Codice di Procedura Civile art. 391 quater - Revocazione per contrarieta' alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo 1

Loredana Nazzicone
aggiornato da Mauro Di Marzio

Revocazione per contrarieta' alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo1

[I]. Le decisioni passate in giudicato il cui contenuto e' stato dichiarato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo contrario alla Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Liberta' fondamentali ovvero ad uno dei suoi Protocolli, possono essere impugnate per revocazione se concorrono le seguenti condizioni:

1) la violazione accertata dalla Corte europea ha pregiudicato un diritto di stato della persona;

2) l'equa indennità eventualmente accordata dalla Corte europea ai sensi dell'articolo 41 della Convenzione non e' idonea a compensare le conseguenze della violazione.

[II]. Il ricorso si propone nel termine di sessanta giorni dalla pubblicazione della sentenza definitiva della Corte europea ai sensi del regolamento della Corte stessa2. Si applica l'articolo 391-ter, secondo comma.

[III]. L'accoglimento della revocazione non pregiudica i diritti acquisiti dai terzi di buona fede che non hanno partecipato al giudizio svoltosi innanzi alla Corte europea.

[1] Articolo inserito dall'art. 3, comma 28, lett. o) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149.  Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "5. Salvo quanto disposto dal comma 6, le norme del capo III del titolo III del libro secondo del codice di procedura civile e del capo IV delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, di cui al regio decreto 18 dicembre 1941, n. 1368, come modificati dal presente decreto, hanno effetto a decorrere dal 1° gennaio 2023 e si applicano ai giudizi introdotti con ricorso notificato a decorrere da tale data.- 6. Gli articoli 372, 375, 376, 377, 378, 379, 380, 380-bis, 380-bis.1, 380-ter, 390 e 391-bis del codice di procedura civile, come modificati dal presente decreto, si applicano anche ai giudizi introdotti con ricorso già notificato alla data del 1° gennaio 2023 per i quali non è stata ancora fissata udienza o adunanza in camera di consiglio". 

[2] Comma modificato dall'art. 3, comma 3, lett. p) d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164,  che ha sostituito il primo periodo: «Il ricorso si propone nel termine di sessanta giorni dalla pubblicazione della sentenza definitiva della Corte europea ai sensi del regolamento della Corte stessa.», il testo precedente alla sostituzione era il seguente: «​Il ricorso si propone nel termine di sessanta giorni dalla comunicazione o, in mancanza, dalla pubblicazione della sentenza della Corte europea ai sensi del regolamento della Corte stessa»; ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023.

Inquadramento

Il nuovo art. 391 quater, introdotto dalla riforma del 2022 (d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149) accoglie le sollecitazioni provenienti dalla Corte costituzionale sulla riapertura dei processi civili al fine di assicurare una effettiva restitutio in integrum , ove ancora possibile, se la decisione passata in giudicato integri una violazione di diritti garantiti dalla CEDU, accertata dalla Corte europea di Strasburgo e non suscettibile di essere ristorata per via risarcitoria (Corte cost. n. 93/2018 e Corte cost. n. 123/2017).

È stata dunque ammessa la revocabilità, ma delle sole decisioni che abbiano pregiudicato un «diritto di stato della persona». Ciò – viene detto nella relazione ministeriale di accompagnamento al decreto legislativo n. 149/2022– perché, a fronte di un simile pregiudizio, il rimedio risarcitorio «è tendenzialmente inidoneo a rimuovere le conseguenze della violazione». La norma intende riferirsi agli status, ossia alle posizione complessiva di un soggetto all'interno dell'ordinamento, com'è per lo status di cittadinanza, allo status filiationis, allo status di famiglia.

Restano escluse dall'ambito della revocabilità le decisioni lesive di situazioni patrimoniali, anche se non ristorate dalla pronuncia CEDU.

L'accoglimento della revocazione non pregiudica i diritti acquisiti dai terzi di buona fede che non hanno partecipato al processo svoltosi innanzi alla Corte Europea. La revocazione può dunque incidere sulle posizioni dei terzi che abbiano partecipato al processo dinanzi alla Corte EDU o che, non avendovi partecipato, versino in mala fede. Viceversa, la previsione limita l'effetto della revocazione qualora il terzo abbia acquistato un diritto in dipendenza della decisione revocata. La previsione va però coordinata con l'art. 2652, n. 9-bis, c.c., introdotta dal d.lgs. n. 149/2022, secondo cui sono trascrivibili «le domande di revocazione contro le sentenze soggette a trascrizione per le cause previste dall'art. 391-quater c.p.c.» e che «la sentenza che accoglie la domanda non pregiudica i diritti acquistati dai terzi di buona fede in base a un atto trascritto o iscritto anteriormente alla trascrizione della domanda». A ciò si collega la previsione del n. 6 bis dell'art. 2660 c.c., secondo cui devono essere trascritte, qualora si riferiscano ai diritti menzionati dall'art. 2684, le domande indicate dal n. 9-bis dell'art. 2652 per gli effetti ivi disposti. La trascrizione della sentenza che accoglie la domanda prevale sulle trascrizioni e iscrizioni eseguite contro il convenuto dopo la trascrizione della domanda.

Ulteriore previsione contenuta nell'art. 391-quater riguarda l'esito del giudizio in caso di accoglimento della domanda di revocazione e consiste nel richiamo dell'art. 391-ter, comma 2, giustificato dalla necessità di limitare la fase rescissoria dinanzi la Corte di Cassazione alle sole ipotesi in cui la nuova decisione sia possibile senza ulteriori accertamenti di fatto.

Bibliografia

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