Estorsione commessa col mezzo del telefono

SERGIO BELTRANI

1. Bussole di inquadramento

Sono molto frequenti i casi di estorsione (art. 629 c.p.) nei quali il soggetto agente cerca di procurarsi un ingiusto profitto tormentando la vittima con una serie di telefonate minatorie.

Secondo la giurisprudenza tradizionale, anche se le telefonate minatorie sono ricevute da una persona diversa dal destinatario, è configurabile il tentativo di estorsione, in quanto tale circostanza impeditiva dell'evento, essendo successiva all'azione, non esclude il requisito dell'idoneità della condotta, che deve valutarsi con riferimento al momento in cui gli atti compiuti furono posti in essere (Cass. II, n. 6918/1973; Cass. II, n. 29646/2014); a tal fine, è stato ritenuto privo di rilievo anche il fatto che la minaccia telefonica abbia di fatto prodotto un effettivo turbamento del soggetto passivo, oppure no (Cass. II, n. 3330/1979).

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
A quali condizioni può essere integrata, in caso di estorsione perpetrata con il mezzo del telefono, la circostanza aggravante delle “più persone riunite”?

Orientamento meno recente

Occorre la presenza simultanea di più correi al momento e sul luogo del delitto

La giurisprudenza meno recente riteneva che l'aggravante delle più persone riunite (art. 628, comma terzo, n. 1, c.p., richiamato dall'art. 629, comma secondo, c.p.) nel reato di estorsione è ravvisabile solo allorché vi sia la presenza simultanea di più correi nel momento e sul luogo del delitto, e conseguentemente che essa non sia configurabile allorché il reato sia stato commesso mediante telefonate fatte da singole persone in tempi successivi (Cass. II, n. 6662/1981).

Si è, in proposito, precisato che, quando si tratta di azione intimidatrice indiretta, come quella compiuta con il mezzo della telefonata minatoria, il contemporaneo impegno occulto di più persone non ha modo di estrinsecare una capacità intimidatoria maggiore di quanto non possa derivare dalla semplice consapevolezza della partecipazione, anche soltanto morale e non operativa, di più persone al progetto criminoso considerato nella sua globalità: questo rilievo confermerebbe che va esclusa in tale ipotesi l'aggravante delle “più persone riunite” (Cass. II, n. 3717/1988).

L'orientamento successivo, e contrario

Un contrario orientamento giurisprudenziale ha successivamente ritenuto, in riferimento al delitto di estorsione, che ricorre la circostanza aggravante dell'essere la minaccia commessa da più persone riunite, se la persona offesa riceve le minacce per mezzo di una comunicazione telefonica, percependo che l'autore della comunicazione manifesta le intenzioni minacciose non solo sue, ma di più persone, di cui si rende portavoce (Cass. II, n. 40108/2006; Cass. II, n. 16657/2008; Cass. VI, n. 197/2012).

L'orientamento delle Sezioni Unite

Le Sezioni Unite (Cass. S.U.n. 21837/2012), intervenute a comporre il contrasto, hanno aderito all'orientamento più risalente; hanno, infatti, condivisibilmente ritenuto, con espresso riferimento al caso che qui ricorre di c.d. estorsione c.d. “mediata”, ovvero perpetrata attraverso la formulazione di minacce a mezzo del telefono (ma il principio vale anche per le minacce formulate per lettera o per e-mail), che «l'aggravante delle più persone riunite sarà ravvisabile nel caso in cui la lettera sia firmata da due o più persone o se alla telefonata minatoria partecipino più persone, ma non anche nel caso in cui la parte offesa abbia la sensazione che colui che abbia spedito la lettera minatoria o abbia fatto la telefonata minacciosa sia in collegamento con altre persone»; diversamente, «non sarà ravvisabile l'aggravante in discussione quando le minacce o le violenze nei confronti della parte offesa siano poste in essere da diversi coimputati non contestualmente, ma da soli in momenti successivi. In tale situazione, infatti, sarà ravvisabile un concorso di persone nel reato, ed, eventualmente, l'aggravante di cui all'art. 112, comma primo, n. 1, c.p. nel caso i concorrenti siano cinque o più, ma non l'aggravante delle più persone riunite che (...) ha una ratio del tutto diversa».

Il principio è stato successivamente ribadito da Cass. IV, n. 5016/2014, ed appare ormai consolidato.

Domanda
Come si determina la competenza per territorio in un caso di estorsione tentata perpetrata con il mezzo del telefono?

L'orientamento della giurisprudenza

In tema di competenza per territorio, qualora si proceda per tentata estorsione, reato complesso in cui figura come elemento costitutivo quello di minaccia, per stabilire il luogo dell'ultimo atto diretto a commettere il reato occorre tener conto delle specifiche modalità con cui quest'ultima è stata realizzata, sicché, nel caso in cui essa sia stata attuata mediante comunicazioni telefoniche, il locus commissi delicti deve individuarsi in quello nel quale la persona offesa ha recepito tali comunicazioni (Cass. II, n. 25239/2019; Cass. I, n. 1031/1986).

3. Azioni processuali

Ulteriori attività difensivePer la fattispecie in esame si possono esperire le seguenti ulteriori attività difensive: Richiesta di riesame di un'ordinanza che applica una misura coercitiva (art. 309); Ricorso per cassazione contro ordinanze cautelari personali (art. 311); Richiesta di riesame di un'ordinanza che applica una misura cautelare reale (artt. 322 e 324); Appello contro un'ordinanza in materia cautelare reale (art. 322-bis); Istanza di revoca del sequestro preventivo al pubblico ministero (art. 321, comma 3); Ricorso per cassazione contro ordinanze cautelari reali (art. 325); Memoria difensiva al pubblico ministero (art. 367); Richiesta di presentazione spontanea per rilasciare dichiarazioni (art. 374); Richiesta di documenti in possesso di privati (art. 391-bis); Memoria difensiva (art. 419, comma 2); Richiesta di giudizio abbreviato (art. 438, comma 1).

Procedibilità

Per il reato di estorsione si procede sempre di ufficio.

Prescrizione del reato ed improcedibilità delle impugnazioni

Per l'estorsione, il termine-base di prescrizione è pari ad anni dieci (cfr. art. 157 c.p.), aumentabile, in presenza del sopravvenire di eventi interruttivi, fino ad un massimo di anni dodici e mesi sei (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.); il termine è ancora maggiore in presenza delle circostanze aggravanti specifiche previste dall'art. 629, comma 2, c.p.

Per i reati commessi a partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, legge 27 settembre 2021, n. 134), costituisce causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione:

– del giudizio di appello entro il termine di due anni;

– del giudizio di cassazione entro il termine di un anno;

salva proroga per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare, ovvero essendo contestata la circostanza aggravante di cui all'art. 416-bis.1 c.p.;

salva sospensione nei casi previsti dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p.;

salva diversa modulazione dei predetti termini in applicazione della normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, legge 27 settembre 2021, n. 134).

Misure precautelari e cautelari

Arresto e fermo

L'arresto in flagranza è obbligatorio per l'estorsione; il fermo è sempre consentito.

Intercettazioni

È sempre consentita l'effettuazione di intercettazioni.

Misure cautelari personali

È sempre consentita l'applicazione di misure cautelari personali.

Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale

La competenza e la citazione a giudizio

Per il reato di estorsione è sempre competente il tribunale in composizione collegiale e si procede sempre con citazione a giudizio all'esito dell'udienza preliminare.

Causa di non punibilità di cui all'art. 131-bis c.p.

Per il reato di estorsione non è mai applicabile la causa di non punibilità di cui all'art. 131-bis c.p.

4. Conclusioni

In presenza di più telefonate minatorie in danno della medesima vittima, non seguite dalla percezione del profitto, non è sempre configurabile una pluralità di delitti tentati; per integrare l'aggravante delle più persone riunite (art. 628, comma terzo, n. 1, c.p., richiamato dall'art. 629, comma secondo, c.p.) nel reato di estorsione è necessaria, nel caso in cui il reato sia commesso con telefonate minatorie, la presenza simultanea di più correi al momento e sul luogo del delitto.

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