Natura corrispettiva dei contributi relativi alle autorizzazioni generali temporanee con concessione del diritto d'uso delle frequenze

21 Novembre 2022

Sussiste la giurisdizione del giudice ordinario in relazione al contributo per l'utilizzo temporaneo di frequenze radio connesse ad autorizzazioni ministeriali, ex art. 38 dell'allegato 25 al d.lgs. n. 259 del 2003, avendo esso natura corrispettiva e non impositiva.

Con l'ordinanza in commento, le Sezioni Unite della Cassazione statuiscono che, in materia di contributi integrativi per la concessione del diritto d'uso temporaneo di frequenze correlate ad autorizzazioni ministeriali, la giurisdizione spetta al giudice ordinario e non alla Commissione Tributaria Regionale.

Parte istante sosteneva l'erroneità della precedente declinatoria della giurisdizione tributaria, qualificandosi i contributi de quo come prestazioni impositive. In base a tale ricostruzione, i contributi integrativi versati a fronte di concessioni temporanee, contemplati agli artt. 16 e 22 della previgente legge n. 223/1990, sarebbero collegati ad un servizio pubblico e non ad un contratto a prestazioni corrispettive. Pertanto, essi presenterebbero i caratteri propri del tributo, ossia l'autoritatività e la coattività, rientrando nell'alveo della giurisdizione tributaria.

Le Sezioni Unite precisano che per tributo s'intende un prelievo autoritativamente imposto, volto al concorso alla spesa pubblica e quantificato in base alla capacità contributiva del soggetto passivo.

Riprendendo il granitico orientamento della Corte Costituzionale, si sostiene poi che il tributo, indipendentemente dal nomen iuris conferitogli dal legislatore, deve sostanziarsi in una decurtazione patrimoniale a carico del soggetto passivo che non derivi dalla modifica di un rapporto contrattuale.

I tratti caratterizzanti del tributo sono, inoltre, la sua diretta previsione ad opera di una fonte normativa, la sua doverosità e l'irrilevanza della volontà delle parti.

Gli oneri economici per l'uso di frequenze accessorie e aggiuntive rispetto a quelle oggetto di autorizzazione generale non presentano i connotati del tributo stricto sensu, poiché opzionali e non finalizzati alla distribuzione di un servizio pubblico.

Tali oneri prescindono dalla specifica capacità contributiva del soggetto passivo e rappresentano il corrispettivo dei costi delle attività di istruttoria e vigilanza dell'ente pubblico e del volume dell'erogazione. La natura corrispettiva dei contributi è rimasta tale anche a seguito della transizione dal regime concessorio, di cui all'art. 16 della l. n. 223/1990, a quello autorizzativo ex d.lgs n. 259/2003 e d.lgs. n. 177/2005.

L'ordinanza ripercorre l'evoluzione giurisprudenziale sul tema, sottolineando la distinzione tra ‘tassa' (devoluta alla giurisdizione delle Commissioni Tributarie in quanto tributo) e ‘canone' (rientrante nella giurisdizione ordinaria poiché corrispettivo dello sfruttamento di un bene pubblico).

La tassa, infatti, non è l'esatto corrispettivo dell'utilizzo del bene o del servizio pubblico e non deve coprirne necessariamente l'intero costo, mentre il canone e più in generale i contributi non tributari hanno natura strettamente commutativa. Tale aspetto sostanziale risulta dirimente e prevalente anche a fronte di una eventuale predeterminazione del corrispettivo ad opera della legge o dell'Amministrazione.

Tuttavia, la normativa europea in materia di contributi per il diritto d'uso delle frequenze - Direttiva 2002/20/CE "Autorizzazioni" e Direttiva 2002/21/CE "Quadro" - non osta ad una differenziazione di disciplina tra i singoli Stati, nel rispetto dei principi di trasparenza, obiettiva giustificazione, proporzione allo scopo e non discriminazione.

Le considerazioni della Corte portano a negare la giurisdizione del giudice amministrativo in sede esclusiva, in quanto l'art. 133, co. 1, lett. b) c.p.a., esclude le controversie concernenti indennità, canoni ed altri corrispettivi in materia di atti e provvedimenti afferenti alle concessioni di beni pubblici.

Parimenti, l'art. 133, co. 1, lett. m), c.p.a. afferma la giurisdizione esclusiva per i provvedimenti in materia di comunicazioni elettroniche e i giudizi riguardanti l'assegnazione di diritti d'uso delle frequenze, le relative gare e procedure, non includendo i contributi d'uso.

Poiché il criterio di riparto della giurisdizione poggia sul petitum sostanziale, che qui non vede coinvolti i pubblici poteri né l'attività provvedimentale dell'Amministrazione, e verte su un rapporto sinallagmatico, i contributi per l'utilizzo temporaneo di frequenze radio connesse ad autorizzazioni ministeriali sono sottoposti alla giurisdizione ordinaria.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.