Sequestro giudiziario di assegni bancari1. Bussole di inquadramentoLe controversie rispetto alle quali può essere richiesto un sequestro giudiziario Ai sensi dell'art. 670, n. 1, c.p.c. il giudice può autorizzare il sequestro giudiziario di beni mobili o immobili, aziende o altre universalità di beni, quando ne è controversa la proprietà o il possesso, ed è opportuno provvedere alla loro custodia o alla loro gestione temporanea. Il sequestro giudiziario di beni è una misura cautelare strumentale alla conservazione ed alla gestione di beni mobili o immobili, aziende o altre universalità di beni oggetto di una controversia, attuale o anche soltanto potenziale. La giurisprudenza appare incline ad individuare in modo ampio il novero delle controversie in ordine alla proprietà o al possesso che giustificano la richiesta di un sequestro giudiziario di beni: si è costantemente affermato, infatti, che la controversia cui fa riferimento l'art. 670 n. 1, c.p.c. non presuppone soltanto il jus in rem delle azioni di rivendicazione della proprietà e di reintegrazione o manutenzione del possesso, ma anche l'esercizio di uno jus ad rem riferito ad una mera detenzione, da cui derivi, nell'ipotesi di accoglimento della domanda, la condanna alla consegna o alla restituzione del bene controverso (Trib. Rimini, 23 marzo 2015; Trib. Foggia, 21 agosto 2013, in Giur. Merito, 2013, n. 11, 2369; Trib. Monza, 13 dicembre 2004, in Corr. Giur., 2005, 269). In definitiva, il testo della norma è comunemente interpretato nel senso che il sequestro giudiziario è configurabile anche quando il ricorrente, promuovendo un giudizio di accertamento dei diritti reali ovvero d'impugnativa del contratto, voglia conseguire, tramite la condanna alla restituzione o al rilascio, la disponibilità giuridica del bene. Nozione e regolamentazione giuridica degli assegni bancari: profili generali La disciplina giuridica dell'assegno bancario è dettata dal regio decreto 21 dicembre 1933, n. 1736, rispetto al quale le norme del codice civile trovano applicazione solo in via suppletiva, ovvero per quanto non specificamente previsto dalla predetta legge. Sul piano definitorio, si può dire che l'assegno bancario è un titolo di credito, emesso all'ordine o al portatore, con il quale il titolare di un conto corrente (traente) ordina alla propria banca (trattario) di versare una determinata somma di denaro a favore di un'altra persona (beneficiario). Nel primo caso il trasferimento si attua mediante girata, a cui deve accompagnarsi la consegna del titolo; nel secondo caso si attua mediante la semplice consegna del titolo. Sul piano strutturale l'assegno bancario è assimilabile così alla cambiale tratta ma ha la differente funzione economica di strumento di pagamento, sostitutivo del denaro contante, pagabile all'atto della presentazione. L'emissione dell'assegno presuppone l'esistenza di un contratto di conto corrente, in virtù del quale la banca, espressamente richiesta, rilascia al cliente un libretto di assegni (carnet), affinché possa utilizzare le somme a propria disposizione, o comunque di fondi disponibili presso una banca (i fondi potrebbero essere stati concessi dalla banca per effetto, ad esempio, di un'apertura di credito). L'assegno bancario deve rispettare una serie di requisiti di forma, a pena di nullità, ossia: — la denominazione di assegno bancario; — l'ordine incondizionato di pagare una somma determinata (è vietata, dunque, l'apposizione di condizioni, mentre nell'ipotesi di differenza fra la somma scritta in lettere e quella scritta in cifre prevale la somma scritta in lettere); — l'indicazione del trattario (la cui persona deve essere distinta da quella del traente); — l'indicazione del luogo di pagamento; — la data e il luogo di emissione; — la sottoscrizione autografa del traente. L'assegno rilasciato con la data in bianco è nullo, mentre è immediatamente esigibile, anche se importa conseguenze di natura fiscale, l'assegno post-datato. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
L'assegno può essere sequestrato anche se ha una data di scadenza futura?
Si, perché la data futura riguarda solo l'esigibilità del credito L'acquirente che consegna al venditore un assegno con futura data di scadenza, all'atto stesso della traditio, assume su di sé un'obbligazione (promessa di pagamento), mentre la futura scadenza attiene solo al tempo dell'adempimento, ovvero all'esigibilità: dunque, ai fini dell'art. 670 n. 1 c.p.c. irrilevante è che la data di scadenza sia successiva al termine di uno ius poenitendi, decorrente dalla data di stipula d'un contratto ad efficacia obbligatoria o reale, poiché successiva è solo l'esigibilità di un credito, invece già sorto prima di detto termine” (Trib. Bergamo, Sez.e distaccata di Grumello del Monte (BG), ordinanza 21 novembre 2001, in Foro it., 2002, I, 605). Orientamento di merito Il sequestro giudiziario degli assegni bancari è ammissibile se strumentale ad azioni che abbiano quale risultato pratico la condanna alla restituzione degli stessi Nella giurisprudenza di merito si è evidenziato che il sequestro giudiziario può avere ad oggetto anche assegni bancari qualora la controversia sull'appartenenza di essi, quale presupposto per la concessione della misura, si concreti nell'esperimento di azioni dirette specificamente a far valere il diritto alla restituzione di titoli emessi, ma anche in presenza di un'azione contrattuale o personale che, se accolta, importi la condanna alla restituzione dei beni controversi (Trib. Venezia, 27 marzo 2002). In sostanza, si ritiene inammissibile la concessione del sequestro giudiziario richiesto a fronte della proposizione di un'azione di risoluzione contrattuale per inadempimento, ma in difetto della conseguente domanda restitutoria in ordine ai beni oggetto del contratto, in quanto, ai fini della emanazione del provvedimento cautelare, entrambe le istanze costituiscono elementi necessari per la valutazione del fumus boni iuris (cfr. sul punto: Trib. Cagliari, 2 marzo 2002, in Riv. giur. Sarda, 2002, 747 annotata), quanto parimenti il sequestro giudiziario di assegni bancari a fronte di un'azione di accertamento della risoluzione ex lege d'un contratto, non invece in ipotesi d'azione di divisione o di accertamento della risoluzione ex pacto di una convenzione negoziale, ancorché atipica (cfr. Trib. Tortona, 30 agosto 2002, in Giur. it., 2003, n. 183). Di qui si è affermato che è inammissibile il sequestro giudiziario di assegni bancari a fronte di un'azione di accertamento della risoluzione ex lege di un contratto, non invece in ipotesi di azione di divisione o di accertamento della risoluzione ex pacto di una convenzione negoziale, ancorché atipica (Trib. Nocera Inferiore, n. 187/2010). In particolare, sulla scorta del riportato generale principio in virtù del quale invece se vi è un'azione restitutoria si può ottenere il sequestro giudiziario dell'assegno, sempre in sede applicativa si è affermato che è ammissibile il sequestro giudiziario di assegni richiesto dall'emittente nei confronti del prenditore, in quanto, da una parte, la possibilità dell'emittente di sollevare eccezioni personali nei confronti del proprio contraente diretto consente di configurare in capo all'emittente uno ius ad rem sul titolo nei confronti del prenditore, dall'altra, l'apposizione della clausola di non trasferibilità sui titoli esclude la significativa incidenza del sequestro sulla legge di circolazione del titolo (cfr. Trib. Verona, 23 agosto 2001, in Giur. Merito, 2002, 402). Analogamente, secondo Trib. Foggia, 10 febbraio 2004, in Giur. Merito, 2004, 913, è ammissibile il sequestro giudiziario di assegno bancario, dovendo ritenersi meritevole di tutela anche un ius ad rem, quale diritto alla restituzione del titolo, ove sia riscontrata la mancanza o la successiva caducazione della causa derivante dal rapporto sottostante, a condizione che si accerti — nella fase attuativa della misura cautelare de qua — che il titolo sia nel possesso del primo prenditore, coincidente, con il contraente diretto di chi chiede il sequestro, diversamente dovendosi rilevare l'ineseguibilità della misura. Infatti, si manifesta evidente come la vicenda sostanziale su cui si controverte non può che investire unicamente i contendenti della causa risolutoria, restitutoria e solitamente anche risarcitoria di merito, a meno che non sia stata fornita dalla parte ricorrente ed attrice prova rigorosa e documentale che gli effetti esterni ai rapporti fra le parti si siano verificati a causa esclusiva dell'illecita negoziazione dei titoli cartolari in oggetto (cfr. Trib. Torino, ordinanza 14 agosto 2002, in Giur It., 2003, n. 1615). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio Il sequestro giudiziario può essere concesso quando vi sia una controversia sulla proprietà o il possesso di beni e sia opportuno provvedere alla loro custodia o gestione temporanea. Il periculum in mora tipico del sequestro giudiziario di beni costituito dall'opportunità di provvedere alla custodia o alla gestione temporanea del bene controverso. Sotto un profilo generale, la giurisprudenza ha evidenziato che il periculum in mora a fronte del quale può essere richiesta la concessione di un sequestro giudiziario costituisce un particolare forma di periculum in mora, più leggera del periculum “standard” e consistente nel pericolo anche astratto (cfr. Cass. III, n. 854/1982; Trib. Monza, 17 aprile 2001, in Gius, 2001, 2292) che i beni controversi subiscano deterioramenti, alterazioni o sottrazioni nel corso del giudizio di merito nonché nella conseguente necessità di sottrarre i beni stessi alla libera disponibilità del sequestrato, allo scopo di assicurare l'utilità pratica del futuro eventuale provvedimento sul merito della controversia (Trib. Bari, III, 16 novembre 2014, in Giustiziacivile.com, 2015, con nota di Costabile). La prima forma di periculum che può venire in rilievo a fronte della domanda di concessione di un sequestro giudiziario è quindi quella concernente l'opportunità di una custodia o gestione temporanea del bene che, qualora lasciato nella disponibilità del convenuto sino all'emanazione della decisione di merito, potrebbe essere danneggiato o disperso, così vanificando la fruttuosità dell'eventuale esecuzione in forma specifica per la consegna del bene al termine della lite. Questa situazione può verificarsi, ad esempio, laddove nelle more dell'emanazione della pronuncia di merito la natura “produttiva” del bene renda opportuna la custodia del medesimo (v., ex ceteris, Trib. Monza, 17 aprile 2001; Trib. Napoli, 21 settembre 1999, in Gius, 2000, n. 4, 455; Trib. Bologna, 13 gennaio 1997, in DF, II, 1032; Trib. Pescara, 7 agosto 1995, in Giur. Merito, 1996, 242). Mediante la richiesta di un sequestro giudiziario di beni mobili — ciò che viene specialmente in rilievo nella fattispecie casistica in esame — la parte ricorrente può, in secondo luogo, tutelarsi dal pericolo derivante dall'art. 1153 c.c., ossia dalla possibilità che un terzo di buona fede acquisiti il bene a titolo originario dal sequestrato: a riguardo è opportuno ricordare che, sebbene l'art. 111 c.p.c. disponga in via generale che la decisione resa tra le parti originarie ha effetto anche nei confronti dell'avente causa, fa salvo il caso dell'acquisto in buona fede dei beni mobili ai sensi dell'art. 1153 c.c. In altri termini, l'emanazione del sequestro giudiziario è in questo caso funzionale a sottrarre la materiale disponibilità del bene a colui che potrebbe far acquistare ad un terzo l'acquisto a titolo originario a seguito della consegna. Aspetti preliminari Competenza Se la domanda cautelare è proposta prima dell'inizio del giudizio di merito la competenza spetta in linea di principio, ex art. 669-ter c.p.c., al giudice competente per la controversia di merito. Se invece la domanda è proposta in corso di causa va formulata al giudice assegnatario della stessa. Contenuto del ricorso proposto ante litem È costante in giurisprudenza il principio in forza del quale, a pena di inammissibilità, nel ricorso proposto ante causam devono essere adeguatamente evidenziati il petitum e la causa petendi della controversia di merito che nel caso considerato deve essere necessariamente incardinata in quanto il sequestro giudiziario è una misura cautelare conservativa, a strumentalità c.d. strutturale o rigida. È stato più volte affermato il principio per il quale nel ricorso cautelare, l'indicazione della causa di merito, con riferimento a petitum e causa petendi, è necessaria a pena di nullità, tenendo conto delle disposizioni generali espresse dall'art. 125 c.p.c. che integrano quelle dell'art. 669-bis c.p.c. sul contenuto del ricorso in materia cautelare (tra le molte, Trib. Ivrea, 16 ottobre 2007, in Giur. merito, 2008, 1, 131; Trib. Rovereto, 14 giugno 2004, Trib. L'Aquila, 23 ottobre 2003). Peraltro, se alcune decisioni ritengono che gli elementi dell'edictio actionis della domanda cautelare possano desumersi anche implicitamente dal ricorso (Trib. L'Aquila, 23 ottobre 2003, Trib. Monza, 24 gennaio 2000), altre pronunce, in una prospettiva più rigorosa, escludono tale possibilità (Trib. Ivrea, 16 ottobre 2007, cit.; Trib. Modena, 16 giugno 1999). Onere della prova In conformità alle regole generali espresse dall'art. 2697 c.c. è il ricorrente a dover dimostrare la sussistenza dei presupposti per la concessione del provvedimento cautelare, ossia il fumus boni juris ed il periculum in mora. Quanto al fumus boni juris si segnala nel panorama applicativo (Trib. Monza, 12 aprile 2001, in Giur. Merito, 2001, 979), per la quale il giudice, adito in sede cautelare dal compratore per ottenere il sequestro giudiziario di assegni bancari dati in garanzia di credito per fornitura di merci, sul presupposto della futura risoluzione del contratto per inadempimento del fornitore, può rilevare d'ufficio la nullità del patto avente ad oggetto la dazione in garanzia, e concedere il sequestro richiesto, benché abbia delibato negativamente i presupposti della ipotizzata risoluzione. Il provvedimento: a) spese Trattandosi di provvedimento cautelare a strumentalità c.d. strutturale, se la misura è concessa il giudice della cautela non deve liquidare le spese, che saranno regolate al termine del giudizio di merito. Un dovere di provvedere sulle spese in capo al giudice della cautela sussiste, invece, nell'ipotesi di rigetto o declaratoria di inammissibilità del ricorso. b) effetti Il sequestro giudiziario è una misura cautelare di carattere conservativo sicché, affinché conservi efficacia, se concesso prima dell'introduzione del giudizio di merito, è necessario che la parte interessata proponga detto giudizio entro il successivo termine di sessanta giorni. c) regime L'ordinanza, sia di diniego che di concessione della misura cautelare, è assoggettata, ex art. 669-terdecies c.p.c., a reclamo proponibile entro il termine perentorio di quindici giorni dalla pronuncia in udienza ovvero dalla comunicazione o dalla notificazione se anteriore. Il reclamo, per le misure emesse come avviene di regola dal giudice monocratico del tribunale, si propone al collegio (del quale non può far parte il giudice che ha deciso sul ricorso). Il procedimento di reclamo si svolge nelle forme camerali ed è deciso con ordinanza. Il provvedimento emanato a fronte del reclamo cautelare non è ulteriormente impugnabile. La Corte di cassazione ha infatti costantemente affermato che è inammissibile il ricorso straordinario ex art. 111, settimo comma, Cost. per difetto del requisito di decisorietà (ex plurimis, Cass. III, n. 25411/2019). 4. ConclusioniAi sensi dell'art. 670, n. 1, c.p.c. il giudice può autorizzare il sequestro giudiziario di beni mobili o immobili, aziende o altre universalità di beni, quando ne è controversa la proprietà o il possesso, ed è opportuno provvedere alla loro custodia o alla loro gestione temporanea. Il sequestro giudiziario di beni è una misura cautelare strumentale alla conservazione ed alla gestione di beni mobili o immobili, aziende o altre universalità di beni oggetto di una controversia, attuale o anche soltanto potenziale. La giurisprudenza appare incline ad individuare estensivamente il novero delle controversie in ordine alla proprietà o al possesso che giustificano la richiesta di un sequestro giudiziario di beni, estendendolo anche all'esercizio di uno jus ad rem riferito ad una mera detenzione, da cui derivi, nell'ipotesi di accoglimento della domanda, la condanna alla consegna o alla restituzione del bene controverso (Trib. Rimini, 23 marzo 2015, in DeJure; Trib. Foggia, 21 agosto 2013, in Giur. Merito, 2013, n. 11, 2369; Trib. Monza, 13 dicembre 2004, in Corr. Giur., 2005, 269). In forza di tale ampia interpretazione delle azioni cui può essere strumentale il sequestro giudiziario, si ritiene che lo stesso possa essere richiesto anche in relazione agli assegni bancari qualora la controversia sull'appartenenza di essi, quale presupposto per la concessione della misura, si concreti nell'esperimento di azioni dirette specificamente a far valere il diritto alla restituzione di titoli emessi (e ciò anche a fronte dell'esperimento di un'azione contrattuale o personale). |