Cancellazione (o inibizione) della segnalazione alla Centrale Rischi della Banca d'Italia1. Bussole di inquadramentoLe caratteristiche dei provvedimenti d'urgenza ex art. 700 c.p.c. Il provvedimento d'urgenza è una misura cautelare avente contenuto atipico che, ai sensi dell'art. 700 c.p.c., può essere richiesta, in assenza di un rimedio cautelare tipico, per tutelare un diritto, nelle more del tempo necessario per far valere lo stesso in via ordinaria, a fronte del pericolo di un pregiudizio imminente ed irreparabile. Il provvedimento d'urgenza ex art. 700 c.p.c. è uno strumento di tutela cautelare residuale, come si evince chiaramente dall'incipit della stessa norma secondo cui lo stesso può essere richiesto “fuori dei casi regolati dalle precedenti sezioni di questo capo”, ovvero in relazione a situazioni per le quali non è prevista la possibilità di domandare la concessione di una delle misure cautelari tipiche. Ciò implica che a fronte di un'istanza proposta ai sensi dell'art. 700 c.p.c., il primo problema che si pone è stabilire se non vi sia un rimedio ad hoc non utilizzato dalla parte, onde evitare che la previsione dell'art. 700 c.p.c. attribuisca al ricorrente la possibilità di ottenere quello che non è più dato conseguire con il rimedio cautelare specificamente previsto per il caso concreto (ex plurimis, Trib. Salerno, 19 ottobre 2005). La residualità dello strumento di tutela costituito dal provvedimento d'urgenza ex art. 700 c.p.c. ed il contenuto atipico che lo stesso può assumere non comporta, in ogni caso, che lo stesso possa essere richiesto anche in assenza di una situazione soggettiva giuridicamente rilevante. In altri termini, è sempre necessario dedurre l'esistenza di un periculum di ritardata tutela rispetto ad un diritto (la cui sussistenza appaia almeno verosimile al giudice della cautela). I presupposti e gli effetti della segnalazione alla centrale rischi della Banca d'Italia Il d.lgs. 1 settembre 1993 n. 385 (Testo unico delle norme in materia bancaria e creditizia), specie con gli artt. 53, 67, 108, ha attribuito alla Banca il potere di emanare disposizioni di carattere generale nei confronti delle banche e degli intermediari finanziari, aventi ad oggetto “il contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni”. Nelle “Istruzioni per intermediari creditizi” di cui alla Circolare della Banca d'Italia 11 febbraio 1991 n. 139, più volte modificata, sono invece dettati i princìpi e le regole operative per la segnalazione da parte degli intermediari finanziari. Con una recente pronuncia la Corte di cassazione ha indicato i presupposti in presenza dei quali può ritenersi legittima la segnalazione, da parte della Banca d'Italia, alla Centrale dei Rischi. In particolare, la S.C. ha sottolineato che non è consentito agli intermediari creditizi segnalare il proprio debitore alla Centrale rischi, a fronte di qualsivoglia inadempimento, ma solo qualora il cliente presenti “una situazione patrimoniale deficitaria, caratterizzata da una grave e non transitoria difficoltà economica equiparabile, anche se non coincidente, con la condizione d'insolvenza”. Pertanto, in tema di risarcimento del danno derivante da illegittima segnalazione alla Centrale dei Rischi della Banca d'Italia, il giudice, per stabilire se una banca abbia correttamente o meno comunicato l'inadempimento di una obbligazione del cliente, non deve limitarsi a valutare ex post se, all'esito del giudizio tra tale banca e lo stesso cliente, le eccezioni da quest'ultimo frapposte all'adempimento dei propri obblighi si siano rivelate infondate, ma è tenuto a stabilire, con valutazione ex ante, se, al momento in cui il medesimo cliente ha rifiutato detto adempimento, i motivi del rifiuto apparissero oggettivamente non infondati e prospettati in buona fede, gravando l'onere della relativa prova su chi domanda il risarcimento (Cass. n. 3130/2021). Il problema dell'incidenza della possibile “coesistenza” tra i rimedi previsti dal Codice sul trattamento dei dati personali e la tutela d'urgenza Con riferimento alla possibilità di accedere, in presenza di un periculum di pregiudizio imminente ed irreparabile derivante da una segnalazione che appare illegittima in base ai criteri sintetizzati nella richiamata pronuncia di legittimità, alla tutela d'urgenza per ottenere la cancellazione della segnalazione stessa il problema principale che si è posto, specie dopo l'emanazione del d.lgs. n. 150 del 2011 in tema di semplificazione dei riti, è se la relativa tutela non possa ritenersi “assorbita” da quella somministrata da tale decreto negli artt. 5 e 10 rispetto alle controversie sull'illegittimo trattamento dei dati personali. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
In quale situazione la Banca può effettuare la segnalazione alla centrale rischi?
Se vi è una situazione di “insolvenza” del cliente La banca nei rapporti con il proprio cliente è tenuta alla diligenza di cui all'art. 1176 comma 2 c.c., di talché, nell'effettuare una segnalazione alla Centrale dei Rischi della Banca d'Italia deve accertare diligentemente la sussistenza di una condizione di insolvenza del cliente e quest'ultima va intesa come situazione di difficoltà economica che rende verosimile, ma non necessariamente attuale o già attuato, il recupero coattivo, senza escludere le possibilità di rientro o ristrutturazione del debito (Trib. Trani, II, 27 febbraio 2013, n.197, in Giur. Merito, 2013, n. 9, 1812). Orientamento prevalente di merito È ammessa la tutela d'urgenza ex art. 700 c.p.c. per ottenere la cancellazione del proprio nominativo dalla Centrale Rischi o di sospensione della segnalazione Si va consolidando, specie nella giurisprudenza più recente, l'orientamento secondo cui è nondimeno ammissibile il ricorso alla tutela cautelare atipica di cui all'art. 700 c.p.c. al fine di ottenere l'ordine di cancellazione, sospensione o rettifica di segnalazioni dalla Centrale Rischi (Trib. Foggia, II, 16 settembre 2020; Trib. Napoli, 1° dicembre 2017). Orientamento minoritario di merito Non è ammessa la tutela d'urgenza ex art. 700 c.p.c. a fronte di un'illegittima segnalazione alla Centrale Rischi Per un'altra impostazione interpretativa, in virtù dell'esistenza del rimedio cautelare tipico previsto dal combinato disposto degli art. 10 e 5 d.lgs. n. 150 del 2011, deve ritenersi inammissibile il ricorso al procedimento d'urgenza a carattere residuale di cui all'art. 700 c.p.c. per reagire a violazioni del codice della privacy quale l'erronea segnalazione a sofferenza del proprio nominativo nella Centrale rischi della Banca d'Italia (Trib. Verona, 19 marzo 2013, in Banca Borsa Titoli di Credito, 2014, 2, II, 212, con nota di Martorano). In particolare, tale pronuncia ha fondato la propria soluzione osservando che nell'ambito delle controversie assoggettate al rito speciale in questione debba annoverarsi non già la sola ipotesi dell'impugnazione dei provvedimenti del Garante ovvero anche i provvedimenti lato sensu esecutivi resi in subiecta materia da altre autorità amministrative e ritenendo quindi che la domanda di cancellazione dell'iscrizione della segnalazione nel registro informatizzato della Centrale rischi possa integrare, in senso lato, una forma impugnatoria di provvedimento amministrativo per la quale l'ordinamento già appronta una misura cautelare tipica endoprocedimentale (dovendo essere proposta in senso al ricorso ex art. 10 legge cit.), per l'effetto dell'inammissibilità della tutela residuale atipica dell'art. 700 c.p.c. Secondo la richiamata pronuncia la circostanza che l'art. 5 del d. lgs. 150/11 sia richiamato in un comma immediatamente successivo a quello disciplinante l'impugnazione dei provvedimenti del Garante è un argomento debole per giustificare la lettura restrittiva, in quanto la tutela cautelare costituisce ormai il proprium ineludibile di tutti i giudizi, tanto civili che amministrativi, in conformità ai consolidati ammonimenti costituzionali sulla necessità di garantire l'effettività della tutela giudiziale (così, ad es., la sentenza n. 336 del 1998; n. 199 del 2003, n. 165 del 2000, n. 161 del 2000, n. 190 del 1985; nonché le ordinanze n. 179 del 2002 e n. 217 del 2000), così da rendere superflua la disciplina speciale cautelare riservata ai provvedimenti del Garante. A fronte di tale premessa, il legislatore, con la risistemazione “semplificatrice” del d.lgs. n. 150/11, si sarebbe occupato anche della materia cautelare, abbandonando sia l'equazione “una materia/un rito”, sia l'immediato corollario della specialità del rimedio cautelare quale riflesso della specialità del relativo procedimento, il tutto a favore del richiamato modello generale e paradigmatico di cui all'art. 5 cit. Infine, la Cassazione ha reputato manifestamente infondato il dubbio di legittimità costituzionale, in riferimento all'art. 24 Cost., dell'art. 152, co. 2, D.Lgs. n. 196/03, nella parte in cui tale norma indica nel luogo di residenza del titolare del trattamento il foro territoriale esclusivo per le controversie in materia di protezione dei dati personali, rispondendo esso alla scelta — dal legislatore operata facendo non irragionevole esercizio della sua discrezionalità — di privilegiare l'esigenza di vicinanza del giudice al luogo di trattamento e diffusione dei dati. (Trib. Salerno, 25 maggio 2012). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio Il ricorso d'urgenza rientra nell'ambito di quelli cautelari, volti dunque ad assicurare, nelle more della definizione sul merito della controversia, che gli effetti della relativa decisione non siano pregiudicati dal trascorrere del tempo. Pertanto, presupposti generali della concessione di una misura cautelare sono il fumus boni juris ed il periculum in mora. Il fumus boni juris denota l'apparente fondatezza della domanda proposta dal ricorrente in sede cautelare apprezzata nell'ambito di una cognizione di carattere sommario. Il periculum in mora attiene, appunto, al pericolo che si concretizzi un pregiudizio in danno della parte ricorrente nel tempo necessario all'accertamento del diritto della stessa nelle forme ordinarie. La tutela d'urgenza costituisce, nell'ambito delle misure cautelari, uno strumento di carattere generale e residuale, nel senso che può essere utilizzato al fine di evitare il verificarsi di un pregiudizio imminente ed irreparabile quando non siano previsti strumenti cautelari (anche in senso lato) tipici per fronteggiare tale pericolo. Aspetti preliminari Competenza Se la domanda cautelare è proposta prima dell'inizio del giudizio di merito la competenza spetta in linea di principio, ex art. 669-ter c.p.c., al giudice competente per la controversia di merito. Se invece la domanda è proposta in corso di causa va formulata al giudice assegnatario della stessa. Con specifico riferimento alla fattispecie casistica in esame, si è ritenuto che Il tribunale del luogo in cui ha la residenza il titolare del trattamento dei dati (ossia la Banca) è competente territorialmente a pronunciarsi sul ricorso proposto ex art. 700 c.p.c. dal soggetto segnalato e finalizzato ad ottenere la cancellazione dell'illegittima segnalazione del proprio nominativo nella centrale rischi della Banca d'Italia (Trib. L'Aquila, 18 luglio 2018). Per altro verso, sempre nella prassi applicativa si è affermato che, nell'ipotesi di fori alternativi, la domanda può essere proposta davanti ad uno dei giudici astrattamente competenti tra cui anche dinanzi a quello individuato dall'art. 20 c.p.c. in considerazione del fatto che il comportamento della banca segnalante — qualora prima di provvedere a detta segnalazione non appuri la sussistenza di una complessiva e grave difficoltà economica del soggetto segnalato — si sostanzia nella violazione dei canoni di diligenza, di correttezza e di buona fede richiesti nello svolgimento di ogni rapporto obbligatorio nel rispetto delle norme di cui agli art. 1176,1175,1374 e 1375 c.c. configurandosi, in tal caso, un tipo di responsabilità anche contrattuale che legittima il ricorso all'ulteriore parametro della competenza territoriale del luogo in cui è sorta l'obbligazione (Trib. Nocera Inferiore, II, 23 maggio 2011, in Il civilista, 2012, n. 1, 51, con nota di Pianezze). Contenuto del ricorso ante litem Sebbene i provvedimenti d'urgenza ex art. 700 c.p.c. rientrino tra quelli c.d. a strumentalità attenuata, nel senso che l'efficacia degli stessi non è subordinata alla instaurazione del giudizio di merito, è costante in giurisprudenza il principio in forza del quale nel ricorso proposto ante causam devono essere adeguatamente evidenziati il petitum e la causa petendi dell'eventuale controversia di merito che sarà eventualmente incardinata dopo la fase cautelare. Oggetto e onere della prova In conformità alle regole generali espresse dall'art. 2697 c.c. è il ricorrente a dover dimostrare la sussistenza dei presupposti per la concessione del provvedimento cautelare, ossia il fumus boni juris ed il periculum in mora. Quanto al primo requisito, si è ad esempio ritenuto, in sede applicativa, che il correntista che non abbia mai provveduto, per anni, a contestare la mancata ricezione degli estratti conto, non può credibilmente eccepire l'ignoranza della propria esposizione debitoria per motivare la richiesta di revoca della segnalazione alla Centrale Rischi Banca d'Italia (Trib. Bari, IV, 8 ottobre 2015), salvo che a fronte di nullità di alcune clausole applicate dalla Banca nel corso del rapporto risulti, a seguito di ricalcolo, che sia di contro il cliente a vantare un credito nei confronti dell'istituto (Trib. Verona, 19 marzo 2013, in Foro it. 2014, 1, I, 314). Quanto alla prova del periculum in mora, è stato osservato che a fronte di una segnalazione del credito a sofferenza alla Centrale dei Rischi, la società segnalata può ottenere un provvedimento d'urgenza che può presumersi qualora si tratti di società operativa sul mercato per la quale l'impossibilità di accedere ai finanziamenti la pone in una situazione di netto svantaggio rispetto ai concorrenti, in un gap che verosimilmente andrà aumentando con il passar del tempo, finché gli effetti della segnalazione (impossibilità di ottenere linee di credito) permarranno, fino a diventare incolmabile ed irreversibile (cfr. Trib. Napoli, 1° dicembre 2017). In sostanza, almeno in via presuntiva deve essere dimostrato che un danno causalmente ricollegabile all'iscrizione illegittima (Trib. Bologna, III, 14 novembre 2017). Il provvedimento: a) effetti Le ordinanze emesse ai sensi dell'art. 700 c.p.c. restano efficaci, se pronunciate a seguito di un ricorso proposto ante litem, a prescindere dall'instaurazione del giudizio di merito. Il provvedimento, tuttavia, non è idoneo a fare stato, con efficacia di giudicato, sul rapporto controverso che, salvo l'operare dei cc.dd. stabilizzatori di diritto sostanziale (prescrizione, decadenza) potrà essere messo in discussione in un successivo giudizio a cognizione piena. b) regime L'ordinanza, sia di diniego che di concessione della misura cautelare è assoggettata, ex art. 669-terdecies c.p.c., a reclamo proponibile entro il termine perentorio di quindici giorni dalla pronuncia in udienza ovvero dalla comunicazione o dalla notificazione se anteriore. Il reclamo, per le misure emesse come avviene di regola dal giudice monocratico del tribunale, si propone al collegio (del quale non può far parte il giudice che ha deciso sul ricorso). Il procedimento di reclamo si svolge nelle forme camerali ed è deciso con ordinanza. Il provvedimento emanato a fronte del reclamo cautelare non è ulteriormente impugnabile. La Corte di cassazione ha infatti costantemente affermato che è inammissibile il ricorso straordinario ex art. 111, comma 7, Cost. per difetto di decisorietà. 4. ConclusioniLa S.C. ha affermato che non è consentito agli intermediari creditizi segnalare il proprio debitore alla Centrale rischi, a fronte di qualsivoglia inadempimento, ma solo qualora il cliente presenti “una situazione patrimoniale deficitaria, caratterizzata da una grave e non transitoria difficoltà economica equiparabile, anche se non coincidente, con la condizione d'insolvenza” (Cass. n. 3130/2021). Con riferimento alla possibilità di accedere, in presenza di un periculum di pregiudizio imminente ed irreparabile derivante da una segnalazione che appare illegittima in base ai criteri sintetizzati nella richiamata pronuncia di legittimità, alla tutela d'urgenza per ottenere la cancellazione della segnalazione stessa il problema principale che si è posto, specie dopo l'emanazione del d.lgs. n. 150 del 2011 in tema di semplificazione dei riti, è se la relativa tutela non possa ritenersi “assorbita” da quella somministrata da tale decreto negli artt. 5 e 10 rispetto alle controversie sull'illegittimo trattamento dei dati personali. |