Istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato (art. 76 d.P.R. n. 115/2002)

Ines Pisano

Inquadramento

Il patrocinio a spese dello Stato (cd. “gratuito patrocinio”) trova il suo fondamento normativo nel d.P.R. n. 115/2002 (Testo Unico in materia di spese di giustizia) ed è finalizzato a garantire il diritto di difesa, costituzionalmente tutelato dall'art. 24 Cost., anche ai meno abbienti. A norma dell'art. 74, comma 2, d.P.R. n. 115/2002, il patrocinio a spese dello Stato, nei processi diversi da quello penale, è assicurato per la difesa del cittadino non abbiente le cui ragioni risultino non manifestamente infondate: anche per quanto attiene al processo amministrativo, i presupposti per beneficiare del gratuito patrocinio sono indicati nell'art. 76 d.P.R. n. 115/2002 innanzitutto con riferimento al parametro del reddito e, in secondo luogo, alla non manifesta infondatezza della pretesa che si intende far valere (art. 90 d.P.R. n. 115/2002). Al fine dell'ammissione al gratuito patrocinio è necessario che la parte presenti personalmente apposita istanza, corredata della relativa documentazione, il cui contenuto è regolato dagli artt. 79 e 122 d.P.R. n. 115/2002. Si evidenzia che la parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato rimasta soccombente non può giovarsi dell'ammissione per proporre impugnazione, salvo che per l'azione di risarcimento del danno nel processo penale (art. 120 d.P.R. n. 115/2002). A seguito della recente modifica dell'art. 13, comma 1, All. 2 disp. trans. c.p.a., che prevede espressamente la digitalizzazione anche dei procedimenti connessi al PAT attualmente non informatizzati, il Servizio per l'Informatica della G.A. ha avviato la progettazione della modifica del sistema informativo delle G.A., al fine di consentire non soltanto la presentazione dell'istanza di ammissione al PPS ma anche la gestione della stessa con modalità telematiche.

Giova segnalare che, ai sensi dell'art. 130-bis del d.P.R. n. 115/2002, il patrocinio a spese dello stato non può essere concesso nei casi in cui il ricorso sia palesemente inammissibile o irricevibile.

Formula

AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE PER IL GRATUITO PATROCINIO PRESSO IL TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DI .... [1]

Il/la sottoscritto/a .... in proprio/quale legale rappresentante dell'associazione .... nato/a a .... il .... residente in .... via .... tel. .... C.F. .... assistito dall'Avv. [2] .... con studio in ....;

CHIEDE

di essere ammesso al patrocinio a spese dello Stato per proporre ricorso avverso il provvedimento n. .... del .... emesso da .... notificato il ....

per i seguenti motivi [3]:

FATTO E DIRITTO

....

....

....

....

A tal fine, specifica che intende avvalersi della allegata documentazione/chiedere l'ammissione delle seguenti prove:

....

....

Luogo e data ....

Firma ....

Si allega [4]:

DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA DI CERTIFICAZIONE

(ex art. 46 del d.P.R. n. 445/2000)

Il/la sottoscritto/a .... in proprio/quale legale rappresentante dell'associazione .... nato/a a .... il .... residente in .... via .... tel. .... C.F. ....

consapevole delle sanzioni penali per il caso di dichiarazione mendaci nonché per il caso di formazione e/o uso di atti falsi, previste dall'art. 76 del d.P.R. n. 445/2000.

DICHIARA

di essere occupato .... / disoccupato .... [5];

di disporre di un reddito non superiore al limite imposto dalla presente legge per l'ammissione al patrocinio a spese dello stato e di possedere i seguenti redditi [6]

per l'anno .... [7]: ....

che il proprio nucleo familiare convivente (stato di famiglia) è composto da n. .... persone di seguito elencate:

1) nome e cognome ....

nato/a a .... Prov./Stato .... il .... C.F. .... parentela/affinità con il richiedente .... reddito annuo Euro ....;

2) nome e cognome ....

nato/a a .... Prov./Stato .... il .... C.F. .... parentela/affinità con il richiedente .... reddito annuo Euro ....;

3) nome e cognome ....

nato/a a .... Prov./Stato .... il .... C.F. .... parentela/affinità con il richiedente .... reddito annuo Euro ....;

4) nome e cognome ....

nato/a a .... Prov./Stato .... il .... C.F. .... parentela/affinità con il richiedente .... reddito annuo Euro ....;

che il reddito complessivo del nucleo familiare nell'anno precedente la presentazione della presente dichiarazione è stato pari ad Euro ....;

che ritiene di doversi escludere il reddito dei seguenti familiari conviventi per questi motivi .... [8];

di impegnarsi a comunicare, fino a che il processo non sia definitivo, le variazioni rilevanti dei limiti di reddito verificatesi entro trenta giorni dalla scadenza del termine di un anno, dalla data di presentazione dell'istanza o dell'eventuale precedente comunicazione di variazione [9] .

In fede [10]

Firma ....

[1] L'istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, corredata di tutta la documentazione, si propone, a pena di inammissibilità, con istanza sottoscritta personalmente dall'interessato al Presidente della Commissione per il gratuito patrocinio dell'ufficio giudiziario presso cui deve essere proposto il ricorso. La sottoscrizione è autenticata dal difensore ovvero, con le modalità di cui all'art. 38, comma 3, d.P.R. n. 445/2000. L'istanza può essere proposta personalmente oppure trasmessa a mezzo raccomandata A/R. L'istanza non può quindi essere proposta, per la prima volta, nel ricorso introduttivo del Giudizio né tantomeno oralmente al Giudice che procede.

[2] Ai sensi dell'art. 81, primo comma, del d.P.R. n. 115/2002, l'avvocato eventualmente indicato dall'istante deve essere obbligatoriamente autorizzato dal competente Consiglio dell'ordine degli Avvocati al patrocinio a spese dello Stato.

[3]Ai sensi dell'art. 122 d.P.R. n. 115/2002, vanno indicate le enunciazioni in fatto ed in diritto utili a valutare la non manifesta infondatezza della pretesa che si intende far valere, corredate da ogni opportuna documentazione.

[4]Alla domanda deve essere allegata la seguente documentazione: - autocertificazione relativa allo stato di famiglia e anagrafico; - copia della carta d'identità; - copia dei codici fiscali dei componenti il nucleo familiare; - copia dichiarazione dei redditi mod. 101 o 730 o tesserino disoccupazione o autocertificazione che dichiari la situazione economica e metta in evidenza la precarietà della situazione economica familiare; - per i cittadini non appartenenti all'Unione Europea certificazione dell'Autorità Consolare del Paese d'origine, comprovante la veridicità dell'attestazione del reddito prodotto all'estero, salvo il ricorso all'autocertificazione qualora si provi l'impossibilità di documentarlo (art. 79, comma 2, d.P.R. n. 115/2002); - dichiarazione, sotto la propria responsabilità, di non essere stato condannato con sentenza definitiva per i reati di cui agli articoli 416-bis del c.p., 291-quater del T.U. di cui al d.P.R. n. 43/1973, limitatamente alle ipotesi aggravate ai sensi dell'art. 80, e 74, comma 1, del T.U. di cui al d.P.R. n. 309/1990, nonché per i reati commessi avvalendosi delle condizioni previste dal predetto articolo 416-bis c.p. ovvero al fine di agevolare l'attività delle associazioni previste dallo stesso articolo (art. 76, comma 4-bis, d.P.R. n. 115/2002); - copia dell'atto da impugnare; - qualunque documento che, a giudizio dell'istante, possa consentire alla Commissione di valutare la fondatezza della domanda.

[5]Va allegato il modello 740 – oppure 101, oppure tesserino di disoccupazione o autocertificazione redditi.

[6]Ai sensi dell'art. 76 del d.P.R. n. 115/2002 può essere ammesso al beneficio del patrocinio a spese dello Stato chi è titolare di un reddito imponibile ai fini dell'imposta personale sul reddito non superiore a Euro 11.746,68; detto reddito è riferito all'ultima dichiarazione dei redditi presentata entro i termini di legge. In caso di mancata presentazione della dichiarazione dei redditi, o di impossibilità di produrla, l'interessato deve dichiararne la motivazione con apposita dichiarazione sostitutiva di certificazione; in tali casi il reddito potrà essere comprovato anche da documentazione alternativa.

[7]La dichiarazione sostitutiva di certificazione e la relativa documentazione devono fare riferimento ai redditi prodotti nell'anno precedente la domanda, dell'interessato e del suo nucleo familiare. Ai fini della determinazione dei limiti di reddito, si tiene conto anche dei redditi che per legge sono esenti dall'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) o che sono soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d'imposta, ovvero ad imposta sostitutiva. Il reddito complessivo è costituito dal reddito del dichiarante nel caso in cui lo stesso non conviva con alcun familiare. In caso di convivenza, invece, è dato dalla somma dei redditi conseguiti da ogni componente della famiglia, compreso il richiedente.

[8]Ad es. compaiono nello Stato di Famiglia ma non sono più conviventi; si tratta di situazioni conflittuali o riguardano diritti della personalità, etc.

[9]La persona ammessa al beneficio del patrocinio a spese dello Stato durante il giudizio dovrà dichiarare se le condizione economiche sue o del suo nucleo familiare sono mutate tanto da far venire meno i presupposti per il beneficio stesso: in tal caso il magistrato che procede revoca il provvedimento di ammissione.

[10]Va evidenziato che chiunque, al fine di ottenere o mantenere l'ammissione al patrocinio formula l'istanza corredata dalla dichiarazione sostitutiva di certificazione, attestante falsamente la sussistenza o il mantenimento delle condizioni di reddito previste, è punito con la reclusione o la multa previste dalle norme penali relative. La pena è aumentata se dal fatto consegue l'ottenimento o il mantenimento dell'ammissione al patrocinio; la condanna importa la revoca con efficacia retroattiva ed il recupero a carico del responsabile delle somme corrisposte dallo Stato (art. 125 d.P.R. n. 115/2002).

Commento

Giova preliminarmente evidenziare che a seguito dell'introduzione dell'art. 130-bis del T.U. delle disposizioni in materia di spese di giustizia (d.P.R. n. 115/2002) – che, a rigore, si riferisce espressamente al caso della “impugnazione”- secondo la prevalente giurisprudenza amministrativa l'ammissione al gratuito patrocinio non può essere disposta anche nel processo amministrativo quando il ricorso sia dichiarato inammissibile (ex multis: T.A.R. Toscana III, n. 182/2019).

Secondo T.A.R. Trento I, n. 52/2020, applicando al processo amministrativo le coordinate ermeneutiche indicate dalla Corte cost. nella sent. n. 16/2018. se si può affermare che nella previsione di cui all'art. 130-bis del T.U. da un lato non può essere ricompreso il ricorso dichiarato improcedibile per carenza di interesse, ai sensi dell'art. 35, comma 1, lett. c), c.p.a.; dall'altro, vadano invece ricompresi tanto il ricorso dichiarato inammissibile per carenza di interesse, ai sensi dell'art. 35, comma 1, lett. b), c.p.a., quanto il ricorso dichiarato irricevibile per carenza di interesse, ai sensi dell'art. 35, comma 1, lett. a), c.p.a. Difatti, essendo la disposizione del citato art. 130-bis, T.U. delle disposizioni in materia di spese di giustizia palesemente volta ad impedire che vengano posti a carico della collettività i costi dei compensi per attività difensive superflue, non vi è ragione per distinguere – ai fini del patrocinio a spese dello Stato – il ricorso irricevibile da quello inammissibile perché in entrambi i casi il difensore, nell'esercizio della normale diligenza allo stesso richiesta, è senz'altro in grado di prevedere l'esito del ricorso.

L'istanza, secondo le diverse prassi attualmente vigenti nelle diverse sedi di uffici giudiziari, è redatta con modalità analogiche in carta semplice ma in talune sedi è già consentito depositare tale istanza con modalità telematica, in formato di copia informatica di atto analogico sottoscritto con firma autografa della parte istante e va indirizzata all'apposita Commissione istituita presso ogni ufficio giudiziario ai sensi dell'art. 14 disp. att. c.p.a.

Secondo Cons. St. III, n. 1637/2019, per effetto delle regole speciali per il processo amministrativo, anche nei casi in cui la decisione della causa sopravviene prima che l'apposita Commissione abbia avuto modo di pronunciarsi, la liquidazione delle spese a carico dello Stato può anche essere adottata dalla Commissione con separato decreto successivo alla decisione del ricorso. Si evidenzia, tuttavia, come tale pronunzia contrasti con la natura meramente anticipatoria e provvisoria da parte della Commissione, che richiede sempre e comunque una conferma da parte del Giudice.

A seguito della recente modifica dell'art. 13, comma 1, All. 2 disp. trans. c.p.a., che prevede espressamente la digitalizzazione anche dei procedimenti connessi al PAT attualmente non informatizzati, il Servizio per l'Informatica della G.A. ha avviato la progettazione della modifica del sistema informativo delle G.A., al fine di consentire non soltanto la presentazione dell'istanza di ammissione al PPS ma anche la gestione della stessa con modalità telematiche. Ad oggi, in via sperimentale, la presentazione dell'istanza con modalità telematiche – nelle more dell'approvazione delle specifiche regole tecniche previste nel richiamato art. 13, comma 1, All. 2 disp. trans. c.p.a. avviene, in via di prassi, con l'utilizzazione del Modulo di deposito delle istanze ante causam.

Il Segretario Generale della G.A. è intervenuto con circolare prot. 6686 del 20 marzo 2020, al fine di disciplinare le modalità di presentazione dell'istanza di ammissione alla commissione e la decisione della stessa istanza nel periodo dell'emergenza sanitaria Covid-19.

La circolare, in particolare, riguarda il funzionamento della commissione per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato costituita presso il Consiglio di Stato, ma contiene, nella Parte III, prime indicazioni operative anche per le commissioni istituite presso i vari T.A.R., ferma restando in questo caso la piena autonomia decisionale dei singoli Presidenti di dette Commissioni.

In particolare, durante il periodo dell'emergenza sanitaria l'istanza – in conformità alle disposizioni del CAD in materia di procedimento amministrativo telematico – dovrà essere proposta utilizzando il modello reso disponibile sul sito web della Giustizia Amministrativa, come specificatamente predisposto per il Consiglio di Stato, e dovrà pervenire esclusivamente in modalità telematica a) come istanza ante causam presentata dal difensore, utilizzando l'apposito Modulo di deposito; b) come istanza, sottoscritta con firma digitale della parte o del difensore, e inviata per pec all'indirizzo della Segreteria della Commissione; oppure c) come istanza redatta in forma di copia informatica di documento analogico ai sensi dell'art. 23 del CAD con richiesta della parte sottoscritta con firma autografa inviata via pec al medesimo indirizzo della commissione, allegando copia del proprio documento di identità.

Nei casi in cui, per qualunque ragione, gli interessati non possano seguire la procedura telematica descritta, potranno, in via di gradato subordine, spedire la domanda per posta o, in casi del tutto eccezionali, presentarla direttamente presso gli uffici del Consiglio di Stato, seguendo quanto stabilito con provvedimento del Segretario generale della Giustizia Amministrativa, prot. n. 6654, in data 24 marzo 2020. La decisione della commissione verrà assunta con modalità telematica da remoto, con ricorso alla call conference o alla videoconferenza, e i relativi decreto e verbale saranno firmati digitalmente. Il provvedimento di ammissione provvisoria al gratuito patrocinio reso in forma di documento informatico sarà, altresì, visualizzabile nel fascicolo processuale, una volta incardinato.

Per quanto riguarda i Tribunali amministrativi regionali, la circolare suggerisce di interrompere eventuali prassi di consegna brevi manu dell'istanza e che la stessa sia esclusivamente trasmessa con modalità telematiche.

Al riguardo, si evidenzia che a prescindere dalle istruzioni che verranno eventualmente adottate nelle varie sedi di commissione per l'ammissione provvisoria al gratuito patrocinio, è già possibile per tutte le sedi giudiziarie presentare telematicamente la domanda come istanza ante causam, utilizzando l'apposito Modulo disponibile nella sezione PROCESSO AMMINISTRATIVO TELEMATICO - documentazione e modulistica del sito web istituzionale della Giustizia Amministrativa.

Ricade, invece, nell'ambito applicativo dell'art. 84 comma 3 d.l. n. 18/2020 la fase giurisdizionale del procedimento di ammissione al gratuito patrocinio, cioè quella relativa alla conferma della decisione provvisoriamente assunta nonché della richiesta di liquidazione dell'onorario al difensore, soggetta come di norma alle regole del processo.

L'istanza in ogni caso, a pena di inammissibilità, deve contenere:

a) la richiesta di ammissione al patrocinio e l'indicazione del processo cui si riferisce, se già pendente;

b) le generalità dell'interessato e dei componenti la famiglia anagrafica, unitamente ai rispettivi codici fiscali.

La normativa vigente ha esteso espressamente il trattamento previsto per il cittadino italiano in materia di patrocinio a spese dello Stato ad altre categorie soggettive – quali lo straniero regolarmente soggiornante sul territorio (art. 119 d.P.R. n. 115/2002) e gli enti o associazioni che non perseguono scopi di lucro e non esercitano attività economica – subordinando tuttavia l'ammissione al beneficio innanzitutto alla sussistenza dei presupposti di carattere generale, sanciti precisamente per la categoria soggettiva di riferimento del cittadino italiano, cui si aggiungono quelli, specifici, riferibili ai soli enti o associazioni o allo straniero. In particolare, quanto alle associazioni, la Corte cost. con ord. n. 128/2016 ha evidenziato che affinché un'associazione possa essere ammessa al beneficio del patrocinio a spese dello Stato, non è sufficiente la duplice condizione negativa dell'assenza dello scopo di lucro e dell'esercizio dell'“attività economica”, ma risulta necessaria anche la concomitante sussistenza delle “ulteriori condizioni previste dalla legge, ovvero il rispetto dei limiti reddituali e la non manifesta infondatezza della pretesa”.

Per quanto riguarda la possibilità per enti o associazioni di essere ammessi al gratuito patrocinio, la Commissione per il patrocinio a spese dello Stato istituita presso il T.A.R. Lombardia (Milano), dec. n. 58/2018 ha di recente precisato che è vero che le associazioni che non perseguono scopi di lucro e non esercitano attività economica sono ammesse al gratuito patrocinio, occorre anche sottolineare che l'aiuto economico pubblico può essere riconosciuto solo se le suddette associazioni dimostrino di non essere ordinariamente in grado di affrontare le spese di giudizio senza mettere a rischio il perseguimento delle finalità statutarie; la modalità principale di reperimento delle risorse necessarie è la riscossione della quota associativa, e a questa si affiancano i contributi pubblici e le donazioni private, ed eventuali proventi di attività non commerciali: di conseguenza è necessario che l'associazione richiedente dimostri l'impossibilità di perseguire gli scopi statutari facendo leva sulle predette fonti di finanziamento. La Commissione per il patrocinio a spese dello Stato istituita presso il T.A.R. Lazio (Roma), decr. n. 42/2018 ha escluso l'ammissione al beneficio per una associazione dai cui bilanci depositati si evince l'esercizio di attività economica in contrasto con quanto previsto dall'art. 119 T.U. d.P.R. n. 115/2002 nonché quando i ricavi dell'associazione medesima, risultanti dal bilancio consuntivo ed equiparabili al reddito imponibile delle persone fisiche ai fini dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato (art. 76, comma 1, d.P.R. n. 115/2002) sono superiori alla soglia ivi prevista (Comm. Grat. patr. presso il T.A.R. Lazio (Roma), decr. n. 40/2018).

L'interessato, secondo giurisprudenza prevalente, può essere anche un cittadino extracomunitario, non regolarmente soggiornante in Italia, che impugna davanti al Giudice amministrativo il provvedimento di diniego del permesso di soggiorno (cfr. Cons. St. III, n. 59/2015).

c) una dichiarazione sostitutiva di certificazione proposta da parte dell'interessato, ai sensi dell'art. 46, comma 1, lett. o), d.P.R. n. 445/2000, attestante la sussistenza delle condizioni di reddito previste per l'ammissione, con specifica determinazione del reddito complessivo valutabile a tali fini, determinato secondo le modalità indicate nell'art. 76, d.P.R. n. 115/2002. Di recente, Corte cost. n. 153/2016 ha ritenuto manifestamente inammissibili le questioni di legittimità costituzionale, sollevate in riferimento agli artt. 3 e 24 Cost., degli artt. 75 e 76d.P.R. n. 115/2002 nella parte in cui non dispongono che il Giudice debba tenere conto, ai fini dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, del reddito degli ultimi 12 mesi (anziché di quello dell'anno precedente risultante dalla dichiarazione dei redditi) oppure, in subordine, nella parte in cui non dispongono la possibilità di una ammissione graduata e parziale a tale beneficio in ragione di fasce o scaglioni reddituali. Per l'orientamento secondo cui risultano rilevanti, ai fini dell'ammissione al patrocinio erariale, anche redditi non assoggettati ad imposta, perché non rientranti nella base imponibile, esenti o non risultati di fatto soggetti ad imposizione (come i redditi da attività illecite, i redditi per i quali sia stata elusa l'imposizione nonché le risorse di qualsiasi natura di cui il richiedente disponga), v. Corte cost. n. 382/1995; ordinanze nn. 386/1998 e 244/1998.

La persona o l'associazione ammessa al beneficio del patrocinio a spese dello Stato durante il giudizio dovrà dichiarare se le condizione economiche sue o del suo nucleo familiare sono mutate tanto da far venire meno i presupposti per il beneficio stesso: in tal caso il magistrato che procede revoca il provvedimento di ammissione.

Va evidenziato che chiunque, al fine di ottenere o mantenere l'ammissione al patrocinio formula l'istanza corredata dalla dichiarazione sostitutiva di certificazione, attestante falsamente la sussistenza o il mantenimento delle condizioni di reddito previste, è punito con la reclusione o la multa previste dalle norme penali relative. La pena è aumentata se dal fatto consegue l'ottenimento o il mantenimento dell'ammissione al patrocinio; la condanna importa la revoca con efficacia retroattiva ed il recupero a carico del responsabile delle somme corrisposte dallo Stato (art. 125 d.P.R. n. 115/2002).

Ai sensi dell'art. 76 del d.P.R. n. 115/2002, così come aggiornato, ha diritto alla gratuità del giudizio colui il cui reddito imponibile, risultante dall'ultima dichiarazione dei redditi presentata, non superi la somma di Euro 11.746,68. Ai fini della determinazione del reddito da prendere a riferimento, gli artt. 9, comma 1-bis e 76 d.P.R. n. 115/2002 richiedono che il reddito da considerare sia quello complessivo del nucleo familiare.

d) l'impegno a comunicare, fino a che il processo non sia definito, le variazioni rilevanti dei limiti di reddito, verificatesi nell'anno precedente, entro trenta giorni dalla scadenza del termine di un anno, dalla data di presentazione dell'istanza o della eventuale precedente comunicazione di variazione.

Per i redditi prodotti all'estero, il cittadino di Stati non appartenenti all'Unione Europea dovrà corredare l'istanza con una certificazione dell'autorità consolare competente, che attesta la veridicità di quanto in essa indicato (art. 79, comma 2 d.P.R. n. 115/2002).

Considerata l'estrema difficoltà di reperire tale documentazione il T.A.R. Lazio II-ter, decr. n. 10237/2018 ha, nel caso di specie, ritenuto sufficiente l'attestazione resa dalla competente ambasciata. E tuttavia sempre T.A.R. Lazio II-ter, decr. n. 6192/2018 precisa che l'attestazione dell'autorità consolare sulla veridicità dell'autocertificazione relativa al reddito non è di per sé idonea a determinare l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, atteso che è necessaria l'individuazione, anche in forma sintetica, dei concreti elementi acquisiti in merito, al fine di consentire gli eventuali ed opportuni controlli. Ne consegue che l'autorità consolare, al fine di una attestazione utile all'interessato, non può limitarsi a raffrontare l'autocertificazione con i dati di cui eventualmente disponga, ma, in conformità al principio di leale collaborazione tra Stati, ha l'onere di verificare nel merito il contenuto dell'autocertificazione, indicando gli accertamenti eseguiti.

Gli interessati, se il Giudice procedente o la Commissione competente a provvedere in via anticipata e provvisoria lo richiedono, sono inoltre tenuti, a pena di inammissibilità dell'istanza, a produrre la documentazione necessaria ad accertare la veridicità di quanto in essa indicato (art. 79, comma 3 d.P.R. n. 115/2002). La mancata produzione della documentazione integrativa richiesta dal Giudice ai sensi della norma citata può costituire causa di non conferma dell'ammissione al gratuito patrocinio provvisoriamente disposta, con efficacia ex tunc (T.A.R. Roma II-ter, ord. n. 4234/2017).

Una particolarità riguardante il processo amministrativo è prevista dall'art. 122 d.P.R. n. 115/2002 (Contenuto integrativo dell'istanza), che prevede che, a pena di inammissibilità, l'istanza contenga:

a) le enunciazioni in fatto e in diritto utili a valutare la non manifesta infondatezza della pretesa che si intende far valere; sotto tale profilo, può essere utile rammentare che anche un ricorso manifestamente irricevibile per decorrenza dei termini di impugnazione darà luogo al diniego dell'istanza (T.A.R. Sicilia, Palermo, II, n. 1903/2017).

b) la specifica indicazione delle prove di cui si intende chiedere l'ammissione.

Quanto alle modalità di presentazione, l'istanza è presentata esclusivamente dall'interessato o dal difensore, ovvero inviata, a mezzo raccomandata, alla competente commissione ex art. 14 disp. att. c.p.a. (art. 124 d.P.R. n. 115/2002): da ciò si desume che l'istanza di ammissione al gratuito patrocinio non può essere proposta, per la prima volta, direttamente al Giudice che procede nel merito. Di recente il T.A.R. Lombardia, Milano, con sent. n. 1609/2017 con riferimento all'istanza di ammissione al gratuito patrocinio proposta per la prima volta al Collegio, oralmente in camera di consiglio (benché preannunziata nel ricorso introduttivo) ha rilevato che potrebbe fondatamente dubitarsi della possibilità di dichiarare, tout court, inammissibile la domanda proposta, per la prima volta, al Collegio, tenuto conto che tale materia afferisce a un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico, vale a dire la garanzia del diritto di difesa che l'art. 24 della Costituzione riconosce anche ai non abbienti (cfr. Corte cost., ord. n. 144/2000; Corte cost., ord. n. 122/2016). Nella specie, tuttavia, l'inammissibilità dell'istanza di ammissione proposta, per la prima volta e oralmente, direttamente al Giudice del merito deriva dalla violazione della puntuale disciplina e dei tassativi requisiti di cui all'art. 79 del d.P.R. n. 115/2002, essendo stata omessa l'allegazione degli imprescindibili elementi che avrebbero potuto consentire al Collegio di verificare tale richiesta.

Secondo la giurisprudenza, l'incompletezza dell'istanza, anche nei casi in cui sia sanabile, non può essere di ostacolo alla definizione della lite ai sensi dell'art. 60 c.p.a., ostandovi il principio di autoresponsabilità e la prevalenza, ex lege, dell'interesse a che gli incidenti cautelari siano risolti con sentenza in forma semplificata per ragioni di certezza dei rapporti giuridici sostanziali (che coinvolgono interessi pubblici) e di tutela del valore costituzionale della ragionevole durata del processo in relazione alla scarsità della risorsa giustizia in quanto tale (Ad. plen. 27 aprile 2015, n. 5).

La domanda di ammissione al patrocinio a spese dello Stato non sospende i termini di decadenza per il ricorso che sono di 60 giorni dalla data di notifica e/o della conoscenza del provvedimento che si vuole impugnare.

Per quanto attiene al procedimento, nei dieci giorni successivi a quello in cui è stata presentata o è pervenuta l'istanza di ammissione, la commissione, verificata l'ammissibilità dell'istanza, ammette l'interessato in via anticipata e provvisoria al patrocinio se, alla stregua della dichiarazione sostitutiva di certificazione prevista, ricorrono le condizioni di reddito cui l'ammissione al beneficio è subordinata e se le pretese che l'interessato intende far valere non appaiono manifestamente infondate. Copia dell'atto con il quale la Commissione accoglie o respinge, ovvero dichiara inammissibile l'istanza, è trasmessa all'interessato e al magistrato (art. 126, commi 1 e 2, d.P.R. n. 115/2002).

In caso di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, copia della documentazione prodotta dal richiedente verrà trasmessa, ai sensi dell'art. 127 del d.P.R. n. 115/2002, agli Uffici Finanziari per gli accertamenti di competenza relativi al reddito dichiarato: la trasmissione agli uffici dell'Agenzia delle Entrate è finalizzata ad accertare la veridicità delle dichiarazioni relative al reddito contenute nella domanda di ammissione. In caso di esito negativo del suddetto controllo, verrà immediatamente disposta la revoca del beneficio. Se invece la commissione respinge o dichiara inammissibile l'istanza, questa potrà essere riproposta al magistrato competente per il giudizio, che decide con decreto (art. 126, comma 3, d.P.R. n. 115/2002).

Il Giudice che procede viene dunque investito della questione relativa al patrocinio a spese dello Stato in due ipotesi non soltanto, su istanza di parte, quando l'istanza venga respinta o dichiarata inammissibile dalla Commissione e viene riproposta dall'interessato direttamente al Giudice (art. 126, comma 3, d.P.R. n. 115/2002) ma anche, d'ufficio, quando il magistrato rilevi la sopravvenienza di modifiche delle condizioni reddituali rilevanti ai fini dell'ammissione al gratuito patrocinio (art. 136, comma 1 d.P.R. n. 115/2002) ovvero se risulta l'insussistenza dei presupposti per l'ammissione, o se la parte ha agito o resistito in giudizio con mala fede o colpa grave (art. 136, comma 2, d.P.R. n. 115/2002). In tali casi, infatti, si procederà alla revoca del beneficio.

Per quanto attiene alla permanenza delle condizioni reddituali, CGARS ord. n. 51/2019 ha respinto la richiesta di revoca del beneficio di ammissione al gratuito patrocinio statale, ex art. 98 del d.P.R. n. 115/2002, proveniente dall'Amministrazione finanziaria, fondata sull'accertamento del reddito imponibile ai fini dell'imposta personale sul reddito riferito alla beneficiaria e ai componenti il nucleo familiare della stessa effettuato due anni dopo rispetto al momento in cui la parte era stata ammessa al beneficio. Contra T.A.R. Lazio III-bis, decr. pres. n. 12554/2018 ritiene che la mancata dimostrazione, a seguito di richiesta del Giudice, della persistenza delle condizioni reddittuali che avevano giustificato l'ammissione provvisoria al beneficio ne giustifica la revoca. Quanto alla non manifesta infondatezza della pretesa, secondo T.A.R. Sicilia (Catania), IV, decr. pres. n. 138/2019 va disposta la revoca dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato a seguito di rigetto del ricorso perché manifestamente infondato dichiarato con sentenza pronunciata ai sensi dell'art. 60 c.p.a.“poiché la ricorrente ha agito con colpa grave”, ai sensi dell'art. 136 T.U. d.P.R. n. 115/2002; nel senso della revoca del beneficio a seguito di reiezione del ricorso perché “manifestamente infondato” T.A.R. Emilia Romagna (Bologna) sent. n. 63/2019 mentre T.A.R. Toscana. II, sent. n. 113/2019, ha ritenuto di revocare il beneficio a seguito di mera reiezione del ricorso perché “ab origine infondato”. ContraT.A.R. Calabria (Catanzaro), sent. n. 101/2019, che non ha ritenuto ostativo alla liquidazione del difensore ammesso al gratuito patrocinio la reiezione del ricorso nel merito.

La competenza è attribuita al Giudice che procede, e dunque, nel processo amministrativo, al Collegio (ferma restando la competenza del Presidente in sede monocratica per i casi di emanazione di decreti decisori).

La revoca ha effetto retroattivo, salvo il caso che sia pronunciata per modifiche reddituali sopravvenute: in tale ultima ipotesi essa ha effetto dal momento dell'accertamento delle modificazioni reddituali. Quanto alla decorrenza della revoca, è da ritenere che la data dell'accertamento delle modificazioni reddituali sia quella della dichiarazione dei redditi o degli accertamenti dell'amministrazione finanziaria, sicché la revoca produce effetti da tali date, e non dalla pronuncia del Giudice.

Secondo T.A.R. Roma, I-ter, n. 11224/2017, la circostanza che in sede di pronuncia cautelare sia stata ravvisata la manifesta infondatezza del ricorso e che successivamente lo stesso difensore del ricorrente abbia dichiarato che è venuto meno l'interesse alla prosecuzione del ricorso, rinunciando ad una pronuncia nel merito, costituisce motivo di revoca del beneficio provvisoriamente disposto. Secondo altra decisione del medesimo T.A.R. Roma III-quater, n. 11297/2017, tenuto conto del “palese difetto di giurisdizione”, deve essere revocata l'ammissione al beneficio disposta in via provvisoria dalla competente commissione. Precisa invece il T.A.R. Napoli III, n. 4373/2017 che l'art. 74, comma 2, d.P.R. n. 115/2002, secondo cui il patrocinio nel processo amministrativo è assicurato al cittadino non abbiente (solo) quando le sue ragioni risultino non manifestamente infondate, impone a tal fine al collegio giudicante, ai fini della conferma del beneficio, un esame nel merito delle censure proposte anche in caso di pronunzia di improcedibilità del ricorso. Secondo T.A.R. Torino I, n. 906/2017 in caso di reiezione del ricorso, la provvisoria ammissione al gratuito patrocinio dovrebbe essere sempre e comunque revocata.

La revoca dell'ammissione al gratuito patrocinio, in ogni caso, incide solo sul carico delle spese, che rimangono in capo alla parte e non sono sopportate dallo Stato, ma non sulla procura alle liti conferita dalla parte al difensore scelto nell'elenco dei difensori che esercitano il patrocinio a spese dello Stato: ciò in quanto l'ammissione al beneficio del patrocinio a spese dello Stato comporta la gratuità della prestazione professionale espletata nel processo, le cui spese (in parte anticipate, in parte prenotate a debito) sono poste a carico dell'Erario, ma tale ammissione non equivale ad una procura alle liti, in quanto la designazione del difensore è rimessa alla scelta dell'assistito; ne consegue che la revoca del provvedimento di ammissione, disposta ai sensi dell'art. 136, d.P.R. n. 115/2002 ha l'unico effetto di ripristinare l'obbligo della parte assistita in giudizio di sopportare personalmente le spese della sua difesa, ma non incide sulla validità della procura alle liti e dell'attività processuale svolta (Cass. I, n. 5364/2010).

Per il caso di omessa pronuncia sull'istanza di gratuito patrocinio, sia da parte della Commissione sia da parte del Giudice che procede (come nel caso in cui questi, definendo la lite con sentenza in forma semplificata, non decida sull'istanza) si segnala Cons. St. III, ord. n. 1577/2013 che ha ritenuto che la contestazione relativa all'omessa pronuncia da parte del Giudice sull'istanza di ammissione al gratuito patrocinio possa essere definita mediante il procedimento di correzione di errori materiali della sentenza, e non attraverso gli ordinari mezzi di impugnazione, non potendo la richiesta di ammissione qualificarsi come domanda autonoma.

Chi è ammesso al patrocinio può nominare un difensore scelto tra gli iscritti negli elenchi degli avvocati per il patrocinio a spese dello Stato, istituiti presso i consigli dell'ordine del distretto di Corte di appello nel quale ha sede il magistrato competente a conoscere del merito o il magistrato davanti al quale pende il processo (art. 80, comma 1, d.P.R. n. 115/2002). Ove, in assenza dell'indicazione da parte dell'interessato, sia la Commissione a scegliere il difensore è prassi di alcuni T.A.R. (tra questi il T.A.R. Lombardia - Milano) nominarlo seguendo l'ordine alfabetico dell'elenco e, ove il termine utile per la proposizione non consenta la nomina da parte della Commissione, questa è compiuta dal Presidente della stessa salvo ratifica. Se procede il Consiglio di Stato, gli elenchi sono quelli istituiti presso i consigli dell'ordine del distretto di Corte di appello del luogo dove ha sede il Giudice che ha emesso il provvedimento impugnato (art. 80, comma 2, d.P.R. n. 115/2002). Colui che è ammesso al patrocinio può nominare un difensore iscritto negli elenchi degli avvocati per il patrocinio a spese dello Stato scelto anche al di fuori del distretto individuato secondo le regole appena esaminate (art. 80, comma 3 d.P.R. n. 115/2002). L'elenco degli avvocati per il patrocinio a spese dello Stato è formato dagli avvocati che ne fanno domanda e che siano in possesso dei requisiti previsti specificamente (art. 81, comma 1 d.P.R. n. 115/2002). In particolare, l'inserimento nell'elenco è deliberato dal consiglio dell'ordine, il quale valuta la sussistenza dei seguenti requisiti e condizioni:

a) attitudini ed esperienza professionale specifica, distinguendo tra processi civili, penali, amministrativi, contabili, tributari ed affari di volontaria giurisdizione;

b) assenza di sanzioni disciplinari superiori all'avvertimento irrogate nei cinque anni precedenti la domanda;

c) iscrizione all'Albo degli avvocati da almeno due anni (art. 81, comma 2, d.P.R. n. 115/2002).

È cancellato di diritto dall'elenco l'avvocato per il quale è stata disposta una sanzione disciplinare superiore all'avvertimento (art. 81, comma 3, d.P.R. n. 115/2002).

L'elenco è rinnovato entro il 31 gennaio di ogni anno, è pubblico e si trova presso tutti gli uffici giudiziari situati nel territorio di ciascuna provincia (art. 81, comma 4 d.P.R. n. 115/2002).

Secondo T.A.R. Roma I-ter, n. 7247/2017 la circostanza che il ricorrente abbia nominato un collegio difensivo in luogo di un solo difensore non costituisce motivo di revoca dell'ammissione al beneficio, non rientrando nei casi previsti dalla legge.

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