Sequestro giudiziario di somme di denaro

Rosaria Giordano

1. Bussole di inquadramento

L'oggetto del sequestro giudiziario di beni

Ai sensi dell'art. 670, n. 1, c.p.c. il giudice può autorizzare il sequestro giudiziario di beni mobili o immobili, aziende o altre universalità di beni, quando ne è controversa la proprietà o il possesso, ed è opportuno provvedere alla loro custodia o alla loro gestione temporanea. Il sequestro giudiziario di beni è una misura cautelare strumentale alla conservazione ed alla gestione di beni mobili o immobili, aziende o altre universalità di beni oggetto di una controversia, attuale o anche soltanto potenziale.

Il problema del sequestro giudiziario di somme di denaro

In linea di principio nell'ambito dei beni mobili rientrano anche le somme di denaro. Peraltro, e di qui sorge il problema afferente l'ammissibilità in detta ipotesi del sequestro giudiziario, il denaro è bene fungibile per eccellenza, non rilevante dunque nella sua individualità ma solo rispetto al valore monetario che esprime.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Si può ottenere il sequestro conservativo del saldo attivo di un conto corrente? 

No, perché si tratta di un credito pecuniario

Il sequestro giudiziario è lo strumento cautelare corretto per garantire e tutelare nella pendenza del giudizio ordinario la conservazione dei beni oggetto di una controversia nella loro specifica individualità, purché si tratti di beni infungibili e non di crediti o somme di denaro. Vi è dunque che il sequestro giudiziario non può avere ad oggetto il saldo attivo di un conto corrente, in quanto credito pecuniario (spettando la proprietà del denaro depositato alla banca ex art. 1834 c.c.) ed invece può essere disposto sul dossier titoli, perché a norma dell'art. 1838 c.c., la banca ne risulta solo depositaria mantenendone il depositante (o i suoi aventi causa) la titolarità (Trib. Torino, II, 05/05/2009.

Orientamento della Corte di Cassazione

È inammissibile il sequestro giudiziario di somme di denaro

La S.C. ha chiarito, da lungo tempo, che il ricorso per sequestro giudiziario avente ad oggetto la custodia o la gestione temporanea di beni fungibili, quali il denaro, non essendo configurabile, rispetto ad un bene fungibile, un'esigenza di tutela preordinata a garantire la fruttuosità dell'esecuzione coattiva di una sentenza che dirima la controversia insorta sulla titolarità o sul possesso del bene conteso mediante la consegna o il rilascio forzati di quello stesso bene sul quale è stato autorizzato e posto il vincolo, ma solo una generica esigenza di tutela della garanzia patrimoniale alla quale è preordinato il rimedio del sequestro conservativo in funzione della pronuncia di condanna al pagamento e della fruttuosità dell'espropriazione forzata (Cass. n. 12595/1991).

Orientamento di merito

Non è ammissibile il sequestro giudiziario di denaro

In conformità all'orientamento espresso in sede di legittimità, anche in sede applicativa è stato ripetutamente affermato che poiché la finalità del sequestro giudiziario è quella di assicurare l'utilità pratica di un futuro provvedimento decisorio e la fruttuosità della sua esecuzione coattiva mediante la consegna o il rilascio forzati di quegli stessi beni su cui è stato autorizzato e posto il vincolo, in nessun caso il sequestro giudiziario può avere ad oggetto il denaro quale bene fungibile o una ragione di credito su somme di danaro, non essendo configurabile, rispetto ai diritti di credito, una controversia sulla proprietà o il possesso e non essendovi ragione di prevedere una loro custodia o gestione temporanea, o di garantire una successiva esecuzione specifica per consegna, ma solo una generica esigenza di tutela della garanzia patrimoniale alla quale è preordinato il rimedio del sequestro conservativo in funzione della pronuncia di condanna al pagamento e della fruttuosità dell'espropriazione forzata (Trib Varese I, 10 marzo 2021).

3. Azioni processuali

Orientamenti

Funzione e natura del giudizio

Il sequestro giudiziario può essere concesso quando vi sia una controversia sulla proprietà o il possesso di beni e sia opportuno provvedere alla loro custodia o gestione temporanea.

Il periculum in mora tipico del sequestro giudiziario di beni è costituito dall'opportunità di provvedere alla custodia o alla gestione temporanea del bene controverso.

Sotto un profilo generale, la giurisprudenza ha evidenziato che il periculum in mora a fronte del quale può essere richiesta la concessione di un sequestro giudiziario costituisce un particolare forma di periculum in mora, più attenuata del periculum “standard” e consistente nel pericolo anche astratto (cfr. Cass. III, n. 854/1982; Trib. Monza, 17 aprile 2001, in Gius, 2001, 2292) che i beni controversi subiscano deterioramenti, alterazioni o sottrazioni nel corso del giudizio di merito nonché nella conseguente necessità di sottrarre i beni stessi alla libera disponibilità del sequestrato, allo scopo di assicurare l'utilità pratica del futuro eventuale provvedimento sul merito della controversia (Trib. Bari, III, 16 novembre 2014, in Giustiziacivile.com, 2015, con nota di Costabile).

La prima forma di periculum che può venire in rilievo a fronte della domanda di concessione di un sequestro giudiziario è quindi quella concernente l'opportunità di una custodia o gestione temporanea del bene che, qualora lasciato nella disponibilità del convenuto sino all'emanazione della decisione di merito, potrebbe essere danneggiato o disperso, così vanificando la fruttuosità dell'eventuale esecuzione in forma specifica per la consegna del bene al termine della lite. Questa situazione può verificarsi, ad esempio, laddove nelle more dell'emanazione della pronuncia di merito la natura “produttiva” del bene renda opportuna la custodia del medesimo (v., ex ceteris, Trib. Monza, 17 aprile 2001; Trib. Napoli, 21 settembre 1999, in Gius, 2000, n. 4, 455; Trib. Bologna, 13 gennaio 1997, in DF, II, 1032; Trib. Pescara, 7 agosto 1995, in Giur. Merito, 1996, 242).

Mediante la richiesta di un sequestro giudiziario di beni mobili la parte ricorrente può, in secondo luogo, tutelarsi dal pericolo derivante dall'art. 1153 c.c., ossia dalla possibilità che un terzo di buona fede acquisiti il bene a titolo originario dal sequestrato: a riguardo è opportuno ricordare che, sebbene l'art. 111 c.p.c. disponga in via generale che la decisione resa tra le parti originarie ha effetto anche nei confronti dell'avente causa, fa salvo il caso dell'acquisto in buona fede dei beni mobili ai sensi dell'art. 1153 c.c. In altri termini, l'emanazione del sequestro giudiziario è in questo caso funzionale a sottrarre la materiale disponibilità del bene a colui che potrebbe far acquistare ad un terzo l'acquisto a titolo originario a seguito della consegna.

Aspetti preliminari

Competenza

Se la domanda cautelare è proposta prima dell'inizio del giudizio di merito la competenza spetta in linea di principio, ex art. 669-ter c.p.c., al giudice competente per la controversia di merito.

Se invece la domanda è proposta in corso di causa va formulata al giudice assegnatario della stessa.

Contenuto del ricorso proposto ante litem

È costante in giurisprudenza il principio in forza del quale, a pena di inammissibilità, nel ricorso proposto ante causam devono essere adeguatamente evidenziati il petitum e la causa petendi della controversia di merito che nel caso considerato deve essere necessariamente incardinata in quanto il sequestro giudiziario è una misura cautelare conservativa, a strumentalità c.d. strutturale o rigida. È stato più volte affermato il principio per il quale nel ricorso cautelare, l'indicazione della causa di merito, con riferimento a petitum e causa petendi, è necessaria a pena di nullità, tenendo conto delle disposizioni generali espresse dall'art. 125 c.p.c. che integrano quelle dell'art. 669-bis c.p.c. sul contenuto del ricorso in materia cautelare (tra le molte, Tribunale Ivrea, 16 ottobre 2007, in Giur. merito, 2008, 1, 131; Trib. Rovereto, 14 giugno 2004, Trib. L'Aquila, 23 ottobre 2003). Peraltro, se alcune decisioni ritengono che gli elementi dell'edictio actionis della domanda cautelare possano desumersi anche implicitamente dal ricorso (Trib. L'Aquila, 23 ottobre 2003, Trib. Monza, 24 gennaio 2000), altre pronunce, in una prospettiva più rigorosa, escludono tale possibilità (Trib. Ivrea, 16 ottobre 2007, cit.; Trib. Modena, 16 giugno 1999).

Onere della prova

In conformità alle regole generali espresse dall'art. 2697 c.c. è il ricorrente a dover dimostrare la sussistenza dei presupposti per la concessione del provvedimento cautelare, ossia il fumus boni juris ed il periculum in mora.

Sul fumus boni juris, si ritiene comunemente non necessaria la piena delibazione della fondatezza della pretesa, ma solo la formulazione di un giudizio di probabilità che, essendo stato il sequestro richiesto in corsa di causa, si sostanzia nell'accertamento della verosimile fondatezza della domanda proposta dalla parte istante con l'instaurazione del giudizio di merito. Tale valutazione, necessariamente sommaria, è da svolgersi allo stato degli atti e si risolve nella comparazione tra l'attendibilità delle reciproche prospettazioni articolate da entrambe le parti (cfr. in tal senso Trib. Taranto, 20 ottobre 1995, in Giur. it., 1996, I, 2, 340). D'altronde, la stessa giurisprudenza di legittimità, anteriormente all'introduzione del rito cautelare uniforme, ha espressamente manifestato la sua adesione a quest'ultima opinione, per un verso, chiarendo che, “qualora si controverta sulla restituzione di una cosa da altri detenuta, il sequestro giudiziario può essere concesso soltanto se, in relazione al fumus boni iuris, sussista, oltre la possibilità di accoglimento della pretesa di chi ha richiesto la misura cautelare, anche la probabilità che da tale accoglimento consegua, in concreto, il diritto dell'attore all'immediata restituzione del bene” (cfr. Cass. III, n. 383/1982) e, per l'altro, precisando che “il fumus boni juris necessario per l'accoglimento della richiesta di sequestro ex art. 670 c.p.c. non equivale a superficialità del giudizio stesso, dal momento che le valutazioni sul merito espresse in sede di convalida non possono mai pregiudicare la decisione finale o vincolare il giudice del merito” (cfr. Cass. I, n. 7210/1994).

Il provvedimento:

a) effetti

Il sequestro giudiziario è una misura cautelare di carattere conservativo sicché, affinché conservi efficacia, se concesso prima dell'introduzione del giudizio di merito, è necessario che la parte interessata proponga detto giudizio entro il successivo termine di sessanta giorni. Il sequestro è destinato a perdere efficace se il giudizio di merito si estingue.

b) spese

Il giudice adito con ricorso cautelare ante causam per la concessione di un sequestro giudiziario deve liquidare le spese nelle sole ipotesi di rigetto e di dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Nel caso di accoglimento, stante la necessità per il beneficiario del provvedimento di incardinare il giudizio di merito per evitarne l'inefficacia, tale statuizione non è invece necessaria (alla medesima stregua di quanto avviene per i provvedimenti cautelari emanati in corso di causa).

c) regime

L'ordinanza, sia di diniego che di concessione della misura cautelare, è assoggettata, ex art. 669-terdecies c.p.c., a reclamo proponibile entro il termine perentorio di quindici giorni dalla pronuncia in udienza ovvero dalla comunicazione o dalla notificazione se anteriore. Il reclamo, per le misure emesse come avviene di regola dal giudice monocratico del tribunale, si propone al collegio (del quale non può far parte il giudice che ha deciso sul ricorso). Il procedimento di reclamo si svolge nelle forme camerali ed è deciso con ordinanza.

Il provvedimento emanato a fronte del reclamo cautelare non è ulteriormente impugnabile. La Corte di cassazione ha infatti costantemente affermato che è inammissibile il ricorso straordinario ex art. 111, settimo comma, Cost. per difetto del requisito di decisorietà (ex plurimis, Cass. III, n. 25411/2019).

4. Conclusioni

Ai sensi dell'art. 670, n. 1, c.p.c. il giudice può autorizzare il sequestro giudiziario di beni mobili o immobili, aziende o altre universalità di beni, quando ne è controversa la proprietà o il possesso, ed è opportuno provvedere alla loro custodia o alla loro gestione temporanea. Il sequestro giudiziario di beni è una misura cautelare strumentale alla conservazione ed alla gestione di beni mobili o immobili, aziende o altre universalità di beni oggetto di una controversia, attuale o anche soltanto potenziale.

Sebbene il sequestro giudiziario possa avere ad oggetto anche beni immobili, si esclude l'ammissibilità dello stesso su beni fungibili, quali il denaro, non essendo configurabile, rispetto ad un bene fungibile, un'esigenza di tutela preordinata a garantire la fruttuosità dell'esecuzione coattiva di una sentenza che dirima la controversia insorta sulla titolarità o sul possesso del bene conteso mediante la consegna o il rilascio forzati di quello stesso bene sul quale è stato autorizzato e posto il vincolo, ma solo una generica esigenza di tutela della garanzia patrimoniale alla quale è preordinato il rimedio del sequestro conservativo in funzione della pronuncia di condanna al pagamento e della fruttuosità dell'espropriazione forzata.

Occorre dunque chiedersi, se e in quale misura, ove sia stato erroneamente richiesto il sequestro giudiziario di denaro il giudice della cautela possa intendere la relativa domanda come volta invece alla concessione di un sequestro conservativo.

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