Sospensione nell'erogazione delle forniture di energia elettrica o gas a un soggetto privato

Rosaria Giordano

1. Bussole di inquadramento

Il periculum in mora richiesto dall'art. 700 c.p.c.

Il provvedimento d'urgenza è una misura cautelare avente contenuto atipico che, ai sensi dell'art. 700 c.p.c., può essere richiesta, in assenza di un rimedio cautelare tipico, per tutelare un diritto, nelle more del tempo necessario per far valere lo stesso in via ordinaria, a fronte del pericolo di un pregiudizio imminente ed irreparabile.

Particolare rilevanza, quanto alle situazioni giuridiche soggettive tutelabili mediante un provvedimento d'urgenza ai sensi dell'art. 700 c.p.c., assume la considerazione del periculum in mora che è invero integrato soltanto in presenza di un pericolo di pregiudizio per il ricorrente che rivesta carattere “imminente” ed “irreparabile”.

Non si può trascurare, infatti, che la necessità, ai fini della concessione di un provvedimento di urgenza, di un pericolo di danno di natura irreparabile, ha indotto autorevole dottrina ad affermare che potrebbe essere richiesta una misura cautelare ex art. 700 c.p.c. esclusivamente per tutelare diritti assoluti ovvero quelli che hanno ad oggetto o tendono a conseguire un bene di carattere infungibile. In particolare, questa concezione ritiene che i diritti relativi aventi ad oggetto una prestazione di carattere fungibile — quali sono, paradigmaticamente, i diritti di credito ad una prestazione pecuniaria — non possono essere tutelati mediante un provvedimento d'urgenza, poiché in relazione agli stessi non potrebbe mai sussistere un irreparabile pericolo di pregiudizio stante la possibilità, all'esito del giudizio di merito, di ottenere un indennizzo completamente satisfattivo del danno economico nelle more subito dal ricorrente.

Nella prassi, peraltro, ha finito con l'affermarsi un diverso orientamento, in omaggio al quale sussiste un pregiudizio irreparabile tutte le volte che, anche se il diritto ha ad oggetto la pretesa ad ottenere un bene di carattere fungibile, il risarcimento dei danni e gli altri rimedi apprestati dalla legge non siano idonei ad attuare integralmente, in concreto, il diritto fatto valere in giudizio. Diviene allora determinante, al fine di valutare l'irreparabilità del pregiudizio la funzione che il diritto dedotto in giudizio svolge per la persona del ricorrente, poiché la mancata concessione della misura cautelare potrebbe in ipotesi avere riflessi su beni e/o situazioni di carattere non patrimoniale di per sé suscettibili di subire un pregiudizio irreparabile (Proto Pisani, in Appunti sulla giustizia civile, Bari 1982, 380).

Il contratto di somministrazione

Ai sensi dell'art. 1559 c.c. la somministrazione è il contratto con il quale una parte si obbliga, verso corrispettivo di un prezzo, a eseguire, a favore dell'altra, prestazioni periodiche o continuative di cose

Si tratta, come la vendita, di un contratto di scambio ma si differenzia da esso per a periodicità e/o ripetitività delle prestazioni di consegna a carico del somministrante.

In quanto contratto di durata e ad esecuzione continuata, nella somministrazione l'esecuzione delle prestazioni si protrae nel tempo soddisfacendo così gli interessi dei contraenti in modo continuativo, e non invece alla fine del rapporto, come in altre fattispecie.

La durata dell'esecuzione dà luogo ad una molteplicità di atti di esecuzione distanziati nel tempo (esecuzione periodica) o ad un comportamento protratto per un certo tempo. In effetti, come affermato in giurisprudenza, la somministrazione ha la sua essenza nella durata, poiché le singole forniture corrispondono ad un bisogno reiterato e durevole del somministrando, la quantità complessiva della prestazione non e determinabile a priori prima dell'inizio dell'esecuzione del contratto, ma diventa determinabile nel corso di detta esecuzione, in base alle finalità, previste in contratto, che le forniture debbono soddisfare, restando così individuata anche la durata del contratto, che avrà termine con l'esaurimento di tale finalità (Cass. n. 4228/1976).

Con peculiare riguardo alla norma di riferimento nella fattispecie in esame viene in rilievo l'art. 1565 c.c. secondo cui se la parte che ha diritto alla somministrazione è inadempiente e l'inadempimento è di lieve entità, il somministrante non può sospendere l'esecuzione del contratto senza dare congruo preavviso.

La risoluzione del contratto presuppone invece un inadempimento di notevole importanza.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Per la concessione del provvedimento d'urgenza il pericolo di pregiudizio deve essere al contempo imminente ed irreparabile?

Si, la mancanza di una di tali condizioni esclude la possibilità di concedere il provvedimento

Il provvedimento cautelare previsto dall'art. 700 c.p.c. presuppone un apprezzamento sia della fondatezza della pretesa dell'istante in termini quanto meno probabilistici, sia della esistenza di una minaccia di pregiudizio imminente e irreparabile, tale che in caso di mancata adozione della cautela il diritto fatto valere nel processo subirebbe una lesione irreversibile. Pertanto, la concessione del provvedimento cautelare richiede la valutazione da parte del Giudice della esistenza di entrambi i presupposti. Conseguentemente, il provvedimento deve essere negato qualora già ad un primo esame appaia non ravvisabile uno di essi (Trib. Lecce, sez. lav., 3 maggio 2017).

Orientamento di merito

L'illegittima sospensione delle forniture domestiche non arreca un pregiudizio irreparabile in re ipsa

Nella giurisprudenza di merito edita si è in alcune occasioni ritenuto che l'interruzione della fornitura (nella specie, di gas) ad uso domestico non costituisce ex se un irreparabile pregiudizio in quanto ben può essere superato da alternative transitorie ed equivalenti (ad esempio bombole, boiler, stufe elettriche), i cui costi, ove maggiori, potranno se del caso essere richiesti al soggetto ritenuto responsabile nell'ordinario giudizio di cognizione, sicché il ricorrente che agisce in via d'urgenza ex art. 700 c.p.c. per la riattivazione della stessa deve provare la concreta ricorrenza del periculum in mora, senza che a tal fine siano sufficienti generici riferimenti a gravissimi ed irreparabili pregiudizi per le normali esigenze di vita (Trib. Macerata, 22 gennaio 2016).

A fronte della mancata somministrazione a una famiglia dell'energia si può presumere derivi un pregiudizio irreparabile

Più frequentemente, rispetto alle utenze ad uso domestico, ovviamente se vi è la dimostrazione da parte del ricorrente del fumus boni juris, la giurisprudenza tende a ritenere il pericolo di pregiudizio irreparabile in re ipsa.

In questa linea cfr., ad esempio, Trib. Palmi, 12 gennaio 2005, la quale ha evidenziato in proposito che l'immobile rispetto al quale era stata disposta l'interruzione della fornitura era quello di abituale dimora del ricorrente e della propria famiglia e che l'incidenza della mancanza di energia elettrica per un lungo periodo sulle quotidiane condizioni di vita di ogni individuo “è profilo la cui gravità ed irreparabilità non sembra possa discutersi.

A ciò va aggiunto, sotto l'aspetto del pericolo anche per la salute, che il ricorrente ha dedotto delle patologie che lo rendono particolarmente sensibile al pregiudizio connesso all'impossibilità di fruire dell'energia elettrica”.

Si è affermato, poi, nella medesima prassi applicativa, che il non corretto funzionamento del contatore legittima l'accoglimento del ricorso ex art. 700 c.p.c. volto ad inibire il depotenziamento o il distacco della fornitura di energia elettrica proposto da un consumatore argomentando che sussiste il pericolo di pregiudizio in quanto la fornitura di energia elettrica è per uso domestico, e costituisce quindi un servizio essenziale per la persona, essendo tesa a soddisfare esigenze di vita primarie, pregiudizio da ritenersi irreparabile essendo documentato che, in base al reddito dello stesso, il ricorrente non avrebbe potuto evitare il distacco della fornitura o il depotenziamento della stessa tramite il pagamento della somma richiesta, fatta salva la possibilità di agire giudizialmente per ripetere quanto eventualmente versato indebitamente (Trib. Reggio Calabria, II, 3 dicembre 2012).

Si segnala poi la chiara presa di posizione di Trib. Milano, 20 maggio 2006 (in Arch. Locazioni, 2006, n. 5, 540), per la quale può essere ordinata in via d'urgenza, anche inaudita altera parte, l'immediata attivazione della fornitura di energia elettrica e di gas a favore di persona occupante abusiva di immobile di edilizia pubblica, alla luce della presenza di un minore di soli 5 mesi e dell'assoluta preminenza dell'esigenza primaria di salvaguardare le condizioni minimali di una sopravvivenza decorosa e dignitosa.

3. Azioni processuali

Funzione e natura del giudizio

Il ricorso d'urgenza è un rimedio di carattere residuale che consente, in assenza di altri strumenti di tutela cautelare che consentano di ottenere in concreto il medesimo grado di tutela per una determinata situazione giuridica soggettiva, di richiedere ed ottenere l'emanazione di provvedimenti atipici nel loro contenuto.

È però a tal fine necessario, oltre alla prova del fumus boni juris, quella di un periculum in mora particolarmente rigoroso, ossia quello di un pregiudizio imminente ed irreparabile.

La tutela in via d'urgenza dei diritti di credito è dunque possibile, potendo in altre ipotesi il relativo pregiudizio trovare adeguato rimedio ex post con il risarcimento ottenuto al termine del giudizio di merito, quando per il soggetto ricorrente la mancata concessione della misura cautelare potrebbe in ipotesi avere riflessi su beni e/o situazioni di carattere non patrimoniale di per sé suscettibili di subire un pregiudizio irreparabile.

Aspetti preliminari

Competenza

Se la domanda cautelare è proposta prima dell'inizio del giudizio di merito la competenza spetta in linea di principio, ex art. 669-ter c.p.c., al giudice competente per la controversia di merito.

Se invece la domanda è proposta in corso di causa va formulata al giudice assegnatario della stessa.

Contenuto del ricorso ante litem

Sebbene i provvedimenti d'urgenza ex art. 700 c.p.c. rientrino tra quelli c.d. a strumentalità attenuata, nel senso che l'efficacia degli stessi non è subordinata alla instaurazione del giudizio di merito, è costante in giurisprudenza il principio in forza del quale nel ricorso proposto ante causam devono essere adeguatamente evidenziati il petitum e la causa petendi dell'eventuale controversia di merito che sarà eventualmente incardinata dopo la fase cautelare.

Onere della prova

In conformità alle regole generali espresse dall'art. 2697 c.c. è il ricorrente a dover dimostrare la sussistenza dei presupposti per la concessione del provvedimento cautelare, ossia il fumus boni juris ed il periculum in mora.

Come si è visto dalla disamina svolta, nella prassi applicativa tuttavia non è pacifico se per le utenze domestiche il pericolo di pregiudizio irreparabile possa ritenersi in re ipsa, o meglio presunto (ferma la possibilità per il somministrante di fornire una prova contraria), stante la funzionalità delle forniture alle primarie esigenze di vita della famiglia (e ciò soprattutto qualora alcuni componenti di essa abbiano problemi di salute).

Efficacia

Il provvedimento:

a) contenuto

Se la sospensione della somministrazione è stata solo “minacciata”, l'altra parte può ottenere in sede di urgenza un provvedimento dal contenuto inibitorio rispetto a tale preannunciata attività. Se, invece, al momento della decisione del ricorso cautelare la fornitura è stata già staccata, il provvedimento si sostanzierà nell'ordine al somministrante di riattivare immediatamente l'erogazione dell'energia.

b) effetti

Le ordinanze emesse ai sensi dell'art. 700 c.p.c. restano efficaci, se pronunciate a seguito di un ricorso proposto ante litem, a prescindere dall'instaurazione del giudizio di merito.

Il provvedimento, tuttavia, non è idoneo a fare stato, con efficacia di giudicato, sul rapporto controverso che, salvo l'operare dei cc.dd. stabilizzatori di diritto sostanziale (prescrizione, decadenza) potrà essere messo in discussione in un successivo giudizio a cognizione piena.

c) regime

L'ordinanza, sia di diniego che di concessione della misura cautelare è assoggettata, ex art. 669-terdecies c.p.c., a reclamo proponibile entro il termine perentorio di quindici giorni dalla pronuncia in udienza ovvero dalla comunicazione o dalla notificazione se anteriore. Il reclamo, per le misure emesse come avviene di regola dal giudice monocratico del tribunale, si propone al collegio (del quale non può far parte il giudice che ha deciso sul ricorso). Il procedimento di reclamo si svolge nelle forme camerali ed è deciso con ordinanza.

Il provvedimento emanato a fronte del reclamo cautelare non è ulteriormente impugnabile. La Corte di cassazione ha infatti costantemente affermato che è inammissibile il ricorso straordinario ex art. 111, comma 7, Cost. difettando il requisito della decisorietà.

4. Conclusioni

Nella giurisprudenza di merito edita si è in alcune occasioni ritenuto che l'interruzione della fornitura (nella specie, di gas) ad uso domestico non costituisce ex se un irreparabile pregiudizio in quanto ben può essere superato da alternative transitorie ed equivalenti (ad esempio bombole, boiler, stufe elettriche), i cui costi, ove maggiori, potranno se del caso essere richiesti al soggetto ritenuto responsabile nell'ordinario giudizio di cognizione, mentre più di frequente, rispetto alle utenze ad uso domestico, ovviamente se vi è la dimostrazione da parte del ricorrente del fumus boni juris, la giurisprudenza tende a ritenere il pericolo di pregiudizio irreparabile in re ipsa (Trib. Palmi, 12 gennaio 2005).

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