Opposizione allo stato passivo: mutatio e emendatio libelli bandite
11 Novembre 2022
Il caso. Un avvocato svolgeva domanda di ammissione al passivo in un fallimento per prestazioni professionali svolte in favore della società all'epoca in bonis, ma il credito veniva ammesso solo parzialmente. Il professionista cedeva poi il credito ad una società che proponeva opposizione allo stato passivo. In sede di gravame la società non solo insisteva per la parte non ammessa, ma chiedeva anche il riconoscimento di importi ulteriori - fermi i fatti costitutivi già introdotti in sede di verifica crediti - nonché l'ammissione di una quota delle somme in prededuzione. Il Tribunale respingeva le pretese e la società ricorreva in Cassazione. La decisione della Cassazione. La ricorrente sosteneva che la determinazione del compenso professionale per l'attività svolta non potesse trovare limite nella quantificazione prospettata nella domanda di ammissione al passivo.In sostanza riteneva che la modifica degli importi richiesti in sede di opposizione allo stato passivo, fermi i fatti costitutivi presentati con l'insinuazione, costituisse una semplice emendatio libelli consentita.La Corte ricorda l'orientamento più risalente secondo il quale la emendatio libelli ammessa con le memorie ex art. 183 comma 6 c.p.c. nel giudizio ordinario consiste in modificazioni della domanda introduttiva che non incidono sulla causa petendi (ma solo sulla interpretazione o qualificazione giuridica del fatto costitutivo del diritto), né sul petitum (salvo al limite per quantificarlo meglio). Al contrario integrano ipotesi di mutatio libelli non ammesse le modificazioni della domanda che comportano pretese diverse da quelle originarie con un indebito ampliamento del petitum e con una causa petendi fondata su fatti costitutivi diversi o su situazioni giuridiche non prospettate in precedenza fino a stravolgere i temi della controversia, disorientare la difesa della controparte e alterare il regolare svolgimento del processo (Cass. 1585/2015; Cass. 12621/2012). Con la sentenza delle Sezioni Unite 2015 n. 12310 simile distinzione è parzialmente cambiata e in sede di memorie ex art. 183 comma 6 c.p.c. si è arrivati ad ammettere una modifica del petitum e/o della causa petendi purché rimanga immutata la situazione sostanziale dedotta in giudizio e non sia determinata alcuna compressione delle difese avversarie, né un indebito allungamento dei tempi del processo. In sostanza le domande "precisate" sono in rapporto di alternatività rispetto alla domanda originaria e si sostituiscono ad essa, mentre quelle "nuove" (non consentite) comportano un ampliamento del thema decidendum (Cass. Sez. Un. 22404/2018). In questo senso la ricorrente sosteneva che le richieste contenute nell'opposizione allo stato passivo costituissero mera precisazione/specificazione del quantum richiesto con la domanda di ammissione al passivo. I Giudici di legittimità si interrogano sul fatto se simile impostazione possa trovare “cittadinanza” nell'opposizione allo stato passivo. La Corte fa un breve excursus sulla natura del procedimento ex art. 98-99 l. fall. ricordando che si tratta certamente di un'impugnazione benché differente dall'appello disciplinato dal Codice di procedura civile. Infatti, l'opposizione è regolata da un regime di preclusioni e decadenze specifico previsto dall'art. 99 l. fall. e il relativo “primo grado” avanti il Giudice Delegato non è un giudizio ordinario a cognizione piena, bensì un procedimento sommario in cui non è obbligatoria nemmeno l'assistenza tecnica di un difensore. Proseguono i Giudici ribadendo che nessuna impugnazione nel nostro sistema ammette domande nuove, mentre sono possibili diverse specificazioni delle pretese, fermi i fatti costitutivi rimanendo così nei limiti della emendatio libelli. A questo punto però la Corte si sofferma sul sistema generale del procedimento di ammissione al passivo, del quale fa parte l'opposizione ex art. 98-99 l. fall., arrivando alla conclusione che nemmeno la semplice emendatio può essere ammessa. In particolare, si rammenta che l'opposizione viene notificata al solo curatore da parte del creditore che ha visto respinta la propria insinuazione, mentre l'impugnazione è il rimedio consentito ai creditori ammessi per contestare l'accoglimento della domanda di un altro creditore. La revocazione infine è affidata al curatore e ai creditori per contestare provvedimenti sia di accoglimento, sia di rigetto. Già da questo meccanismo si comprende che non possono essere svolte in sede di opposizione né domande nuove, né una mera emendatio da parte dell'opponente poiché su di esse gli altri creditori non potrebbero nemmeno interloquire. Sotto altro profilo, la Corte osserva che il procedimento di verifica crediti nel suo complesso è estremamente "contratto" e "spedito" poiché mira dare il più velocemente possibile stabilità allo stato passivo considerate le esigenze di celerità che devono orientare le procedure concorsuali. Anche da questo punto di vista si deduce l'impossibilità di mutatio ed emendatio libelli (specie nell'accezione più ampia ormai sancita da Cassazione Sez. Un. n. 12310/2015). La pretesa della ricorrente di rideterminare gli importi da ammettere al passivo, proponendo un ricalcolo che porta peraltro a valori di gran lunga superiori a quanto richiesto con la domanda ex art. 93 l.fall., non può trovare quindi accoglimento. Così pure bocciato dalla Cassazione è il tentativo di richiedere l'ammissione di alcuni importi in prededuzione, collocazione questa mai richiesta prima nella fase di verifica crediti avanti il Giudice Delegato. Infatti, secondo principi costanti, stante la natura impugnatoria dell'opposizione retto dall'immutabilità della domanda come introdotta ex art. 93 l.fall., è inammissibile la richiesta della prededucibilità del credito insinuato formulata per la prima volta nel giudizio ex art. 98-99 l.fall. (così Cass. n. 26225/2017) poiché ciò comporta l'introduzione nel giudizio di un diverso tema di discussione e di indagine attesi i presupposti differenti tra credito privilegiato e credito prededucibile.
Fonte: www.dirittoegiustizia.it
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