La rinnovazione della notificazione viziata da nullità è idonea ad avere effetti interruttivi sul corso della prescrizione?

Redazione Scientifica
14 Novembre 2022

La rinnovazione della notificazione viziata da nullità, poiché eseguita presso la sede reale dell'amministrazione e non presso la competente avvocatura distrettuale, non impedisce il maturare della prescrizione.

Con la sentenza il Collegio affronta la questione relativa all'incidenza, sul corso della prescrizione, della notificazione, viziata da nullità, del ricorso introduttivo del giudizio.

Con atto di riassunzione del giudizio di primo grado, il ricorrente, dipendente a tempo pieno di un'azienda ospedaliera siciliana, aveva chiesto la condannadell'amministrazione regionale al pagamento delle somme corrispondenti alla rivalutazione e agli interessi legali, calcolate sulle competenze tardivamente corrisposte, a titolo di conguaglio dovuto all'inquadramento contrattuale, nonché agli ulteriori interessi sulla rivalutazione fino alla data della sentenza.

L'amministrazione convenuta ha dedotto ex adverso l'intervenuta prescrizione dei crediti vantati dal ricorrente, stante l'assenza, durante il quinquennio antecedente la notifica del ricorso, di atti interruttivi della stessa.

La sentenza di primo grado, che aveva dichiarato inammissibile il ricorso notificato presso la sede della soppressa Azienda USL, e, non, invece, presso la competente Avvocatura distrettuale dello Stato, veniva impugnata e annullata con rinvio, con la motivazione che il giudice di primo grado non avrebbe potuto dichiarare l'inammissibilità del ricorso, ma, accertata la nullità della notificazione, disporne la rinnovazione, a fronte della declaratoria di illegittimità costituzionale dell'art. 44, co. 4, c.p.a. nella parte in cui consente la rinnovazione della notificazione solo se la nullità non è imputabile ad errore del notificante o se l'errore è scusabile.

Il Collegio, nel provvedimento in commento, ha focalizzato l'esame sulla possibilità di riconoscere l'efficacia interruttiva della prescrizione alla notifica del ricorso, dichiarata nulla dalla pronuncia di rito in primo grado.

Nel richiamare un consolidato orientamento della Corte di cassazione, si è ritenuto che la nullità della notificazione dell'atto introduttivo del giudizio impedisce l'interruzione della prescrizione e la conseguente sospensione del suo corso fino al passaggio in giudicato della sentenza che definisce il giudizio; non rileva la mera possibilità che la nullità sia successivamente sanata, in quanto l'eventuale successiva sanatoria processuale determina produzione degli effetti con decorrenza dalla sanatoria medesima, senza efficacia retroattiva.

In tal senso, la rinnovazione della notificazione nulla di una domanda giudiziale non può ritenersi idonea a determinare gli effetti interruttivi del corso della prescrizione con decorrenza retroattiva alla data della notificazione invalida. Ciò perché la norma civilistica che prevede l'effetto interruttivo della prescrizione della notificazione dell'atto introduttivo del giudizio, pone una diretta relazione tra effetto interruttivo e la natura recettizia dell'atto di interruzione della prescrizione.

In particolare, l'art. 2943, comma 1, c.c., riconoscendo efficacia interruttiva protratta della prescrizione alla notifica della domanda giudiziale, attribuisce uno speciale effetto di diritto sostanziale ad un atto regolato dalla legge processuale a cui fare riferimento per individuare i criteri di validità dell'atto interruttivo. La base processuale della notificazione volta a provocare la conoscenza legale di un atto, intendendosi quella garantita dalle regole del processo che impongono di raggiungere la sfera di conoscibilità del destinatario, include anche la natura sostanziale che la legge conferisce all'atto notificato, coincidente con la sua funzione di esercizio del diritto, che vale quale interruzione protratta della sua prescrizione se la sfera di conoscibilità legale viene raggiunta.

Sarebbe invece in violazione delle regole processuali assumere che un effetto interruttivo della prescrizione sia ricollegabile anche alla notificazione nulla dell'atto introduttivo, tale da impedire l'instaurazione del contraddittorio, solo perché questa nullità possa essere successivamente sanata.

Per tale ragione, ad avviso del Collegio, l'effetto sospensivo della prescrizione non può operare in assenza di una regolare vocatio in ius, sia pur sanabile e, come nel caso di specie, sanata, mancando, sino alla corretta instaurazione del rapporto processuale, il contraddittorio e la conoscenza, prima ancora, della stessa esistenza del processo.

Pertanto, l'atto notificato alla parte personalmente, e non all'Avvocatura distrettuale competente, assume un valore interruttivo, ma non processuale. In tal senso, è necessario distinguere da un lato l'effetto interruttivo istantaneo, dal quale riprende il decorso del termine, che si realizza con l'atto introduttivo del giudizio notificato che possieda i requisiti per valere quale atto di costituzione in mora, dall'altro lato, l'effetto sospensivo del corso della prescrizione sino alla definizione del giudizio, che non può essere collegato alla domanda giudiziale invalida, la quale, tuttavia, sia pur inidonea a produrre effetti processuali protratti, produce l'effetto interruttivo istantaneo del termine di prescrizione laddove può essere considerata alla stregua di una richiesta scritta stragiudiziale di adempimento rivolta dal creditore al debitore.

Nel caso di specie, disattesa l'eccezione del ricorrente di tardività dell'eccezione di prescrizione, perché l'atto introduttivo del giudizio è stato validamente notificato al debitore soltanto in seno alla riassunzione del ricorso introduttivo del giudizio, il credito vantato, maturato anteriormente, deve ritenersi prescritto e il ricorso respinto.

Per completezza, il Collegio evidenzia come, nel caso di specie, la prescrizione quinquennale dei crediti retributivi, inclusi i relativi accessori, decorra anche in costanza del rapporto di impiego pubblico.

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