Deviazione delle acque e immutazione dello stato dei luoghi1. Bussole di inquadramentoLinee generali Il paradigma normativo di cui all'art. 632 c.p. è strutturato quale reato comune, come desumibile dall'utilizzo del termine chiunque per indicarne chi se ne renda protagonista. La norma prevede una duplice possibilità alternativa di realizzazione, visto che il reato de quo si può realizzare o mediante la deviazione di acque (restando in tal caso indifferente che si tratti di un corso d'acqua artificiale o naturale, di notevole o anche solo minima portata; ciò che invece rileva è che la condotta delinquenziale sottragga in maniera almeno apprezzabile le acque al godimento di chi ne abbia diritto), ovvero attraverso la modificazione dei luoghi (da intendersi nell'accezione di sensibile trasformazione della morfologia dei luoghi, ai quali si vada a conferire una configurazione o un aspetto che siano diversi rispetto a quelli originari). Non sussistono perplessità in ordine alla configurabilità del tentativo, con riferimento ad entrambe le forme di realizzazione del modello legale in commento. Il bene giuridico protetto dal modello legale ex art. 632 c.p. è rappresentato dall'integrità dell'altrui proprietà immobiliare e del possesso, nei confronti di qualsivoglia forma di aggressione che si risolva in una immutazione arbitraria dello stato dei luoghi; deriva da ciò che già il mero possesso costituisce titolo idoneo a giustificare la tutela penale, rispetto a illecite alterazioni dello stato dei luoghi, che siano potenzialmente atte a rendere incerta la posizione giuridica del soggetto che lo esercita, ovvero modificarne la possibilità di godimento (Cass. II, n. 12794/2020). Trattasi infine di fattispecie di reato a condotta libera, dal momento che tanto la deviazione delle acque, quanto la modificazione dello stato dei luoghi possono avvenire con ogni mezzo (si pensi allo scavo, alla modifica di argini, alla creazione di canali, etc.). La condotta può poi manifestarsi nella declinazione commissiva o omissiva. La figura tipica non resta integrata, nel caso di impossessamento o deviazione del flusso di acque piovane; le acque meteoriche sono infatti qualificabili quali res nullius, in quanto tali sottratte dall'area della tutela penale (Cass. II, n. 24503/2009). 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
In cosa si distinguono fra loro il reato di deviazione delle acque e il furto d'acqua?
Orientamento più risalente della Corte di Cassazione La giurisprudenza di legittimità ha ritenuto per lungo tempo configurabile un concorso di reati, fra le due figure tipiche exartt. 632 e 624 c.p., ossia fra la deviazione di un corso d'acqua e il furto dell'acqua stessa. Si riteneva infatti che la condotta di deviazione del corso di un fiume — laddove ovviamente tale condotta risultasse sorretta dalla finalità di ottenere, per sé o per altri, un ingiusto profitto — non risultasse conforme esclusivamente al modello legale ex art. 632 c.p., ma integrasse contestualmente la fattispecie delittuosa del furto continuato, avente quale oggetto materiale l'acqua che scorreva nel letto del fiume deviato. Tale impostazione derivava dalla considerazione dell'irrilevanza — in sede di demarcazione penalistica fra i concetti di cosa mobile e cosa immobile — del ricorso ai relativi principi civilistici; si reputava dunque maggiormente conforme all'analisi propriamente demandata al giudice penale, attenersi ad un mero richiamo alla condotta criminosa. Il diretto corollario di tale concezione era costituito dalla possibilità di considerare mobile — agli effetti della legge penale — ogni cosa che fosse comunque suscettibile di una attività di spossessamento (Cass. IV, n. 11008/1995). Orientamento più recente della Corte di Cassazione La linea interpretativa ormai adottata dalla Corte è però nel senso di ritenere non configurabile il concorso del reato di deviazione delle acque e immutazione dei luoghi, con il delitto di furto. Il reato di deviazione di acque implica infatti la totale sottrazione dell'acqua dalla sua naturale destinazione, in modo permanente o anche solo saltuario; tale paradigma normativo si distingue dal furto, che si realizza invece quando solo una porzione della massa d'acqua sia sottratta all'avente diritto. Cass. IV, n. 4832/2002 ha infatti chiarito come sussistano esclusivamente gli elementi costitutivi della fattispecie tipica ex art. 632 c.p., in presenza di una condotta che si sostanzi nella deviazione di una frazione o di una certa quantità di una massa di acque, la mobilizzazione di tale insieme mediante la separazione dal complesso originario e infine la sottrazione di tali acque al possessore. Ciò almeno allorquando non ricorra una modificazione sostanziale delle condizioni preesistenti del complesso idrico nella sua interezza. Cass. V, n. 48057/2009 ha altresì precisato come il delitto ex art. 632 c.p. postuli una sottrazione totale delle acque dalla sede e destinazione naturale, restando indifferente solo che tale sottrazione presenti una connotazione irregolare, discontinua, effimera oppure si manifesti con i connotati della irreversibilità e della definitività. Il furto si concretizza, al contrario, attraverso la sottrazione di una parte del complesso delle acque. Secondo Cass. IV, n. 15431/2005, avendo i corsi d'acqua ex lege la caratteristica dei beni immobili, essi possono divenire oggetto di furto, a patto però di venire smobilizzati, ossia almeno parzialmente distratti dal corso ordinario, a vantaggio di un agente che si possa in tal modo impossessare di un bene diventato cosa mobile. Applicazioni In ossequio a tali principi, Cass. IV, n. 12098/2018 ha ritenuto configurabile il delitto ex art. 632 c.p., nella condotta di realizzazione di scavi di vaste dimensioni e notevole profondità nel greto di un corso d'acqua. Trattasi infatti di azione che influisce sulla morfologia dei luoghi, comportando la necessità di una successiva attività di rimessione in pristino e contestualmente elide la possibilità di godimento del bene, risultando invece l'estrazione di beni dalle acque sottoposta a provvedimento autorizzatorio.
Domanda
Quale è il coefficiente psicologico richiesto dalla figura tipica ex art. 632 c.p.?
Orientamento dominante della Corte di Cassazione Trattasi di una figura delittuosa che — per ciò che attiene al versante psicologico — appare sorretta dal dolo specifico; occorre pertanto che sussistano nel soggetto agente tanto la coscienza e volontà di deviare il corso delle acque o immutare lo stato dei luoghi, ma anche il dolo specifico di trarre da ciò profitto per sé o altri. Cass. II, n. 43396/2003 ha però ulteriormente precisato come l'elemento soggettivo della previsione incriminatrice in esame si componga in primo luogo della natura volontaria del fatto intrinsecamente considerato. Da leggersi quale volontà di determinare una deviazione di acque pubbliche o private, ovvero una modificazione dello stato dei luoghi all'interno della proprietà altrui; occorre poi che il tutto sia sorretto dalla coscienza dell'illegittimità della condotta, così realizzandosi il dolo generico. La lettera della legge pretende poi ulteriormente l'esistenza dello scopo — da parte dell'autore della condotta — di ottenere per sé o altri un profitto ingiusto profitto, attraverso la stessa condotta di deviazione o di immutazione; tutto ciò tratteggia quindi anche la ricorrenza di un dolo specifico. Con orientamento in verità mai rivisitato, Cass. II, n. 5265/1976 aveva già precisato come — ai fini della configurabilità del coefficiente psicologico del delitto di deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi — fosse necessario il fine specifico di accaparrarsi un ingiusto profitto, anche se a vantaggio di altri e comunque con altrui danno. La norma non esige però che il soggetto che si renda protagonista di tale condotta consegua un effettivo vantaggio.
Domanda
Può il delitto in esame assumere i contorni del reato permanente?
Orientamento dominante della Corte di Cassazione La giurisprudenza di legittimità non dubita del fatto che il reato di deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi presenti una connotazione strutturale quale reato istantaneo. Tale fattispecie delittuosa giunge infatti a consumazione nel momento stesso in cui si realizzi la modifica dello stato dei luoghi. Trattasi però di un modello legale che può parimenti assumere anche la veste del reato permanente. Ciò accade nel caso in cui — affinché si protraggano nel tempo le conseguenze antigiuridiche della originaria modificazione abusiva dei luoghi — sussista la necessità del mantenimento di una condotta di tipo continuativo o ininterrotto, che sia riconducibile all'azione del soggetto agente (Cass. II, n. 17439/2019). Applicazioni In ossequio a tale principio di diritto, Cass. II, n. 37671/2014 ha ritenuto colpevole di tale delitto un soggetto che — al fine di conservare l'uso esclusivo di una scala di proprietà condominiale — non consentiva, in maniera del tutto abusiva, che gli altri aventi diritto potessero accedervi, chiudendo l'accesso alla scala servendosi di un cancello chiuso a chiave. 3. Azioni processualiUlteriori attività difensive Per la fattispecie in esame si possono esperire le seguenti ulteriori attività difensive: Memoria difensiva al pubblico ministero (art. 367); Richiesta di presentazione spontanea per rilasciare dichiarazioni (art. 374); Opposizione a decreto penale di condanna (art. 461); Istanza di sospensione del procedimento con messa alla prova (art. 464-bis, comma 1); Richiesta di giudizio abbreviato nei procedimenti a citazione diretta (art. 555). ProcedibilitàIl reato di deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi è generalmente procedibile a querela della persona offesa. Se la condotta di deviazione o immutazione veda invece quale oggetto materiale acque, terreni, fondi o edifici pubblici o destinati a uso pubblico, si procede invece d'ufficio a norma dell'art. 639-bis c.p. Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato) Per il delitto ex art. 632 c.p., la prescrizione è pari ad anni sei (cfr. art. 157 c.p.); tale termine può essere aumentato — in presenza di atti interruttivi — fino ad un massimo di anni sette e mesi sei (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.). A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), per tutti i casi di furto (semplice o aggravato) costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione: — del giudizio di appello entro il termine di due anni; — del giudizio di cassazione entro il termine di un anno; salva proroga per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare; salva sospensione nei casi previsti dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p.; salva diversa modulazione dei predetti termini in applicazione della normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021). Misure precautelari e cautelari Arresto e fermo Con riguardo al delitto ex art. 632 c.p.: — l'arresto in flagranza non è consentito; — il fermo non è previsto. Misure cautelari personali In relazione al delitto di deviazione delle acque e modificazione dello stato dei luoghi, non è consentita l'adozione di misure cautelari. Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale Competenza Per il reato ex art. 632 c.p. è competente il giudice di pace, a norma dell'art. 4, comma 1 d.lgs. n. 274/2000; al ricorrere di una delle ipotesi aggravate indicate dell'art. 4, comma 3 d.lgs. n. 274/2000, diviene competente per materia il tribunale (la norma riserva alla competenza del tribunale — fra gli altri — anche il delitto in commento, al ricorrere di una o più delle circostanze previste dagli artt. d.l. 15 dicembre 1979, n. 625, conv., con modif., in l. 6 febbraio 1980, n. 15, 7 d.l. 13 maggio 1991, n. 152, conv., con modif., in l. 12 luglio 1991, n. 203 e 3d.l. 26 aprile 1993, n. 122, conv., con modif., in l. 25 giugno 1993, n. 205). Il tribunale diviene competente anche in presenza delle circostanze dettate dall'art. 639 bis c.p. Citazione a giudizio Per le ipotesi di competenza del tribunale monocratico, si procede sempre mediante citazione diretta a giudizio del P.M., a norma dell'art. 550, comma 1 c.p.p. Composizione del tribunale Il dibattimento si svolgerà sempre dinanzi al tribunale in composizione monocratica, a norma degli artt. 33-bis e ter c.p. 4. ConclusioniTrattasi di una previsione incriminatrice che tende ad assicurare adeguata salvaguardia alla integrità della proprietà fondiaria e degli immobili statali, proteggendo l'inviolabilità di tali beni da condotte atte a turbarne il godimento o anche la fruizione collettiva. La disposizione in esame è ontologicamente scissa in due fattispecie fra loro ben distinte. La deviazione delle acque si sostanzia infatti nel mutamento arbitrario della condizione di possesso, nei confronti di acque di natura pubblica o privata. L'alterazione dello stato dei luoghi, all'interno della proprietà di terzi, si realizza mediante qualsiasi alterazione della cosa immobile altrui. Il modello legale in commento si distingue infine dalla fattispecie tipica dell'usurpazione ex art. 631 c.p., postulando quest'ultima i due requisiti dell'alterazione o rimozione dei termini ed il fine appropriativo in danno dell'altrui cosa immobile. |