Inammissibilità dell’appello, impugnazione delle statuizioni di merito e giudicato interno

Francesco Bartolini
05 Gennaio 2023

La Suprema Corte esamina la seguente questione: qual è il rilievo da assegnare ad un gravame per cassazione avente ad oggetto i capi di merito della causa e non anche la pronuncia con la quale il giudice di secondo grado ha dichiarato l'inammissibilità dell'impugnazione?
Massima

La declaratoria di inammissibilità, della domanda o del gravame, definisce e chiude il giudizio, per modo che le ulteriori considerazioni di merito che siano state svolte nella sentenza, in quanto provenienti da un giudice che si è già spogliato della potestas judicandi, non possono assumere il rango di autonoma o addirittura esclusiva ratio decisoria della pronuncia e, come tali, costituire unico oggetto di impugnazione che, se proposta, va dichiarata inammissibile per essersi formato il giudicato interno sulla pronuncia preclusiva in rito.

Il caso

In una controversia riguardante avvisi di addebito per contributi previdenziali non versati fu affermato in primo grado il difetto di interesse del preteso debitore alla proposta opposizione, con conseguente dichiarazione di rigetto della relativa domanda; nella pronuncia il giudice di prime cure affermò, anche, che in ogni caso i motivi di opposizione non erano fondati. Proposto appello, la corte rilevò che l'appellante aveva, da un lato, espresso nelle sue difese l'intenzione di impugnare anche la statuizione di rigetto; ma che, per altro verso, il medesimo appellante non aveva poi articolato al riguardo alcun specifico motivo di gravame né aveva formulato una apposita domanda nelle conclusioni, essendosi limitato a sollevare questioni di merito. Di conseguenza l'impugnazione fu dichiarata inammissibile per essersi ormai formato il giudicato interno sulla pronuncia non espressamente impugnata in punto difetto di interesse; osservandosi inoltre che comunque le ragioni di doglianza non avevano fondamento.

Con il gravame per cassazione il ricorrente ha proposto censure con riguardo ai capi sul merito della sentenza impugnata: senza far cenno all'avvenuta dichiarazione di inammissibilità dell'appello per giudicato interno.

La questione

La situazione che si è presentata al giudizio della Corte di cassazione era la seguente. Il tribunale aveva respinto la domanda proposta dal debitore opponente risolvendo un punto pregiudiziale in rito; la corte territoriale aveva poi dichiarato inammissibile il successivo appello perché, in conseguenza della mancata impugnazione della precedente dichiarazione di difetto di interesse all'opposizione, su questa dichiarazione si era formato il giudicato interno. Tuttavia, entrambi i giudici avevano aggiunto alla motivazione delle rispettive decisioni in rito argomenti riguardanti il merito della vicenda, riferiti in primo grado all'infondatezza dell'opposizione contro gli avvisi di esazione e, poi, ai motivi di appello. Con il ricorso il soccombente ha proposto contestazioni riguardanti il merito della pronuncia d'appello, senza impugnare il capo di essa dichiarativo della inammissibilità. Si poneva dunque la questione del rilievo da assegnare ad un gravame per cassazione avente ad oggetto i capi di merito della causa e non anche la pronuncia con la quale il giudice di secondo grado aveva dichiarato l'inammissibilità dell'atto di impugnazione ed era contestualmente sceso a conoscere dei motivi di appello. Se l'appello era stato dichiarato inammissibile, poteva la Corte di legittimità decidere sui motivi di ricorso se essi non erano rivolti anche, o soltanto, a contestare siffatta dichiarazione?

Le soluzioni giuridiche

La Corte di legittimità si è conformata all'insegnamento delle Sezioni Unite (sent. n. 3840/2007) per il quale le argomentazioni sul merito che il giudice impropriamente inserisce in sentenza, subordinatamente ad una statuizione di inammissibilità della domanda (o di difetto di giurisdizione o di competenza), devono essere considerate come meramente ipotetiche e virtuali, al punto che la parte soccombente non ha l'onere e neppure ha l'interesse ad impugnarle. La diretta conseguenza del principio così affermato è nel senso dell'inammissibilità di una impugnazione che pretenda un sindacato in ordine alla motivazione sul merito, svolta ad abuntantiam nella sentenza gravata, senza invece censurare la dichiarazione di inammissibilità, atteso che sull'unica ratio decidendi giuridicamente rilevante della sentenza impugnata si è ormai formato il giudicato interno. E', infatti, impossibile valutare allo stesso modo, in termini di efficacia e conseguente suscettibilità di passare in giudicato, ogni subordinata ratio decidendi che sia stata svolta nella motivazione della sentenza, dovendosi per contro distinguere il caso in cui la motivazione ulteriore sia svolta a sorreggere con più argomenti (anche su piani gradati) la decisione di un medesimo aspetto della domanda o di un'eccezione dall'ipotesi in cui la motivazione ulteriore attiene a domande o eccezioni il cui esame è precluso al giudice proprio in ragione della natura della questione di rito decisa in via principale. Deve pertanto, ha concluso la Corte, riaffermarsi che la declaratoria di inammissibilità, della domanda o del gravame, definisce e chiude il giudizio, per modo che le ulteriori considerazioni di merito che siano state svolte nella sentenza, provenendo da un giudice che si è già spogliato della potestas judicandi in relazione al merito della fattispecie controversa, non possono assumere il rango di autonoma o addirittura esclusiva ratio decisoria della pronuncia.

Osservazioni

La Corte ha richiamato la decisione delle Sezioni Unite per la quale qualora il giudice, dopo una statuizione di inammissibilità (o declinatoria di giurisdizione o di competenza), abbia impropriamente inserito nella sentenza argomentazioni sul merito, la parte soccombente non ha l'onere né l'interesse ad impugnare e, conseguentemente, è inammissibile, per difetto di interesse, l'impugnazione nella parte in cui pretenda un sindacato anche in ordine alla motivazione sul merito, svolta "ad abundantiam" nella sentenza gravata. Il principio così affermato ha per presupposto la considerazione per cui la pronuncia di inammissibilità qualifica come superflue e irrilevanti le argomentazioni sul merito che siano state aggiunte nella motivazione. Ne deriva la loro qualifica meramente accessoria e trascurabile rispetto all'unica rilevante pronuncia riguardante, prima ancora, la stessa ammissibilità della domanda.

La questione decisa su questo presupposto aveva incontrato soluzioni divergenti. In senso contrario Cass. civ. n. 7995/2022 aveva infatti affermato che, ove il giudice d'appello rilevi in motivazione l'inammissibilità dell'impugnazione e comunque esamini il merito del gravame, pronunciando su di esso, la statuizione di inammissibilità si deve considerare effettuata ad abundantiam e alla stregua di un obiter dictum che non influisce sul dispositivo della decisione, la cui ratio decidendi è in realtà rappresentata dalla decisione sull'oggetto della domanda.

Nel caso risolto dalla sentenza richiamata la corte di appello si era espressa nel senso del rigetto delle istanze dell'appellante e non con una dichiarazione di inammissibilità. Verosimilmente questa circostanza aveva poi fornito occasione al giudice di legittimità per le affermazioni che avevano privilegiato l'esame del ricorso e la cognizione del merito. Di questa contraria pronuncia la Corte nel caso in esame ha tenuto conto e ad essa ha opposto l'assunto secondo cui l'interpretazione del giudicato, sia esso interno o esterno, va effettuata alla stregua non soltanto del dispositivo della sentenza ma anche della sua motivazione (come dichiarato, tra l'altro, da Cass. civ. n. 19252/2018). Pertanto, nessuna importanza poteva avere il fatto che nel caso della pronuncia richiamata il dispositivo d'appello fosse stato formulato in termini di rigetto anziché di inammissibilità, come invece avrebbe dovuto desumersi dal contenuto motivazionale di quella pronuncia. L'elemento testuale non poteva pertanto giustificare da solo una decisione divergente dalle regole del processo.

Se deve aggiungersi un commento, questo è necessariamente tutto a favore della decisione esaminata. Non sembra davvero di poter affermare che la dichiarazione di inammissibilità dell'appello possa essere superata da motivi di ricorso riferiti a questioni di merito della vicenda anche in assenza di un gravame che impugni quella dichiarazione. Non può attribuirsi rilievo al fatto che in concomitanza alle ragioni di inammissibilità i precedenti giudici abbiano dato spazio a dissertazioni sul merito e neppure può fare una qualche differenza la circostanza per cui queste dissertazioni abbiano assunto carattere di mera aggiunta, per inutile completezza, o abbiano invece assunto centralità nel giustificare l'esame dell'impugnazione. L'avvenuta dichiarazione di inammissibilità dell'appello, non esplicitamente impugnata, chiude definitivamente il percorso processuale per la sua stessa natura pregiudizialmente logica, impeditiva dell'ulteriore sviluppo del giudizio.

In una scala di valori e di effetti, la chiusura del procedimento prevale necessariamente su ogni altra iniziativa e impedisce ogni altra pronuncia, in quanto strettamente pregiudiziale e preclusiva. Né muta la situazione il fatto che la decisione (di inammissibilità, sulla giurisdizione o sulla competenza) sia unicamente sul rito piuttosto che sulla sostanza della domanda, posto che anche una siffatta decisione limitata alle forme e ai presupposti del processo è idonea a produrre il giudicato, sia pure soltanto formale, con effetti comunque preclusivi interni al procedimento in cui si è prodotto (Cass. civ., sez. un., n. 35110/2021). In proposito è sufficiente che essa risolva una questione controversa avente una propria autonomia, così da integrare astrattamente una decisione del tutto indipendente (Cass. civ., sez. lav., n. 24358/2018; Cass. civ., sez. I, n. 4732/2012; Cass. civ., sez. III, n. 23747/2008).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.