La determinazione del tasso soglia usurario: successione penale

ANGELO SALERNO

1. Bussole di inquadramento

Il delitto di usura

La fattispecie di usura è stata oggetto di interventi di modifica nel passato, il più incisivo dei quali è avvenuto con legge 7 marzo 1996, n. 108, seguita dalla legge 5 dicembre 2005, n. 251, c.d. “ex Cirielli”, e, più di recente, sebbene indirettamente (in quanto intervenuto sul calcolo del tasso usurario) con il d.l. 13 maggio 2011, n. 70, convertito con modificazioni con l. 12 luglio 2011, n. 106.

L'art. 644 c.p., al comma 1, punisce chiunque si fa dare o promettere, sotto qualsiasi forma, per sé o per altri, interessi o altri vantaggi usurari, in corrispettivo di una prestazione di denaro o di altra utilità. Ai sensi del comma 2, è punito con la stessa pena altresì chi procura a taluno una somma di denaro od altra utilità, facendo dare o promettere, a sé o ad altri, un compenso usurario per la mediazione prestata.

La condotta criminosa, in quest'ultimo caso, consiste in quella dei soggetti che, anche solo in via di fatto, si adoperano per mettere in contatto vittima e finanziatore, facendosi dare o promettere, per l'opera di mediazione, un compenso usurario, fuori del concorso nella condotta di usura.

A seconda dell'oggetto della promessa o dazione da parte della vittima di usura ovvero del reo, si qualifica l'usura come pecuniaria, quando concerne appunto denaro, o come reale, quando abbia ad oggetto la prestazione di servizi o attività professionali ovvero beni mobili o immobili diversi dal denaro, rientrando nella nozione di “altra utilità” ovvero di “vantaggi”.

La natura usuraria degli interessi o vantaggi promessi o prestati dalla vittima, a seguito della novella del 1996, con legge n. 108, non è più rimessa esclusivamente ad una valutazione discrezionale del giudice, trovando invece un parametro oggettivo di riferimento ex lege nei casi di usura pecuniaria ad interessi.

Ai sensi dell'art. 644, comma 3, c.p. infatti, “la legge stabilisce il limite oltre il quale gli interessi sono sempre usurari”.

Tale limite è stabilito dall'art. 2 della legge n. 108/1996, che al comma 4 disponeva, fino al 2011, che «Il limite previsto dal terzo comma dell'articolo 644 del codice penale, oltre il quale gli interessi sono sempre usurari, è stabilito nel tasso medio risultante dall'ultima rilevazione pubblicata nella Gazzetta Ufficiale ai sensi del comma 1 relativamente alla categoria di operazioni in cui il credito è compreso, aumentato della metà».

Il comma 1 dell'art. 2 cit. prevede a propria volta che il Ministro del tesoro, sentiti la Banca d'Italia e l'Ufficio italiano dei cambi, rileva trimestralmente il tasso effettivo globale medio, c.d. T.E.G.M., comprensivo di commissioni, di remunerazioni a qualsiasi titolo e spese, escluse quelle per imposte e tasse, riferito ad anno, degli interessi praticati dalle banche e dagli intermediari finanziari, nel corso del trimestre precedente per operazioni della stessa natura. I valori medi derivanti da tale rilevazione sono quindi pubblicati senza ritardo sulla Gazzetta Ufficiale.

A seguito dell'intervento del decreto legge n. 70/2011, tuttavia, per stabilire il c.d. tasso soglia, oltre il quale gli interessi sono per legge usurari, occorre aumentare l'ultimo TEGM non più della metà ma “di un quarto”, aggiungendo quindi “un margine di ulteriori quattro punti percentuali” ma entro il limite di otto punti percentuali di aumento totale.

È dunque sempre e comunque usurario il tasso di interesse che superi il valore, così calcolato, nella parte relativa al tipo di operazione cui si riferisce il credito.

L'art. 644, comma 3, c.p. rinvia pertanto ad una fonte subordinata, di natura amministrativa, per l'esatta delimitazione di un elemento essenziale del reato, rispetto alla quale non si verifica però alcuna violazione del principio di riserva di legge, in quanto, come osservato dalla Corte di Cassazione, il procedimento di determinazione della soglia legale oltre la quale l'interesse è usurario è puntualmente disciplinato dal legislatore, cosicché al decreto ministeriale compete esclusivamente il compito di rilevare l'andamento dei tassi finanziari praticati per ciascuna operazione, senza alcun profilo di discrezionalità, se non strettamente tecnica (Cass. II, n. 20148/2002).

Ai fini della commissione del delitto di usura pecuniaria ad interessi, è dunque sufficiente che siano stati pattuiti tassi d'interesse superiori al limite legale, indipendentemente dalla prova dello stato di difficoltà in cui versi la vittima e dell'approfittamento delle predette condizioni ad opera dell'agente.

Qualora tra il soggetto agente e la vittima intercorra una complessità di rapporti economici, per l'individuazione della natura usuraria degli interessi occorre avere riguardo ai singoli episodi di finanziamento e quindi alle specifiche dazioni o promesse, non potendosi procedere al conteggio globale degli interessi dovuti in virtù della pluralità dei prestiti (Cass. II, n. 745/2005).

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
La modifica delle norme sulla determinazione del tasso usurario determina una successione penale in forma mediata?

Orientamento dominante della Corte di Cassazione

La modifica dei criteri di rilevazione del tasso di usura non ha comportato una successione mediata di norme penali nel tempo

La modifica sopra descritta delle norme che disciplinano il calcolo del tasso soglia, per effetto del decreto legge n. 70 del 2011, ha determinato un innalzamento della soglia usuraria per gli interessi inferiori al valore del 16% e un abbassamento della predetta soglia per le operazioni che in media pratichino interessi superiori a tale valore, con conseguente ampliamento, in questo caso, dell'area di rilevanza penale.

L'effetto, a seconda dei casi, favorevole o sfavorevole che ne è derivato ha dunque posto il problema di stabilire se si tratti di una modifica mediata della fattispecie penale, destinata ad essere assoggettata alle regole di cui all'art. 2 c.p.

È stato infatti osservato che le disposizioni degli artt. 2 e 4 della legge n. 108/1996, nel dettare i criteri di determinazione e di calcolo del tasso soglia usurario finiscono per contribuire alla descrizione della fattispecie penale, sicché una modifica di tali norme, pur non interessando direttamente il disposto dell'art. 644 c.p., non potrebbe che riverberare i propri effetti sulla fattispecie di usura, sebbene in forma mediata.

Tale impostazione non è stata tuttavia condivisa dalla Corte di Cassazione, che è pervenuta ad soluzione negativa, osservando che la norma in questione si limita a disciplinare il contenuto della fattispecie incriminatrice, con riferimento al valore del tasso limite, ma non svolge una funzione diretta a definire la portata di tale elemento normativo nella struttura del reato (Cass. II, n. 46669/2011).

Secondo i giudici di legittimità, infatti, «il principio di retroattività della norma favorevole, affermato dall'art. 2, comma 4, c.p., non si applica in caso di successione nel tempo di norme extra-penali integratrici del precetto penale che non incidano sulla struttura essenziale del reato, ma comportino esclusivamente una variazione del contenuto del precetto, delineando la portata del comando» (Cass. II, n. 46669/2011).

Ne consegue l'inidoneità della novella del 2011 a determinare alcun fenomeno di successione mediata di norme penali.

3. Azioni processuali

Ulteriori attività difensive

Per la fattispecie in esame si possono esperire le seguenti ulteriori attività difensive: Memoria difensiva al pubblico ministero (art. 367); Richiesta di riesame di un'ordinanza che applica una misura coercitiva (art. 309); Appello contro un'ordinanza in materia cautelare (art. 310); Ricorso per cassazione contro ordinanze cautelari personali (art. 311); Richiesta di riesame di un'ordinanza che applica una misura cautelare reale (artt. 322 e 324); Appello contro un'ordinanza in materia cautelare reale (art. 322-bis); Ricorso per cassazione contro ordinanze cautelari reali (art. 325); Mandato per svolgere attività investigativa preventiva a seguito di un sequestro (artt. 96, 327-bis e art. 391-nonies); Conferimento incarico al consulente tecnico a svolgere investigazioni difensive (art. 327-bis); Memoria difensiva al pubblico ministero (art. 367); Richiesta di presentazione spontanea per rilasciare dichiarazioni (art. 374); Richiesta di documenti in possesso di privati (art. 391-bis); Memoria difensiva (art. 419, comma 2); Richiesta di giudizio abbreviato (art. 438, comma 1); Opposizione all'intervento di enti e associazioni rappresentativi (art. 95, comma 1); Quesito in tema di accertamenti contabili (usura).

ProcedibilitàIl delitto di usura è sempre procedibile d'ufficio.

Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato)

Per il delitto di usura, nella sua forma non circostanziata, il termine-base di prescrizione è pari a dieci anni (cfr. art. 157 c.p.), aumentabile, in presenza del sopravvenire di eventi interruttivi, fino ad un massimo di dodici anni e sei mesi (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.).

Il termine prescrizionale risente dell'aumento di pena, fino alla metà, determinato dalle circostanze ad effetto speciale di cui al comma 5 dell'art. 644 c.p., con conseguente aumento del termine-base di prescrizione in quello di quindici anni e del relativo termine massimo in diciotto anni e nove mesi (cfr. artt. 160 e 161 c.p.).

In merito all'individuazione del dies a quo della prescrizione, l'art. 644-ter c.p. dispone che la prescrizione del reato di usura decorre dal giorno dell'ultima riscossione sia degli interessi che del capitale, con conseguente consumazione prolungata del reato in esame, che coincide con l'ultima dazione di danaro.

La Corte di Cassazione ha, al riguardo, precisato che il delitto debba intendersi perfezionato con la mera pattuizione degli interessi o vantaggi usurari, stante la previsione di una condotta alternativa (“si fa dare o promettere”) di cui al comma 1 dell'art. 644 c.p. (Cass. II, n. 11837/2003).

A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), per tutti i casi di usura costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione:

– del giudizio di appello entro il termine di due anni;

– del giudizio di cassazione entro il termine di un anno;

salva proroga per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare;

salva sospensione nei casi previsti dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p.;

salva diversa modulazione dei predetti termini in applicazione della normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021).

Misure precautelari e cautelari

Arresto e fermo

Con riguardo al delitto si usura, comunque circostanziato:

– è consentito l'arresto facoltativo in flagranza di reato (art. 380 c.p.p.);

– è consentito il fermo (art. 384 c.p.p.).

Misure cautelari personali

Il delitto di usura, punito con la pena detentiva della reclusione da due a dieci anni, consente l'applicazione di misure cautelari coercitive (artt. 281-286-bis c.p.p.), riservate ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a tre anni; in caso di delitto di usura è applicabile anche la misura della custodia cautelare in carcere, poiché l'art. 280, comma 2, c.p.p. consente l'applicazione della predetta misura ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni.

Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale

Competenza

Per il delitto di usura è competente per materia il tribunale (cfr. art. 6 c.p.p.), che decide in composizione collegiale (art. 33-bis, lett. c), c.p.p.).

Citazione a giudizio

Per il delitto di usura si procede con udienza preliminare.

Composizione del tribunale

Il processo per il delitto di usura si svolgerà sempre dinanzi al tribunale in composizione collegiale, ai sensi dell'art. 33-bis, lett. c), c.p.p.

4. Conclusioni

In relazione agli effetti della novella del 2011 sull'individuazione del tasso soglia oltre il quale gli interessi devono qualificarsi usurari, la Corte di Cassazione ha escluso che si sia in presenza di una forma mediata di successione penale, facendo applicazione del principio di diritto sancito dalle Sezioni Unite, secondo cui occorre verificare che la norma extrapenale svolga una funzione definitoria rispetto ad uno o più elementi costitutivi del reato (Cass. S.U., 2451/2008).

Si è tuttavia osservato che, nel caso di specie, alle norme dettate dagli artt. 2 ss. della legge 108/1996, interessate dalla novella, ben potrebbe assegnarsi tale funzione definitoria e quindi integratrice della fattispecie penale.

L'elemento normativo in questione, infatti, stante la sua natura tecnico-matematica, non può prescindere, per la sua definizione, dalle operazioni di calcolo legislativamente tipizzate. La stessa previsione legislativa di procedure di calcolo appare sintomatica dell'esigenza, strettamente penalistica, di rispettare il principio di riserva di legge.

Infatti, a differenza del tasso globale effettivo rilevato trimestralmente dal Ministero del tesoro, dato economico temporaneo contenuto in un atto del potere esecutivo, la disciplina dell'art. 2 della legge n. 108/1996 incide direttamente sulla individuazione del tasso limite ed è idonea a sortire effetti rilevanti sull'area delle condotte penalmente rilevanti. A parità di valori medi trimestrali, infatti, adoperare la vecchia formulazione dei criteri di calcolo rispetto alla nuova, conduce a risultati differenti, già evidenziati, sulla responsabilità penale del reo a fronte della medesima condotta.

Secondo una diversa impostazione, che non ha tuttavia trovato applicazione in giurisprudenza, le norme che disciplinano il calcolo del tasso usurario integrano dunque, ab externo, la fattispecie di usura, in quanto necessarie, al pari delle norme definitorie, a delinearne il precetto.

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