Turbativa violenta del possesso di cose immobili: rapporti con il reato di violenza privata

ANGELO VALERIO LANNA

1. Bussole di inquadramento

Linee generali

Il modello legale di cui all'art. 634 c.p. è strutturato quale reato comune, come desumibile dall'utilizzo del termine chiunque per indicarne chi se ne renda protagonista; non può però divenirne autore il possessore del bene immobile.

Cass. II, n. 2308/1997 ha poi precisato come — nella materia concernente la turbativa del possesso di cose immobili, attuata attraverso violenza o minaccia — debbano ricomprendersi anche quelle situazioni possessorie che, al momento attuale, non presentino una natura clandestina e non siano connotate dalla vis e che presentino le caratteristiche delle servitù (siano esse apparenti o meno). La distinzione di stampo civilistico non può infatti essere direttamente traslata nel campo penalistico, posto che essa non rileva neppure nella sfera della tutela possessoria. Può in definitiva divenire soggetto passivo di tale reato qualunque soggetto in grado di vantare una situazione di possesso, in relazione ad un certo bene immobile.

Con riferimento al coefficiente psicologico, la norma richiede il mero dolo generico. Trattasi di un reato di mera condotta, non postulando la lettera della legge la verificazione di un evento. L'oggettività del fatto tipico si sostanzia nel disturbare l'altrui possesso di bene immobile, per cui l'eventuale danno materiale non rappresenta elemento costitutivo del reato.

La fattispecie incriminatrice giunge al perfezionamento nel momento in cui si concretizza l'attività di turbativa; trattandosi di reato eventualmente permanente, la consumazione coinciderà poi con la cessazione della condotta di turbativa. Non sussistono perplessità, in ordine alla configurabilità del tentativo.

Il bene giuridico protetto dal paradigma normativo ex art. 634 c.p. è rappresentato dalla tutela, che l'ordinamento reputa opportuno assicurare al possesso dei beni immobili.

Il riferimento alla turbativa deve qui esser letto secondo una accezione estremamente ampia. Sarà pertanto riconducibile sotto l'egida normativa di tale previsione tutta quella ampia gamma di condotte, che spaziano dal mero disturbo al vero e proprio spoglio; deve però trattarsi di condotte effettivamente dotate della attitudine ad arrecare turbativa al pacifico godimento del bene.

La lettera della disposizione codicistica in commento contiene però come incipit una clausola di riserva, rappresentata dal fatto che la condotta di turbamento non sia conforme alla diversa previsione dell'invasione di terreni o edifici di cui all'art. 633 c.p. Lo schema tipico ex art. 634 riveste pertanto una funzione residuale, rispetto a tale delitto e si applica, testualmente, “fuori dei casi indicati nell'articolo precedente.

L'ipotesi di cui al capoverso dell'art. 634 c.p.

Il secondo comma della norma in commento precisa come debba ipso facto considerarsi commessa con violenza o minaccia, la condotta di turbativa che veda la compartecipazione di un numero di coautori superiore a dieci.

Viene in tal modo a delinearsi — mediante una vera e propria finzione giuridica, basata sull'oggettiva attitudine a portare intimidazione, derivante dall'elevato numero dei soggetti coinvolti — una autonoma fattispecie delittuosa, di carattere necessariamente plurisoggettivo, come evincibile dall'essere immancabilmente richiesto il concorso di almeno dieci soggetti agenti. Le due fattispecie, peraltro equiparate tra loro quanto a cornice edittale, non configurano una ipotesi di concorso di reati.

Cass. II, n. 610/2017 ha sul punto spiegato come il secondo comma cristallizzi una precisa opzione del legislatore: la condotta di turbativa — allorquando risulti realizzata da almeno dieci soggetti — riveste già i crismi classici di una natura intrinsecamente violenta o minacciosa; essa integra pertanto il reato de quo, anche in assenza di atti materialmente percepibili come violenti o minacciosi.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Può rendersi autore del reato di turbativa violenta del possesso di bene immobile uno dei compossessori del bene stesso?

Orientamento dominante della Corte di Cassazione

I Giudici di legittimità hanno chiarito come la figura tipica in esame non postuli l'esistenza di una pregressa situazione di possesso esclusivo sul bene immobile che diviene poi oggetto materiale dell'azione aggressiva o violenta. Deriva da tale impostazione concettuale il fatto che anche la turbativa violenta dell'altrui possesso di un immobile, realizzata ad opera di uno dei compossessori dello stesso bene, dovrà reputarsi pienamente conforme allo schema tipico (Cass. II, n. 610/2017, sopra già citata; nello stesso senso si è espressa Cass. II, n. 610/2018).

Domanda
Possono tra loro concorrere i reati di turbativa violenta o minacciosa del possesso di cose immobili e quello di violenza privata?

Orientamento dominante della Corte di Cassazione

Con insegnamento molto risalente, ma in verità mai neppur minimamente rivisitato, i Giudici di legittimità ritengono che la fattispecie incriminatrice in commento possa concorrere con il delitto di cui all'art. 610 c.p.

Secondo Cass. II, n. 907/1967, il delitto di violenza privata presenta infatti — sotto il profilo strutturale — una natura generica e sussidiaria. Il concorso fra le due figure tipiche si fonda però su un requisito fondamentale: la condotta violenta o minacciosa deve essere adoperata anche al fine di arrecare una forma di coercizione alla libertà ed alla capacità di libera autodeterminazione del soggetto passivo, ma in un ambito che esula da quello strettamente attinente alla turbativa arrecata al pacifico possesso di un bene immobile.

3. Azioni processuali

Ulteriori attività difensive

Per la fattispecie in esame si possono esperire le seguenti ulteriori attività difensive: Memoria difensiva al pubblico ministero (art. 367); Richiesta di presentazione spontanea per rilasciare dichiarazioni (art. 374); Opposizione a decreto penale di condanna (art. 461); Istanza di sospensione del procedimento con messa alla prova (art. 464-bis, comma 1); Richiesta di giudizio abbreviato nei procedimenti a citazione diretta (art. 555).

Procedibilità

Il reato di turbativa violenta del possesso di cose immobili è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa da € 103,00 a € 309,00 e tale pena è aumentata, nel caso in cui il fatto venga commesso da soggetto sottoposto a misure di prevenzione (art. 71 d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159, che ha sostituito l'art. 7 comma 1 l. 31 maggio 1965, n. 575); per tale fattispecie tipica, prima della Riforma Cartabia, si procedeva d'ufficio.

A seguito della l. 27 settembre 2021 n. 134, (“Delega al governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari”), è stato emanato il d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 159 (“Attuazione della legge 27 settembre 2021, n. 134”), che ha fra l'altro novellato il Libro II del codice penale. La c.d. “Riforma Cartabia” quindi [art. 2, comma 1, lett. m), nn. 1) e 2) d.lgs. n. 150 del 2022, in vigore – secondo quanto stabilito dal d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, convertito in l. 30 dicembre 2022, n. 199 - a far data dal 30 dicembre 2022], ha dunque interpolato la lettera dell'art. 634 c.p., inserendovi la procedibilità a querela della persona offesa.

Tale modello legale è infatti ormai restato procedibile d'ufficio solo laddove la persona offesa risulti incapace, a causa dell'età o in ragione di uno stato di infermità.

Secondo quanto stabilito dalle disposizioni transitorie ad hoc di cui all'art. 85, comma 1, d.lgs. n. 150/2022 e da quelle introdotte dalla l. n. 199/2022 (sostituendo nel corpo del predetto art. 85 il comma 2 ed introducendovi, inoltre, i nuovi commi 2-bis e 2-ter), le predette modifiche, immediatamente operanti per i reati commessi a partire dal 30/12/2022, data di vigenza della novella, opereranno, per i reati commessi fino al 29/12/2022 divenuti procedibili a querela di parte in forza delle nuove disposizioni, nei termini di seguito indicati:

A) nei casi in cui non pende il procedimento penale:

- se il soggetto legittimato a proporre querela ha avuto in precedenza notizia “del fatto costituente reato”, il termine per proporre querela (di mesi tre, ex art. 124 c.p., non toccato dall'intervento novellatore) decorre dal 30/12/2022, data di entrata in vigore della novella e scade, pertanto, il 30/03/2023;

- in forza della predetta disposizione, letta a contrario, se il soggetto legittimato a proporre querela non ha avuto in precedenza notizia “del fatto costituente reato”, il medesimo termine per proporre querela decorre, secondo la disciplina ordinaria, in parte qua non modificata, dal momento in cui ne abbia avuto conoscenza;

B) nei casi in cui pende il procedimento penale:

- avendo il soggetto legittimato a proporre querela necessariamente avuto in precedenza notizia “del fatto costituente reato”, il termine trimestrale per proporre querela decorre dal 30/12/2022, data di entrata in vigore della novella e scade il 30/03/2023: diversamente rispetto a quanto previsto dall'originario comma 2 della disposizione, nessun onere di informare la p.o. di tale facoltà incombe sul giudice procedente, presumendosi, pertanto, che la p.o. debba avere conoscenza della novella.

Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato)

Per il delitto ex art. 634 c.p., la prescrizione è pari ad anni sei (cfr. art. 157 c.p.); tale termine può essere aumentato — in presenza di atti interruttivi — fino ad un massimo di anni sette e mesi sei (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.).

A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), per tutti i casi di furto (semplice o aggravato) costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione:

— del giudizio di appello entro il termine di due anni;

— del giudizio di cassazione entro il termine di un anno;

salva proroga per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare;

salva sospensione nei casi previsti dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p.;

salva diversa modulazione dei predetti termini in applicazione della normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021).

Misure precautelari e cautelari

Arresto e fermo

Con riguardo al delitto ex art. 634 c.p.:

— l'arresto in flagranza non è consentito;

— il fermo non è previsto.

Misure cautelari personali

In relazione al delitto di turbativa violenta del possesso di cose immobili, non è possibile l'adozione di misure cautelari.

Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale

Competenza

Per il reato ex art. 634 c.p. è competente il tribunale.

Citazione a giudizio

Si procede sempre mediante citazione diretta a giudizio del P.M., a norma dell'art. 550, comma 1 c.p.p.

Composizione del tribunale

Il dibattimento si svolgerà sempre dinanzi al tribunale in composizione monocratica, a norma degli artt. 33-bis e ter c.p.

4. Conclusioni

Trattasi di una previsione incriminatrice in verità di non vasta applicazione, nella recente giurisprudenza. L'elemento materiale della fattispecie tipica si sostanzia nel fatto di turbare — con violenza alla persona, ovvero con minaccia — l'altrui pacifico possesso di bene immobile. Il secondo comma della figura tipica stabilisce poi una equipollenza, fra la condotta che presenta i crismi della violenza o della minaccia e il fatto che venga realizzato da un numero di soggetti superiore a dieci, pur in assenza di atti aggressivi.

È applicabile a tale figura delittuosa l'aggravante a effetto speciale ex art. 71 d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159; la pena edittale — ordinariamente fissata nella reclusione fino a due anni e, all'indomani dell'intervento dell'art. 113, l. 24 novembre 1981, n. 689 — nella multa da € 103,00 a € 309,00 — viene aumentata da un terzo alla metà, allorquando il fatto venga posto in essere “... da persona sottoposta con provvedimento definitivo ad una misura di prevenzione personale durante il periodo previsto di applicazione e sino a tre anni dal momento in cui ne è cessata l'esecuzione”.

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