Le circostanze aggravanti speciali del delitto di usura

ANGELO SALERNO

1. Bussole di inquadramento

Il delitto di usura

Il delitto di usura, di cui all'art. 644 c.p., punisce al comma 1 chiunque si faccia dare o promettere, sotto qualsiasi forma, per sé o per altri, interessi o altri vantaggi usurari, in corrispettivo di una prestazione di denaro o di altra utilità.

Il comma 2 dell'articolo prevede la stessa pena per chi procura a taluno una somma di denaro od altra utilità facendo dare o promettere, a sé o ad altri, un compenso usurario per la mediazione prestata.

Sono sempre usurari gli interessi che superino il tasso-soglia stabilito dalla legge, come previsto dal comma 3 dell'art. 644 c.p.

Ai sensi del comma 4, assumono inoltre rilevanza penale altresì le condotte cc.dd. di usura in concreto, sia che si tratti di usura pecuniaria, o a interessi, sia che si realizzino in forma di usura reale.

Devono considerarsi infatti usurari gli interessi che, sebbene inferiori al limite legale, risultino comunque sproporzionati, alla luce delle concrete modalità del fatto e tenuto conto dei tassi medi praticati per operazioni analoghe, rispetto alla prestazione di denaro o di altra utilità ricevuta dalla persona offesa. È tuttavia necessario, in questo caso, che essa versi in condizioni di difficoltà economica o finanziaria (c.d. usura soggettiva).

Il delitto di usura è inoltre integrato, nella forma della c.d. usura reale, quando la promessa o dazione abbia ad oggetto non già danaro o interessi usurari, bensì di “altri vantaggi” (o “compensi” in caso di mediazione usuraria) che, «avuto riguardo alle concrete modalità del fatto e al tasso medio praticato per operazioni similari, risultano comunque sproporzionati rispetto alla prestazione di denaro o di altra utilità». Anche in questo caso occorre accertare che «chi li ha dati o promessi si trova in condizioni di difficoltà economica o finanziaria».

Le circostanze aggravanti speciali

Il legislatore ha previsto una serie di circostanze aggravanti speciali, disciplinate dal comma 5 dell'art. 644 c.p., che prevede un aumento della pena da un terzo alla metà.

Ai sensi del n. 1) del comma 5, il delitto di usura è aggravato «se il colpevole ha agito nell'esercizio di un'attività professionale, bancaria o di intermediazione finanziaria mobiliare».

La ratio dell'aggravante in esame è legata al maggior disvalore delle condotte poste in essere da soggetti istituzionalmente deputati a concedere prestiti e che abbiano quindi approfittato di tale attività, o di altra attività professionale, per farsi dare o promettere interessi o vantaggi usurari.

Ai sensi del n. 2), il delitto è altresì aggravato «se il colpevole ha richiesto in garanzia partecipazioni a quote societarie o aziendali o di proprietà immobiliari».

In questo caso viene sanzionato in maniera più severa il carattere insidioso della condotta, tipico dei contesti di criminalità organizzata, mediante cui il reo ottiene in garanzia per il credito partecipazioni societarie, aziendali o quote di immobili, acquisendo così il controllo di tali attività o beni, che solitamente la vittima è tenuta a cedere allorché non sia in grado di pagare il suo creditore.

Ai sensi del n. 3) della disposizione in esame, l'usura è aggravata «se il reato è commesso in danno di chi si trova in stato di bisogno».

Viene dunque sanzionata più gravemente la condotta di usura realizzata in danno di chi versi stato di bisogno, in ragione della condizione di maggior vulnerabilità della vittima.

La giurisprudenza di legittimità non richiede che quest'ultima sia completamente indigente o non possa fronteggiare le proprie esigenze primarie di vita (caso in cui invece si configura uno stato di necessità); è invece sufficiente che sussista una oggettiva realtà, anche provvisoria, di effettiva mancanza di mezzi, con riferimento dunque «non già ad una situazione di rilevante insoddisfazione e di emozionale frustrazione, ma ad una condizione di reale ed apprezzabile privazione riguardo a cose che sono da considerarsi essenziali per qualunque persona» (Cass. II, n. 4627/2000).

Ai sensi invece del n. 4) del comma 5 dell'art. 644 c.p., il delitto di usura è aggravato «se il reato è commesso in danno di chi svolge attività imprenditoriale professionale o artigianale».

In questo caso la pena più severa risponde all'esigenza di offrire una tutela privilegiata a quei soggetti che, in ragione dell'attività svolta, sono soliti fare ricorso al credito.

Infine, ai sensi del n. 5) della disposizione in esame, sussiste un'aggravante «se il reato è commesso da persona sottoposta alla misura definitiva di prevenzione della sorveglianza speciale», così prevedendo una circostanza speciale rispetto a quella di cui all'art. 71 d.lgs. n. 159/2011, c.d. Codice Antimafia.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Può ravvisarsi lo stato di bisogno quando sia derivato da un comportamento imputabile alla persona offesa?

Orientamento tradizionale della Corte di Cassazione

Lo stato di bisogno della persona offesa assume rilievo a prescindere dalla sua causa

La riforma della disciplina del delitto di usura, attuata con legge n. 108/1996, ha eliminato la rilevanza dello stato di bisogno, ai fini del perfezionamento del reato, richiedendo nei casi di usura c.d. soggettiva e in concreto una mera situazione di difficoltà economica o finanziaria.

Lo stato di bisogno della persona offesa è stato tuttavia previsto quale aggravante speciale del delitto di usura, ai sensi del sopra richiamato n. 3) del comma 5 dell'art. 644 c.p.

La giurisprudenza di legittimità ha precisato che «lo stato di bisogno consiste in una situazione che elimina o comunque limita la volontà del soggetto passivo e lo induce a contrattare in condizioni di inferiorità psichica tali da viziare il consenso» (Cass. II, n. 45152/2008).

La Corte di Cassazione ha inoltre evidenziato la differenza che intercorre rispetto allo stato di necessità, che invece annienta “in modo assoluto” qualunque libertà di scelta, laddove lo stato di bisogno va inteso «come un impellente assillo che, limitando la volontà del soggetto, lo induca a ricorrere al credito a condizioni usurarie» (Cass. II, n. 43713/2010).

Nel contempo, esso non può essere sovrapposto alle “condizioni di difficoltà economica o finanziaria” della vittima, richieste dall'art. 644, comma 4, c.p. nei casi di usura c.d. in concreto, che «consistono in un situazione meno grave e in astratto reversibile, che priva la vittima di una piena libertà contrattuale». Al contrario, lo stato di bisogno presenta, secondo i giudici di legittimità, carattere «tendenzialmente irreversibile, che, pur non annientando in modo assoluto qualunque libertà di scelta, [risulta] tale da compromettere fortemente la libertà contrattuale del soggetto, inducendolo a ricorrere al credito a condizioni sfavorevoli» (Cass. II, n. 18778/2014).

In merito alle cause dello stato di bisogno, la Corte ha stabilito, con un orientamento costante, che queste ultime non assumono rilevanza alcuna ai fini dell'integrazione della circostanza aggravante speciale di cui al n. 3) dell'art. 644, comma 5, c.p., potendo esso derivare finanche «dalla necessità di soddisfare un vizio (come quello del gioco d'azzardo), non essendo richiesto dalla norma incriminatrice alcun requisito» (Cass. II, n. 5079/1998; Cass. II, n. 43713/2010).

È stato infatti evidenziato che l'aggravante in esame è intesa a colpire più severamente «il disvalore di una condotta considerata dal legislatore come una grave forma di parassitismo, causa di vero e proprio allarme in una società civile, ed è per questo che non può e non deve rilevare la causa che ha determinato il bisogno e la relativa menomazione psicologica» (Cass. II, n. 5079/1998).

In sede di giudizio non occorrerà dunque indagare le cause dello stato di bisogno, la cui prova potrà desumersi «anche soltanto in base all'evidenza dell'aver fatto la vittima ricorso ad un prestito a condizioni tanto inique» (Cass. II, n. 45152/2008) e dunque «in base alla sola misura degli interessi, qualora siano di entità tale da far ragionevolmente presumere che soltanto un soggetto in quello stato possa contrarre il prestito a condizioni tanto inique e onerose» (Cass. II, n. 21993/2017).

Domanda
L'aggravante di cui al n. 4) dell'art. 644, comma 5, c.p. richiede lo status formale di imprenditore della persona offesa?

Orientamento più recente della Corte di Cassazione

L'aggravante speciale di cui all'art. 644, comma 5, n. 4), c.p. è configurabile a prescindere dalla qualifica di imprenditore della persona offesa

Come anticipato, al n. 4) del comma 5 dell'art. 644 c.p., il legislatore prevede quale aggravante speciale del delitto di usura l'aver commesso il fatto «in danno di chi svolge attività imprenditoriale professionale o artigianale».

Al riguardo, la giurisprudenza di legittimità ha precisato che non occorre accertare che la persona offesa sia qualificabile come imprenditore, ai sensi dell'art. 2082 c.c. (Cass. II, n. 47559/2012) e ha ravvisato l'aggravante finanche quando «la somma presa in prestito ad usura sia destinata ad essere impiegata in un'attività imprenditoriale, anche se non direttamente svolta dal soggetto cui il prestito viene materialmente erogato» (Cass. II, n. 10795/2016).

La ratio dell'aggravante è infatti individuata dai giudici di legittimità nell'esigenza di offrire una tutela privilegiata ai soggetti che, ricorrendo più frequentemente al credito, sono maggiormente esposti alla criminalità usuraria ed alle infiltrazioni della criminalità organizzata nelle attività economiche lecite (Cass. II, n. 10795/2016).

Le medesime ragioni hanno condotto i giudici di legittimità a ritenere configurabile l'aggravante nell'ipotesi speculare in cui la persona offesa eserciti una delle attività protette ma il finanziamento corrisposto dietro la promessa o la dazione di interessi usurari non abbia alcuna attinenza con le predette attività (Cass. II, n. 31803/2018).

La Corte di Cassazione ha infatti ribadito, anche in relazione a siffatte ipotesi, che «la norma mira a tutelare in maniera particolare categorie più esposte con la conseguenza che l'aggravante scatta per il fatto stesso che la parte offesa esercita attività imprenditoriale, professionale o artigianale», in quanto «una diversa interpretazione rischierebbe di svalutare le esigenze, sottese alla norma, di protezione di categorie maggiormente esposte al rischio di usura» (Cass. II, n. 25328/2011).

3. Azioni processuali

Ulteriori attività difensive

Per la fattispecie in esame si possono esperire le seguenti ulteriori attività difensive: Memoria difensiva al pubblico ministero (art. 367); Richiesta di riesame di un'ordinanza che applica una misura coercitiva (art. 309); Appello contro un'ordinanza in materia cautelare (art. 310); Ricorso per cassazione contro ordinanze cautelari personali (art. 311); Richiesta di riesame di un'ordinanza che applica una misura cautelare reale (artt. 322 e 324); Appello contro un'ordinanza in materia cautelare reale (art. 322-bis); Ricorso per cassazione contro ordinanze cautelari reali (art. 325); Mandato per svolgere attività investigativa preventiva a seguito di un sequestro (artt. 96, 327-bis e art. 391-nonies); Conferimento incarico al consulente tecnico a svolgere investigazioni difensive (art. 327-bis); Memoria difensiva al pubblico ministero (art. 367); Richiesta di presentazione spontanea per rilasciare dichiarazioni (art. 374); Richiesta di documenti in possesso di privati (art. 391-bis); Memoria difensiva (art. 419, comma 2); Richiesta di giudizio abbreviato (art. 438, comma 1); Opposizione all'intervento di enti e associazioni rappresentativi (art. 95, comma 1); Richiesta di perizia (art. 220); Quesito in tema di accertamenti contabili (usura).

ProcedibilitàIl delitto di usura è sempre procedibile d'ufficio.

Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato)

Per il delitto di usura, nella sua forma non circostanziata, il termine-base di prescrizione è pari a dieci anni (cfr. art. 157 c.p.), aumentabile, in presenza del sopravvenire di eventi interruttivi, fino ad un massimo di dodici anni e sei mesi (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.).

Il termine prescrizionale risente dell'aumento di pena, fino alla metà, determinato dalle circostanze ad effetto speciale di cui al comma 5 dell'art. 644 c.p., con conseguente aumento del termine-base di prescrizione in quello di quindici anni e del relativo termine massimo in diciotto anni e nove mesi (cfr. artt. 160 e 161 c.p.).

In merito all'individuazione del dies a quo della prescrizione, l'art. 644-ter c.p. dispone che la prescrizione del reato di usura decorre dal giorno dell'ultima riscossione sia degli interessi che del capitale, con conseguente consumazione prolungata del reato in esame, che coincide con l'ultima dazione di danaro.

La Corte di Cassazione ha, al riguardo, precisato che il delitto debba intendersi perfezionato con la mera pattuizione degli interessi o vantaggi usurari, stante la previsione di una condotta alternativa (“si fa dare o promettere”) di cui al comma 1 dell'art. 644 c.p. (Cass. II, n. 11837/2003).

A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), per tutti i casi di usura costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione:

– del giudizio di appello entro il termine di due anni;

– del giudizio di cassazione entro il termine di un anno;

salva proroga per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare;

salva sospensione nei casi previsti dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p.;

salva diversa modulazione dei predetti termini in applicazione della normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021).

Misure precautelari e cautelari

Arresto e fermo

Con riguardo al delitto si usura, comunque circostanziato:

– è consentito l'arresto facoltativo in flagranza di reato (art. 380 c.p.p.);

– è consentito il fermo (art. 384 c.p.p.).

Misure cautelari personali

Il delitto di usura, punito con la pena detentiva della reclusione da due a dieci anni, consente l'applicazione di misure cautelari coercitive (artt. 281-286-bis c.p.p.), riservate ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a tre anni; in caso di delitto di usura è applicabile anche la misura della custodia cautelare in carcere, poiché l'art. 280, co. 2, c.p.p. consente l'applicazione della predetta misura ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni.

Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale

Competenza

Per il delitto di usura è competente per materia il tribunale (cfr. art. 6 c.p.p.), che decide in composizione collegiale (art. 33-bis, lett. c) c.p.p.).

Citazione a giudizio

Per il delitto di usura si procede con udienza preliminare.

Composizione del tribunale

Il processo per il delitto di usura si svolgerà sempre dinanzi al tribunale in composizione collegiale, ai sensi dell'art. 33-bis, lett. c), c.p.p.

4. Conclusioni

La disciplina delle circostanze aggravanti speciali previste dal legislatore per il delitto di usura mette in evidenza, da un lato, lo stretto rapporto tra la fattispecie in esame e il tessuto economico-imprenditoriale, spesso vittima delle condotte di usura; dall'altro, l'attenzione che il legislatore rivolge al fenomeno, con particolare riferimento alle condotte che si iscrivono nello svolgimento di un'attività professionale, sia che venga esercitata dal reo, sia che riguardi la vittima del reato.

L'effetto speciale, consistente nell'aumento della pena fino alla metà, che deriva dall'integrazione delle circostanze aggravanti di cui al comma 5 dell'art. 644 c.p. dimostra la severa posizione che lo Stato assume a fronte di condotte che rischiano di compromettere l'economia, travolgendo gli imprenditori, specie a fronte di condizioni generali avverse.

È stato tuttavia evidenziato che, a differenza di quanto accade con riferimento ad altre fattispecie penali contro il patrimonio, la disciplina vigente non assegna carattere privilegiato alle circostanze in esame.

Ne consegue la possibilità di bilanciamento, anche con le circostanze attenuanti generiche, con importanti conseguenze sulla cornice edittale e, per l'effetto, sul termine di prescrizione del reato.

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