Ricorso incidentale con azione di regresso da parte della p.a. nei cui confronti è stato chiesto il risarcimento del danno (art. 30)InquadramentoUna fattispecie particolare in cui è certa l'esistenza di un danno e non è facile individuare la strada per pervenire al risarcimento è costituita dalla ipotesi in cui il danno deriva da atti amministrativi posti in essere in esecuzione di pronunce giurisdizionali, poi non confermate (pronuncia di merito di segno diverso rispetto alla concessa misura cautelare o sentenza del Tar eseguita e poi riformata in appello). Si tratta di casi non frequenti, che tuttavia sono arrivati all'esame della giurisprudenza amministrativa, specie in materia di appalti, dove può accadere che un appalto venga aggiudicato in base ad una pronuncia del giudice (cautelare o di primo grado), poi riformata in sede di giudizio di merito o in appello quando nel frattempo il rapporto è già stato interamente eseguito con l'impresa ricorrente in primo grado. In questo caso vi è un soggetto (quello sbagliato) che ha svolto il rapporto con la P.A. e altro soggetto, a cui spettava l'aggiudicazione, che non ha potuto farlo a causa dell'avvenuta esecuzione di una decisione giurisdizionale, poi riformata, senza quindi che si sia verificato alcun errore da parte dell'amministrazione. Vi è sicuramente un danno, ma è difficile pervenire al risarcimento. La più recente giurisprudenza sembra indicare due strade: a) quella dell'azione di risarcimento nei confronti della p.a. da proporre in sede di ricorso in ottemperanza; b) l'azione civile nei confronti dell'impresa che ha beneficiato dell'atto posto in essere in esecuzione di una pronuncia giurisdizionale ottenuta a seguito di un suo ricorso. Si tratta di due azioni che non possono essere proposte insieme in via alternativa in quanto appartenenti a due giurisdizioni diverse (v. formule “Ricorso nei confronti della p.a. per il risarcimento del danno derivante da atti amministrativi posti in essere in esecuzione di pronunce del giudice, poi riformate” e “Azione civile nei confronti dell'impresa che ha beneficiato dell'atto posto in essere in esecuzione di una pronuncia giurisdizionale poi riformata”). Nel caso di azione nei confronti della P.A. si pone il problema di come proporre da parte della P.A. una azione di regresso nei confronti del beneficiario del provvedimento giurisdizionale non confermato e con la presente formula si ipotizza un ricorso incidentale in cui tale domanda viene proposta nel giudizio instaurato contro la P.A. FormulaCONSIGLIO DI STATO RICORSO INCIDENTALE [1] Nell'interesse di [2] : -[Amministrazione/Ente/Autorità], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato], [Per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di posta elettronica certificata ... ed il numero di fax ... .] [3] IN RELAZIONE AL RICORSO PRINCIPALE - proposto da [PERSONA FISICA/GIURIDICA], rappresentato e difeso da ..., presso il cui studio è elettivamente domiciliato in ..., via ... n. ... ; CONTRO - [Amministrazione/Ente/Autorità], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato], E NEI CONFRONTI DI - Sig./Sig.ra ... residente in ..., via/piazza ... n. ... PER L'OTTEMPERANZA DELLA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO N. ... DEL ... E IL RISARCIMENTO DEL DANNO FATTO Con bando del ..., la ... ha indetto una procedura di gara per l'affidamento dei lavori di ... con importo a base d'asta par ad Euro ... Con provvedimento del ..., la stazione appaltante ha aggiudicato la gara all'impresa ..., dopo aver escluso l'aggiudicataria provvisoria impresa ... L'impresa ... ha impugnato tali provvedimenti innanzi al Tribunale amministrativo regionale per la ..., che, con sentenza ..., n. ..., ha accolto il ricorso e, per l'effetto, ha annullato l'aggiudicazione in favore dell'impresa ... L'impresa ... ha impugnato tale sentenza innanzi al Consiglio di Stato, chiedendone in via cautelare la sospensione. All'esito della camera di consiglio del ..., è stata respinta la domanda di sospensione dell'efficacia esecutiva della sentenza appellata (ordinanza n. ...). Con la sentenza ..., n. ..., il Consiglio di Stato ha accolto l'appello e, per l'effetto, in riforma della sentenza appellata, ha respinto il ricorso proposto in primo grado dall'impresa ... . Con formale diffida inviata con nota del ..., la stazione appaltante veniva invitata a dare attuazione al giudicato formatosi sulla sentenza del Consiglio di Stato n. ... La stazione appaltante ha risposto, rilevando che il giudicato è intervenuto successivamente alla ultimazione dei lavori oggetto dell'appalto (avvenuta in data ..., come risultante dal certificato di ultimazione dei lavori), con conseguente impossibilità di far subentrare l'impresa ... nel rapporto contrattuale. L'impresa ... ha proposto ricorso in ottemperanza chiedendo nei confronti della P.A. il risarcimento del danno derivante dal mancato svolgimento del rapporto con la P.A. DIRITTO 1. L'azione di risarcimento del danno proposta nei confronti della P.A. è priva di fondamento. Infatti, la P.A. si è limitata a dare esecuzione ad una pronuncia del giudice amministrativo e tale doverosa condotta non può essere qualificata come antigiuridica ed anzi sarebbe stato antigiuridico non dare esecuzione ad una pronuncia del giudice non sospesa. Inoltre, il giudicato rispetto al quale si chiede l'ottemperanza e il risarcimento del danno è un giudicato con cui il ricorso originario è stato respinto e la giurisprudenza esclude che il giudizio di ottemperanza possa essere proposto in relazione a sentenze di rigetto (Cons. St., n. 1060/1998), non producendo alcun effetto di accertamento e tanto meno costitutivo, lasciando invariato l'assetto giuridico dei rapporti determinato dal provvedimento impugnato, rispetto al quale nulla viene tolto e nulla viene aggiunto (Cons. St. VI, n. 1675/2013). Con il giudicato è stata definitivamente accertata la legittimità dell'originario provvedimento adottato dalla P.A., che non deve adottare atti in esecuzione del giudicato, ma semmai rimuovere atti posti in essere di decisioni del giudice non confermate e l'eventuale impossibilità non riguarda, quindi, l'esatta esecuzione del giudicato, ma è connessa agli effetti irreversibili di atti, successivamente travolti dal giudicato, rispetto ai quali nulla può fare la P.A. La ricorrente avrebbe al più potuto proporre davanti al giudice ordinario un'azione civile direttamente nei confronti dell'impresa beneficiaria di atti amministrativi posti in essere in esecuzione di pronunce del giudice, poi riformate. 2. Fermo restando quanto sopra esposto, con il presente ricorso incidentale si intende agire in via di regresso nei confronti dell'impresa ... qualora si ritenga fondata la domanda di risarcimento del danno proposta nei confronti della p.a. La stessa Plenaria, invocata da parte ricorrente, non ha escluso che l'amministrazione, chiamata a risarcire il danno ai sensi dell'art. 112, comma 3, c.p.a., possa vantare un'azione di regresso nei confronti del beneficiario che ha tratto vantaggio dal provvedimento illegittimo travolto dal giudicato, collegata a un'obbligazione risarcitoria di natura solidale o di azione di ingiustificato arricchimento per il disequilibrio causale derivante dal collegamento tra le posizioni sostanziali in gioco. L'impresa ... è parte del presente giudizio ai sensi dell'art. 41, comma 2, c.p.a. e la domanda qui proposta non può che appartenere alla giurisdizione del g.a., trattandosi di un giudizio relativo ad una procedura di scelta del contraente in cui una parte è la p.a., oltre ad essere tale domanda strettamente connessa con quella proposta in via principale. Nel merito, si rileva che a seguito della mancata conferma del provvedimento giurisdizionale favorevole alla impresa ..., la percezione del corrispettivo dell'appalto costituisce un indebito ai sensi degli artt. 2033 e ss. c.c. e si impone la restituzione quanto meno dell'utile di impresa e delle altre somme chieste dalla ricorrente. Peraltro, la percezione dell'utile di impresa resta del tutto priva di causa e determina un arricchimento senza causa ai sensi dell'art. 2041 c.c. Nella sostanza, si chiede che la P.A., la cui condotta – si ripete – non ha alcun elemento di antigiuridicità sia tenuta indenne da ogni pretesa con condanna dell'impresa ... a rifondere alla p.a. le somme oggetto di un eventuale accoglimento del ricorso principale. P.Q.M. Si chiede al Giudice adito, respinta ogni contraria istanza, di respingere il ricorso in ottemperanza per il risarcimento del danno e, in subordine, nel caso di accoglimento del suddetto ricorso, di condannare l'impresa ... al pagamento in favore della P.A. delle somme oggetto della condanna pronunciata in accoglimento del ricorso principale. Con riserva di dedurre ulteriormente nel corso di causa. Con vittoria di spese e onorari. Si producono i seguenti documenti: 1) [copia degli atti impugnati e di eventuali atti antecedenti, conseguenti e connessi] 2) [ ... ] [4]. Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro ... . Il contributo unificato, già versato, dovrà, pertanto, applicarsi nella misura determinata in relazione allo scaglione di appartenenza, per un importo pari a Euro ... [rinvio a Formula “Dichiarazione ai fini del contributo unificato”] [5] Luogo e data ... Firma Avv. ... [6] PROCURA [V. formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate] ISTANZA ABBREVIAZIONE DEI TERMINI (eventuale) [V. formula “Istanza abbreviazione dei termini”] RELATA DI NOTIFICA [7] [V. formula “Relata di notifica a persona fisica” e formule correlate] DEPOSITO INFORMATICO Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [8]. 1. Il ricorso incidentale è disciplinato in maniera specifica dall'art. 42 c.p.a., oltre che dalle norme generali relative al ricorso. Pertanto, ai sensi dell'art. 44 c.p.a., lo stesso deve recare, a pena di nullità, la sottoscrizione del ricorrente (se sta in giudizio personalmente) o del difensore (con indicazione, in questo caso, della procura speciale). Il ricorso è un atto di parte e, pertanto, debbono essere rispettati i limiti dimensionali e le specifiche tecniche stabiliti con il d.P.C.S. n. 167/2016. 2. Ai sensi dell'art. 42 comma 1, sono legittimati alla proposizione del ricorso incidentale, oltre ai controinteressati, anche “le parti resistenti”, termine che si riferisce, per ciò solo, a tutte le parti comunque già presenti nel processo. 3. In caso di pluralità di difensori, può essere utile indicare l'indirizzo (di fax e/o PEC) al quale si desidera ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento. 4. Copia di eventuale altra documentazione utile alla comprensione del contesto fattuale e/o alle ragioni del ricorso. 5. Ai fini del contributo unificato, il ricorso incidentale è assimilato a quello principale (art. 13 comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002). 6. Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di PDF nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dal d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il Modulo Deposito Atto; v. art. 6, all.to 2). 7. Il ricorso incidentale va notificato al domicilio eletto, in caso di parti costituite, ovvero nel domicilio reale, in caso di parti non costituite. 8. Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito della Giustizia Amministrativa. È stato definitivamente abrogato l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020). CommentoA chi deve rivolgersi l'impresa aggiudicataria che non ha eseguito il rapporto per effetto di atti amministrativi posti in essere in esecuzione di pronunce del giudice poi riformate: l'azione nei confronti della P.A. La questione oggetto delle formule qui in commento è stata oggetto di esame da parte della giurisprudenza in materia di appalti. Nel caso in cui un appalto sia stato aggiudicato in base ad una pronuncia del giudice (cautelare o di primo grado), poi riformata in sede di giudizio di merito o in appello, è evidente che l'impresa originaria aggiudicataria ha subito un danno ed è altresì evidente l'assenza di colpa della stazione appaltante che aveva correttamente individuato il contraente della P.A., ma è stata poi “costretta” ad eseguire una sentenza rivelatasi poi errata (assenza di colpa evidenziata da: Cons. St. V, n. 5789/2002). Tralasciando in questa sede la percorribilità dell'azione nei confronti dello Stato per danni causati nell'esercizio delle funzioni giurisdizionali (l. 13 aprile 1988 n. 117), le strade percorribili appaiono essere due: a) l'azione nei confronti della stazione appaltante a titolo di responsabilità oggettiva; b) l'azione nei confronti del privato che ha beneficiato degli effetti dei provvedimenti giurisdizionali, da lui richiesti e poi non confermati. Le due azioni non possono essere proposte insieme perché appartengono a due diverse giurisdizioni: la prima alla giurisdizione amministrativa e la seconda alla giurisdizione ordinaria, tenuto conto che è stato escluso che il giudice amministrativo possa conoscere di controversie di cui non sia parte una pubblica amministrazione, o soggetti ad essa equiparati, in presenza di azioni tra privati, che non possono essere attribuite alla giurisdizione del giudice amministrativo per mere ragioni di connessione (Cons. St. VI, n. 2957/2008, confermata dalla citata Plenaria). In passato la giurisprudenza sembrava escludere la prima ipotesi, ma la decisione della Adunanza plenaria del Cons. St., n. 2/2017 ha invece riconosciuto la sussistenza di una obbligazione ex lege scaturente dal fatto oggettivo dell'impossibilità di eseguire il giudicato, ricordando che sulla base della giurisprudenza della Corte di Giustizia non è necessario provare la colpa dell'amministrazione aggiudicatrice, poiché il rimedio risarcitorio risponde al principio di effettività della tutela previsto dalla normativa comunitaria. In questi casi la responsabilità potrebbe essere esclusa solo dalla mancanza o dal venir meno della antigiuridicità della condotta o del nesso di causalità, che è invece presente caso concreto essendoci profili di imprudenza in capo all'amministrazione (Cons. St., Ad. plen., n. 2/2017, in cui l'azione di risarcimento è stata proposta in sede di giudizio di ottemperanza). Ciò non esclude che il soggetto danneggiato possa agire davanti al giudice civile per chiedere la condanna del beneficiario dell'atto adottato in esecuzione della pronuncia non confermata del giudice al risarcimento del danno. Le due azioni sono alternative, non potendo certo essere duplicato il risarcimento, ma l'appartenenza a due diverse giurisdizioni complica il rapporto tra le due azioni. L'azione di regresso della P.A. nei confronti del beneficiario dell'atto La stessa Plenaria non ha escluso che l'amministrazione, chiamata a risarcire il danno ai sensi dell'art. 112, comma 3, c.p.a., possa vantare un'azione di regresso nei confronti del beneficiario che ha tratto vantaggio dal provvedimento illegittimo travolto dal giudicato, collegata a un'obbligazione risarcitoria di natura solidale o di azione di ingiustificato arricchimento per il disequilibrio causale derivante dal collegamento tra le posizioni sostanziali in gioco (non proposta nel caso di specie e quindi non esaminata neanche sotto il profilo della sussistenza della giurisdizione). È dubbio se la P.A. possa chiedere la chiamata in causa del terzo, beneficiario dell'atto adottato in esecuzione della pronuncia, a garanzia e non vi è giurisprudenza sul punto; in realtà ai sensi dell'art. 41, comma 2, il beneficiario dell'atto è parte necessaria del giudizio e quindi in assenza del suo coinvolgimento il g.a. dovrebbe ordinare l'integrazione del contraddittorio. Altra e diversa questione è se la P.A. possa proporre nell'ambito dello stesso giudizio una azione diretta ad ottenere la condanna del beneficiario dell'atto al pagamento delle somme per le quali la p.a. è chiamata a risarcire a titolo di responsabilità oggettiva. Seguendo il ragionamento della Plenaria, tale azione è ammissibile e si potrebbe ritenere sussistente la giurisdizione amministrativa (questione su cui la Plenaria non si è voluta pronunciare). La formula qui in commento è proprio relativa alla proposizione di tale azione da parte della P.A. con ricorso incidentale. L'azione davanti al g.o. nei confronti della parte privata La parte danneggiata può decidere di proporre una azione (davanti al g.o.) nei confronti del beneficiario dell'atto posto in esecuzione di una decisione del giudice adottata su suo ricorso (atto poi travolto automaticamente dal diverso esito finale del contenzioso). Tale possibilità era stata ipotizzata i n alcuni obiter, in cui la giurisprudenza ha ipotizzato l'applicazione dell'art. 96, comma 2, c.p.c., che prevede che il giudice che accerta l'inesistenza di un diritto per cui è stato eseguito un provvedimento cautelare possa condannare parte attrice al risarcimento del danno sulla base del principio, secondo cui l'errore del giudice va considerato come errore della parte (bene intendasi: di quella che vi ha dato causa, non certo di quella che ne subisce le conseguenze); o in alternativa, si è suggerito di spostare l'attenzione su fattispecie normative diverse dalla responsabilità civile, al fine di esplorare il ruolo da riconoscersi alle norme in tema di restituzione dell'indebito, o di arricchimento senza causa (l'indebito sarebbe costituito dall'utile di impresa, che potrebbe così essere in tutto o in parte restituito alla controparte privata dell'aggiudicazione di un appalto a seguito di una decisione giurisdizionale, portata ad esecuzione e solo successivamente riformata, dopo che il rapporto era stato svolto in fatto, nelle more della definizione del giudizio, da altro soggetto sine titulo (Cons. giust. sic., n. 600/2008). Anche il Consiglio di Stato, per giustificare l'interesse di un'impresa alla decisione, non ha escluso che il soggetto che ha svolto sine titulo un appalto pubblico possa essere chiamato a restituire l'utile di impresa, o all'amministrazione ovvero direttamente alla controparte che, in esito al giudizio definitivo, sia risultata legittima aggiudicataria, avente come tale titolo a svolgere il lavoro o il servizio (Cons. St. VI, n. 1750/2008). L'applicazione dell'art. 41, comma 2, c.p.a. Va rilevato che la possibilità di prevedere obblighi restitutori in capo a chi ha svolto l'appalto in luogo del soggetto che lo avrebbe dovuto svolgere sembra essere presupposta dalla previsione dell'art. 41, comma 2, del codice del processo amministrativo, in base al quale qualora sia proposta azione di condanna, anche in via autonoma, il ricorso è notificato altresì agli eventuali beneficiari dell'atto illegittimo, ai sensi dell'art. 102 c.p.c.; altrimenti il giudice provvede ai sensi dell'art. 49. In precedenza, la giurisprudenza aveva sempre ritenuto che quando la domanda era limitata al risarcimento del danno il beneficiario del provvedimento fonte del danno non era parte necessaria del giudizio, solo risarcitorio. Nella relazione al Codice viene indicato che “per quanto attiene all'azione di condanna — che nel codice ha trovato sistematizzazione — si è mantenuto il litisconsorzio necessario con i beneficiari, ove esistenti, dell'atto di cui il ricorrente assume l'illegittimità e in dipendenza della quale propone la domanda risarcitoria. Con tale previsione, si vuol provocare la formazione del giudicato sull'illegittimità dell'atto anche nei confronti dei suoi eventuali beneficiari (sicché, almeno per tale profilo, non potrà più essere contestato in altra sede l'eventuale ricorso all'autotutela. Nella relazione al Codice del processo amministrativo viene richiamato il considerando 21 della c.d. direttiva ricorsi, recepita con il d.lgs. n. 53/2010, che afferma che “Nel prevedere che gli Stati membri fissino le norme atte a garantire che un appalto sia considerato privo di effetti si mira a far sì che i diritti e gli obblighi dei contraenti derivanti dal contratto cessino di essere esercitati ed eseguiti ... . il diritto nazionale può, ad esempio, prevedere la soppressione con effetto retroattivo di tutti gli obblighi contrattuali (ex tunc) o viceversa limitare la portata della soppressione agli obblighi che rimangono da adempiere (ex nunc). Ciò non dovrebbe condurre a una mancanza di forti sanzioni se gli obblighi derivanti da un contratto sono già stati adempiuti interamente o quasi interamente ... . Il diritto nazionale dovrà determinare inoltre le conseguenze riguardanti il possibile recupero delle somme eventualmente versate nonché ogni altra forma di possibile restituzione, compresa la restituzione in valore qualora la restituzione in natura non sia possibile”. Con l'ultimo periodo si ipotizza che la declaratoria di inefficacia del contratto con effetti ex tunc possa comportare il recupero delle somme versate all'aggiudicatario sbagliato e ciò ovviamente avverrà nei limiti dell'arricchimento. Sia in caso di danni causati da provvedimenti giurisdizionali non confermati, che nell'ipotesi di declaratoria di inefficacia del contratto con effetti ex tunc, si è in presenza di un rapporto, in tutto o in parte eseguito, restato sine titulo, rispetto al quale si possono ipotizzare obblighi di restituzione. Cosa conviene fare per ottenere il risarcimento dei atti amministrativi posti in essere in esecuzione di pronunce del giudice poi riformate Le considerazioni sopra svolte evidenziano la difficoltà di ottenere il risarcimento del danno in una ipotesi in cui l'esistenza di un danno è evidente. Dopo la Plenaria n. 2/2017 la strada più semplice può apparire quella dell'azione, in sede di ottemperanza, nei confronti della stazione appaltante e la configurabilità di una responsabilità oggettiva facilita l'onere probatorio del ricorrente, che altrimenti dovrebbe sperimentare una azione davanti al G.O., rispetto alla quale non risultano precedenti. Tuttavia, va segnalato come alcuni aspetti di tale pronuncia presentano dei profili di criticità; ad esempio, si può dubitare che in siffatte ipotesi la condotta della p.a., che si è limitata a dare esecuzione ad una pronuncia del giudice possa essere qualificata come antigiuridica e non convincono le considerazioni svolte dalla Plenaria su una presunta imprudenza della p.a., per aver dato esecuzione alla pronuncia del giudice (non sospesa) troppo celermente. Inoltre, in un caso come quello affrontato dalla Plenaria, si era in presenza di un giudicato con cui il ricorso originario era stato respinto e ciò rievoca la tematica della possibilità di utilizzare il giudizio di ottemperanza in relazione a sentenze di rigetto dei ricorsi. La giurisprudenza tende ad escludere che il giudizio di ottemperanza possa essere proposto in relazione a sentenze di rigetto (Cons. St., n. 1060/1998), non producendo alcun effetto di accertamento e tanto meno costitutivo, lasciando invariato l'assetto giuridico dei rapporti determinato dal provvedimento impugnato, rispetto al quale nulla viene tolto e nulla viene aggiunto (Cons. St. VI, n. 1675/2013; Cons. St. V, n. 4523/2008, che afferma la validità di principio anche quando il rigetto è pronunciato dal Consiglio di Stato in riforma di una sentenza del T.A.R. di accoglimento dell'originario ricorso). In senso conforme anche la dottrina che ritiene le sentenze di rigetto insuscettibili di ottemperanza (Caringella - Protto, Manuale di dir. proc. amm., 1123), anche se qualora nelle sentenze di rigetto siano contenute prescrizioni sostanziali, è stata ipotizzata l'ammissibilità dell'ottemperanza (Scoca, 203; Tarullo, 12). Nei casi in precedenza descritti la sentenza di rigetto determina il definitivo accertamento dell'originario provvedimento adottato dalla p.a., che non deve adottare atti in esecuzione del giudicato, ma semmai rimuovere atti posti in essere di decisioni del giudice non confermate e l'eventuale impossibilità non riguarda, quindi, l'esatta esecuzione del giudicato, ma è connessa agli effetti irreversibili di atti, successivamente travolti dal giudicato. Si tratta di principi che devono consolidarsi e, di conseguenza, non va a priori esclusa la via dell'azione diretta davanti al g.o. per ottenere il risarcimento del danno dall'impresa privata. Con riferimento alla stazione appaltante il consiglio è quello di proporre con ricorso incidentale una domanda diretta ad ottenere, sulla base dei principi sopra richiamati, la condanna dell'impresa privata al pagamento delle somme chieste alla P.A. (azione di regresso). |