Ricorso in appello per il risarcimento del danno (art. 30)

Roberto Chieppa

Inquadramento

Il mancato accoglimento della domanda di risarcimento del danno proposta in primo grado può dipendere da diversi motivi. In alcuni casi il rigetto della domanda è la conseguenza del rigetto della contestuale azione di annullamento; altre volte, pur essendo stata accolta dal Tar la domanda di annullamento, la richiesta di risarcimento del danno può essere respinta per l'assenza di alcuni requisiti dell'illecito (ad es., l'elemento soggettivo) o per difetto di elementi probatori.

Altre volte ancora l'annullamento degli atti impugnati determina la necessità di un riesercizio dell'azione amministrativa con conseguente incertezza sulla spettanza del bene della vita cui anche la domanda di risarcimento è collegata.

Nelle prime due ipotesi sorge l'esigenza di impugnare la statuizione della sentenza di primo grado relativa al rigetto della domanda di risarcimento per impedire che su tale punto si formi il giudicato; nel terzo caso la necessità di impugnare la sentenza dipende dall'esatto contenuto della stessa, che non dovrebbe essere di reiezione della domanda ma al più di inammissibilità della stessa per assenza di attualità dell'interesse in attesa del riesercizio del potere amministrativo (non può comunque escludersi che anche in questi casi sussista l'esigenza di impugnare la sentenza, specie quando era già possibile statuire sulla domanda di risarcimento quanto meno dettando i criteri per il risarcimento ex art. 34, comma 4).

In caso di semplice mancato esame della domanda di risarcimento del danno, se la parte che la ha proposta deve appellare su altri punti la sentenza dovrà riproporre nell'atto di appello la domanda; se si tratta invece di parte semplicemente appellata la domanda potrebbe essere riproposta con memoria entro il termine per la costituzione in giudizio ai sensi dell'art. 101, comma 2.

Tuttavia, potendo i motivi assorbiti non essere esaminati in caso di reiezione dell'appello principale e potendo il giudice estendere ciò anche alle domande non esaminate, appare preferibile riproporre con appello incidentale la domanda di risarcimento non esaminata in primo grado per evitare appunto il rischio che non venga esaminata neanche in appello.

Formula

ECC.MO CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE

APPELLO

Nell'interesse di:

- [PERSONA FISICA] [1], nato/a a ... il ... (C.F. ...), residente in ..., via/piazza ... n. ..., elettivamente domiciliato/a in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [2] ..., C.F. ... [3], PEC: ... [4], Fax ... [5], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti ... [6].

- [PERSONA GIURIDICA] [7], con sede legale in ..., via/piazza ..., n. ..., iscritta nel registro delle imprese di ..., n. ..., P.I. ..., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [8] ..., C.F. ... [9], PEC: ... [10], Fax ... [11], che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti ... [12].

[Per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di posta elettronica certificata ... ed il numero di fax ... ] [13]

- appellante -

CONTRO

- [Amministrazione/Ente/Autorità] [14], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato] [15],

- appellato -

E NEI CONFRONTI DI

- Sig./Sig.ra ... residente in ..., via/piazza ... n. ..., rappresentato e difeso nel giudizio di primo grado dall'avv.to ... ed elettivamente domiciliato presso ...

- controinteressato -

PER L'ANNULLAMENTO

- della sentenza del Tar del ..., n. ..., pubblicata in data ..., notificata in data ... [16], con cui è stato respinto il ricorso ... [17].

FATTO

[descrivere in maniera sintetica le vicende della precedente fase del giudizio, in particolare il provvedimento di cui si chiedeva l'annullamento, i motivi di ricorso dedotti a sostegno della originaria domanda, nonché il contenuto della sentenza di cui si chiede l'annullamento e specificare in che modo era stata introdotta la domanda di risarcimento del danno e sulla base di quali elementi è stata respinta dal T.A.R.]

La sentenza indicata in epigrafe è meritevole di annullamento per i seguenti motivi di

DIRITTO

[indicare i motivi per quali si ritiene erronea la sentenza impugnata, distinguendo eventuali errori in procedendo e errori in iudicando]

[in caso di mancata pronuncia esplicita su alcuni motivi, riproporre le domande ed eccezioni a sostegno dei medesimi, ritenute assorbite o non esaminati dal T.A.R.]

[indicare eventuali istanze di remissione in via pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell'Unione europea o di legittimità costituzionale]

[indicare eventuali istanze istruttorie]

1. La domanda di risarcimento del danno è stata respinta in primo grado per assenza dell'elemento soggettivo (la colpa della p.a.), nonostante sia stata accolta la domanda di annullamento dell'atto che ha provocato il danno richiesto.

In particolare, il giudice di primo grado ha ritenuto che l'illegittimità compiuta dalla amministrazione non sia caratterizzata da una particolare gravità e che manchi l'elemento della colpa in quanto a contrastare la richiesta dell'odierno appellante era intervenuto un comitato di cittadini che si opponeva al rilascio del provvedimento autorizzatorio.

La sentenza di primo grado è del tutto errata.

L'elemento soggettivo della responsabilità della p.a. per i danni arrecati a seguito dell'esercizio della propria attività amministrativa può essere provato anche mediante presunzioni semplici ex art. 2727 c.c. e, nel caso di specie, l'illegittimità dell'atto annullato dal Tar costituisce appunto una presunzione in tal senso, in quanto (descrivere circostanze di fatto e di diritto a sostegno della presunzione).

Operando tale presunzione spettava all'amministrazione vincerla con idonei elementi probatori contrari, del tutto assenti nel caso di specie.

Gli elementi indicati dal T.A.R. non assumo rilievo a tal fine in quanto:

a) contrariamente a quanto sostenuto dal giudice di primo grado, la sussistenza dell'elemento soggettivo dell'illecito non richiede una particolare gravità della violazione o della colpa, rispondendo la p.a. anche a titolo di colpa semplice e per danni causati da violazioni che non necessariamente devono essere qualificate come gravi;

b) del tutto privo di rilievo è anche l'intervento nel corso del procedimento amministrativo di un comitato di cittadini che ha contrastato la richiesta del ricorrente, essendo affidata alla responsabilità della p.a. la conduzione e la corretta conclusione dei procedimenti amministrativi e non dovendo la p.a. farsi condizionare dalla mera presenza di interessi contrari, che deve meramente valutare nel merito.

In assenza di altri elementi e in virtù della presunzione derivante dall'illegittimità dell'atto fonte del danno, deve ritenersi sussistente l'elemento soggettivo dell'illecito (la colpa della p.a.), peraltro ampiamente dimostrata dalle circostanze di fatto e di diritto sopra indicate.

Si ripropongono le ulteriori argomentazioni svolte in primo grado a sostegno degli altri presupposti della domanda di risarcimento e della sua quantificazione.

Il provvedimento annullato ha causato e sta causando ingenti danni al ricorrente.

Tali danni consistono:

- nella ritardata attribuzione del provvedimento richiesto (in caso di interessi legittimi pretensivi) con conseguente impossibilità del ricorrente nel ... (iniziare l'attività ecc.);

- nella privazione del bene della vita già attribuito ed ora sottratto per effetto del provvedimento impugnato (in caso di interessi legittimi oppositivi);

- eventuali altri elementi (altre ipotesi, quali ad esempio l'interesse negativo in caso di responsabilità precontrattuale).

Sotto il profilo oggettivo è evidente l'ingiustizia del danno conseguito a seguito dell'adozione del provvedimento illegittimo e altrettanto evidente è il nesso di causalità tra danno e provvedimento, in quanto ... (spiegare)

La quantificazione del danno pari ad euro ... . già emerge in questa fase dai seguenti elementi ... (indicare) che ci si riserva di meglio specificare nel corso del giudizio e in relazione ai quali, solo ove si ritenga necessario un approfondimento al fine di verificare la quantificazione della somma richiesta, si chiede in via subordinata di disporre una Consulenza tecnica di ufficio.

La somma spettante a titolo di risarcimento del danno va maggiorata a titolo di interessi e rivalutazione monetaria.

Si chiede, infine, la trasmissione della sentenza alla competente Procura della Corte dei Conti, derivando dall'eventuale sentenza di condanna al risarcimento del danno un danno erariale (eventuale).

P.Q.M.

Si chiede a codesto Ecc.mo Giudice, respinta ogni contraria istanza, di disporre l'annullamento della sentenza impugnata e, per l'effetto, accogliere il ricorso di primo grado con conseguente condanna della amministrazione al risarcimento del danno nella misura di Euro ... . o nella misura maggiore che sarà dimostrata in corso di causa, oltre interessi e rivalutazione monetaria con trasmissione della sentenza alla competente Procura della Corte dei Conti (eventuale).

Con vittoria di spese e onorari.

Si producono i seguenti documenti:

1) [copia della sentenza gravata]

2) [fascicolo del primo grado di giudizio]

3) [ ... ] [18].

Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro ... . Il contributo unificato, già versato, dovrà, pertanto, applicarsi nella misura determinata in relazione allo scaglione di appartenenza, per un importo pari a Euro ... [rinvio a Formula “Dichiarazione ai fini del contributo unificato”]

Luogo e data ...

Firma Avv. ... [19]

PROCURA

[V. formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate]

ISTANZA ABBREVIAZIONE DEI TERMINI (eventuale)

[V. formula “Istanza abbreviazione dei termini”]

RELATA DI NOTIFICA

[V. formula “Relata di notifica a persona fisica” e formule correlate] [X] [20]

DEPOSITO INFORMATICO

Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [21].

1. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con mod., in l. n. 111/2011).

2. In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc...).

3. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. Con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art.40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del codice fiscale del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e Fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del modulo per il deposito telematico.

4. Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”.

5. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 136, comma 1, c.p.a., e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Ai sensi di quest'ultima norma, gli importi dovuti a titolo di contributo unificato “sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell' articolo 136 [c.p.a.] ».

6. La procura, conferita ad avvocato abilitato al patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori, può essere apposta in calce o a margine dell'atto di appello o, comunque, nelle forme stabilite dall'art. 83 c.p.c.. Per i ricorsi depositati successivamente al 1° gennaio 2017, ai quali si applica il Processo Amministrativo Telematico, il difensore procede al deposito della copia per immagine della procura conferita su supporto cartaceo e ne attesta la conformità all'originale, ai sensi dell'art. 22 del d.lgs. n. 82/2005 (“Codice dell'Amministrazione Digitale”; CAD), mediante sottoscrizione con firma digitale (cfr. art. 8, comma 2, delle Regole tecnico-operative del PAT, all.to 1 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). V. Formula “Attestazione di conformità al fine del deposito di copia informatica della procura”.

7. In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio.

8. V. nt. 2.

9. V. nt. 3.

10. V. nt. 4.

11. V. nt. 5.

12. V. nt. 2.

13. In caso di pluralità di difensori, può essere utile indicare l'indirizzo (di fax e/o PEC) al quale si desidera ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento.

14. A titolo esemplificativo, il ricorso sarà proposto contro il Ministero “in persona del Ministro in carica”; in caso di Comune, “in persona del Sindaco in carica”, in caso di un'autorità indipendente o altro ente pubblico o concessionario di pubblici servizi, “in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore”.

15. In caso di amministrazioni statali, si applicano le norme vigenti per la difesa in giudizio delle stesse, che prevedono il patrocinio da parte dell'Avvocatura dello Stato territorialmente competente (quella nel cui distretto ha sede il T.A.R. adito; v. artt. 1, l. n. 260/1958 e 10, comma 3, l. n. 103/1979). Le funzioni dell'Avvocatura dello Stato nei riguardi dell'amministrazione statale sono estese alle regioni a statuto ordinario che decidano di avvalersene con deliberazione del consiglio regionale da pubblicarsi per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e nel Bollettino ufficiale della regione (art. 10, comma 1, l. n. 103/1979).

16. Indicare il numero e la data del provvedimento. In caso di mancata notifica o comunicazione, indicare il momento in cui lo stesso è stato conosciuto.

17. Inserire il n. di RG del ricorso e una descrizione sintetica del suo oggetto.

18. Copia di eventuale altra documentazione utile alla comprensione del contesto fattuale e/o alle ragioni dell'appello, nonché di eventuali istanze istruttorie, nei limiti consentiti dall'art. 104, co. 2, c.p.a. . V. anche Formula [“Attestazione di conformità ai fini del deposito di copia informatica di atto, provvedimento o documento originale analogico”].

19. Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di PDF nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dal d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il Modulo Deposito Atto; v. art. 6, all.to 2).

20. V. anche Formule “Attestazione di conformità della prova della notificazione effettuata con modalità cartacea” e “attestazione di conformità al fine del deposito della prova della notifica a mezzo pec che non possa essere fornita con modalità telematiche”.

21. Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito della Giustizia Amministrativa . È stato definitivamente abrogato l'obbligo di di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi (cfr. art. 4, d.l. n. 28/2020).

Commento

La presente formula riguarda una delle ipotesi di reiezione della domanda di risarcimento del danno (assenza dell'elemento soggettivo) e di seguito si forniscono alcune specifiche indicazioni relative a tale aspetto.

L'elemento soggettivo dell'illecito commesso dalla p.a. nell'esercizio dell'attività amministrativa

Senza ricostruire in questa sede l'evoluzione del percorso seguito dalla giurisprudenza civile e amministrativa sulla colpa della p.a., è sufficiente richiamare l'orientamento, secondo cui, pur dovendosi escludere che sussista una generalizzata presunzione (relativa) di colpa dell'amministrazione in presenza di un atto illegittimo o comunque di una violazione delle regole, può certamente operare regolarmente la presunzione semplice, di cui all'art. 2727 c.c., che però non può ritenersi in via generale, ma va desunta dalla singola fattispecie.

Specie se il giudice di primo grado ha respinto la domanda di risarcimento per l'assenza dell'elemento soggettivo (caso affrontato dalla formula in esame), sarà opportuno aggiungere al richiamo all'utilizzo della presunzione derivante dall'illegittimità dell'atto fonte del danno ulteriori elementi di fatto e di diritto collegati alla fattispecie concreta.

Vanno inoltre escluse le ragioni invocate dall'amministrazione per dimostrare la scusabilità dell'errore.

Va ricordato che molte delle questioni rilevanti ai fini della scusabilità dell'errore sono questioni di interpretazione ed applicazione delle norme giuridiche, inerenti la difficoltà interpretativa che ha causato la violazione; in simili casi il profilo probatorio resta in larga parte assorbito dalla quaestio iuris, che il giudice risolve autonomamente con i propri strumenti di cognizione in base al principio iura novit curia.

Costituisce principio pacifico quello secondo cui non esclude la colpa la circostanza che il giudice di primo grado abbia dato ragione all'amministrazione con decisione ribaltata in appello, in quanto anche il Tar può incorrere in errori manifesti e comunque non appare ragionevole dare rilevanza ad un fatto successivo a quello che ha generato l'illecito; aderendo a tale impostazione, inoltre, la sussistenza della colpa sarebbe ravvisabile nelle sole ipotesi in cui il privato ottenga ragione in entrambi i gradi del giudizio, finendo il giudizio di primo grado ad essere quello decisivo (Cons. St. VI, n. 1114/2007).

In materia di appalti, non grava sul ricorrente danneggiato l'onere di provare che il danno derivante dal provvedimento amministrativo illegittimo è conseguenza di un comportamento colposo dell'Amministrazione, con la conseguenza che questa non può sottrarsi all'obbligo di risarcire i danni cagionati dal suo provvedimento illegittimo adducendo l'inesistenza a proprio carico di elementi di dolo o di colpa. La regola comunitaria in materia di appalti pubblici per la quale agli effetti risarcitori è indifferente che il provvedimento illegittimo sia conseguenza o non di dolo o colpa dell'Autorità emanante, atteso che ciò che rileva è l'ingiustizia del danno e non la colpevolezza del suo autore non può essere circoscritta ai soli appalti comunitari, ma deve estendersi, in quanto principio generale di diritto comunitario in materia di effettività della tutela, a tutto il campo degli appalti pubblici, nei quali i principi di diritto comunitario hanno diretta rilevanza ed incidenza, non fosse altro per il richiamo che ad essi viene fatto dal nostro legislatore nel Codice dei contratti pubblici (Cons. St. V, n. 5686/2012; Cons. St. V, n. 966/2013; Cons. St. V, n. 1833/2013, in attuazione di Corte giustizia UE, 30 settembre 2010, C-314/09).

Appello e rinvio in primo grado

Va segnalato che in un caso in cui il Tar aveva (erroneamente) dichiarato la tardività di una domanda di risarcimento del c.d. danno da ritardo, in sede di appello è stata riconosciuta l'erronea declaratoria di tardività della domanda risarcitoria, tradottasi in una omessa pronuncia nel merito della causa, il cui oggetto coincideva per intero con detta domanda e ne è stata tratta la conseguenza che tale ipotesi sia sussumibile nella categoria della lesione del diritto di difesa e imponga la rimessione della causa al giudice di primo grado, ai sensi e nei termini di cui all'art. 105 c.p.a. (Cons. giust. amm. Reg. Sic., n. 33/2018, che ha affermato che lo spazio che il c.p.a. ha riservato ai casi di annullamento con rinvio al giudice di primo grado è più ampio rispetto al passato, tanto emerge dal confronto del nuovo art. 105 c.p.a. con il vecchio art. 35 l. Tar, dal fatto che l'art. 105 c.p.a. ha portata diversa e più ampia degli art. 353 e 354 c.p.c. e da quella giurisprudenza che già ha ricondotto alla violazione del diritto di difesa l'ipotesi in cui vi sia stata “totale omessa pronuncia” - v. Cons. St. IV, n. 3809/2017).

Tuttavia, la Adunanza Plenaria ha aderito all'orientamento tradizionale, secondo cui le ipotesi di annullamento con rinvio al giudice di primo grado previste dall'art. 105 hanno carattere eccezionale e tassativo e non sono, pertanto, suscettibili di interpretazioni analogiche o estensive con la conseguenza che l'erronea dichiarazione di irricevibilità, inammissibilità o improcedibilità del ricorso di primo grado non costituisce, di per sé, un caso di annullamento con rinvio, in quanto la chiusura in rito del processo, per quanto erronea, non determina, ove la questione pregiudiziale sia stato oggetto di dibattito processuale, la lesione del diritto di difesa, né tanto meno un caso di nullità della sentenza o di rifiuto di giurisdizione (Cons. St., Ad. Plen., n. 10/2018, Cons. St., Ad. Plen., n. 11/2018, Cons. St., Ad. Plen., n. 14/2018 e Cons. St., Ad. Plen., n. 15/2018, secondo cui anche la violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato, pure quando si sia tradotta nella mancanza totale di pronuncia da parte del giudice di primo grado su una delle domande del ricorrente, non costituisce un'ipotesi di annullamento con rinvio; pertanto, in applicazione del principio dell'effetto sostitutivo dell'appello, anche in questo caso, ravvisato l'errore del primo giudice, la causa deve essere decisa nel merito dal giudice di secondo grado). Secondo la stessa pronuncia, costituisce invece un'ipotesi di nullità della sentenza che giustifica l'annullamento con rinvio al giudice di primo grado il difetto assoluto di motivazione. Esclusa qualunque rilevanza del semplice difetto di “sufficienza” della motivazione”, tale anomalia si identifica, oltre che nella mancanza assoluta di motivi sotto l'aspetto materiale e grafico, nel contrasto irriducibile tra affermazioni inconciliabili, nella motivazione meramente assertiva, tautologica, apodittica oppure obiettivamente incomprensibile: quando, cioè, le anomalie argomentative sono di gravità tale da collocare la motivazione al di sotto del “minimo costituzionale” di cui all'art. 111, comma 5, Cost.

Mancato esame della domanda di risarcimento in primo grado e appello.

Se la domanda di risarcimento viene proposta unitamente a quella di annullamento, può accadere che il giudice di primo grado possa respingere la domanda di annullamento senza esaminare quella di risarcimento; in questo caso, la domanda può essere riproposta con l'atto di appello ai sensi dell'art. 101, comma 2, ma è stato ritenuto che, ove non riproposta e riformata la sentenza che respinge l'azione di annullamento, la domanda di risarcimento possa essere riproposta in un nuovo giudizio nel termine previsto dall'art. 30, comma 5 (120 giorni dal passaggio in giudicato della sentenza; Cons. St. III, n. 5014/2018).

In questi casi, si deve tuttavia fare attenzione a fare completo affidamento nella possibilità di riproporre la domanda, in quanto se dalla sentenza di primo grado si può desumere che la domanda di risarcimento è stata respinta unitamente a quella di annullamento, sarà necessario riproporre nell'atto di appello anche la domanda di risarcimento.

In sostanza, la non riproposizione di una domanda (nell'esempio, di risarcimento) nell'atto di appello deve essere il frutto di una attenta scelta che dipenda da una specifica strategia processuale e deve fondarsi sulla certezza che si tratti di un mancato esame e non di un rigetto anche implicito della domanda insieme al rigetto del ricorso; in assenza di particolari esigenze appare preferibile riproporre la domanda di risarcimento in appello, ovviamente con gli adeguati supporti probatori.

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