Sequestro conservativo c.d. in mani proprie

Rosaria Giordano

1. Bussole di inquadramento

Il sequestro conservativo in generale

Il sequestro conservativo rientra, accanto all'azione surrogatoria ed all'azione revocatoria, nella più ampia categoria dei mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale generica sui beni del debitore ed è collegato all'esecuzione forzata, in quanto volto ad assicurare la fruttuosità dell'eventuale esecuzione per espropriazione, sottraendo i beni oggetto del provvedimento alla libera disponibilità del debitore proprietario (cfr. Trib. Bari, 26 agosto 2013). Si tratta, quindi, di una misura cautelare tipicamente “conservativa”.

La concessione del sequestro conservativo comporta, sul piano giuridico, un vincolo di indisponibilità sul bene sequestrato, gli atti di disposizione relativi al quale, infatti, pur validi tra le parti e gli altri terzi, saranno inefficaci nei confronti del creditore sequestrante. In altre parole, gli effetti del sequestro conservativo sono del tutto analoghi a quelli del pignoramento: tuttavia quest'ultimo determina un “vincolo a porta aperta” sui beni del debitore in quanto l'inefficacia degli atti di disposizione relativi ai beni oggetto di pignoramento riguardano non soltanto il creditore pignorante ma anche gli altri creditori eventualmente intervenuti nel processo esecutivo.

Principi in tema di compensazione dei crediti

L'estinzione, parziale o totale, delle obbligazioni per compensazione cd. legale, regolata dagli artt. 1242 e ss. c.c., ha lo scopo di evitare due distinti adempimenti ed opera retroattivamente, purché si tratti di crediti omogenei, liquidi ed esigibili.

La compensazione estingue ope legis i debiti contrapposti, e ciò per effetto del fatto oggettivo della loro coesistenza, sicché la dichiarazione giudiziale della parte, che oppone la compensazione legale, equivale ad una manifestazione di volontà diretta a giovarsi di un effetto già verificatosi, e la pronuncia del giudice non fa che accertare l'avvenuta estinzione, per compensazione legale, dei contrapposti debiti e crediti, con effetto ex tunc, cioè al momento della loro coesistenza, fermo restando che la compensazione legale ha luogo quando coesistono crediti reciproci che siano liquidi ed esigibili e, per effetto della dichiarazione della parte interessata, la compensazione legale viene ad operare in un momento anteriore a quello in cui la dichiarazione medesima e emessa, ma tale operatività ex tunc, o retroattività, non fa risalire l'effetto estintivo al momento in cui coesistono i fatti giuridici da cui sorgono i crediti-debiti contrapposti, bensì al momento in cui coesistono crediti liquidi ed esigibili, dato che la compensazione legale ha per presupposto la liquidità ed esigibilità dei crediti, a differenza della compensazione giudiziale, per la quale e sufficiente che il debito opposto sia di facile e pronta liquidazione.

Tuttavia, è necessaria la dichiarazione del creditore di volersi valere della compensazione, che può essere effettuata anche in sede stragiudiziale, ipotesi nella quale, ove ciò risulti ex actis, il giudice potrà accertare la compensazione senza formale eccezione sulla base della ricorrenza dei rispettivi presupposti al tempo della dichiarazione stragiudiziale.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Il sequestro in mani proprie può essere chiesto dal datore di lavoro? 

Si, a tutela di un contro-credito verso il lavoratore

È ammissibile il sequestro conservativo in mani proprie del datore di lavoro su somme da lui dovute al prestatore di lavoro, a tutela di un suo contro-credito (Trib. Milano, 12 dicembre 2003, in Orient. giur. lav., 2003, I, 1015).

Orientamento della Corte di Cassazione

È ammissibile il sequestro conservativo c.d. in mani proprie

Con la fondamentale pronuncia n. 1407 del 1992 la S.C. ha fornito quelle che ancora oggi sono le linee direttrici per risolvere la questione.

Tale decisione ha invero precisato che l'istituto si caratterizza, invero, per il fatto che le somme sequestrate sono nella disponibilità del creditore sequestrante, il quale le deve al suo debitore, soggetto nei cui confronti il sequestro deve eseguirsi.

Ne deriva che, se per un verso la situazione presenta aspetti non dissimili da quelli riscontrabili in caso di sequestro mobiliare presso il debitore, svolgendosi pur sempre il rapporto cautelare fra i due soggetti summenzionati, senza coinvolgimento di alcun terzo, per altro verso, essendo l'oggetto della cautela costituito da un credito, altrettanto chiari appaiono i tratti di affinità con il caso in cui si proceda a pignoramento (e, simmetricamente, a sequestro) presso terzi.

Orientamento di merito più recente

È ammissibile il sequestro conservativo in mani proprie

In linea con l'orientamento espresso dalla Corte di cassazione, la giurisprudenza di merito — pur non copiosa — che ha avuto occasione di confrontarsi successivamente sulla questione ha ribadito che è ammissibile il sequestro conservativo c.d. a mani proprie, ossia il sequestro chiesto dal debitore sulle somme dovute che assuma, a propria volta, di essere titolare di un controcredito (Trib. Reggio Calabria, sez. I, 30 marzo 2009, in Giur. merito, 2010, 1, 99).

In sostanza, il debitore è legittimato a richiedere il sequestro conservativo in mani proprie delle somme dovute al creditore a garanzia di un proprio credito, per altro titolo, verso il creditore medesimo (Trib. Roma, 18 agosto 1994, in Giust. civ., 1995, I, 1931, con nota di Santagada).

Orientamento di merito più risalente

È inammissibile il sequestro conservativo in mani proprie

Prima dell'intervento della S.C. si segnalano invece alcune posizioni differenti espresse nella stessa prassi applicativa.

Così — in una fattispecie nella quale il ricorso era stato proposto al giudice del lavoro da un avvocato che, vantando crediti derivanti dalla prestazione d'opera continuativa e coordinata, chiedeva il sequestro della somma di denaro incassata, nell'espletamento dell'incarico, per conto del cliente — Pret. Foggia, 29 gennaio 1988 (in Foro it., 1988, I, 1317) ha ritenuto inammissibile l'istanza di sequestro conservativo in mani proprie proposta dal debitore che assuma di essere a sua volta creditore del proprio creditore.

Nella medesima prospettiva si è posta anche — prima del varo delle norme sul procedimento c.d. cautelare uniforme — Trib. Ancona, 15 ottobre 1985 (in Giust. civ., 1986, I, 1175, con nota di Martino), secondo cui l'assenza di una normativa che disciplina l'esecuzione del sequestro conservativo a mani proprie del debitore, che, a sua volta, assuma essere creditore del proprio creditore, dimostra che tale tipo di sequestro debba essere considerato estraneo al vigente ordinamento processuale.

3. Azioni processuali

Funzione e natura del giudizio

Il sequestro conservativo rientra, accanto all'azione surrogatoria ed all'azione revocatoria, nella più ampia categoria dei mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale generica sui beni del debitore.

La concessione del sequestro conservativo comporta, sul piano giuridico, un vincolo di indisponibilità sul bene sequestrato, gli atti di disposizione relativi al quale, infatti, pur validi tra le parti e gli altri terzi, saranno inefficaci nei confronti del creditore sequestrante. In altre parole, gli effetti del sequestro conservativo sono del tutto analoghi a quelli del pignoramento: tuttavia quest'ultimo determina un “vincolo a porta aperta” sui beni del debitore in quanto l'inefficacia degli atti di disposizione relativi ai beni oggetto di pignoramento riguardano non soltanto il creditore pignorante ma anche gli altri creditori eventualmente intervenuti nel processo esecutivo.

Peraltro, il legame tra sequestro conservative ed espropriazione è reso evidente dall'art. 686 c.p.c. secondo cui il sequestro, una volta pronunciata la sentenza di condanna, si converte in pignoramento.

Aspetti preliminari

Competenza

Ai sensi dell'art. 669-ter c.p.c. la domanda cautelare ante causam si propone al giudice competente a conoscere della causa nel merito.

In virtù dell'art. 669-quater, comma 1, c.p.c. quando già pende la causa di merito la domanda cautelare deve essere proposta al giudice della stessa.

Ricorso cautelare ante litem

L'art. 669-bis c.p.c. tace sul contenuto del ricorso cautelare.

Secondo la comune opinione trova quindi applicazione la regola generale sancita dall'art. 125 c.p.c. (v. già Pret. Alessandria, 16 marzo 1993, in Giur. it., 1993, I, 2, 775, con nota di Dalmotto), in virtù della quale tale ricorso deve indicare l'ufficio giudiziario, le parti, l'oggetto, le ragioni della domanda e le conclusioni o la istanza, e, tanto l'originale quanto le copie da notificare, devono essere sottoscritti dalla parte, se essa sta in giudizio personalmente, oppure dal difensore.

Con riferimento alla domanda cautelare proposta ante causam, specie per i provvedimenti cautelari come i sequestri a strumentalità c.d. forte, opera il principio in virtù del quale nel ricorso devono essere a pena di inammissibilità individuati sul piano del petitum e della causa petendi gli elementi della proponenda azione di merito (ex plurimis, Trib. Lodi, 23 agosto 2019).

Conseguenze della tardiva instaurazione del giudizio di merito

La S.C. ha da ultimo chiarito che l'inefficacia del provvedimento cautelare ante causam non anticipatorio, verificatasi in conseguenza del mancato inizio del giudizio di merito entro il termine perentorio di cui all'art. 669-octies, secondo comma, c.p.c., non determina alcuna conseguenza processuale sul giudizio di merito comunque intrapreso, che dunque prosegue naturalmente senza maturazione di decadenze di sorta (Cass. I, n. 8513/2024).

Onere della prova

L'onere della prova in ordine alla sussistenza sia di un credito, almeno eventuale, in capo al ricorrente che del pericolo di dispersione della garanzia patrimoniale (c.d. periculum in mora) competono al soggetto che propone il ricorso per sequestro conservativo.

Nella fattispecie casistica in esame, trovano applicazione i principi in ordine alla deduzione e prova del controcredito fatto valere in compensazione.

Così, in applicazione delle regole generali tratte dall'art. 2697 c.c., grava sulla parte che invochi la compensazione l'onere della prova circa l'esistenza del proprio controcredito, quale fatto estintivo del debito (Cass. sez. lav., n. 292/2016).

Più in generale, per ottenere la concessione del sequestro conservativo occorre effettuare, come per gli altri provvedimenti cautelari, un accertamento sommario da parte del giudice della cautela circa la sussistenza del diritto di credito del quale è domandata la tutela, sussistenza che dovrà valutarsi su un piano di mera verosimiglianza della pretesa creditoria, trattandosi di misura cautelare (Cass. I, n. 2523/1987; Cass. I, n. 2672/1983, in Giust. Civ., 1983, I, 2345).

Il periculum in mora è tipizzato dall'art. 671 c.p.c. nel “fondato timore di perdere la garanzia del credito”: la relativa valutazione è rimessa al prudente apprezzamento del giudice, il quale può utilizzare sia elementi di carattere oggettivo che soggettivo. È infatti consolidato in giurisprudenza l'orientamento secondo il quale il periculum in mora che giustifica la concessione di un sequestro conservativo può essere desunto sia da elementi obiettivi concernenti la capacità patrimoniale del debitore in rapporto all'entità del credito, sia da elementi soggettivi evincibili dal comportamento del debitore, tali da lasciare presumere che egli, al fine di sottrarsi all'adempimento, ponga in essere atti dispositivi idonei a provocare l'eventuale deprezzamento del proprio patrimonio, sottraendolo all'esecuzione forzata (Trib. Bari, III, 18 ottobre 2012; Trib. Nocera Inferiore, 9 novembre 2005; Trib. Trani, 3 agosto 1995, in Giust. Civ., 1996, I, 2, 758).

La predetta prova può essere secondo le regole generali addotta anche mediante presunzioni purché gravi, precise e concordanti.

Attuazione del sequestro in mani proprie

Avendo riguardo ai principi espressi, pur in una fattispecie antecedente all'entrata in vigore delle norme sul procedimento cautelare uniforme di cui agli artt. 669-bis e ss. c.p.c., dalla S.C. nella sentenza 8 febbraio 1992, n. 1407, possono individuarsi le modalità con le quali può essere eseguito un sequestro in mani proprie.

In particolare, il richiamo che, ai fini della disciplina dell'esecuzione della misura cautelare, l'art. 678 c.p.c. fa alle disposizioni che regolano il pignoramento presso terzi, non comporta la necessità che il detto creditore si “autociti” ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 547 c.p.c., in quanto la stessa istanza di sequestro in mani proprie integra ed esaurisce la funzione ricognitiva dell'oggetto di detta misura cautelare, mentre eventuali contestazioni relative alla natura del credito e dirette a farne valere la parziale insequestrabilità esorbitano dallo schema proprio del giudizio di accertamento dell'obbligo del terzo, che concerne soltanto quelle contestazioni che coinvolgono situazioni giuridiche facenti capo al terzo debitore e che devono essere accertate anche nei suoi confronti, e si risolvono in mezzo di opposizione alla disposta cautela, al cui esame, peraltro, è competente il giudice di merito e non quello dell'esecuzione.

4. Conclusioni

Si pone il problema, nell'ipotesi in cui il soggetto che abbia subito un sequestro assuma di vantare a propria volta un controcredito nei confronti del sequestrante, di ottenere il sequestro delle stesse somme (c.d. sequestro in mani proprie).

Prima dell'intervento della S.C. con la sentenza n. 1407 del 1992, la giurisprudenza di merito, anche per le difficoltà che poneva l'attuazione di una misura siffatta in un contesto nel quale non erano state neppure dettate le norme sul procedimento cautelare uniforme, riteneva inammissibile tale forma di sequestro, della quale, invece, dopo tale pronuncia è stata “sdoganata” la percorribilità.

Sarà ovviamente onere del debitore che vanta il controcredito in compensazione dimostrare, pur sommariamente, l'esistenza dello stesso nonché il periculum in mora ai fini della concessione della misura.

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