Incidenza delle vicende del titolo esecutivo e della procedura esecutiva sugli obblighi del terzo pignorato

Giuseppe Lauropoli
14 Dicembre 2022

Quali sono gli obblighi nascenti dalla notifica del pignoramento per il terzo pignorato? Quale e quanta incidenza possono avere sugli stessi, in particolar modo, la sospensione dell'esecuzione e la sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo?
Quadro normativo: gli obblighi di custodia del terzo pignorato

Volendo indagare l'estensione e la portata degli obblighi del terzo pignorato, conviene prendere le mosse dal contenuto dell'art. 546 c.p.c.

Stando al primo comma di tale norma, “dal giorno in cui gli è notificato l'atto previsto nell'art. 543 c.p.c. il terzo è soggetto, relativamente alle cose e alle somme da lui dovute e nei limiti dell'importo del credito precettato aumentato della metà, agli obblighi che la legge impone al custode”.

Quanto al contenuto di tali obblighi di custodia, l'art. 65 c.p.c., con un'espressione sintetica ma certamente efficace chiarisce che il custode è chiamato ad occuparsi della conservazione e dell'amministrazione dei beni pignorati.

Soffermiamoci a questo punto sugli obblighi del custode relativamente alle somme dallo stesso dovute all'esecutato, essendo il pignoramento di crediti la forma di espropriazione presso terzi certamente più ricorrente nella prassi.

In cosa si traduce, rispetto alle somme dovute, l'obbligo di custodia gravante sul terzo pignorato ?

Certamente tale soggetto sarà tenuto mantenere vincolate le somme dal medesimo dovute fino al momento in cui il giudice dell'esecuzione provvederà all'assegnazione (con conseguente trasferimento coattivo al creditore procedente del credito originariamente vantato dal debitore esecutato), ovvero all'estinzione della procedura (dalla quale, evidentemente, discenderebbe il venir meno del vincolo posto con il pignoramento sulle somme dovute dal terzo pignorato), fermo restando che gli obblighi del terzo pignorato, alla luce della recente modifica dell'art. 543 c.p.c. (ad opera dell'art. 1, commi 27 e 36, della l. n. 206/2021), in tanto potranno protrarsi oltre la prima udienza indicata in atto di citazione, in quanto il creditore procedente abbia tempestivamente fatto pervenire al debitore e al terzo pignorato la notifica dell'avvenuta iscrizione a ruolo della procedura esecutiva.

Dunque, una volta iscritta a ruolo la procedura, in assenza di un provvedimento di assegnazione o di estinzione, il terzo pignorato dovrà astenersi da qualsiasi atto che possa comportare la dispersione delle somme dallo stesso dovute.

Le conseguenze del mancato rispetto di tale obbligo sono espresse dall'art. 2917 c.c., stando al quale “se oggetto del pignoramento è un credito, l'estinzione di esso per cause verificatesi in epoca successiva al pignoramento non ha effetto in pregiudizio del creditore pignorante o dei creditori che intervengono nell'esecuzione”.

Ne discende che ove il terzo pignorato, successivamente alla notifica del pignoramento, provvedesse ad adempiere il proprio debito nei confronti del debitore esecutato, tale adempimento non sarebbe opponibile al creditore procedente ed ai creditori intervenuti, i quali ben potrebbero pretendere l'assegnazione delle somme nei confronti del terzo pignorato, come se tale adempimento non fosse mai avvenuto.

Si accennava poc'anzi, citando la prima parte del primo comma dell'art. 546 c.p.c., che l'obbligo di custodia del terzo pignorato si estende entro i limiti dell'importo precettato, aumentato della metà.

Nessun problema, evidentemente, se il terzo pignorato, al momento della notifica del pignoramento, sia tenuto al versamento di una somma corrispondente all'importo precettato, aumentato della metà, ovvero al versamento di un importo superiore: in tal caso il suo obbligo dovrà ritenersi limitato al predetto importo pari alla somma precettata aumentata della metà, ben potendo corrispondere al debitore esecutato le somme eccedenti tale importo.

Ma cosa avviene, invece, se la somma dovuta dal terzo pignorato è inferiore all'importo menzionato in precedenza?

Evidentemente sorgeranno per il terzo pignorato gli anzidetti obblighi di custodia relativamente alla minor somma dovuta.

Ma, ci si potrebbe chiedere, se tali obblighi di custodia si estendano anche alle somme che il terzo pignorato dovesse essere tenuto a corrispondere al debitore esecutato successivamente alla notifica del pignoramento e, eventualmente, persino successivamente alla dichiarazione che lo stesso è chiamato a rendere ai sensi dell'art. 547 c.p.c.

Nessun dubbio, anche alla luce del tenore letterale dell'art. 553 c.p.c., in merito alla possibilità di sottoporre a pignoramento crediti nascenti da un contratto in essere al momento del pignoramento, che verranno a maturazione nel corso del tempo (si pensi, così, alla possibilità di sottoporre a pignoramento crediti derivanti da rapporto di lavoro subordinato, oppure a crediti relativi al pagamento di canoni di locazione).

Rispetto a tali crediti che diventino esigibili nel corso del tempo, il terzo pignorato assumerà i propri obblighi di custodia, man mano che i crediti verranno in essere, fino alla concorrenza dell'ammontare previsto dall'art. 546 c.p.c.

E' generalmente ammessa, poi, la possibilità di sottoporre a pignoramento non solo crediti esistenti al momento della notifica del pignoramento, ma anche crediti futuri, ovvero sottoposti a condizione o a termine.

A tal riguardo, è stato notato che oggetto dell'espropriazione forzata non è tanto un bene suscettibile di esecuzione immediata, quanto una posizione giuridica attiva dell'esecutato, cosicché l'espropriazione presso terzi, in difetto di espressa deroga, può configurarsi anche con riguardo a crediti illiquidi o condizionati ma suscettibili di una capacità satisfattiva futura, concretamente prospettabile nel momento dell'assegnazione (fra le molte pronunce, si vedano Cass. civ. 10 settembre 2009, n. 19501 e Cass. civ. 15 marzo 2004, n. 5235).

Riguardo a tali crediti, non ancora esigibili al momento del pignoramento, è stato notato come non possa pretendersi in capo al terzo pignorato un obbligo di attivazione tale da rendere possibile il sorgere del proprio debito (in tal senso si esprimeva Cass. civ., 22 ottobre 1963, n. 2803); se ciò è senz'altro vero, può almeno ritenersi esigibile da parte del terzo pignorato una condotta improntata a correttezza e finalizzata a non frapporre alcun ostacolo al venire in essere del proprio obbligo.

Più in generale, deve ricordarsi come la dichiarazione che il terzo pignorato è chiamato a rendere ai sensi dell'art. 547 c.p.c. deve tenere conto della situazione esistente nel momento in cui la dichiarazione viene resa e non, invece, di quella esistente al momento della notifica del pignoramento (tra le molte pronunce sul punto, vedasi Cass. civ. 9 dicembre 1992, n. 13021).

In caso, poi, di instaurazione di accertamento dell'obbligo del terzo, l'accertamento compiuto dal giudice dell'esecuzione deve avere riguardo alla situazione esistente al momento di tale accertamento, irrilevante restando la circostanza che il credito non sussistesse al momento della notifica del pignoramento (si vedano, sul punto, Cass. civ. 26 marzo 2015, n. 6080 e Cass. civ. 19 ottobre 2015, n. 21081).

Effetti della sospensione dell'esecuzione sugli obblighi del terzo pignorato

Può essere utile, a questo punto, interrogarsi su come incidano le vicende della procedura esecutiva sugli obblighi gravanti sul terzo pignorato.

Pochi dubbi possono invero sorgere sugli effetti derivanti dalla estinzione della procedura esecutiva di espropriazione presso terzi: l'effetto più rilevante sarà lo svincolo delle somme pignorate, ossia il venir meno degli obblighi di custodia gravanti sul terzo pignorato, con la conseguenza che quest'ultimo ben potrà procedere, in mancanza di ostacoli di diverso tipo, a corrispondere le somme al proprio creditore.

Qualche dubbio, invece, può sorgere con riguardo alla sospensione dell'esecuzione che venga disposta, ad esempio, a seguito di opposizione dell'esecutato.

Stando all'art. 626 c.p.c., allorché venga disposta la sospensione dell'esecuzione,nessun atto esecutivo può essere compiuto, salvo diversa disposizione del giudice dell'esecuzione”.

La sospensione della procedura comporta, nella sostanza, una sorta di “congelamento” della stessa: non vengono meno, dunque, gli obblighi derivanti dal pignoramento presso terzi, dovendo quindi il terzo pignorato continuare a mantenere vincolate le somme dovute dallo stesso al debitore esecutato.

Ci si potrebbe domandare, allora, se la permanenza dell'obbligo di custodia in capo al terzo pignorato si estenda anche ai crediti che dovessero venire in essere successivamente alla suddetta pronuncia di sospensione, fino al raggiungimento del limite di legge costituito dall'importo precettato aumentato della metà.

Il quesito non è di poco conto e ha riflessi pratici piuttosto consistenti per il terzo pignorato ed ancor più per il debitore esecutato: ci si potrebbe chiedere, ad esempio, se il terzo pignorato, che sia datore di lavoro del debitore esecutato, sia tenuto a vincolare una parte dei crediti retributivi maturati dal debitore esecutato (nella misura prevista dall'art. 545 c.p.c.) anche successivamente alla disposta sospensione dell'esecuzione, ovvero se lo stesso, in pendenza della sospensione, sia esentato da un tale obbligo.

Non è per nulla agevole fornire una risposta univoca sul punto, trattandosi peraltro di argomento che sembra poco battuto tanto dalla giurisprudenza di legittimità, quanto dalla dottrina: da un lato, il già richiamato contenuto dell'art. 626 c.p.c. - laddove fa riferimento alla impossibilità di compiere, in pendenza della sospensione, atti esecutivi – potrebbe indurre, configurando il terzo pignorato come ausiliario del giudice dell'esecuzione e riconducendo quindi gli obblighi di custodia gravanti sullo stesso nell'alveo degli atti esecutivi, a ritenere che non debbano operare per lo stesso nuovi obblighi di custodia rispetto a quelli esistenti prima che intervenisse la sospensione della procedura.

Dall'altro, le richiamate considerazioni in merito alla possibilità di pignorare anche crediti ancora non esigibili al momento del pignoramento, potrebbero indurre a ritenere che un obbligo di attivazione del terzo pignorato sia già venuto in essere con la notifica del pignoramento, quanto meno nel senso di imporre al terzo di non disporre delle somme che in pendenza della procedura dovessero divenire esigibili, con l'effetto che lo stesso avrebbe comunque l'obbligo di apporre il vincolo sulle somme che dovessero divenire esigibili in pendenza della sospensione, fino alla concorrenza dell'importo precettato aumentato della metà.

Questa seconda soluzione, avendo se non altro il merito di offrire un maggior grado di garanzia al creditore procedente circa il soddisfacimento del proprio credito, senza per questo pregiudicare in modo irrimediabile le prerogative del debitore, appare quella preferibile.

Effetti della sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo

A conclusioni - per quanto provvisorie e non univoche, come appena esposto - non dissimili da quelle appena evidenziate in tema di sospensione del processo esecutivo, occorre giungere trattando degli effetti della sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo sugli obblighi del terzo pignorato.

A ben vedere, infatti, la sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo (sia che essa venga disposta in sede di opposizione a decreto ingiuntivo, sia da parte del giudice d'appello, sia in sede di opposizione a precetto) si traduce pur sempre in una causa di sospensione dell'esecuzione, ai sensi dell'art. 623 c.p.c.

Una volta ricondotta, allora, l'ipotesi di sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo nell'ambito della sospensione della procedura esecutiva, non vi è ragione per discostarsi, anche con riguardo a tale ipotesi, dalle conclusioni rassegnate nel precedente paragrafo.

Diverso, evidentemente, è il caso di integrale caducazione del titolo esecutivo in forza del quale era stata legittimamente attivata la procedura esecutiva.

Non pare dubbio, invero, che all'esito dell'intervenuta caducazione del titolo (disposta, ad esempio, a seguito di integrale riforma, in sede di appello, della pronuncia di condanna del tribunale sulla base della quale era stata iniziata l'espropriazione) sia venuto meno - con effetto immediato, senza necessità di attendere il passaggio in giudicato della pronuncia che abbia decretato la riforma della sentenza – il titolo sul quale risultava fondata la procedura esecutiva, con ogni conseguenza in merito alla improcedibilità della proposta esecuzione e allo svincolo delle somme pignorate (vedasi Cass. civ. 11 giugno 2014, n. 13249).

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