Sequestro dei beni dell'amministratore di società a responsabilità limitata1. Bussole di inquadramentoIl sequestro conservativo in generale Il sequestro conservativo rientra, accanto all'azione surrogatoria ed all'azione revocatoria, nella più ampia categoria dei mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale generica sui beni del debitore ed è collegato all'esecuzione forzata, in quanto è volto ad assicurare la fruttuosità dell'eventuale esecuzione per espropriazione, sottraendo i beni oggetto del provvedimento alla libera disponibilità del debitore proprietario (cfr. Trib. Bari, 26 agosto 2013). Si tratta, quindi, di una misura cautelare tipicamente “conservativa”. La concessione del sequestro conservativo determina, sul piano giuridico, un vincolo di indisponibilità sul bene sequestrato, gli atti di disposizione relativi al quale, infatti, pur validi tra le parti e gli altri terzi, saranno inefficaci nei confronti del creditore sequestrante. In altre parole, gli effetti del sequestro conservativo sono del tutto analoghi a quelli del pignoramento: tuttavia quest'ultimo determina un “vincolo a porta aperta” sui beni del debitore in quanto l'inefficacia degli atti di disposizione relativi ai beni oggetto di pignoramento riguardano non soltanto il creditore pignorante ma anche gli altri creditori eventualmente intervenuti nel processo esecutivo. I presupposti dell'azione di responsabilità ex art. 2476 c.c. nelle società a responsabilità limitata Ai sensi dell'art. 2476 c.c. presupposti per l'esercizio della azione sociale di responsabilità nei confronti degli amministratori, anche nella s.r.l., sono rappresentati dalla violazione degli obblighi loro imposti dalla legge e dall'atto costitutivo, dal danno al patrimonio sociale e dal nesso di causalità tra la violazione degli obblighi e la produzione del danno. La responsabilità che viene in rilievo, idonea a determinare un obbligo risarcitorio in capo agli amministratori, è di natura contrattuale. In ogni caso detta responsabilità non si estende agli amministratori esenti da colpa o che, comunque, abbiano fatto annotare il proprio dissenso trattandosi, infatti, di responsabilità per fatto personale, sancita dal legislatore attraverso una presunzione semplice superabile con la prova fornita dall'amministratore circa la sua incolpevole ignoranza degli atti illegittimi compiuti dagli altri amministratori. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Quali sono i presupposti per la revoca cautelare degli amministratori di società a responsabilità limitata?
Il possibile aggravamento al patrimonio sociale per atti di mala gestio La revoca cautelare degli amministratori è condizionata alla ricorrenza in concreto del requisito del periculum in mora, da intendere, stante la strumentalità con il giudizio risarcitorio, come pericolo che la permanenza in carica degli amministratori convenuti nel giudizio sociale di responsabilità renda quantomeno dubbia la possibilità di conseguire il risarcimento dei danni, ma non per il pericolo di dispersione della garanzia patrimoniale (per il che occorre invocare il sequestro conservativo), quanto piuttosto per il possibile aggravamento del pregiudizio (già verificatosi) al patrimonio sociale che potrebbe conseguire da ulteriori comportamenti antigiuridici degli amministratori “incriminati” (Trib. S. Maria Capua V., 16 luglio 2004).
Domanda
Il sequestro cautelare può essere disposto anche sui beni del liquidatore della società a responsabilità limitata?
Si, ad esempio quando vi siano elementi per ritenere che abbia danneggiato con la sua condotta un creditore sociale Il liquidatore di una società a responsabilità limitata che abbia, con la sua condotta, reso impossibile la soddisfazione di un creditore sociale, è responsabile nei confronti di questi ex art. 2395 c.c., e può essere disposto, nei suoi confronti, anche il sequestro conservativo dei beni (Trib. Napoli, 9 ottobre 2007, in Corriere del merito, 2007, n. 12, 1400, in fattispecie nella quale il liquidatore aveva redatto il bilancio di liquidazione con criteri non conformi a legge, facendo risultare la totale in capienza della società). Orientamenti di merito Il singolo socio nell'azione di responsabilità ex art. 2476 c.c. Può anche chiedere il sequestro conservativo dei beni dell'amministratore In un interessante precedente di merito si è ritenuto che il singolo socio, non solo può promuovere l'azione di responsabilità di cui all'art. 2476 c.c., ma nell'ambito di detto giudizio di responsabilità, può anche agire per richiedere misure cautelari conservative nell'interesse della società a conseguire il risarcimento del danno, incluso il sequestro conservativo, laddove l'amministratore abbia compiuto atti dispositivi del proprio patrimonio che lo abbiano depauperato, così ledendo i diritti della società in ipotesi di accertamento giudiziario del danno da essa patito in conseguenza della condotta dell'amministratore. È stato puntualizzato, poi, che nel valutare se ricorre il fumus boni iuris per la concessione del sequestro conservativo dei beni degli amministratori di una società di capitali nei confronti dei quali sia stata esercitata l'azione di responsabilità, il giudice sarà tenuto a sindacare il grado di diligenza usato dagli amministratori nella gestione societaria, con un giudizio ex ante sulle prevedibili potenzialità dannose degli atti compiuti nell'esercizio delle funzioni (Trib. Nola, I, 2 novembre 2010, in Giur. Merito, 2011, n. 7-8, 1840, con nota di Gaeta). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio Il sequestro conservativo rientra, accanto all'azione surrogatoria ed all'azione revocatoria, nella più ampia categoria dei mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale generica sui beni del debitore. La concessione del sequestro conservativo comporta, sul piano giuridico, un vincolo di indisponibilità sul bene sequestrato, gli atti di disposizione relativi al quale, infatti, pur validi tra le parti e gli altri terzi, saranno inefficaci nei confronti del creditore sequestrante. In altre parole, gli effetti del sequestro conservativo sono del tutto analoghi a quelli del pignoramento: tuttavia quest'ultimo determina un “vincolo a porta aperta” sui beni del debitore in quanto l'inefficacia degli atti di disposizione relativi ai beni oggetto di pignoramento riguardano non soltanto il creditore pignorante ma anche gli altri creditori eventualmente intervenuti nel processo esecutivo. Peraltro, il legame tra sequestro conservative ed espropriazione è reso evidente dall'art. 686 c.p.c. secondo cui il sequestro, una volta pronunciata la sentenza di condanna, si converte in pignoramento. Aspetti preliminari Proponibilità dell'azione cautelare ante causam La giurisprudenza di merito più recente appare incline a ritenere, a differenza di quella che si era espressa nell'immediata vigenza dell'art. 2476 c.c. dopo le modifiche introdotte dal d.lgs. n. 6 del 2003, ammissibile che la tutela cautelare venga richiesta nei confronti dell'amministratore delle s.r.l. anche prima dell'introduzione del giudizio di merito (v., tra le altre, Trib. Firenze, 1° luglio 2019, in Ilsocietario.it, 26 febbraio 2020; Trib. Milano, Sez. spec. Impresa, n. 2476/2017, in Ilsocietario.it, 2 ottobre 2017, con nota di Jeantet-Vallino). Competenza Ai sensi dell'art. 669-ter c.p.c. la domanda cautelare ante causam si propone al giudice competente a conoscere della causa nel merito. In virtù dell'art. 669-quater, comma 1, c.p.c. quando già pende la causa di merito la domanda cautelare deve essere proposta al giudice della stessa. Per le controversie in tema di rapporti societari sussiste la “competenza” del Tribunale delle imprese ex art. 3 del d.lgs. n. 168 del 2003. Legittimazione ad agire L'art. 2476 c.c. consente a ciascun socio — indipendentemente dal valore della quota di capitale posseduta e senza che sia necessaria una delibera dei soci — di proporre, uti singulus, l'azione sociale di responsabilità contro gli amministratori. Tale legittimazione si salda con la scelta del legislatore, dopo la riforma di cui al d.lgs. n. 6 del 2003, di attribuire al singolo socio il controllo sull'attività degli amministratori, mediante il diritto di avere, dagli stessi, notizie sullo svolgimento degli affari sociali e di consultare, anche tramite professionisti di sua fiducia, i libri sociali ed i documenti relativi all'amministrazione (art. 2476, comma 2, c.c.). Peraltro il socio di s.r.l. esercita l'azione quale sostituito processuale della società ex art. 81 c.p.c. come si desume sia dalla formulazione del primo comma dell'art. 2476 c.c. che fa riferimento alla responsabilità dell'amministratore verso la società (e non nei confronti dei singoli soci), sia dalla possibilità, contemplata dalla medesima norma, che tale azione possa essere oggetto di rinunzia o transazione da parte della società, e ciò poiché è quest'ultima la beneficiaria del risarcimento. Parti necessarie del giudizio Poiché l'azione esercitata dal singolo socio nell'interesse della società ha natura di sostituzione processuale, ai sensi dell'art. 81 c.p.c., deve ritenersi che la società non è litisconsorte necessario del giudizio promosso dal sostituto, potendo, invece, essere chiamata in causa o dispiegare intervento volontario. Ricorso cautelare ante litem L'art. 669-bis c.p.c. tace sul contenuto del ricorso cautelare. Secondo la comune opinione trova quindi applicazione la regola generale sancita dall'art. 125 c.p.c. (v. già Pret. Alessandria, 16 marzo 1993, in Giur. it., 1993, I, 2, 775, con nota di Dalmotto), in virtù della quale tale ricorso deve indicare l'ufficio giudiziario, le parti, l'oggetto, le ragioni della domanda e le conclusioni o la istanza, e, tanto l'originale quanto le copie da notificare, devono essere sottoscritti dalla parte, se essa sta in giudizio personalmente, oppure dal difensore. Con riferimento alla domanda cautelare proposta ante causam, specie per i provvedimenti cautelari come i sequestri a strumentalità c.d. forte, opera il principio in virtù del quale nel ricorso devono essere a pena di inammissibilità individuati sul piano del petitum e della causa petendi gli elementi della proponenda azione di merito (ex plurimis, Trib. Lodi, 23 agosto 2019). Onere della prova L'onere della prova in ordine alla sussistenza dei presupposti che giustificano la concessione della misura è rimesso, in applicazione della regola generale ritraibile dall'art. 2697 c.c., al creditore ricorrente. Con riguardo al periculum in mora come si è evidenziato è sufficiente per il creditore dimostrare, anche in assenza di concreti atti dispositivi del patrimonio da parte del debitore, che le condotte dello stesso, ricavate anche da elementi di tenore diverso, facciano temere che ciò possa avvenire. Nello specifico il periculum si identifica nel rischio che l'amministratore possa disperdere la propria garanzia patrimoniale, compromettendo la possibilità per la società, dopo il vittorioso esperimento dell'azione di responsabilità, di ottenere il risarcimento dei danni correlato a condotte di mala gestio dello stesso. Ai fini della concessione del sequestro conservativo occorre effettuare, come per gli altri provvedimenti cautelari, anche un accertamento sommario da parte del giudice della cautela circa la sussistenza del diritto di credito del quale è domandata la tutela, sussistenza che dovrà valutarsi su un piano di mera verosimiglianza della pretesa creditoria (Cass. I, n. 2523/1987; Cass. I, n. 2672/1983, in Giust. Civ., 1983, I, 2345). In particolare, si dovranno addurre elementi tali da dimostrare una violazione reiterata dei propri doveri di diligenza professionale e/o delle disposizioni normative e statutarie da parte dell'amministratore tali da determinare il pericolo di dispersione delle risorse della società. Onere di instaurare il giudizio di merito Come detto, i sequestri sono misure a strumentalità c.d. forte, nel senso che per gli stessi è rimasto fermo, anche dopo la riforma operata dalla legge n. 80 del 2005 al sistema del procedimento cautelare uniforme, l'onere per il creditore che abbia ottenuto la concessione della misura di incardinare, a pena di inefficacia della stessa, il giudizio di merito entro il termine perentorio di 60 giorni. 4. ConclusioniNelle società a responsabilità limitata, il singolo socio può esercitare, quale sostituto processuale della società medesima, l'azione di responsabilità nei confronti degli amministratori che abbiano violato gli obblighi loro imposti dalla legge e dall'atto costitutivo, cagionando un danno al patrimonio sociale. Nella prassi applicativa si è ritenuto che nell'ambito di tale azione il socio sia legittimato non solo a richiedere, come espressamente previsto dall'art. 2476, comma 3, c.c. la revoca cautelare degli amministratori, ma anche il sequestro conservativo dei beni degli stessi laddove l'amministratore abbia compiuto atti dispositivi del proprio patrimonio che lo abbiano depauperato, così ledendo i diritti della società in ipotesi di accertamento giudiziario del danno da essa patito in conseguenza della condotta dell'amministratore (Trib. Nola,I, 2 novembre 2010, in Giur. Merito, 2011, n. 7-8, 1840, con nota di Gaeta). |