Cancellazione della segnalazione al Centro di Allarme Interbancario1. Bussole di inquadramentoIl periculum in mora richiesto dall'art. 700 c.p.c. Il provvedimento d'urgenza è una misura cautelare avente contenuto atipico che, ai sensi dell'art. 700 c.p.c., può essere richiesta, in assenza di un rimedio cautelare tipico, per tutelare un diritto, nelle more del tempo necessario per far valere lo stesso in via ordinaria, a fronte del pericolo di un pregiudizio imminente ed irreparabile. Particolare rilevanza, quanto alle situazioni giuridiche soggettive tutelabili mediante un provvedimento d'urgenza ai sensi dell'art. 700 c.p.c., assume la considerazione del periculum in mora che è invero integrato soltanto in presenza di un pericolo di pregiudizio per il ricorrente che rivesta carattere “imminente” ed “irreparabile”. Non si può trascurare, infatti, che la necessità, ai fini della concessione di un provvedimento di urgenza, di un pericolo di danno di natura irreparabile, ha indotto autorevole dottrina ad affermare che potrebbe essere richiesta una misura cautelare ex art. 700 c.p.c. esclusivamente per tutelare diritti assoluti ovvero quelli che hanno ad oggetto o tendono a conseguire un bene di carattere infungibile. In particolare, questa concezione ritiene che i diritti relativi aventi ad oggetto una prestazione di carattere fungibile — quali sono, paradigmaticamente, i diritti di credito ad una prestazione pecuniaria — non possono essere tutelati mediante un provvedimento d'urgenza, poiché in relazione agli stessi non potrebbe mai sussistere un irreparabile pericolo di pregiudizio stante la possibilità, all'esito del giudizio di merito, di ottenere un indennizzo completamente satisfattivo del danno economico nelle more subito dal ricorrente. Nella prassi, peraltro, ha finito con l'affermarsi un diverso orientamento, in omaggio al quale sussiste un pregiudizio irreparabile tutte le volte che, anche se il diritto ha ad oggetto la pretesa ad ottenere un bene di carattere fungibile, il risarcimento dei danni e gli altri rimedi apprestati dalla legge non siano idonei ad attuare integralmente, in concreto, il diritto fatto valere in giudizio. Diviene allora determinante, al fine di valutare l'irreparabilità del pregiudizio la funzione che il diritto dedotto in giudizio svolge per la persona del ricorrente, poiché la mancata concessione della misura cautelare potrebbe in ipotesi avere riflessi su beni e/o situazioni di carattere non patrimoniale di per sé suscettibili di subire un pregiudizio irreparabile. La centrale d'allarmi interbancaria (CAI) La Centrale d'Allarme Interbancaria (CAI) è l'archivio informatizzato istituito presso la Banca d'Italia ai sensi della l. 25 giugno 1999, n. 205, e del D.lgs. 30 dicembre 1999, n. 507. La finalità dell'archivio è di interesse generale, e si identifica con quella di assicurare il normale funzionamento del sistema dei pagamenti. La CAI contiene i dati di tutte le persone: a) che hanno emesso assegni bancari e postali senza autorizzazione o senza i fondi necessari per far fronte al pagamento dell'assegno; b) a cui è stata revocata l'autorizzazione all'uso di carte di credito e di debito a causa del mancato pagamento delle somme relative alle transazioni o ai prelievi effettuati con le suddette carte. Il soggetto viene iscritto nella CAI nel caso in cui l'emittente della carta di credito abbia revocato il cliente dall'utilizzo della carta stessa a causa del mancato pagamento delle spese connesse con gli acquisti e i prelievi effettuati, oppure quando sono stati emessi assegni bancari senza fondi o senza autorizzazione. In quest'ultimo caso, all'iscrizione segue il divieto, per la durata di 6 mesi, di emettere assegni e di stipulare nuove convenzioni di assegno presso il sistema bancario e postale. L'iscrizione nella CAI dei soggetti a cui sia stata revocata l'autorizzazione all'utilizzo di carte di credito e di debito dura due anni: in astratto altre Banche potranno decidere di rilasciare carte a tali soggetti. I presupposti dettati dalla legge per l'iscrizione nell'archivio della Banca d'Italia (C.A.I.), tuttavia, sono diversi a seconda che si tratti di emissione di assegni senza autorizzazione della banca trattaria ovvero di emissione di assegni senza provvista o con provvista insufficiente. Ed infatti, mentre nel primo caso (mancanza di autorizzazione del trattario; v. art. 1 l. n. 386/90) — ritenuto dal legislatore più grave, e per tale ragione sanzionato più gravemente (si veda l'art. 5 della stessa legge, così come novellata dal D. Lgs. n. 507/99) — il traente non può evitare l'iscrizione del suo nominativo nell'archivio informatico più volte citato, e tale iscrizione deve essere eseguita entro il decimo giorno dalla presentazione del titolo al pagamento, nell'ipotesi di mancanza o insufficienza della provvista (v. art. 2 l. n. 386/90) il traente è ammesso a sanare l'illecito mediante il pagamento dell'assegno, oltre gli interessi, la penale, etc., anche nelle mani del portatore, entro sessanta giorni dalla data di scadenza del termine di presentazione del titolo (v. art. 8 della l. n. 386/90, così come modificato dall'art. 33 del D. Lgs. n. 507/99) e in questo modo a evitare sia l'applicazione delle sanzioni amministrative sia l'iscrizione del suo nominativo nell'archivio informatico di cui all'art. 10 bis della l. n. 386/90 (così come novellato nel '99). Durante la decorrenza del predetto termine — sessanta giorni dalla data di scadenza del termine di presentazione del titolo (si veda il comma 2, lett. b, dell'art. 9 della L. n. 386/90, così come modificato dall'art. 34 del D. Lgs. n. 507/99) — e, comunque, non prima del termine di cui al terzo comma dell'art. 9-bis della stessa legge, la banca trattaria non può effettuare l'iscrizione in oggetto. Qualora il traente provveda entro i predetti termini al pagamento tardivo di cui si è detto e ne fornisca la prova alla banca trattaria, quest'ultima non potrà iscrivere nel C.A.I. il nominativo del traente e nei confronti di quest'ultimo non verranno applicate le sanzioni amministrative stabilite agli artt. 4 e segg. della l. n. 386/90. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
La Banca deve avvertire il cliente prima della segnalazione CAI?
Si, con congruo anticipo La banca non può revocare la carta di debito al cliente con il conto in rosso e segnalarlo alla centrale di allarme interbancaria, senza avvertirlo con un idoneo anticipo (Cass. I, n. 15500/2018). Orientamento prevalente dimerito Se è provato un concreto periculum in mora è ammessa la tutela d'urgenza ex art. 700 c.p.c. per ottenere la cancellazione del proprio nominativo dal CAI È diffuso in sede applicativa l'orientamento in virtù del quale può essere concessa la tutela d'urgenza ex art. 700 c.p.c., ove ricorrano i presupposti del fumus e del periculum in mora, affinché venga ordinata la revoca della segnalazione alla Centrale Allarme Interbancaria (Trib. Parma, II, 2 agosto 2019, con riguardo all'emissione di un assegno senza provvista). È stato nondimeno precisato che i pregiudizi asseritamente subiti da un soggetto in relazione alla comunicazione del suo nominativo a una banca dati, vanno dimostrati e provati rigorosamente, e non possono ritenersi in re ipsa e che, in particolare, ai fini dell'ottenimento della tutela d'urgenza apprestata dall'art. 700 c.p.c. è necessario l'allegazione e la prova di un pericolo di pregiudizio imminente ed irreparabile al diritto che si intenda far valere in giudizio e ciò vale che qualora la parte deduca la sussistenza del danno grave ed irreparabile derivante dalla illegittima segnalazione CAI (Trib. Roma, 11 febbraio 2019, in expartecreditoris.it; Trib. Salerno, 1° dicembre 2019). 3. Azioni processualiFunzione e natura del giudizio Il ricorso d'urgenza rientra nell'ambito di quelli cautelari, volti dunque ad assicurare, nelle more della definizione sul merito della controversia, che gli effetti della relativa decisione non siano pregiudicati dal trascorrere del tempo. Pertanto, presupposti generali della concessione di una misura cautelare sono il fumus boni juris ed il periculum in mora. Il fumus boni juris denota l'apparente fondatezza della domanda proposta dal ricorrente in sede cautelare apprezzata nell'ambito di una cognizione di carattere sommario. Il periculum in mora attiene, appunto, al pericolo che si concretizzi un pregiudizio in danno della parte ricorrente nel tempo necssario all'accertamento del diritto della stessa nelle forme ordinarie. La tutela d'urgenza costituisce, nell'ambito delle misure cautelari, uno strumento di carattere generale e residuale, nel senso che può essere utilizzato al fine di evitare il verificarsi di un pregiudizio imminente ed irreparabile quando non siano previsti strumenti cautelari (anche in senso lato) tipici per fronteggiare tale pericolo. Aspetti preliminari Competenza Se la domanda cautelare è proposta prima dell'inizio del giudizio di merito la competenza spetta in linea di principio, ex art. 669-ter c.p.c., al giudice competente per la controversia di merito. Se invece la domanda è proposta in corso di causa va formulata al giudice assegnatario della stessa. Con specifico riferimento alla fattispecie casistica in esame, si è ritenuto che Il tribunale del luogo in cui ha la residenza il titolare del trattamento dei dati (ossia la Banca) è competente territorialmente a pronunciarsi sul ricorso proposto ex art. 700 c.p.c. dal soggetto segnalato e finalizzato ad ottenere la cancellazione dell'illegittima segnalazione del proprio nominativo nella centrale rischi della Banca d'Italia (Trib. L'Aquila, 18 luglio 2018). Contenuto del ricorso ante litem Sebbene i provvedimenti d'urgenza ex art. 700 c.p.c. rientrino tra quelli c.d. a strumentalità attenuata, nel senso che l'efficacia degli stessi non è subordinata alla instaurazione del giudizio di merito, è costante in giurisprudenza il principio in forza del quale nel ricorso proposto ante causam devono essere adeguatamente evidenziati il petitum e la causa petendi dell'eventuale controversia di merito che sarà eventualmente incardinata dopo la fase cautelare. Oggetto e onere della prova In conformità alle regole generali espresse dall'art. 2697 c.c. è il ricorrente a dover dimostrare la sussistenza dei presupposti per la concessione del provvedimento cautelare, ossia il fumus boni juris ed il periculum in mora. Con peculiare riguardo all'apparenza del buon diritto del ricorrente, si è affermato, in sede applicativa, che la stessa può ritenersi sussistente nell'ipotesi di segnalazione avvenuta senza preavviso da parte dell'istituto di credito, stante che ai sensi dell'art. 10-ter della l. n. 386/1990: “Prima della revoca dell'autorizzazione all'utilizzo di carte di pagamento, gli emittenti carte di pagamento comunicano al titolare della carta che: a) a partire dalla data indicata nella comunicazione sarà revocata l'autorizzazione all'utilizzo della carta, con conseguente iscrizione del suo nominativo nell'archivio di cui al precedente art. 10-bis [...] La comunicazione di cui al comma 1 è effettuata all'indirizzo indicato dal titolare della carta, secondo quanto concordato tra le parti, con mezzi di cui sia certa la data di spedizione e quella di ricevimento, e può essere resa in via autonoma o unitamente all'invio di altre comunicazioni”. In particolare, la comunicazione in questione deve essere effettuata in modo che ne sia assicurata l'effettiva conoscenza o conoscibilità con l'ordinaria diligenza (Trib. Salerno, 1° dicembre 2019, cit.). Con riguardo al periculum in mora, la prova dello stesso si ritiene possa essere integrata, nell'ipotesi in cui il ricorrente sia un imprenditore commerciale, da documentazione attestante il rifiuto di un finanziamento o della concessione di una fideiussione bancaria a motivo della segnalazione nel CAI (Trib. Genova, 29 giugno 2019). Talvolta, a fronte dell'iscrizione per una somma irrisoria invece il solo esercizio di un'attività imprenditoriale da parte del ricorrente è stato ritenuto sufficiente per presumere la sussistenza di un pericolo di pregiudizio irreparabile costituito dal rischio di essere identificato come soggetto inaffidabile (Trib. Venezia, 5 aprile 2016). Efficacia Il provvedimento: a) gli effetti Le ordinanze emesse ai sensi dell'art. 700 c.p.c. restano efficaci, se pronunciate a seguito di un ricorso proposto ante litem, a prescindere dall'instaurazione del giudizio di merito. Il provvedimento, tuttavia, non è idoneo a fare stato, con efficacia di giudicato, sul rapporto controverso che, salvo l'operare dei cc.dd. stabilizzatori di diritto sostanziale (prescrizione, decadenza) potrà essere messo in discussione in un successivo giudizio a cognizione piena. b) il regime L'ordinanza, sia di diniego che di concessione della misura cautelare è assoggettata, ex art. 669-terdecies c.p.c., a reclamo proponibile entro il termine perentorio di quindici giorni dalla pronuncia in udienza ovvero dalla comunicazione o dalla notificazione se anteriore. Il reclamo, per le misure emesse come avviene di regola dal giudice monocratico del tribunale, si propone al collegio (del quale non può far parte il giudice che ha deciso sul ricorso). Il procedimento di reclamo si svolge nelle forme camerali ed è deciso con ordinanza. Il provvedimento emanato a fronte del reclamo cautelare non è ulteriormente impugnabile. La Corte di cassazione ha infatti costantemente affermato che è inammissibile il ricorso straordinario ex art. 111, comma 7, Cost. per difetto di decisorietà su un diritto soggettivo, stante la provvisorietà degli effetti delle misure cautelari. 4. ConclusioniLa Centrale d'Allarme Interbancaria (CAI) è un archivio informatizzato istituito presso la Banca d'Italia, volto ad assicurare il normale funzionamento del sistema dei pagamenti mediante l'iscrizione dei dati dei soggetti: a) che hanno emesso assegni bancari e postali senza autorizzazione o senza i fondi necessari per far fronte al pagamento dell'assegno; b) a cui è stata revocata l'autorizzazione all'uso di carte di credito e di debito a causa del mancato pagamento delle somme relative alle transazioni o ai prelievi effettuati con le suddette carte. La giurisprudenza di merito ritiene possa ottenersi un ordine di revoca della segnalazione al CAI mediante provvedimento d'urgenza ex art. 700 c.p.c., previa puntuale dimostrazione, peraltro, tanto del fumus boni juris, quanto del periculum in mora. Quest'ultimo non può invero considerarsi, neppure per gli imprenditori commerciali, in re ipsa, sicché per ottenere la misura cautelare in esame sono necessari l'allegazione e la prova di un pericolo di pregiudizio imminente ed irreparabile al diritto che si intenda far valere in giudizio (Trib. Roma, 11 febbraio 2019, in expartecreditoris.it; Trib. Salerno, 1° dicembre 2019). La relativa dimostrazione può essere fornita, ad esempio, producendo documentazione attestante il rifiuto di un finanziamento o della concessione di una fideiussione bancaria a motivo della segnalazione nel CAI (Trib. Genova, 29 giugno 2019). |