La sospensione della prescrizione non opera tra coniugi separati

Gerarda Russo
05 Dicembre 2022

La Suprema Corte conferma l'orientamento giurisprudenziale della non operatività della sospensione della prescrizione anche riguardo al credito diverso dall'assegno di mantenimento che il coniuge separato vanta nei confronti dell'altro.
Massima

Al credito vantato da un coniuge separato nei confronti dell'altro non si applica la sospensione della prescrizione ex art. 2941 c.c., n. 1.

La norma va interpretata non già secondo il criterio letterale, ma secondo la sua ratio in quanto nel regime di separazione non può ritenersi sussistente la riluttanza a convenire in giudizio il coniuge, collegata al timore di turbare l'armonia familiare, poiché è già subentrata una crisi conclamata e sono già state esperite le relative azioni giudiziarie, con la conseguente cessazione della convivenza.

Il caso

Tizio aveva citato in giudizio la sua ex moglie, chiedendone la condanna alla corresponsione del valore della metà degli immobili di proprietà della convenuta che, al momento della separazione dei coniugi, faceva parte della comunione de residuo.

Il Tribunale di Venezia accoglieva la domanda di Tizio.

La Corte d'Appello di Venezia, investita del gravame proposto dall'ex moglie, lo accoglieva riformando la decisione di primo grado dovendosi escludere nel caso de quo l'operatività della sospensione della prescrizione in virtù del principio evidenziato dalla Cassazione nelle sentenze nn. 7981 e 18078 del 2014 secondo cui l'art. 2941 c.c. vada interpretato non secondo il criterio letterale ma secondo un'interpretazione conforme alla sua ratio.

Tizio ha impugnato la sentenza del Giudice di secondo grado con ricorso per cassazione basato su tre motivi di censura. L'ex moglie ha resistito con controricorso.

Con il primo motivo di ricorso, Tizio lamenta la violazione, ex art. 360 c.p.c. n. 3, dell'art. 2909 c.c., e art. 324 c.p.c., in quanto la sentenza del Tribunale di Soave, n. 150/2009, non aveva avuto ad oggetto il diritto di credito pari al valore della metà degli immobili di proprietà dell'ex moglie ma la divisione vera e propria della proprietà.

Con il secondo motivo denuncia la mancata applicazione ai coniugi separati della sospensione della prescrizione ai sensi dell'art. 2941 c.c.;

con il terzo motivo, infine, si duole dell'interpretazione dell'art. 2941 c.c. in senso restrittivo.

La questione

La questione in esame è la seguente: può essere applicata al credito vantato da un coniuge separato, la sospensione della prescrizione, secondo la ratio dell'art. 2941 c.c., comma 1?

Le soluzioni giuridiche

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso osservando che anche nella fattispecie in esame trova applicazione la regola della non operatività della sospensione della prescrizione posta dall'art. 2941 c.c., n.1.

La citata norma, infatti, prevede al n. 1, la sospensione della prescrizione tra coniugi.

Ebbene, il Giudice di legittimità si è attenuto all'evoluzione giurisprudenziale, in modo particolare alla rivoluzionaria sentenza n. 7981 del 2014 che prevedendo un'interpretazione restrittiva della citata norma, esclude l'applicabilità della sospensione della prescrizione ai coniugi separati, ovvero ai coniugi non più in comunione di vita, che hanno cessato la convivenza.

Orientamento confermato negli anni.

Infatti, nel regime di separazione, non può ritenersi sussistente la «riluttanza a convenire in giudizio il coniuge, collegata al timore di turbare l'armonia familiare» poiché si è già instaurata una crisi conclamata e sono già state esperite le relative azioni giudiziarie con conseguente cessazione della convivenza, della presunzione di paternità e sospensione degli obblighi di fedeltà e collaborazione (cfr. Cass. n. 8987/2016).

In particolare, la Corte evidenzia come di recente la giurisprudenza abbia riconfermato l'indirizzo di far prevalere l'interpretazione conforme alla ratio legis sul criterio letterale della norma, anche in rapporto a un credito diverso dall'assegno di mantenimento (cfr. Cass. n. 24160/2018).

Infine, il Giudice di legittimità, in riferimento alla questione dell'operatività della sospensione della prescrizione, richiama la l. n. 55/2015, la quale, all'art. 191 c.c., con l'aggiunta del comma in cui evidenzia che "Nel caso di separazione personale, la comunione tra i coniugi si scioglie nel momento in cui il presidente del tribunale autorizza i coniugi a vivere separati, ovvero alla data di sottoscrizione del verbale di separazione consensuale dei coniugi dinanzi al presidente, purché omologato", conferma quel procedimento di accostamento della posizione dei coniugi separati a quella dei coniugi divorziati per quanto concerne i rapporti patrimoniali.

Tale postilla ha dato valore, confermandolo, al principio secondo cui la ratio della sospensione della prescrizione che intende evitare il turbamento dell'armonia familiare quando i coniugi sono conviventi,

non ha più ragione di sussistere nella fase di separazione dove la convivenza dei coniugi è ormai cessata e la crisi matrimoniale si è concretizzata proprio con la separazione personale.

Pertanto, la sospensione cessa di esistere quando i coniugi si separano o divorziano. In tale ipotesi, quindi, il termine torna a decorrere.

Per questi motivi la Suprema Corte cassa la sentenza impugnata e rinvia alla Corte d'appello in diversa composizione.

Osservazioni

L'art. 2941 c.c., al n.1 prevede la sospensione della prescrizione tra coniugi. Tale scelta normativa è determinata dalla circostanza di preservare l'armonia familiare che potrebbe essere danneggiata da un'azione legale per rivendicare un diritto. Pertanto, il credito che un coniuge vanta nei confronti dell'altro, non si prescrive se sono trascorsi più di 10 anni.

Fino al 2014, la giurisprudenza, attenendosi al senso letterale della citata norma, ha ritenuto operativa la sospensione della prescrizione “anche nel caso in cui tra i coniugi fosse intervenuta la separazione personale”, atteso che tale regime non implica la cessazione del vincolo coniugale (cosa che avviene con il divorzio) ma semplicemente un'attenuazione del rapporto.

Tale orientamento era già stato enunciato dalla Corte Costituzionale che, interpellata a decidere sulla questione di costituzionalità dell'art. 2941, n.1 c.c., per contrasto con l'art. 3 della Cost., aveva affermato che “Lo stato di separazione, infatti, pur rivelando una incrinatura dell'unità familiare, non ne implica la definitiva frattura: potendo anche evolversi nel senso della ricostituzione (mediante la conciliazione) della coesione familiare. E non è irrazionale che, per salvaguardare, appunto, nei limiti del possibile, tale ultima eventualità, il legislatore comprenda nella disciplina della sospensione della prescrizione dettata dall'art. 2941 c.c., l'ipotesi che i coniugi siano separati, esonerandoli così dal compiere atti - come quelli necessari a interrompere la prescrizione dei rispettivi diritti – che potrebbero, invece, inasprire le ragioni del contrasto” (C. cost., 19 febbraio 1976 n. 35).

A seguito dell'evoluzione della normativa e di significativi mutamenti della realtà sociale, la Suprema Corte è giunta a considerare che “la separazione non è più un momento di riflessione e ripensamento prima di riprendere la vita di coppia, e nemmeno solo l'anticamera del futuro divorzio, ma rappresenta il momento della sostanziale esautorazione dei principali effetti del vincolo matrimoniale” (Cass. civ. n. 18078/2014).

Sulla base di tali cambiamenti, la Corte di legittimità, con la sentenza n. 7981/2014, facendo prevalere la ratio della norma sull'interpretazione letterale, ha introdotto l'innovativo principio secondo cui la sospensione della prescrizione cessa di operare quando i coniugi si separano o divorziano. In tale ipotesi, quindi, il termine torna a decorrere allorché se la ragione di applicare la sospensione della prescrizione ai coniugi è quella di scongiurare lo sconvolgimento dell'armonia familiare, questa viene meno in caso di separazione, dove la crisi coniugale si è ormai concretizzata.

Ebbene, il principio che prevale nella giurisprudenza odierna, senza escludere che in futuro possono verificarsi nuove modifiche interpretative, è che a seguito della separazione dei coniugi non sussistono più le ragioni che giustificano l'operatività della sospensione della prescrizione. Principio che si applica anche a crediti diversi dall'assegno di mantenimento.

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