Estorsione e appostamento di polizia: consumazione o tentativo?

SERGIO BELTRANI

1. Bussole di inquadramento

Si pone con frequenza nelle aule dei tribunali il problema di valutare se il reato di estorsione (art. 629 c.p.) possa ritenersi giunto a consumazione, ovvero si sia arrestato al mero stadio del tentativo, nei casi in cui il profitto ingiusto che l'agente si procura costringendo la vittima, mediante violenza o minaccia, alla consegna del bene richiesto (generalmente, somme di denaro), venga realizzato dall'agente solo momentaneamente, per la presenza di un appostamento delle forze dell'ordine, in grado di intervenire prontamente subito dopo la consegna, provvedendo immediatamente all'arresto del reo ed alla restituzione della cosa estorta alla vittima.

Per risolvere il problema, occorre determinare il momento in cui l'estorsore consegue il profitto con danno della vittima, perché il reato di evento di cui all'art. 629 c.p. richiede, per la sua consumazione, che l'autore del fatto, mediante violenza o minaccia, costringendo taluno a fare o ad omettere qualche cosa, procuri a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno.

In tema di furto nei supermercati, le Sezioni Unite (Cass. S.U.,n. 52117/2014) hanno ritenuto che il monitoraggio dell'azione furtiva in essere, esercitato mediante appositi apparati di rilevazione automatica del movimento della merce ovvero attraverso la diretta osservazione da parte della persona offesa o dei dipendenti addetti alla sorveglianza od anche da parte delle forze dell'ordine presenti nel locale, ed il conseguente intervento difensivo in continenti, impediscono la consumazione del delitto di furto, che si arresta allo stadio del tentativo, non avendo l'agente conseguito, neppure momentaneamente, l'autonoma ed effettiva disponibilità della refurtiva, non ancora uscita dalla sfera di vigilanza e di controllo del soggetto passivo.

Questo orientamento appare, peraltro, non incondizionatamente condivisibile, poiché pecca di astrattezza, non considerando che, nonostante il monitoraggio e quant'altro, l'agente può avere ugualmente conseguito l'autonoma ed effettiva disponibilità della refurtiva, pur non ancora uscita dalla sfera di vigilanza e di controllo del soggetto passivo, disponendone uti dominus: chi potrebbe dubitare del fatto che sia giunto a consumazione il furto (naturalmente attenuato ex art. 62, comma primo, n. 4 c.p., e solo quoad poenam eventualmente (nei casi di cui all'art. 625, comma secondo, c.p.) sottratto all'operatività della causa di non punibilità di cui all'art. 131-bis c.p.) di un succo di frutta che il ladro, nonostante il monitoraggio, abbia repentinamente bevuto?

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
L'estorsione perpetrata ricevendo la consegna del bene richiesto alla vittima in presenza delle forze dell'ordine, preventivamente allertate, o comunque appostate, e prontamente intervenute immediatamente dopo, è consumata o tentata?

L'orientamento meno recente: l'estorsione è meramente tentata

La giurisprudenza meno recente aveva ritenuto necessario, ai fini della consumazione del delitto di estorsione, la sussistenza di un “effettivo danno” per la vittima e di un “effettivo arricchimento” per il reo, osservando che, nel caso di predisposto intervento della polizia, salvo che il reo, nonostante ciò, sia riuscito a dileguarsi, si verifica sempre l'ipotesi tentata, perché l'ingiusto profitto si consegue quando la cosa sia entrata effettivamente nel patrimonio dell'agente in modo che questi possa liberamente disporne, il che nel predetto caso non avviene (Cass. II, n. 1514/1966; Cass. I, n. 188/1973); nell'ambito di tale orientamento, si era anche precisato che ricorre il tentativo, oltre che nel caso in cui il servizio di polizia fosse riuscito ad impedire la consegna, anche quando, pur avvenuta la consegna, il possesso della cosa si fosse limitato a brevi istanti (Cass. I, n. 4004/1972).

Il profitto si realizzerebbe quando vi sia l'impossessamento del bene estorto, e cioè soltanto quando il bene sia uscito dalla sfera giuridico-patrimoniale del soggetto passivo e, correlativamente, sia entrato in quella del soggetto attivo, con la conseguenza che quel fugace contatto con il bene, determinato dall'immediato intervento della forza pubblica, fa sì che il possesso conseguito si riveli meramente apparente e fittizio. Ai fini della consumazione del reato, il possesso del bene dovrebbe avere, quindi, una durata apprezzabile; da tale affermazione consegue che (Cass. II, n. 17410/1988; Cass. I, n. 7836/1982):

– se il servizio di polizia non è stato efficiente, il reato è consumato ancorché il colpevole sia stato arrestato poche ore dopo il fatto;

– se, al contrario, è stato efficiente, il delitto rimane allo stadio di tentativo perché l'agente, malgrado la momentanea detenzione, non ha tratto alcuna utilità dal bene e, d'altro canto, nessun danno ha patito il soggetto passivo per la momentanea perdita del bene stesso.

L'orientamento dominante: l'estorsione è consumata

La giurisprudenza si è successivamente orientata nel senso di ritenere che, nella fattispecie in esame, il profitto si consegue non appena l'estorsore ha ricevuto la somma o il bene estorto, indipendentemente dalla durata dell'impossessamento, che è svincolato da criteri spazio-temporali e che può essere anche momentaneo, sicché l'evento si realizza e la fattispecie è integrata con il profitto così conseguito, non essendo richiesta, ai fini della consumazione del reato, né l'autonoma disponibilità del bene, né il perdurare ovvero il protrarsi del profitto e del danno patrimoniale (Cass. VI, n. 10877/1987; Cass. II, n. 47/1993; Cass. II, n. 6407/1997).

L'orientamento delle Sezioni Unite: l'estorsione è consumata

Chiamate a risolvere il contrasto, le Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 19/1999) ritennero che il delitto di estorsione deve considerarsi consumato, e non solo tentato, allorché la cosa estorta venga consegnata dal soggetto passivo all'estorsore, e ciò anche nelle ipotesi in cui sia predisposto un intervento della polizia giudiziaria, che provveda immediatamente all'arresto del reo ed alla restituzione del bene all'avente diritto.

Premesso che l'ingiusto profitto (con altrui danno) costituisce evento del reato di estorsione (mentre nel furto o nella rapina il profitto è riguardato solo sotto il profilo soggettivo del dolo specifico), e non va confuso con l'utilizzazione del bene estorto, e premesso altresì che la sua nozione si può definire solo se inserita nella struttura della fattispecie di estorsione, le Sezioni Unite rilevarono che la modalità lesiva di tale fattispecie di reatovv, che la tipicizza rispetto ad altre, anche di confine, è «costituita da una condotta coattiva dell'agente che priva della libertà di autodeterminarsi nelle disposizioni patrimoniali il soggetto passivo, che così è costretto a fare o ad omettere qualcosa che altrimenti non avrebbe fatto od omesso, da cui consegue il profitto per l'agente o per altri, con altrui danno patrimoniale. Pertanto, il nucleo lesivo dell'estorsione è costituito dal comportamento coatto della vittima e il profitto, collegato al comportamento coatto, al facere o al pati, di tale comportamento segna l'esito, l'evento, appunto».

Di conseguenza, se, ai fini della sussistenza del profitto non si richiede l'utilizzazione del bene estorto secondo gli intendimenti del colpevole, allo stesso modo non è possibile esigere che il profitto sia mediato dall'impossessamento, inteso come disponibilità autonoma, poiché tale elemento non è contemplato dalla legge.

La giurisprudenza più recente: l'estorsione è consumata

L'orientamento espresso dalle Sezioni Unite risulta tuttora valido, non essendo più stato messo in discussione: la giurisprudenza successiva (Cass. II, n. 25666/2009; Cass. I, n. 16365/2018; Cass. II, n. 33504/2021) conferma, infatti, che non esclude la consumazione del delitto di estorsione la circostanza che la consegna del danaro all'estorsore da parte della vittima avvenga in presenza delle forze dell'ordine preventivamente allertate ed appostate, ma intervenute dopo il conseguimento del possesso del danaro stesso, sia pure per una breve frazione temporale, da parte dell'estorsore, in quanto la consumazione del reato deve rapportarsi al momento ed al luogo in cui si è verificato l'ingiusto profitto con l'altrui danno.

Appostamento di polizia e rapina.

L'orientamento della giurisprudenza: è sempre rapina consumata.

Analogamente, la giurisprudenza è ferma nel ritenere che integra il reato di rapina consumata, e non meramente tentata, la condotta di chi si impossessa della refurtiva, acquisendone l'autonoma disponibilità, pur se l'impossessamento sia avvenuto sotto il controllo, anche costante, delle forze dell'ordine, laddove queste siano intervenute solo dopo la sottrazione, in quanto il delitto previsto dall'art. 628 c.p. si consuma nel momento e nel luogo in cui si verificano l'ingiusto profitto e l'altrui danno patrimoniale, a nulla rilevando, invece, la mera temporaneità del possesso conseguito (Cass. II, n. 5663/2013; Cass. II, n. 7500/2017).

Applicazioni in tema di rapina

In particolare:

Cass. II, n. 5512/2014 ha ritenuto consumata la rapina in banca commessa dall'imputato, che, dopo essersi impossessato del denaro, veniva bloccato all'interno dell'istituto dal sistema girevole di accesso e successivamente immobilizzato da una guardia giurata;

Cass. II, n. 14305/2017 ha ritenuto consumata la rapina presso un esercizio commerciale con riferimento alla condotta dell'imputato, che, dopo essersi impossessato, sotto la minaccia di un arma, di denaro ed altri beni della persona offesa, a seguito della reazione violenta di quest'ultima veniva gravemente ferito e successivamente arrestato.

Appostamento di polizia e truffa: rinvio.

Per l'incidenza dell'appostamento di polizia sulla configurazione del reato di truffa si rinvia alla casistica “Rapporti tra estorsione e truffa”.

3. Azioni processuali

Ulteriori attività difensive

Per la fattispecie in esame si possono esperire le seguenti ulteriori attività difensive: Memoria difensiva al pubblico ministero (art. 367); Richiesta di riesame di un'ordinanza che applica una misura coercitiva (art. 309); Ricorso per cassazione contro ordinanze cautelari personali (art. 311); Richiesta di riesame di un'ordinanza che applica una misura cautelare reale (artt. 322 e 324); Appello contro un'ordinanza in materia cautelare reale (art. 322-bis); Istanza di revoca del sequestro preventivo al pubblico ministero (art. 321, comma 3); Ricorso per cassazione contro ordinanze cautelari reali (art. 325); Memoria difensiva al pubblico ministero (art. 367); Richiesta di presentazione spontanea per rilasciare dichiarazioni (art. 374); Richiesta di documenti in possesso di privati (art. 391-bis); Richiesta di giudizio abbreviato (art. 438, comma 1).

ProcedibilitàPer il reato di estorsione si procede sempre di ufficio.

Prescrizione del reato ed improcedibilità delle impugnazioni

Per l'estorsione, il termine-base di prescrizione è pari ad anni dieci (cfr. art. 157 c.p.), aumentabile, in presenza del sopravvenire di eventi interruttivi, fino ad un massimo di anni dodici e mesi sei (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.); il termine è ancora maggiore in presenza delle circostanze aggravanti specifiche previste dall'art. 629, comma 2, c.p.

Per i reati commessi a partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, legge 27 settembre 2021, n. 134), costituisce causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione:

– del giudizio di appello entro il termine di due anni;

– del giudizio di cassazione entro il termine di un anno;

salva proroga per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare, ovvero essendo contestata la circostanza aggravante di cui all'art. 416-bis.1 c.p.;

salva sospensione nei casi previsti dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p.;

salva diversa modulazione dei predetti termini in applicazione della normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, legge 27 settembre 2021, n. 134).

Misure precautelari e cautelari

Arresto e fermo

L'arresto in flagranza è obbligatorio per l'estorsione; il fermo è sempre consentito.

Intercettazioni

È sempre consentita l'effettuazione di intercettazioni.

Misure cautelari personali

È sempre consentita l'applicazione di misure cautelari personali.

Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale

La competenza e la citazione a giudizio

Per il reato di estorsione è sempre competente il tribunale in composizione collegiale e si procede sempre con citazione a giudizio all'esito dell'udienza preliminare.

Causa di non punibilità di cui all'art. 131-bis c.p.

Per il reato di estorsione non è mai applicabile la causa di non punibilità di cui all'art. 131-bis c.p.

4. Conclusioni

Quando la condotta del soggetto agente abbia avuto luogo in presenza di un appostamento delle forze dell'ordine, prontamente intervenute dopo la consegna del bene da parte della vittima, la mera temporaneità del conseguimento del profitto con altrui danno non impedisce la consumazione dell'estorsione, che coincide con il momento nel quale il bene consegnato entra nel dominio esclusivo del soggetto agente, anche se per breve tempo e nello stesso luogo in cui si è verificata la sottrazione; non vale a degradare la fattispecie ormai consumata in quella meramente tentata il fatto che, pur se immediatamente dopo il breve impossessamento, il soggetto agente sia costretto ad abbandonare il bene ricevuto per l'intervento dell'avente diritto o della forza pubblica.

Il principio si applica anche in riferimento al reato di rapina.

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