Anche all'Iva si applica la disciplina generale sulla sospensione dei rimborsi

23 Gennaio 2023

La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Lombardia con la sentenza n. 4514/2022 ha affermato che non vi è ragione di escludere, anche nello specifico ambito dei rimborsi IVA, che l'Amministrazione Finanziaria possa avvalersi degli istituti, aventi portata generale, che prevedono il potere di sospendere il pagamento a salvaguardia dell'eventuale compensazione legale del credito che l'Erario abbia o pretenda di avere con quello del contribuente suo creditore. La ratio legis di tali istituti è quella di garantire la certezza dei rapporti patrimoniali tra i cittadini e lo Stato, mediante la concorrente estinzione delle poste reciproche, attive e passive.

Il caso. Una società di capitali presentava ricorso avverso due provvedimenti di sospensione di rimborso Iva che l'Agenzia delle Entrate aveva emesso in attesa della completa definizione di pendenze in corso o della presentazione di idonea garanzia, senza limiti temporali, fino all'ammontare dell'importo erogabile. La ricorrente invocava il criterio di specialità della disciplina IVA (art. 38-bis, d.P.R. 633/1972) rispetto alla disciplina generale (art. 23, d.lgs. 472/1997) nonché la violazione da parte dell'Ufficio del diritto eurounitario e, in particolare, dei principi di neutralità dell'Iva e di proporzionalità. Si costituiva l'Agenzia osservando la sospensione dei crediti verso l'Amministrazione finanziaria è disciplinata dalla suddetta lex generalis che, pur presentando una disciplina specifica, presenta analogie con l'istituto del fermo amministrativo (R.D. n. 2440 del 1923, art. 69) di cui mutua natura e funzione. Con riferimento, poi, al diritto dell'Unione Europea, l'Ufficio ricordava che ai sensi della Direttiva 2006/112 (art. 273, primo comma), gli Stati membri possono stabilire altri obblighi, rispetto a quelli previsti da tale direttiva, che essi ritengono necessari ad assicurare l'esatta riscossione dell'IVA e ad evitare le evasioni.

La pronuncia di primo grado. I giudici di prime cure, dopo aver preliminarmente rilevato dagli atti di causa che la notifica degli avvisi di accertamento, posti dall'Ufficio a motivo del provvedimento di sospensione, era avvenuta dopo la richiesta di rimborso, concludevano per l'accoglimento del ricorso propendendo “a chiare lettere” per la specialità dell'art. 38-bis del d.P.R. n. 633/1972 rispetto all'art. 23 del d.lgs. n. 472/1997; ciò in quanto le due disposizioni hanno certamente "identica funzione" ma, mentre il secondo ha portata generale, l'ambito di applicazione del primo è (per l'appunto) speciale, in quanto relativo solamente al comparto IVA. In altre parole, la fattispecie prevista dall'art. 38-bis cit. è circoscritta e contenuta nella fattispecie dell'art. 23 del d.Lgs. n. 472/1997 atteso che quest'ultima norma disciplina l'esecuzione di tutti i rimborsi in generale mentre il cit. 38-bis disciplina l'esecuzione dei soli rimborsi relativi all'imposta sul valore aggiunto. Il primo Giudice confortava la motivazione con un richiamo alla giurisprudenza di legittimità pronunciatasi sul tema (Cass. 31 gennaio 2019, n. 2893; Cass. 1° luglio 2009 n. 15424;Cass. 31 ottobre 2018 n. 27784; Cass. 31 ottobre 2018 n. 27866; Cass. 20 dicembre 2006 n. 27265) e, con riferimento al principio di neutralità dell'imposta, alla giurisprudenza consolidata della Corte di Giustizia dell'Unione Europea che lo ha cristallizzato quale principio fondamentale del sistema comune di tale imposta istituito dalla normativa Euro-unitaria (inter alias, CGUE, sentenza 11.04.2013 in causa C-138/12; CGUE sentenza 12 maggio 2011 in causa C-107/10; CGUE, sentenza 18 dicembre 1997 in cause riunite C-286/94, C-340/95, C-401/95, C-47/96).

La riforma in appello. La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado ribalta l'esito della controversia a favore della parte pubblica appellante. Ad avviso dei giudici d'appello non vi è ragione di escludere, anche nello specifico ambito dei rimborsi IVA, che l'Amministrazione Finanziaria possa avvalersi del potere di sospensione del pagamento previsto dalle predette disposizioni aventi portata generale, secondo i relativi regimi, a salvaguardia dell'eventuale compensazione legale del credito che l'Erario abbia o pretenda di avere con quello del contribuente suo creditore, in quanto istituti che mirano a garantire la certezza dei rapporti patrimoniali tra i cittadini e lo Stato, mediante la concorrente estinzione delle poste reciproche, attive e passive (cfr. Corte di Cassazione a Sezioni Unite, sent. 2320/ 2020). Pertanto, i giudici ambrosiani affermano che, «anche nell'ambito dei rimborsi iva, l'Erario può avvalersi della sospensione prevista dall'art. 23 del d.lgs. n. 472/97 e dall'art 69, R.D. 2440/1923». “Fermo del pagamento” che, nel merito, il Collegio ha considerato legittimo in quanto, successivamente alle richieste di rimborso Iva presentate dalla società-contribuente, l'Ufficio aveva emesso nei suoi confronti quattro avvisi di accertamento disponendo, per tale motivo, l'integrale sospensione del rimborso.

Il diverso ambito del giudizio di ottemperanza. Giova ricordare che, nell'ambito del giudizio di ottemperanza, laddove il creditore (contribuente) agisce sulla base di un titolo giudiziale esecutivo, vi è una forte limitazione dei sopra menzionati poteri stante la natura del giudizio di ottemperanza quale giudizio a cognizione sommaria in cui i suddetti istituti (compensazione, fermo amministrativo, sospensione del pagamento, etc) possono essere applicati ma solo su base volontaria (inter alias, Ctr Lombardia, sentenze nn. 2850/2017, 3138/2019, 4540/2019,4708/2019, 1208/2020). In altre parole, nell'ambito dell'ottemperanza, quale giudizio a cognizione sommaria, ogni eventuale contro-credito vantato non può essere opponibile in una compensazione che non sia volontaria, dovendo il giudice prescrivere le statuizioni necessarie per l'adempimento coattivo dell'obbligazione.

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