Sequestro giudiziario di un bene immobile sul quale è stata trascritta una domanda giudiziale1. Bussole di inquadramentoBeni che possono essere oggetto di sequestro giudiziario Ai sensi dell'art. 670, n. 1, c.p.c. il giudice può autorizzare il sequestro giudiziario di beni mobili o immobili, aziende o altre universalità di beni, quando ne è controversa la proprietà o il possesso, ed è opportuno provvedere alla loro custodia o alla loro gestione temporanea. Il sequestro giudiziario di beni è una misura cautelare strumentale alla conservazione ed alla gestione di beni mobili o immobili, aziende o altre universalità di beni oggetto di una controversia, attuale o anche soltanto potenziale. La funzione “prenotativa” della trascrizione della domanda giudiziale Gli artt. 2652 e 2653 c.c. individuano le domande giudiziali che possono essere trascritte. La trascrizione delle domande giudiziali ha la finalità di “prenotare”, attuando una pubblicità di carattere dichiarativo nei confronti dei terzi, gli effetti dell'accoglimento delle stesse al termine del giudizio di merito. In questa ipotesi, infatti, saranno irrilevanti per il soggetto che ha eseguito la trascrizione della domanda giudiziale eventuali atti di disposizione del bene successivi ad essa nonché ulteriori iscrizioni, trascrizioni e formalità pregiudizievoli (ad esempio, il pignoramento). Il problema dell'ammissibilità del sequestro giudiziario Pertanto, la trascrizione della domanda giudiziale consente all'attore di cautelarsi rispetto al pericolo di atti di disposizione giuridica dei beni oggetto della stessa. In questo contesto l'interrogativo è se residui uno spazio applicativo per l'autorizzazione del sequestro giudiziario in favore di colui il quale ha già trascritto la domanda giudiziale. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
L'efficacia “prenotativa” della trascrizione della domanda giudiziale è opponibile anche al soggetto che ha acquistato la proprietà del bene per usucapione?
No, trattandosi di acquisto a titolo originario In tema di trascrizione, il conflitto fra l'acquirente a titolo derivativo e quello per usucapione è sempre risolto, nel regime ordinario del codice civile, a favore del secondo, indipendentemente dalla trascrizione della sentenza che accerta l'usucapione e dall'anteriorità della trascrizione di essa o della relativa domanda rispetto alla trascrizione dell'acquisto a titolo derivativo, atteso che il principio della continuità delle trascrizioni, dettato dall'art. 2644 c.c., con riferimento agli atti indicati nell'art. 2643 c.c., non risolve il conflitto tra acquisto a titolo derivativo ed acquisto a titolo originario, ma unicamente fra più acquisti a titolo derivativo dal medesimo dante causa (Cass. II, n. 8590/2022). Orientamento della Corte di Cassazione La trascrizione della domanda sull'immobile non esclude ex se i pericula “materiali” per il bene Sulla questione, la S.C. ha chiarito che la trascrizione di una domanda suscettibile di prenotare gli effetti di una sentenza sanzionante l'acquisto di diritti dominicali sul cespite immobiliare oggetto della controversia non è ostativa all'accoglimento dell'istanza di sequestro giudiziario dell'immobile stessa, poiché tale misura cautelare è volta, ai sensi dell'art. 670 n. 1, c.p.c., a conseguire provvedimenti relativi alla custodia, alla gestione e alla disponibilità materiale del bene, non garantiti dalla trascrizione (Cass. II, n. 46/2000; Cass. II, n. 4039/1994). Orientamenti di merito Il sequestro giudiziario non può essere volto ad evitare atti di disposizione giuridica del bene controverso Conformandosi ai principi espressi dalla Corte di cassazione, la giurisprudenza di merito appare univocamente orientata, dunque, nel senso di ritenere che il sequestro giudiziario che ha ad oggetto beni immobili o beni mobili registrati è finalizzato esclusivamente a conservare la consistenza materiale del bene controverso, mentre la cautela contro atti di disposizione giuridica sarebbe assicurata compiutamente dalle norme sulla trascrizione delle domande giudiziali, cui dovrebbe essere specificamente attribuita la funzione cautelare di neutralizzare i danni che potrebbero derivare all'attore vittorioso all'esito del processo da atti di disposizione giuridica del bene compiuti dal convenuto nel corso dello stesso (Trib. Napoli, VIII, 13 luglio 2011; Trib. Rossano, 2 luglio 2011; Trib. Nocera Inferiore, 26 giugno 2006, in Giur. Merito, 2007, n. 9, 2261, con nota di Lombardi). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio Il sequestro giudiziario può essere concesso quando vi sia una controversia sulla proprietà o il possesso di beni e sia opportuno provvedere alla loro custodia o gestione temporanea. Il periculum in mora tipico del sequestro giudiziario di beni è costituito dall'opportunità di provvedere alla custodia o alla gestione temporanea del bene controverso. Sotto un profilo generale, la giurisprudenza ha evidenziato che il periculum in mora a fronte del quale può essere richiesta la concessione di un sequestro giudiziario costituisce una particolare forma di periculum in mora, più attenuata del periculum “standard”, consistente nel pericolo anche astratto (cfr. Cass. III, n. 854/1982; Trib. Monza, 17 aprile 2001) che i beni controversi subiscano deterioramenti, alterazioni o sottrazioni nel corso del giudizio di merito nonché nella conseguente necessità di sottrarre i beni stessi alla libera disponibilità del sequestrato, allo scopo di assicurare l'utilità pratica del futuro eventuale provvedimento sul merito della controversia (Trib. Bari, sez. III, 16 novembre 2014, in Giustiziacivile.com, 2015, con nota di Costabile). La forma di periculum che può venire in rilievo a fronte della domanda di concessione di un sequestro giudiziario su un bene immobile è quella concernente l'opportunità di una custodia o gestione temporanea del bene che, qualora lasciato nella disponibilità del convenuto sino all'emanazione della decisione di merito, potrebbe essere danneggiato o disperso, così vanificando la fruttuosità dell'eventuale esecuzione in forma specifica per la consegna del bene al termine della. Questa situazione può verificarsi, ad esempio, laddove nelle more dell'emanazione della pronuncia di merito la natura “produttiva” del bene renda opportuna la custodia del medesimo (v., ex ceteris, Trib. Monza, 17 aprile 2001, in DeJure; Trib. Napoli, 21 settembre 1999, in Gius, 2000, n. 4, 455; Trib. Bologna, 13 gennaio 1997, in Dir. fall., II, 1032; Trib. Pescara, 7 agosto 1995, in Giur. merito, 1996, 242). Aspetti preliminari Competenza Se la domanda cautelare è proposta prima dell'inizio del giudizio di merito la competenza spetta in linea di principio, ex art. 669-ter c.p.c., al giudice competente per la controversia di merito. Se invece la domanda è proposta in corso di causa — come necessariamente nella fattispecie in esame, poiché il sequestro è richiesto durante un giudizio per il quale l'attore/ricorrente ha già trascritto la domanda giudiziale per giovarsi dei relativi effetti prenotativi — va formulata al giudice competente (rectius, già assegnatario del procedimento). La competenza per territorio nelle controversie aventi ad oggetto diritti su beni immobili è individuata dall'art. 21 c.p.c. nel luogo dove si trovano gli stessi. Contenuto del ricorso proposto ante litem È costante in giurisprudenza il principio in forza del quale, a pena di inammissibilità, nel ricorso proposto ante causam devono essere adeguatamente evidenziati il petitum e la causa petendi della controversia di merito che nel caso considerato deve essere necessariamente incardinata in quanto il sequestro giudiziario è una misura cautelare conservativa, a strumentalità c.d. strutturale o rigida. È stato più volte affermato il principio per il quale nel ricorso cautelare, l'indicazione della causa di merito, con riferimento a petitum e causa petendi, è necessaria a pena di nullità, tenendo conto delle disposizioni generali espresse dall'art. 125 c.p.c. che integrano quelle dell'art. 669-bis c.p.c. sul contenuto del ricorso in materia cautelare (tra le molte, Trib. Ivrea, 16 ottobre 2007, in Giur. merito, 2008, 1, 131; Trib. Rovereto, 14 giugno 2004, Trib. L'Aquila, 23 ottobre 2003). Peraltro, se alcune decisioni ritengono che gli elementi dell'edictio actionis della domanda cautelare possano desumersi anche implicitamente dal ricorso (Trib. L'Aquila, 23 ottobre 2003, Trib. Monza, 24 gennaio 2000), altre pronunce, in una prospettiva più rigorosa, escludono tale possibilità (Trib. Ivrea, 16 ottobre 2007, cit.; Trib. Modena, 16 giugno 1999). Onere della prova In conformità alle regole generali espresse dall'art. 2697 c.c. è il ricorrente a dover dimostrare la sussistenza dei presupposti per la concessione del provvedimento cautelare, ossia il fumus boni juris ed il periculum in mora. In una fattispecie come quella in esame, oltre al fumus boni juris dell'azione giudiziaria della quale è stata già trascritta la domanda, dovrà essere particolarmente attenta da parte del ricorrente già in sede cautelare l'allegazione e prova della ricorrenza, nel caso concreto, di un periculum ulteriore rispetto a quello “coperto” dall'efficacia prenotativa della trascrizione della domanda. In sostanza, per prevenire o superare un'eccezione di inammissibilità del ricorso per sequestro giudiziario, il ricorrente dovrà specificare che lo stesso è volto a preservare il bene sul piano materiale e non giuridico (operando, sotto quest'ultimo profilo, l'adeguata tutela correlata alla trascrizione della domanda giudiziale sul medesimo bene). In questo senso potrà, ad esempio, allegare e provare che il resistente non effettua alcuna opera di manutenzione dell'immobile, con il rischio di determinarne, nelle more della definizione del giudizio di merito, una significativa riduzione di valore. Il provvedimento: a) effetti Il sequestro giudiziario è una misura cautelare di carattere conservativo sicché, affinché conservi efficacia, se concesso prima dell'introduzione del giudizio di merito, è necessario che la parte interessata proponga detto giudizio entro il successivo termine di sessanta giorni. La misura perde efficacia se il giudizio di merito incardinato si estingue. b) spese Trattandosi di provvedimento cautelare in corso di causa, la decisione sulle spese sarà rinviata alla sentenza che decide sul merito. c) regime L'ordinanza, sia di diniego che di concessione della misura cautelare, è assoggettata, ex art. 669-terdecies c.p.c., a reclamo proponibile entro il termine perentorio di quindici giorni dalla pronuncia in udienza ovvero dalla comunicazione o dalla notificazione se anteriore. Il reclamo, per le misure emesse come avviene di regola dal giudice monocratico del tribunale, si propone al collegio (del quale non può far parte il giudice che ha deciso sul ricorso). Il procedimento di reclamo si svolge nelle forme camerali ed è deciso con ordinanza. Il provvedimento emanato a fronte del reclamo cautelare non è ulteriormente impugnabile. La Corte di cassazione ha infatti costantemente affermato che è inammissibile il ricorso straordinario ex art. 111, comma 7, Cost. per difetto del requisito di decisorietà (ex plurimis, Cass. III, n. 25411/2019). 4. ConclusioniAi sensi dell'art. 670, n. 1, c.p.c. il giudice può autorizzare il sequestro giudiziario anche di beni immobili oggetto di una controversia, attuale o anche solo potenziale. Sebbene la trascrizione della domanda giudiziale consenta già all'attore di cautelarsi rispetto al pericolo del compimento di atti di disposizione giuridica dei beni oggetto della stessa, la giurisprudenza, anche di legittimità, ritiene ammissibile anche in questa ipotesi la proposizione del ricorso per sequestro giudiziario ove lo stesso sia volto a preservare il bene rispetto ad atti “materiali” pregiudizievoli che potrebbe porre in essere la parte resistente nel possesso del medesimo prima della definizione del giudizio di merito. Di qui il ricorrente dovrà fare particolare attenzione ad evidenziare la natura del periculum in mora che deduce, onde evitare una declaratoria di inammissibilità del ricorso, individuandolo nell'esigenza di preservare l'immobile da danni materiali che potrebbero occorrere allo stesso, in difetto di concessione dell'invocata misura, nelle more della decisione sul merito della controversia, a causa delle condotte del soggetto che lo detiene. |