Creditore garantito da una causa legittima di prelazione1. Bussole di inquadramentoIl sequestro conservativo in generale Il sequestro conservativo rientra, accanto all'azione surrogatoria ed all'azione revocatoria, nella più ampia categoria dei mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale generica sui beni del debitore ed è collegato all'esecuzione forzata, in quanto volto ad assicurare la fruttuosità dell'eventuale esecuzione per espropriazione, sottraendo i beni oggetto del provvedimento alla libera disponibilità del debitore proprietario (cfr. Trib. Bari, 26 agosto 2013). Si tratta, quindi, di una misura cautelare tipicamente “conservativa”. La concessione del sequestro conservativo comporta, sul piano giuridico, un vincolo di indisponibilità sul bene sequestrato, gli atti di disposizione relativi al quale, infatti, pur validi tra le parti e gli altri terzi, saranno inefficaci nei confronti del creditore sequestrante. In altre parole, gli effetti del sequestro conservativo sono del tutto analoghi a quelli del pignoramento: tuttavia quest'ultimo determina un “vincolo a porta aperta” sui beni del debitore in quanto l'inefficacia degli atti di disposizione relativi ai beni oggetto di pignoramento riguardano non soltanto il creditore pignorante ma anche gli altri creditori eventualmente intervenuti nel processo esecutivo. Creditore munito di titolo esecutivo e interesse a ricorrere per ottenere il sequestro conservativo Poiché il sequestro conservativo è un mezzo di conservazione della garanzia patrimoniale c.d. generica, dovrebbe ritenersi in linea di principio inammissibile il ricorso proposto per ottenere tale misura cautelare da un soggetto che sia già munito di una causa legittima di prelazione, quale un privilegio per la natura del credito vantato, oppure una garanzia reale, come il pegno o l'ipoteca, su un bene del debitore. Tuttavia, la soluzione non è di immediata evidenza, specie con riguardo a quelle situazioni di insufficienza della garanzia rispetto al valore del credito. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
L'interesse ad agire può sussistere anche a fronte di mezzi di tutela alternativi?
Si, se consente di ottenere un risultato in concreto più vantaggioso L'interesse ad agire, inteso come necessità di un risultato utile non conseguibile senza l'intervento del giudice non è escluso dalla possibilità di azioni alternative di tutela della medesima posizione giuridica contro lo stesso soggetto purché sia possibile conseguire un risultato ulteriore e più vantaggioso (Cass., n. 19152/2005).
Domanda
La parte civile che abbia ottenuto una provvisionale in sede penale può chiedere un sequestro conservativo?
Si, nell'ipotesi di condanna generica La conversione del sequestro conservativo in pignoramento, a seguito del passaggio in giudicato della sentenza penale di condanna al risarcimento in favore della parte civile, presuppone che la pronuncia abbia dichiarato l'esistenza di un credito certo, liquido ed esigibile, così da costituire titolo esecutivo; di talché, nel caso di condanna generica, detta conversione si verifica solo in seguito al passaggio in giudicato della sentenza del giudice civile, il quale, sulla base della certezza del danno acquisita in sede penale, abbia proceduto alla sua liquidazione (Cass. IV, n. 9851/2015). Orientamento della Corte di Cassazione Il creditore ipotecario può richiedere il sequestro conservativo se l'ipoteca non è sufficiente a garantire il credito La questione della possibilità, e dei relativi limiti, per il creditore che vanti su un bene del debitore una causa legittima di prelazione di ottenere un sequestro conservativo è stata risolta nei termini che si andranno ad evidenziare dalla Corte di cassazione, almeno con riferimento alla garanzia dell'ipoteca su un immobile del debitore, sin da una risalente pronuncia, rispetto alla quale non constano, peraltro, ad oggi, precedenti difformi nella giurisprudenza di legittimità. Più in particolare, la S.C. ha affermato il principio per il quale la circostanza che il credito sia garantito da ipoteca non è, di per sé, di ostacolo alla concessione del sequestro conservativo purché il giudice della cautela ritenga che l'ipoteca non sia sufficiente a garantire il credito (Cass. I, n. 1172/1971, in una fattispecie nella quale un marito aveva concesso un'ipoteca a garanzia del credito della moglie separata per l'assegno di mantenimento. Successivamente, la moglie, dopo che il marito si era trasferito all'estero, aveva chiesto ed ottenuto un sequestro conservativo a garanzia dello stesso credito. Contestata dal marito la sussistenza del periculum in mora in relazione al fatto che il credito della moglie era garantito dall'ipoteca convenzionale, i giudici, ritenendo sussistente l'anzidetto presupposto, avevano convalidato la misura cautelare. La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso, ha affermato il principio sopra enunciato, rilevando che il trasferimento all'estero del marito e la sua convivenza more uxorio con altra donna, ben potevano far sorgere il periculum in mora, non appena esaurita la garanzia derivante dall'iscrizione di un'ipoteca di esiguo importo). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio Il sequestro conservativo rientra, accanto all'azione surrogatoria ed all'azione revocatoria, nella più ampia categoria dei mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale generica sui beni del debitore. La concessione del sequestro conservativo comporta, sul piano giuridico, un vincolo di indisponibilità sul bene sequestrato, gli atti di disposizione relativi al quale, infatti, pur validi tra le parti e gli altri terzi, saranno inefficaci nei confronti del creditore sequestrante. In altre parole, gli effetti del sequestro conservativo sono del tutto analoghi a quelli del pignoramento: tuttavia quest'ultimo determina un “vincolo a porta aperta” sui beni del debitore in quanto l'inefficacia degli atti di disposizione relativi ai beni oggetto di pignoramento riguardano non soltanto il creditore pignorante ma anche gli altri creditori eventualmente intervenuti nel processo esecutivo. Peraltro, il legame tra sequestro conservative ed espropriazione è reso evidente dall'art. 686 c.p.c. secondo cui il sequestro, una volta pronunciata la sentenza di condanna, si converte in pignoramento. Aspetti preliminari Competenza Ai sensi dell'art. 669-ter c.p.c. la domanda cautelare ante causam si propone al giudice competente a conoscere della causa nel merito. In virtù dell'art. 669-quater, primo comma, c.p.c. quando già pende la causa di merito la domanda cautelare deve essere proposta al giudice della stessa. Ricorso cautelare ante litem L'art. 669-bis c.p.c. tace sul contenuto del ricorso cautelare. Secondo la comune opinione trova quindi applicazione la regola generale sancita dall'art. 125 c.p.c. (v. già Pret. Alessandria, 16 marzo 1993, in Giur. it., 1993, I, 2, 775, con nota di Dalmotto), in virtù della quale tale ricorso deve indicare l'ufficio giudiziario, le parti, l'oggetto, le ragioni della domanda e le conclusioni o la istanza, e, tanto l'originale quanto le copie da notificare, devono essere sottoscritti dalla parte, se essa sta in giudizio personalmente, oppure dal difensore. Con riferimento alla domanda cautelare proposta ante causam, specie per i provvedimenti cautelari come i sequestri a strumentalità c.d. forte, opera il principio in virtù del quale nel ricorso devono essere individuati sul piano del petitum e della causa petendi gli elementi della proponenda azione di merito (ex plurimis, Trib. Lodi, 23 agosto 2019, in DeJure). È stato più volte affermato il principio per il quale nel ricorso cautelare, l'indicazione della causa di merito, con riferimento a petitum e causa petendi, è necessaria a pena di nullità, tenendo conto delle disposizioni generali espresse dall'art. 125 c.p.c. che integrano quelle dell'art. 669-bis c.p.c. sul contenuto del ricorso in materia cautelare (tra le molte, Trib. Ivrea, 16 ottobre 2007, in Giur. merito, 2008, 1, 131; Trib. Rovereto, 14 giugno 2004, Trib. L'Aquila, 23 ottobre 2003). Peraltro, se alcune decisioni ritengono che gli elementi dell'edictio actionis della domanda cautelare possano desumersi anche implicitamente dal ricorso (Trib. L'Aquila, 23 ottobre 2003; Trib. Monza, 24 gennaio 2000), altre pronunce, in una prospettiva più rigorosa, escludono tale possibilità (Trib. Ivrea, 16 ottobre 2007, cit.; Trib. Modena, 16 giugno 1999). Onere della prova L'onere della prova in ordine alla sussistenza sia di un credito, almeno eventuale, in capo al ricorrente che del pericolo di dispersione della garanzia patrimoniale (c.d. periculum in mora) competono al soggetto che propone il ricorso per sequestro conservativo. Ai fini della concessione del sequestro conservativo occorre effettuare, come per gli altri provvedimenti cautelari, un accertamento sommario da parte del giudice della cautela circa la sussistenza del diritto di credito del quale è domandata la tutela, sussistenza che dovrà valutarsi su un piano di mera verosimiglianza della pretesa creditoria, trattandosi di misura cautelare (Cass. I, n. 2523/1987; Cass. I, n. 2672/1983, in Giust. Civ., 1983, I, 2345). Il periculum in mora è tipizzato dall'art. 671 c.p.c. nel “fondato timore di perdere la garanzia del credito”: la relativa valutazione è rimessa al prudente apprezzamento del giudice, il quale può utilizzare sia elementi di carattere oggettivo che soggettivo. È infatti consolidato in giurisprudenza l'orientamento secondo il quale il periculum in mora che giustifica la concessione di un sequestro conservativo può essere desunto sia da elementi obiettivi concernenti la capacità patrimoniale del debitore in rapporto all'entità del credito, sia da elementi soggettivi evincibili dal comportamento del debitore, tali da lasciare presumere che egli, al fine di sottrarsi all'adempimento, ponga in essere atti dispositivi idonei a provocare l'eventuale deprezzamento del proprio patrimonio, sottraendolo all'esecuzione forzata (Trib. Bari, sez. III, 18 ottobre 2012; Trib. Nocera Inferiore, 9 novembre 2005; Trib. Trani, 3 agosto 1995, in Giust. Civ., 1996, I, 2, 758). La predetta prova può essere secondo le regole generali addotta anche mediante presunzioni purché gravi, precise e concordanti. Nella fattispecie in esame, sul piano probatorio rispetto alla ricorrenza del periculum in mora sarà necessario un quid pluris, ossia il creditore dovrà documentare che il credito dallo stesso vantato è molto superiore al valore della garanzia (anche, ad esempio, avendo riguardo al prezzo di vendita che potrebbe essere conseguito in sede di esecuzione forzata l'immobile ipotecato del debitore rispetto al valore originario al momento della costituzione della garanzia). 4. ConclusioniIl sequestro conservativo è, insieme all'azione revocatoria e a quella surrogatoria, un mezzo di conservazione della garanzia patrimoniale c.d. generica di cui all'art. 2740 c.c. per il quale il debitore è obbligato nei confronti dei propri creditori con tutti i suoi beni, presenti e futuri. Stante che il sequestro conservativo è un mezzo di conservazione della garanzia patrimoniale c.d. generica, dovrebbe ritenersi di regola inammissibile il ricorso proposto per ottenere tale misura cautelare da un soggetto che sia già munito di una causa legittima di prelazione, quale un privilegio per la natura del credito vantato, oppure una garanzia reale, come il pegno o l'ipoteca, su un bene del debitore. Sulla questione, con un risalente precedente, mai smentito, peraltro la S.C. ha chiarito che la circostanza per la quale il credito sia garantito da ipoteca non è, di per sé, di ostacolo alla concessione del sequestro conservativo purché il giudice della cautela ritenga che l'ipoteca non sia sufficiente a garantire il credito (Cass. I, n. 1172/1971). È dunque l'entità del credito vantato rispetto alla garanzia sui beni del debitore a determinare la sussistenza di un concreto interesse ad agire del creditore privilegiato con ricorso per sequestro conservativo sui beni dell'obbligato. |