Furto in abitazione e rapporti con i delitti di violazione di domicilio e rapina

MATTEO LANNA

1. Bussole di inquadramento

Linee generali

La legge 26 marzo 2001, n. 128 ha introdotto l'art. 624-bis c.p., all'interno del quale è stato sostanzialmente trasfuso il contenuto dei numeri 1 e 3 dell'art. 625 c.p. L'attuale art. 624-bis c.p. incrimina dunque i delitti di furto in abitazione e di furto con strappo. L'intervento riformatore operato a inizio millennio ha modificato l'essenza di tali previsioni normative: il furto in abitazione e il furto con strappo non costituiscono più fattispecie circostanziali, bensì titoli autonomi di reato (in argomento cfr. giurisprudenza citata nella Casistica “La procedibilità a querela per i furti nella riforma Cartabia: problemi di diritto intertemporale”).

Ne discende ovviamente l'esenzione rispetto al giudizio di bilanciamento.

Depongono inequivocabilmente in tal senso il criterio topografico, il criterio del trattamento sanzionatorio, il criterio del nomen iuris, il criterio teleologico, il criterio della ridescrizione del fatto e il criterio della voluntas legis.

La qualificazione del delitto di furto in abitazione come autonoma fattispecie di reato si spiega, in primo luogo, alla stregua di considerazioni di pura politica giudiziaria. La particolare attenzione mediatica, da qualche anno dedicata al tema, ha indotto il legislatore alla configurazione dello stesso come autonoma fattispecie di reato.

È del resto opportuno sottolineare come numerosi interventi riformatori si siano orientati in questo senso. Le modifiche inerenti alla legittima difesa domiciliare e al furto in abitazione palesano infatti una specifica direzione: la consacrazione della c.d. high castle doctrine attraverso una forte reazione penale nei confronti dei fatti intrusivi nella dimora privata altrui.

In tal senso depone anche l'introduzione del quarto comma dell'art. 624-bis c.p. ad opera della c.d. legge Orlando [si veda l'art. 1, co. 6 lett. c) legge 23 giugno 2017, n. 103, con decorrenza 3 agosto 2017]. Siffatta disposizione normativa prevede una blindatura delle circostanze: salvo che per le circostanze della minore età e quelle attenuanti di cui all'art. 625-bis c.p., le circostanze attenuanti non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti nel giudizio di bilanciamento, rispetto alle aggravanti di cui all'art. 625 c.p.

Una conferma ulteriore di questo atteggiamento repressivo del legislatore si può cogliere nell'incremento del minimo edittale (da tre a quattro anni) operata con la legge 26 aprile 2019, n. 36 (recante “Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa”).

Tutti gli interventi riformatori protendono ad incrementare la sicurezza domestica. L'odiosità di siffatti crimini si coglie infatti nella ritenuta maggiore pericolosità, di un soggetto che per commettere un delitto si introduca nella privata dimora altrui.

Struttura del reato di cui all'art. 624-bis c.p.

L'art. 624-bis c.p. ha tipizzato la condotta furtiva che venga posta in essere mediante introduzione in un edificio, ovvero in altro luogo destinato in tutto o in parte a privata dimora o nelle pertinenze di esso.

Trattasi di reato comune e plurioffensivo (ciò in quanto la norma incriminatrice mira a tutelare, ad un tempo, i beni giuridici del patrimonio e della libertà di domicilio).

Il furto in abitazione è un reato a dolo specifico: la finalità perseguita è quella di trarre profitto dall'impossessamento della cosa, accompagnato dalla coscienza e dalla volontà di introdursi nella privata dimora altrui.

L'art. 624-bis c.p. costruisce il delitto di furto in abitazione come reato complesso, risultante dalla combinazione dei delitti di furto e di violazione di domicilio.

È opportuno sottolineare come nella trasposizione del precedente contenuto dell'art. 625, comma 1, c.p. all'interno dell'attuale formulazione dell'art. 624-bis, comma 2, c.p. il legislatore abbia sostituito al termine “abitazione” il lemma “dimora”. Non vi è infatti perfetta sovrapponibilità tra i concetti di abitazione e privata dimora da un lato e il concetto di domicilio dall'altro.

Si ritiene che sia domicilio l'abitazione altrui, nonché ogni altro luogo deputato alla privata dimora e infine le appartenenze di tali siti.

Applicazioni

La Cass. S.U., n. 31345/2017 ha chiarito come – perché possa reputarsi integrata la figura tipica di cui all'art. 624-bis c.p. – debbano esser ricondotti alla nozione di privata dimora solo quei luoghi all'interno dei quali vengano espletati, in maniera non episodica, i comuni atti della vita privata. Luoghi che non devono essere quindi aperti al pubblico e nel quale non deve essere consentito l'ingresso a terzi, in assenza di consenso dell'avente diritto, includendo in tale accezione anche i luoghi specificamente deputati allo svolgimento di attività lavorativa o professionale.

Enunciando tale principio di diritto, la Corte ha escluso la configurabilità dell'ipotesi di cui all'art. 624-bis c.p., con riferimento ad un furto perpetrato in un ristorante durante l'orario di chiusura.

Cass. V, n. 27326/2021 ha poi fornito anche la nozione di pertinenza di un luogo deputato alla privata dimora, definendola come l'immobile atto ad apportare una immediata utilità di tipo economico, ovvero a svolgere una funzione strumentale rispetto al bene principale; la pertinenza viene quindi a espletare – rispetto al bene principale – una funzione di servizio o ornamento, anche in ragione della stretta posizione di contiguità che deve legare fra loro i due beni.

Il rapporto con le figure tipiche della violazione di domicilio e della rapina

La libertà di domicilio è una libertà costituzionalmente tutelata: “il domicilio è inviolabileex art. 14 Cost. Il domicilio è tutelato non in sé, quanto piuttosto come proiezione nello spazio materiale della persona. Si coglie cioè una sorta di funzionalizzazione del bene del domicilio, al soddisfacimento delle esigenze di vita del singolo.

Sicché, è certamente agevole comprendere lo stretto legame intercorrente tra la fattispecie di furto cui all'art. 624-bis c.p. e il reato di violazione di domicilio ex art. 614 c.p. La condotta incriminata contempla sia il comportamento di colui il quale si introduca clandestinamente nel domicilio altrui, sia il comportamento del soggetto che – legittimamente ammesso in tale domicilio – vi si trattenga contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo. Difatti, tra le attribuzioni classiche della libertà di domicilio rientrano i cc.dd. ius admittendi e ius excludendi.

Come detto poc'anzi, il delitto di violazione di domicilio costituisce un elemento costitutivo del reato complesso di furto in abitazione. Ovviamente, siffatta lettura esclude un concorso formale tra i due reati. Si ritiene però che il concorso tra i reati di cui agli artt. 614 e 624-bis c.p. sia ammissibile qualora un soggetto, introdottosi in un dato domicilio invito domino, in un momento successivo vi commetta un furto.

La giurisprudenza ritiene dunque che debba cogliersi un nesso finalistico, tra l'introduzione dell'abitazione e la condotta sottrattiva (Cass. IV, n. 18792/2019). Siffatta lettura giurisprudenziale giunge quindi alla conclusione dell'insufficienza di un mero collegamento occasionale: l'ingresso nell'abitazione deve essere finalisticamente proteso proprio all'impossessamento della cosa mobile altrui.

Il delitto di rapina rappresenta infine un possibile sviluppo sia del delitto di furto che, per quel che più ora interessa, del delitto di furto in abitazione.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Ai fini della configurabilità della figura tipica ex art. 624-bis c.p., è sufficiente o meno il fatto che l'azione furtiva si compia in luoghi nei quali si svolgano non occasionalmente atti della vita privata?

Orientamento dominante della Corte di Cassazione

I Giudici di legittimità hanno chiarito come – in materia di furto ex art. 624-bis c.p. – occorra che la condotta tipica del furto si realizzi all'interno di un luogo che presenti le connotazioni proprie dell'abitazione, oppure nel quale comunque si pongano in essere atti rientranti nella vita privata, in maniera riservata e con inibizione di ingresso a terzi. Non basta però, a tal fine, che si tratti meramente di luoghi in cui si espletino in modo non occasionale atti della vita privata (Cass. IV, n. 32245/2018).

Applicazioni

Aderendo a tale impostazione concettuale, Cass. V, n. 53200/2018 ha escluso di poter ricondurre alla nozione di luogo di privata dimora, la camera destinata alla degenza all'interno di un ospedale; deriva da ciò che un eventuale furto perpetrato in tale luogo rientrerà sotto l'egida normativa dell'art. 624 c.p., piuttosto che nell'alveo previsionale dell'art. 624-bis c.p.

Cass. V, n. 51113/2017 ha ritenuto non configurabile il delitto ex art. 624-bis c.p., in presenza di una condotta di impossessamento perpetrata nel corridoio di un istituto scolastico.

Secondo Cass. V, n. 11744/2020, non è ravvisabile il furto di cui all'art. 624-bis c.p., nella condotta di chi si impossessi di beni mobili entrando indebitamente nella segreteria di un circolo sportivo. Questo è infatti un luogo nel quale si viene ammessi previo versamento di quote, oppure dopo l'adesione a manifestazioni da parte dei soci; il tutto quindi non corrisponde al concetto di atti inerenti alla vita privata.

Domanda
Può configurarsi l'aggravante ex art. 628, comma 3, n. 3-bis c.p., in presenza di una azione violenta o intimidatoria perpetrata all'esterno di un luogo di privata dimora, allorquando però il consequenziale impossessamento di beni si verifichi all'interno di questo?

Orientamento dominante della Corte di Cassazione

Il Supremo Collegio reputa sussistente l'aggravante tipizzata dall'art. 628, comma 3, n. 3-bis c.p., al ricorrere di un impossessamento di beni altrui che venga realizzato all'interno di un luogo di privata dimora, ma che sia conseguente ad una azione violenta e minacciosa che abbia avuto luogo all'esterno di tale luogo. La ratio della configurabilità dell'aggravante risiede infatti, in tal caso, nel fatto che essa rampolla dall'esigenza – particolarmente avvertita dal legislatore – di apprestare una tutela quanto più possibile efficace al domicilio.

Applicazioni

Cass. II, n. 26262/2016 – muovendosi su tale direttrice interpretativa e pronunciandosi in un processo inerente ad una rapina impropria – ha ritenuto integrata la suddetta forma di manifestazione, in un caso in cui il soggetto attivo, una volta entrato in una abitazione altrui ed essersi impadronito di beni di valore, aveva poi – una volta sulla pubblica via – spintonato una persona che aveva provato a bloccarne la fuga.

Cass. II, n. 30419/2016 ha precisato come – in tema di rapina circostanziata ex art. 628, co. 3, n. 3-bis c.p., rappresenti luogo di privata dimora qualsivoglia luogo nel quale ad un soggetto autorizzato a restarvi sia riconosciuto uno ius exludendi alios, tale da escludere concretamente possibili ingerenze di terzi ed a preservare il diritto alla riservatezza. Applicando tale principio di diritto, i Giudici di legittimità hanno ritenuto non configurabile la suddetta circostanza, in presenza di fatti di rapina perpetrati in banca, nei locali deputati ad accogliere la clientela e in orari di apertura al pubblico.

Domanda
Si verifica o meno assorbimento, fra i delitti di violazione di domicilio e di furto in abitazione?

Orientamento dominante della Corte di Cassazione

Il Supremo Collegio – con insegnamento risalente ma mai rivisitato – ha ritenuto verificarsi un meccanismo di assorbimento della violazione di domicilio, all'interno della figura tipica complessa del furto aggravato ex art. 625, n. 1 c.p. (furto circostanziato in seguito trasfuso, come detto, nel titolo autonomo di reato ex art. 624-bis c.p.).

Con riferimento poi alla specifica volontà di perpetrare un furto – intenzione che connota la figura tipica ex art. 624-bis c.p. e che ne segna la linea di demarcazione, rispetto al mero atto di entrare indebitamente nella dimora di terzi per fini diversi – deve in primo luogo valutarsi il fatto che l'ingresso clandestino nell'altrui privata dimora difficilmente può presupporsi esser compiuta senza scopi specifici; trattasi infatti di una azione invasiva che – già sotto il profilo logico e secondo la comune esperienza giudiziaria – non può che apparire logicamente finalizzata ad uno scopo preciso. Dovranno poi ovviamente prendersi in considerazione tutte le condizioni di contesto; dovrà infine essere adeguatamente soppesata anche la attendibilità delle eventuali tesi a discolpa fornite dal soggetto attivo.

Applicazioni

Cass. II, n. 653/1969 ha chiarito come si verifichi assorbimento della condotta violativa dell'altrui domicilio, nel reato complesso del furto mediante introduzione in un luogo di privata dimora; ciò avviene però esclusivamente allorquando l'agente entri nella dimora della persona offesa con lo specifico proposito di perpetrare un furto, all'interno di tale luogo. Esula invece da tale meccanismo di assorbimento – ben potendosi pertanto configurare un concorso fra le due figura tipiche – il caso in cui l'abusiva introduzione appaia originata e sorretta da fini del tutto differenti, rispetto al proposito di appropriarsi di beni o valori.

Nel caso concreto, il soggetto attivo aveva fatto ingresso nell'abitazione altrui – violando l'espressa inibizione del titolare dello ius excludendi alios – al fine di congiungersi sessualmente con una donna; era poi restato all'interno dell'abitazione, con il proposito di impossessarsi di beni che ivi erano allocati.

Domanda
Si verifica o meno assorbimento fra i delitti di violazione di domicilio e di rapina? 

Orientamento risalente della Corte di Cassazione

Può riscontrarsi una prima linea interpretativa, che risale ad epoca antecedente rispetto ai successivi interventi normativi, che hanno conformato la veste attualmente assunta dall'art. 628 comma 3 n. 3-bis c.p. [sarebbe a dire, un orientamento che – sotto il profilo temporale – si colloca prima dei successivi interventi legislativi, operati dall'art. 3, comma 27, lett. a) L. 15 luglio 2009, n. 34 e dall'art. 7 co. 2, lett. a) D.L. 14 agosto 2013, n. 93, conv. con mod. in L. 15 ottobre 2013, n. 119].

Stando a tale impostazione, il delitto di violazione di domicilio risulterebbe assorbito soltanto nel furto circostanziato ex art. 625 n. 1 c.p., ma non nella figura tipica della rapina; di tale modello legale, infatti, il furto è parte quale elemento che compone la struttura complessa del reato, non essendo però qualificato da alcuna forma aggravata (in questo senso, si veda Cass. II, n. 7089/1988).

Orientamento dominante della Corte di Cassazione

Stando invece all'orientamento ormai concorde dei Giudici di legittimità, allorquando una rapina venga posta in essere all'interno di un edificio, ovvero di altro luogo comunque stabilmente deputato alla privata dimora, viene ad essere integrato – all'indomani della tipizzazione dell'art. 628 comma 3 n. 3-bis c.p. – un modello legale che può esser definito – quanto alla struttura – un reato complesso. In questo si verifica quindi il fenomeno dell'assorbimento del delitto di violazione di domicilio; quest'ultimo rappresenta infatti un reato-mezzo, avvinto al paradigma normativo della rapina da una relazione di strumentalità (il principio di diritto è leggibile in Cass. II, n. 17147/2018; nello stesso senso si era espressa Cass. II, n. 40382/2014).

3. Azioni processuali

Ulteriori attività difensive

Per la fattispecie in esame si possono esperire le seguenti ulteriori attività difensive: Richiesta di riesame di un'ordinanza che applica una misura coercitiva (art. 309); Ricorso per cassazione contro ordinanze cautelari personali (art. 311); Memoria difensiva al pubblico ministero (art. 367); Richiesta di presentazione spontanea per rilasciare dichiarazioni (art. 374); Memoria difensiva (art. 419, comma 2); Richiesta di giudizio abbreviato (art. 438, comma 1).

Procedibilità

Il reato ex art. 624-bis c.p. è procedibile d'ufficio.

Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato)

Per il reato di cui all'art. 624-bis primo comma c.p. – punito con la pena della reclusione da quattro a sette anni e con la multa da € 927 a € 1.500,00, all'indomani dell'inasprimento sanzionatorio operato dalla L. 23 giugno 2017, n. 103, con decorrenza 3 agosto 2017 – la prescrizione ordinaria è pari ad anni sette (cfr. art. 157 c.p.); tale termine può essere aumentato – in presenza di atti interruttivi – fino ad un massimo di anni otto e mesi nove (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.). Il secondo comma della norma descrive la presenza di circostanze aggravanti ad effetto speciale, richiamando quelle di cui al primo comma dell'art. 625 c.p., ovvero una o più di quelle dettate dall'art. 61 c.p.; in tali casi, vi sarà una previsione sanzionatoria che spazia da cinque a dieci anni di reclusione e da 1.000,00 a 2.500,00 euro; consequenzialmente, si avrà una prescrizione ordinaria corrispondente ad anni dieci e un termine massimo di prescrizione pari ad anni dodici e mesi sei.

A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione:

– del giudizio di appello entro il termine di due anni;

– del giudizio di cassazione entro il termine di un anno;

salva proroga per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare;

salva sospensione nei casi previsti dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p.;

salva diversa modulazione dei predetti termini in applicazione della normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021).

Misure precautelari e cautelari

Arresto e fermo

Con riguardo al reato di furto in abitazione, sia esso semplice o aggravato:

– l'arresto in flagranza è previsto come obbligatorio, a norma dell'art. 380 co. 2 lett. e-bis) c.p.p, salvo che ricorra la circostanza attenuante tipizzata dall'art. 62 n. 4 c.p.

– il fermo è consentito.

Misure cautelari personali

È consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali.

Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale

Competenza

In tutti i casi di furto è competente per materia il tribunale (cfr. art. 6 c.p.p.), che decide in composizione monocratica (cfr. artt. 33-bis e 33-ter c.p.p.).

Citazione a giudizio

Vi è stato un lungo ed aspro dibattito, relativamente alle forme di instaurazione del giudizio ordinario, in riferimento alla fattispecie delittuosa in commento. La Suprema Corte è stata sempre orientata, in maniera concorde, nel ritenere che tale instaurazione debba avvenire per il tramite della citazione diretta. Ciò in ragione del fatto che il mancato inserimento dell'art. 624-bis nella elencazione di quei reati, in ordine ai quali l'art. 550 c.p.p. prevede la citazione diretta a giudizio, è stato sempre considerato alla stregua di un difetto di coordinamento fra norme. Un mancato adeguamento che appare comunque facilmente superabile in sede di interpretazione, valorizzando invece il dato testuale rappresentato dall'inserimento – nel suddetto elenco – dell'art. 625 c.p.

Composizione del tribunale

Il dibattimento per il reato di cui all'art. 624-bis c.p. si svolgerà sempre dinanzi al tribunale in composizione monocratica, a norma degli artt. 33-bis e ter c.p.

4. Conclusioni

Risulta ormai definitivamente chiarito – in ragione dell'intervento della sopra citata sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione – come il concetto di privata dimora ricomprenda i luoghi che – sebben deputati anche all'espletamento di attività professionali – sono però destinati al compimento, non occasionale, di atti comunemente rientranti nella sfera della vita privata, essendo inoltre interdetti al libero ingresso di soggetti terzi privi di autorizzazione.

L'elemento psicologico che sorregge l'introduzione è poi rappresentato dal dolo; a tal fine, basta che il soggetto attivo comprenda la natura di luogo di privata dimora del sito in cui si introduce, non postulando la norma anche l'eventuale presenza di persone in tale luogo e nemmeno la conoscenza di tale fatto in capo all'agente (così Cass. II, n. 15639/2022).

In assenza di fini ulteriori che sorreggano l'introduzione nel luogo di privata dimora altrui, si verifica infine assorbimento della violazione di domicilio, secondo i casi, nel reato di furto in abitazione e in quello di rapina aggravata dalla relativa forma di manifestazione.

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