indicare l'indirizzo (di fax e/o PEC) al quale si desidera ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento.

[16]A titolo esemplificativo, nel caso di Ministero, il ricorso sarà proposto contro il Ministero “in persona del Ministro in carica”; in caso di Comune, “in persona del Sindaco in carica”, in caso di un'autorità indipendente o altro ente pubblico o concessionario di pubblici servizi, “in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore”.

[17]In caso di amministrazioni statali, si applicano le norme vigenti per la difesa in giudizio delle stesse, che prevedono il patrocinio da parte dell'Avvocatura dello Stato territorialmente competente (quella nel cui distretto ha sede il T.A.R. adito; v. artt. 1, l. n. 260/1958 e 10, comma 3, l. n. 103/1979). Le funzioni dell'Avvocatura dello Stato nei riguardi dell'amministrazione statale sono estese alle regioni a statuto ordinario che decidano di avvalersene con deliberazione del consiglio regionale da pubblicarsi per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e nel Bollettino ufficiale della regione (art. 10, comma 1, l. n. 103/1979).

[18]Ai sensi dell'art. 41, comma 2, c.p.a., il ricorso va notificato ad almeno uno dei controinteressati individuati nell'atto stesso.

[19]Copia di eventuale altra documentazione utile alla comprensione del contesto fattuale e/o alle ragioni del ricorso. V. anche Formula [“Attestazione di conformità ai fini del deposito di copia informatica di atto, provvedimento o documento originale analogico”].

[20]Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di pdf nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dal dall'art. 6 delle Specifiche tecniche del PAT di cui all'all.to 1 del d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il modulo denominato “Modulo Deposito Ricorso”).

[21]Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito istituzionale della Giustizia Amministrativa. È stato definitivamente abrogato (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020) l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi.

Commento

La domanda di risarcimento dopo il giudicato di annullamento

La parte danneggiata può scegliere se proporre la domanda di risarcimento contestualmente all'azione di annullamento (v. formula: “Ricorso di annullamento con contestuale domanda risarcitoria”) o successivamente con motivi aggiunti nell'ambito dello stesso giudizio o con ricorso autonomo dopo aver ottenuto l'annullamento dell'atto entro il termine di centoventi giorni dal passaggio in giudicato della sentenza di annullamento.

In molti altri casi il giudice della cognizione non è in grado di prevedere già all'atto dell'annullamento se ed in che misura l'ottemperanza che eventualmente verrà assicurata dall'amministrazione alla sentenza potrà effettivamente ripristinare la situazione soggettiva lesa.

È, quindi, chiaro che spesso solo all'esito dell'ottemperanza di un giudicato di annullamento è possibile accertare e quantificare il danno risarcibile per equivalente. Laddove non risulta più satisfattiva la pronuncia di annullamento, supplisce la tutela risarcitoria e il momento in cui emerge con chiarezza lo spazio per l'esecuzione del giudicato e per il risarcimento del danno è proprio quello dell'ottemperanza.

Costituisce, pertanto, una strategia processuale del tutto condivisibile quella di non proporre domande di risarcimento generiche o comunque “al buio” senza sapere l'esatto contenuto del giudicato di annullamento, il momento in cui interviene e le esatte modalità con cui l'amministrazione ottempera (v. il commento alla formula “Ricorso di annullamento con contestuale domanda risarcitoria” per i rischi derivanti dalla proposizione in sede di giudizio di cognizione di una domanda di risarcimento con mere clausole di stile e priva di un supporto probatorio).

Proprio a tal fine l'art. 30, comma 5 del Codice ha previsto che nel caso in cui sia stata proposta azione di annullamento, la domanda risarcitoria può essere formulata nel corso del giudizio (quindi, anche con motivi aggiunti) o comunque sino a centoventi giorni dal passaggio in giudicato della relativa sentenza.

Dopo che per due volte la Corte costituzionale ha dichiarato l'inammissibilità, per difetto di rilevanza, di questioni proposte con riferimento all'art. 30, comma 5, del codice del processo amministrativo, che prevede per la domanda di risarcimento il termine di 120 giorni dal passaggio in giudicato della sentenza di annullamento del provvedimento lesivo (Corte cost., n. 280/2012; Corte cost., n. 57/2015), il giudice delle leggi ha dichiarato infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 30, comma 3, nella parte in cui stabilisce che la «domanda di risarcimento per lesione di interessi legittimi è proposta entro il termine di decadenza di centoventi giorni decorrente dal giorno in cui il fatto si è verificato ovvero dalla conoscenza del provvedimento se il danno deriva direttamente da questo», sollevata, in riferimento agli artt. 3,24, comma 1 e 2,111, comma 1, 113, comma 1 e 2, e 117, comma 1, della Costituzione, quest'ultimo in relazione all'art. 47 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea proclamata a Nizza il 12 dicembre 2000, e agli artt. 6 e 13 della CEDU (Corte cost. 4 maggio 2017, n. 94). Le ordinanze di rimessione si fondavano in realtà su una erronea lettura della norma, introdotta per ampliare le strategie difensive del privato e non per limitarle.

Dopo il giudicato di annullamento la situazione dovrebbe essere più chiara e il privato dovrebbe avere una migliore percezione degli effettivi danni subiti e degli elementi per dimostrarli.

Può però accadere che l'amministrazione non ottemperi o ottemperi solo in parte al giudicato e in questo caso si può creare una forte connessione tra ricorso in ottemperanza e domanda di risarcimento, che, entro certi limiti, è ammessa anche in sede di ottemperanza (v. formula: “Ricorso di ottemperanza con domanda di risarcimento”).

Con riferimento al comma 5 dell'art. 30, è stato chiarito che l'inizio della decorrenza del termine di 120 giorni, previsto dall'art. 30 comma 5, c.p.a. per la proposizione dell'istanza risarcitoria, conseguente all'annullamento giurisdizionale dell'atto impugnato, coincide con l'esaurimento delle possibili impugnazioni, compresa quella in Cassazione per motivi attinenti la giurisdizione ex art. 110 (Cons. St. III, n. 1500/2013; Cons. St. III, n. 2082/2012, che ritiene il principio applicabile alle posizioni risarcitorie rispetto alle quali è pendente un giudizio di annullamento alla data di entrata in vigore del codice del processo amministrativo).

Pertanto, il dies a quo del termine decadenziale di cui all'art. 30, comma 5, entro cui può proporsi la domanda risarcitoria, coincide con il passaggio in giudicato della sentenza amministrativa, che si ha nei seguenti casi: 1) con lo spirare dei termini per proporre il ricorso per cassazione o la revocazione ordinaria, ove non proposti; 2) con la pubblicazione della sentenza che dichiara inammissibile il ricorso per revocazione; 3) il giorno in cui spirano i termini del ricorso per cassazione avverso la sentenza resa nel giudizio di revocazione, ove esso, avendo positivamente superato la fase rescindente e dunque revocato la sentenza gravata, abbia deciso in qualsiasi senso il c.d. giudizio rescissorio, in quanto è solo a tale ipotesi che si riferisce, ove correttamente inteso, l'art. 107, comma 1, c.p.a. (Cons. giust. Amm. reg. Sic., n. 488/2023).

Il termine di prescrizione

La domanda di risarcimento va comunque proposta entro il termine di prescrizione, che secondo la prevalente tesi della natura extracontrattuale della responsabilità della P.A. è di durata quinquennale (a tale soluzione si perviene anche nelle ipotesi di responsabilità precontrattuale); per l'applicazione del termine di prescrizione decennale previsto dall'art. 2946 c.c., e non di quello quinquennale di cui all'art. 2947 c.c. v. Cass. I, n. 25644/2017 in una fattispecie di responsabilità di tipo contrattuale da «contatto sociale qualificato»).

Con riferimento alla decorrenza del termine di prescrizione, prima del superamento della tesi della pregiudiziale amministrativa, si riteneva che, in caso di danni da provvedimento illegittimo, il termine iniziasse a decorrere dal passaggio in giudicato della sentenza di annullamento del provvedimento produttivo del danno, in quanto, essendo necessario il previo annullamento dell'atto amministrativo, la pretesa risarcitoria poteva farsi valere solo dopo il passaggio in giudicato della sentenza di annullamento.

Dall'abbandono della tesi della c.d. pregiudiziale amministrativa è stata tratta la conseguenza della decorrenza del termine di prescrizione non dall'annullamento dell'atto, ma dalla data dell'illecito – e cioè dalla data di adozione dell'atto illegittimo; posto che l'intervenuto annullamento dell'atto amministrativo lesivo non costituisce un presupposto di ammissibilità della domanda risarcitoria, il termine prescrizionale decorre dal momento in cui il danno si è effettivamente verificato.

Dopo l'entrata in vigore del Codice, per i danni causati alle posizioni di interesse legittimo da un provvedimento amministrativo, il problema della prescrizione non si pone, dovendo essere rispettato il termine di decadenza di 120 giorni, decorrente – in caso di domanda di risarcimento autonoma – dal momento in cui il fatto si è verificato ovvero dalla conoscenza del provvedimento se il danno deriva direttamente da questo o – in caso di domanda proposta dopo il tempestivo esercizio dell'azione di annullamento del provvedimento fonte del danno – dal passaggio in giudicato della sentenza che definisce tale azione. Per i danni causati a posizioni di diritto soggettivo o che comunque non derivano da un provvedimento amministrativo illegittimo, il termine per proporre la domanda di risarcimento è quello quinquennale di prescrizione.

L'entrata in vigore della nuova disciplina introdotta dal Codice ha posto il problema interpretativo relativo all'applicabilità del termine decadenziale previsto dall'art. 30, comma 3, del codice del processo amministrativo, agli illeciti consumati in epoca anteriore a detto jus superveniens.

La giurisprudenza ha ritenuto che l'introduzione di un termine di decadenza di centoventi giorni – decorrente, a seconda dei casi, dalla verificazione del fato lesivo o dalla conoscenza del provvedimento dannoso – costituisce un'innovazione legislativa rispetto al regime prescrizionale quinquennale, ex art. 2947 c.c., operante in epoca precedente e i principi generali stabiliti dalle preleggi, in materia di efficacia delle leggi nel tempo (art. 11) e di portata applicativa di norme eccezionali (art. 14), impediscono, in assenza di una prescrizione esplicita in tal senso, l'applicazione retroattiva di una reformatio in peius a fattispecie sostanziali anteriori, senza che assuma rilievo l'epoca della proposizione del ricorso; soluzione confermata dal disposto dell'art. 2 dell'Allegato 3 al Codice, secondo cui “per i termini che sono in corso alla data di entrata in vigore del codice continuano a trovare applicazione le norme previgenti”, applicabile anche (e a maggior ragione) all'ipotesi di successione tra un termine sostanziale, qual è quello di prescrizione, ed un termine processuale precedentemente non previsto, quale appunto il termine di decadenza sub art. 30 citato, essendo una diversa lettura della predetta disposizione (nel senso, restrittivo, della sua riferibilità solo a termini processuali «in corso») innegabilmente contra Constitutionem, per la compromissione, che ne deriverebbe, non solo della tutela ma della esistenza stessa della situazione soggettiva (Cons. St. III, n. 297/2014; Corte cost., n. 57/2015; Cons. St., Ad. plen., n. 6/2015; Cons. giust. amm. Reg. Sic., n. 38/2016).

In conclusione, per tutti i fatti antecedenti al 16 settembre 2010 (data di entrata in vigore del Codice del processo amministrativo) non si applica il termine di decadenza previsto dall'art. 30, comma 3 del Codice stesso, ma continua ad applicarsi l'originario termine quinquennale di prescrizione decorrente dal momento in cui il danno si è verificato.

Per i fatti (e atti) successivi all'entrata in vigore del Codice si applicherà il nuovo termine di decadenza di 120 giorni, fermo restando che il ricorrente può decidere di impugnare il provvedimento fonte del danno e attendere l'esito del giudizio di annullamento per proporre la domanda risarcitoria, avvalendosi del disposto del comma 5 dell'art. 30, che prevede che “nel caso in cui sia stata proposta l'azione di annullamento la domanda risarcitoria può essere formulata nel corso del giudizio “o, comunque, fino a 120 giorni dal passaggio in giudicato della relativa sentenza”. Norma da intendersi riferita ai soli danni causati a posizioni di interesse legittimo da un provvedimento illegittimo e che amplia le possibili strategie processuali del danneggiato, consentendogli di attendere l'esito del giudizio di annullamento prima di proporre la domanda di risarcimento (in linea con la ratio della citata pregressa giurisprudenza, secondo cui l'azione di annullamento avverso il provvedimento fonte del danno interrompeva la prescrizione).

In questi casi, la proposizione della domanda di annullamento produce un effetto interruttivo astrattamente ascrivibile a siffatta domanda giudiziale ai sensi dell'art. 2943 c.c., anche se gli effetti interruttivi della prescrizione operano solo a favore del soggetto attivo ed in danno del soggetto passivo dell'atto interruttivo, non potendo riverberarsi sulla sfera giuridica di terzi estranei (Cass. I, n. 25644/2017, che ha rilevato che nel giudizio amministrativo di annullamento deve essere parte l'amministrazione nei cui confronti successivamente si chiede il risarcimento del danno). Secondo Cons. St. VI, n. 3408/2022, in sede di riassunzione davanti al giudice amministrativo di un giudizio di risarcimento inizialmente instaurato davanti al giudice civile non può essere eccepita per la prima volta la prescrizione, non eccepita nei termini nel giudizio civile, in quanto il processo iniziato davanti alla giurisdizione errata e riassunto nel termine di legge davanti al giudice munito di giurisdizione non costituisce un nuovo ed autonomo procedimento, ma la naturale prosecuzione dell'unico giudizio per quanto inizialmente introdotto davanti al giudice carente della giurisdizione).

Secondo Cons. St. VI, n. 3408/2022, in sede di riassunzione davanti al giudice amministrativo di un giudizio di risarcimento inizialmente instaurato davanti al giudice civile non può essere eccepita per la prima volta la prescrizione, non eccepita nei termini nel giudizio civile, in quanto il processo iniziato davanti alla giurisdizione errata e riassunto nel termine di legge davanti al giudice munito di giurisdizione non costituisce un nuovo ed autonomo procedimento, ma la naturale prosecuzione dell'unico giudizio per quanto inizialmente introdotto davanti al giudice carente della giurisdizione.

Per quanto riguarda i profili probatori, anche in relazione al profilo oggettivo e soggettivo dell'illecito, e la quantificazione del danno si rinvia al commento alle formule: “Ricorso di annullamento con contestuale domanda risarcitoria” e “Memoria per la quantificazione del risarcimento per equivalente”.

La notificazione al controinteressato del ricorso con azione autonoma di risarcimento

Si rinvia al commento della formula “ Ricorso autonomo per il risarcimento del danno (senza aver impugnato l'atto)”.

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