Diritto al rimborso dell'Euroritenuta per i contribuenti che hanno aderito alla Voluntary Disclosure
17 Gennaio 2023
La vicenda ha origine da un contribuente che, a seguito di adesione alla procedura di collaborazione volontaria, cd. Voluntary Disclosure, richiede all'amministrazione finanziaria il rimborso dell'Euroritenuta, ossia l'imposta sostitutiva con aliquota al 35% versata e certificata dall'Istituto di credito estero, quale sostituto d'imposta, in riferimento agli interessi attivi derivanti da attività finanziarie detenute in paesi che non avevano aderito al sistema di scambio automatico di informazioni tra le amministrazione fiscali in materia di interessi corrisposti alle persone fisiche non residenti, per un ammontare pari a 300.223,00 Euro.
Tale istanza non è stata accolta dall'amministrazione finanziaria, in quanto a parere della stessa l'Euroritenuta non poteva essere rimborsata, mancando, nel caso di specie, il presupposto di cui all'art. 165 del TUIR, il cui al comma 8 nega il diritto alla detrazione delle imposte pagate all'estero, in caso di omessa presentazione della dichiarazione o di omessa indicazione dei redditi prodotti all'estero. Inoltre, per l'amministrazione finanziaria la documentazione presentata dal contribuente non risultava esaustiva.
Conseguenzialmente a tale diniego, il contribuente propone ricorso sulla base del fatto che a seguito di adesione alla Voluntary Disclosure, il mancato accoglimento dell'istanza di rimborso dell'Euroritenuta costituiva un caso di doppia imposizione, che colpiva il medesimo reddito di capitale.
La Commissione Tributaria Provinciale di Milano respinge il ricorso proposto dal contribuente, pertanto, il contribuente, in seguito, propone ricorso presso la Commissione Regionale della Lombardia contestando in primo luogo la falsa applicazione dell'art. 165 del TUIR in materia di mancata presentazione della dichiarazione integrativa in forza del fatto che l'Euroritenuta non sarebbe ricompresa nell'ambito di applicazione della norma e in secondo luogo per il mancato riconoscimento della spettanza del credito d'imposta maturato a seguito della definizione della collaborazione volontaria, instaurata al fine di denunciare la detenzione dei capitali, dai quali era scaturito l'obbligo del pagamento dell'Euroritenuta.
Con sentenza n. 849/13/2019 la Corte di merito di secondo grado accoglie il ricorso proposto dal contribuente, riformando quindi la sentenza di primo grado.
Avverso al parere della Commissione Regionale, l'Amministrazione finanziaria propone ricorso presso la Corte di Legittimità. A parere della Suprema Corte, alla luce del d.lgs. n. 84/2002 in materia di recepimento della direttiva sull'Euroritenuta, il quale riconosce ai soggetti residenti nel territorio italiano assoggettati a tale imposta sostitutiva un credito determinato ai sensi dell'art. 165 del Testo unico delle imposte sui redditi, il collegamento tra il 165 del TUIR e il d.lgs. n. 84/2002 va letto con esclusivo riferimento alle modalità di determinazione del credito d'imposta. Pertanto, l'omessa indicazione del reddito estero nelle dichiarazioni presentate non comporta l'automatica negazione del diritto al rimborso dell'Euroritenuta. Inoltre, per la Corte di legittimità la Voluntary Disclosure non può essere assimilata all'accertamento con adesione.
In conclusione, la Corte rigetta il ricorso proposto dall'amministrazione finanziaria enunciando il seguente principio di diritto: «in applicazione della normativa comunitaria (art. 14 della direttiva 2003/48/CE, come recepita nell'ordinamento italiano dall'art. 10, d.lgs. del 18 aprile 2005, n.84, attuativo della citata direttiva, che costituisce disciplina normativa speciale prevalente su quella interna), deve riconoscersi il diritto al rimborso dell'Euroritenuta pagata all'estero sugli interessi relativi a disponibilità finanziarie detenute su conto corrente presso una banca svizzera da un soggetto fiscalmente residente in Italia, che abbia aderito alla procedura di “collaborazione volontaria”, la quale consente al contribuente, mediante una dichiarazione confessoria spontanea, di regolarizzare plurimi anni di imposta relativamente a tali interessi, usufruendo di un trattamento sanzionatorio più favorevole».
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