Installazione dell'ascensore da parte del condòmino disabile1. Bussole di inquadramentoLe caratteristiche dei provvedimenti d'urgenza ex art. 700 c.p.c. Il provvedimento d'urgenza è una misura cautelare avente contenuto atipico che, ai sensi dell'art. 700 c.p.c., può essere richiesta, in assenza di un rimedio cautelare tipico, per tutelare un diritto, nelle more del tempo necessario per far valere lo stesso in via ordinaria, a fronte del pericolo di un pregiudizio imminente ed irreparabile. Particolare rilevanza, quanto alle situazioni giuridiche soggettive tutelabili mediante un provvedimento d'urgenza ai sensi dell'art. 700 c.p.c., assume la considerazione del periculum in mora che è invero integrato soltanto in presenza di un imminente pericolo di pregiudizio per il ricorrente che rivesta carattere “irreparabile”. Non si può trascurare, infatti, che la necessità, ai fini della concessione di un provvedimento di urgenza, di un pericolo di danno di natura irreparabile, ha indotto autorevole dottrina ad affermare che potrebbe essere richiesta una misura cautelare ex art. 700 c.p.c. esclusivamente per tutelare diritti assoluti ovvero quelli che hanno ad oggetto o tendono a conseguire un bene di carattere infungibile. In particolare, questa concezione ritiene che i diritti relativi aventi ad oggetto una prestazione di carattere fungibile — quali sono, paradigmaticamente, i diritti di credito ad una prestazione pecuniaria — non possono essere tutelati mediante un provvedimento d'urgenza, poiché in relazione agli stessi non potrebbe mai sussistere un irreparabile pericolo di pregiudizio stante la possibilità, all'esito del giudizio di merito, di ottenere un indennizzo completamente satisfattivo del danno economico nelle more subito dal ricorrente. Nella prassi, peraltro, ha finito con l'affermarsi un diverso orientamento, in omaggio al quale sussiste un pregiudizio irreparabile tutte le volte che, anche se il diritto ha ad oggetto la pretesa ad ottenere un bene di carattere fungibile, il risarcimento dei danni e gli altri rimedi apprestati dalla legge non siano idonei ad attuare integralmente, in concreto, il diritto fatto valere in giudizio. Diviene allora determinante, al fine di valutare l'irreparabilità del pregiudizio la funzione che il diritto dedotto in giudizio svolge per la persona del ricorrente, poiché la mancata concessione della misura cautelare potrebbe in ipotesi avere riflessi su beni e/o situazioni di carattere non patrimoniale di per sé suscettibili di subire un pregiudizio irreparabile. Il diritto del disabile ad installare a propria cura e spese l'ascensore nello stabile condominiale L'abbattimento delle barriere architettoniche costituisce un traguardo di civiltà rilevante, rispondente ai principi di tutela integrale della persona sanciti dalla Costituzione: per questa ragione l'opera di eliminazione delle barriere si traduce anche in un impegno professionale inderogabile. L'art. 2 della l. n. 13 del 1989, stabilisce che nel caso in cui il condominio rifiuti di assumere, o non assuma entro tre mesi dalla richiesta fatta per iscritto, le deliberazioni volte all'eliminazione delle barriere architettoniche, i portatori di handicap, ovvero chi ne esercita la tutela o la potestà di cui al titolo IX del libro primo del c.c., possono installare, a proprie spese, servoscala nonché strutture mobili e facilmente rimovibili e possono anche modificare l'ampiezza delle porte d'accesso, al fine di rendere più agevole l'accesso agli edifici, agli ascensori e alle rampe dei garage. La ratio di tale normativa, è quella rendere pienamente fruibile da qualsiasi soggetto l'edificio condominiale, sicché la stessa riguarda non solo l'ipotesi in cui il disabile risieda presso l'immobile condominiale, ma anche il caso in cui il disabile utilizzi l'immobile per lo svolgimento di attività lavorativa, sia essa subordinata che autonoma. A tal fine nel caso in cui il condominio rifiuti di assumere o comunque non assuma entro tre mesi dalla richiesta fatta per iscritto le deliberazioni che hanno ad oggetto le innovazioni dirette ad eliminare le barriere architettoniche, il disabile può installarle a proprie spese. In particolare, alla stregua di quanto evidenziato anche di recente in sede applicativa, in materia condominiale, l'installazione di un ascensore su area comune, allo scopo di eliminare delle barriere architettoniche, rientra fra le opere di cui all'art. 27, comma 1, della l. n. 118/1971 e all'art. 1, comma 1, del D.P.R. n. 384/1978, e, pertanto, costituisce un'innovazione che, ai sensi dell'art. 2, commi 1 e 2, della l. n. 13/1989, va approvata dall'assemblea con la maggioranza prescritta dall'art. 1136, commi 2 e 3, del c.c., ovvero, in caso di deliberazione contraria o omessa nel termine di tre mesi dalla richiesta scritta, può essere installata, a proprie spese, dal portatore di handicap, con l'osservanza dei limiti previsti dagli artt. 1120 e 1121 c.c. Il tutto deve avvenire nel rispetto del principio di solidarietà condominiale, che implica il contemperamento di vari interessi, tra i quali deve includersi anche quello delle persone disabili all'eliminazione delle barriere architettoniche, trattandosi di un diritto fondamentale che prescinde dall'effettiva utilizzazione, da parte di costoro, degli edifici interessati e che conferisce comunque legittimità all'intervento innovativo, purché lo stesso sia idoneo, anche se non a eliminare del tutto, quantomeno ad attenuare sensibilmente le condizioni di disagio nella fruizione del bene primario dell'abitazione (Trib. Roma, V, n. 16720/2021). 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Ai fini dell'installazione dell'ascensore nel condominio va considerato il principio di solidarietà?
Sì, perché la presenza di più unità immobiliari in un fabbricato impone un bilanciamento tra i diversi interessi coinvolti Nella fase di valutazione di legittimità o meno dell'installazione di un ascensore nel vano scale da parte del singolo condominio deve tenersi in considerazione il principio di solidarietà, secondo il quale la coesistenza di più unità immobiliari in un unico fabbricato implica di per sé il contemperamento di vari interessi, tra i quali deve ritenersi incluso anche quello delle persone disabili (Cons. Stato VI, n. 313/2022).
Domanda
Prevale il principio di solidarietà o la disciplina delle distanze legali?
Per l'abbattimento delle barriere architettoniche prevale il principio di solidarietà Il principio di solidarietà condominiale impone di facilitare l'abbattimento delle barriere architettoniche anche derogando alle norme sulle distanze comuni (T.A.R. Cagliari I, n. 135/2022, in Rivista Giuridica dell'Edilizia, 2022, 3, I, 832). Orientamento di merito Se il condominio non collabora per l'effettuazione dei lavori il disabile può proporre ricorso ex art. 700 c.p.c. Il condominio ha un dovere di collaborazione con il disabile (deve cioè mettere a disposizione del disabile quelle porzioni di parte comune interessate dalla realizzazione delle anzidette opere), sanzionabile anche ex art. 700 c.p.c. che non si traduce, tuttavia, in un'azione di condanna ad un facere nei confronti del condominio, potendosi solo ottenere giudizialmente l'accertamento del proprio diritto ad eseguire a proprie spese le opere in questione, in contraddittorio con i condomini che tale diritto contestino (Trib. Napoli, III, 4 giugno 2008). Il disabile ha diritto all'installazione dell'ascensore anche se gli altri condomini si oppongono Da lungo tempo, in sede applicativa si ritiene ammissibile l'installazione dell'ascensore a spese di un condomino disabile, anche quando gli altri condomini si oppongono a tale opera, perché dalla valutazione comparativa degli interessi contrapposti — da effettuarsi nello spirito della funzione sociale che la proprietà privata ha nella Costituzione — risulta che l'ascensore consente al condomino disabile la soluzione di un problema vitale e di primario interesse qual è l'adeguato inserimento nella vita sociale (Trib. Foggia, 29 giugno 1991, Nuova giur. civ. commentata 1993, I, 335 con nota di Ditta). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio Il ricorso d'urgenza è un rimedio di carattere residuale che consente, in assenza di altri strumenti di tutela cautelare che consentano di ottenere in concreto il medesimo grado di tutela per una determinata situazione giuridica soggettiva, di richiedere ed ottenere l'emanazione di provvedimenti atipici nel loro contenuto. È però a tal fine necessario, oltre al fumus boni juris, un periculum in mora particolarmente rigoroso, ossia quello di un pregiudizio imminente ed irreparabile. La tutela in via d'urgenza dei diritti di credito è dunque possibile, potendo in altre ipotesi il relativo pregiudizio trovare adeguato rimedio ex post con il risarcimento ottenuto al termine del giudizio di merito, quando per il soggetto ricorrente la mancata concessione della misura cautelare potrebbe in ipotesi avere riflessi su beni e/o situazioni di carattere non patrimoniale di per sé suscettibili di subire un pregiudizio irreparabile. Competenza Se la domanda cautelare è proposta prima dell'inizio del giudizio di merito la competenza spetta in linea di principio, ex art. 669-ter c.p.c., al giudice competente per la controversia di merito. Se invece la domanda è proposta in corso di causa va formulata al giudice assegnatario della stessa. Contenuto del ricorso ante litem Sebbene i provvedimenti d'urgenza ex art. 700 c.p.c. rientrino tra quelli c.d. a strumentalità attenuata, nel senso che l'efficacia degli stessi non è subordinata alla instaurazione del giudizio di merito, è costante in giurisprudenza il principio in forza del quale nel ricorso proposto ante causam devono essere adeguatamente evidenziati il petitum e la causa petendi dell'eventuale controversia di merito che sarà eventualmente incardinata dopo la fase cautelare. Onere della prova In conformità alle regole generali espresse dall'art. 2697 c.c. è il ricorrente a dover dimostrare la sussistenza dei presupposti per la concessione del provvedimento cautelare, ossia il fumus boni juris ed il periculum in mora. Nella specie, peraltro, sotto il primo profilo, dirimente diviene la dimostrazione, sul piano documentale, della condizione di portatore di handicap nonché, in caso di contestazione, del fatto che abita o comunque deve frequentare per altre valide ragioni l'edificio condominiale. Il provvedimento: a) effetti Le ordinanze emesse ai sensi dell'art. 700 c.p.c. restano efficaci, se pronunciate a seguito di un ricorso proposto ante litem, a prescindere dall'instaurazione del giudizio di merito. Il provvedimento, tuttavia, non è idoneo a fare stato, con efficacia di giudicato, sul rapporto controverso che, salvo l'operare dei cc.dd. stabilizzatori di diritto sostanziale (prescrizione, decadenza) potrà essere messo in discussione in un successivo giudizio a cognizione piena. b) regime L'ordinanza, sia di diniego che di concessione della misura cautelare è assoggettata, ex art. 669-terdecies c.p.c., a reclamo, proponibile entro il termine perentorio di quindici giorni dalla pronuncia in udienza ovvero dalla comunicazione o dalla notificazione se anteriore. Il reclamo, per le misure emesse come avviene di regola dal giudice monocratico del tribunale, si propone al collegio (del quale non può far parte il giudice che ha deciso sul ricorso). Il procedimento di reclamo si svolge nelle forme camerali ed è deciso con ordinanza. Il provvedimento emanato a fronte del reclamo cautelare non è ulteriormente impugnabile. La Corte di cassazione ha infatti costantemente affermato che è inammissibile il ricorso straordinario ex art. 111, comma 7, Cost. per difetto del requisito di decisorietà. 4. ConclusioniL'abbattimento delle barriere architettoniche costituisce un traguardo di civiltà rilevante, rispondente ai principi di tutela integrale della persona sanciti dalla Costituzione. In una prospettiva costituzionalmente orientata vanno dunque intese le previsioni della l. n. 13 del 1989 che consentono l'abbattimento di tali barriere negli edifici condominiali anche ove non si raggiungano le prescritte maggioranze per l'adozione delle relative delibere ma vi siano portatori di handicap che vivono o hanno ragione di frequentare gli stessi. In particolare, questi ultimi potranno realizzare l'innovazione ex art. 1120 c.c. a propria cura e spese. Pertanto, se anche in base al principio di solidarietà — che in questa materia la giurisprudenza tende a ritenere via via sempre più prevalente rispetto agli interessi dei condomini “opponenti” — non si può ordinare in via d'urgenza al condominio di installare l'ascensore, è possibile ottenere tutela ex art. 700 c.p.c. se l'amministratore o gli altri condomini impediscono in concreto l'effettuazione delle opere necessarie all'installazione dell'ascensore. |